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- Il
prete del mistero sale in paradiso
- In
difesa dell'Opus Dei
Escrivà
(fondatore dell'Opus Dei) un
santo che tanto santo non era
tratto da Avvenimenti nr.34
settembre 2002
Di Adriana Zarri
Si sta avvicinando la data in cui il
beato Escrivà de Balaguer (il discusso fondatore della più discussa Opus
Dei) verrà proclamato santo. tratto da Avvenimenti nr.34 settembre 2002 |
In
difesa dell'Opus Dei
di Miguel Bert. -
ricevuta via e-mail
Le prime accuse
all’Opera sono state (e sono tuttora) mosse in ambito massonico. La
massoneria spagnola prima, e portoghese dopo (il Portogallo fu uno dei
primi paesi dove si diffuse il lavoro dell’Opera), sono state le
fautrici delle voci riguardo alle quali l’Opus Dei sarebbe una
massoneria bianca. Senza voler, ne dover spiegare (soprattutto a Lei) il
perché la massoneria volesse attaccare in modo particolare la Chiesa
cattolica, una parola va spesa per spiegare il perché di questo
particolare attacco. L’Opera ha effettivamente significato una
rivoluzione sociale all’interno della Chiesa, prima del Concilio
Vaticano II, questo sì. Il motivo è il messaggio stesso dell’Opera:
tutti sono chiamati alla santità, nessuno escluso. Ciò viene a
risvegliare il laico ordinario. Ma non solo. L’Opera spiega che non è
sempre necessario mettersi un saio, una spilla o andare in giro scalzo
per essere santo ne tanto meno per dimostrare la propria appartenenza a
qualche cosa. Insomma, la fede non si ostenta, è qualcosa di interiore.
Queste sono tutte cose ottime e sante, ma non indispensabili per
diventare santo. Sono vocazioni particolari che possono riguardare
alcuni , ma non solo l'"unica" via.
Ed è proprio da questo che ovviamente deriva il pericolo per la
massoneria. Dapprima un "risveglio" a tutti i cristiani
indeterminatamente, e soprattutto l’impossibilità di individuare
"un nemico" con la talare o con il saio da poter attaccare. E
qui la grande menzogna: lo scambiare la fede interiore, un amore intimo,
un non "ostentare" in segretezza. La menzogna perfetta. Far
diventare il "nemico" niente di meno che ciò che il
"nemico" combatte. Il gioco è fatto.
L’appartenenza all’Opera non comporta alcun cambiamento esterno,
visibile nel fedele. L’impegno è esclusivamente tra il singolo e la
Vocazione che Dio gli ha dato. Che bisogno c’è di dare risonanza a
qualcosa di così personale o intimo? Se un frate non vestisse un saio
parrebbe inopportuno chiedergli se sia un religioso, e similmente
ad un ebreo non ortodosso se sia ebreo. O sbaglio?
"Strumento personale del Pontefice" si sente dire. Anche qui
si parte da una verità e si stravolge il concetto. L’Opus Dei è una
Prelatura Personale. Una Prelatura è una Istituzione della Chiesa
Cattolica. Normalmente, per chi non lo sapesse, la Chiesa è divisa
territorialmente in Diocesi a capo delle quali vi è un Vescovo. I
fedeli che fanno parte di una Prelatura Personale, dal momento che sono
caratterizzati da una certa spiritualità fanno capo ad un Vescovo, che
è il Prelato. Dal momento che la Prelatura è sparsa nei diversi
continenti, per quello che riguarda la propria vita spirituale, tutti i
membri sono sotto la responsabilità del Prelato. Dunque sotto questo
aspetto solamente dipendono non territorialmente, ma dal proprio
Prelato. Per ogni altro aspetto, quali ad esempio celebrazione di
sacramenti o documentazioni varie, dipendono dall’autorità
territoriale. Ovviamente il Prelato che è un vescovo non può essere
alle dipendenze di ogni singola Conferenza Episcopale dal momento che si
parla di un a presenza in tutti i continenti, e di conseguenza fa capo
al Pontefice, i, quale è utile ricordarlo è un vesovo anche lui. Non
è assolutamente dunque una "chiesa nella Chiesa".
Semplicemente è necessario avere la necessaria formazione e buona fede
per non vedere misteri dove non ce ne sono e vederli dove pare non ve ne
siano.
Altra accusa che andava parecchio di moda in certi "ambienti"
era la rapidità della Beatificazione di quello che è oggi San
Josemaria Escrivà, ossia il fondatore. La beatificazione in questione
fu tra le prime, se non la prima e beneficiare della nuova procedura di
beatificazione, che risulta più celere di quella passata. Ciò non vuol
dire che è "a scapito della qualità". Tali affermazioni sono
ironiche se non addirittura offensive, dal momento che non penso nessuno
più della Chiesa Cattolica possa permettersi di dire chi è e chi non
è Santo. Il "Santo" per la Chiesa Cattolica è un modello da
imitare, per chi non ci crede rimane uno qualunque. Con l’evolversi
delle scienza e della comunicazione è ovvio che certe cose possono
assumersi e dedursi più celermente, mentre nei secoli passati un po’
meno. Insomma, se c’è una modernizzazione è "a scapito della
qualità", se non c’è "son cose d’altri tempi"…
Insomma, oggi giorno le canonizzazioni sono relativamente più rapide
(relativamente perché sempre di decenni si parla). Bakita che fu
beatificata insieme al fondatore, fu canonizzata prima dello stesso.
Padre Pio fece ancora prima a passare da Beato a Santo.
Infine, per concludere (e per non abusare della Sua pazienza) un piccolo
commento. Si accusa il Card. Tettamanzi di aver giocato a tennis con
Pinochet. Ammesso, ma non concesso, che ciò sia vero, consiglio a chi
scrive o pensa queste cose di prendere il Nuovo Testamento (ossia il
Vangelo) e prendere il punto dove i "bigottoni" dell’epoca
rinfacciavano a Cristo di mangiare coi pubblicani e le prostitute. La
risposta fu "Non sono i sani che hanno bisogno del medico".
Insomma che il sacro è sempre meglio andarci coi piedi di piombo, dal
momento che tutti abbiamo i nostri scheletri nell'armadio, o per
rimanere in tema evangelico "guardiamo prima alla trave che è nel
nostro occhio e non alla pagliuzza che è nel vicino".
M. Bert.