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Ogm
e animali
di
Fabrizia Pratesi, per Mappe, supplemento di "Notizie Verdi" -
tratto da Equivita www.equivita.it
Il dibattito pubblico e
le notizie sugli Ogm (organismi geneticamente modificati) riguardano di
solito organismi vegetali: si parla dei prodotti di cui è permessa
l'importazione o la coltivazione nell'Ue, dei casi di contaminazione
accidentale, dei sondaggi che riportano l'atteggiamento (in genere
diffidente) dei consumatori europei nei confronti dei "cibi
Frankenstein", delle norme sull'etichettatura e così via.
Tuttavia, la manipolazione genetica e la clonazione sono state, fin
dall'inizio, applicate non solo alle piante ma anche agli animali: nel
corso degli ultimi dieci anni sono stati messi a punto un'immensa
quantità e varietà di "prodotti" modificando il genoma di
insetti, pesci, mucche, maiali e topi.
Nel 1974, due anni dopo
che Paul Berg, negli Usa, aveva creato in laboratorio la prima molecola
di Dna ricombinante (o modificato) e lo stesso anno in cui si era
prodotta la prima clonazione genetica e di un animale (un anfibio),
l'Accademia delle Scienze degli Usa, riconoscendo i pericoli legati alle
nuove tecnologie, costituì una commissione straordinaria che chiese una
moratoria per alcuni di questi esperimenti di ingegneria genetica.
Inoltre, nel 1975, con il convegno di Asilomar, 150 scienziati
provenienti da tutto il mondo ottennero che alla ricerca fossero
applicate alcune norme di sicurezza (in realtà mai divenute legge negli
Usa anche se adottate altrove). Da allora vi sono state ancora numerose
scoperte ma la novità assoluta è stata l'adozione dapprima in Usa - a
partire dal 1980 - successivamente in Giappone ed infine in Europa
(direttiva 98/44) di nuovissime leggi, non immaginabili fino a quel
momento, che consentono di brevettare le piante, gli animali (in
particolare quando geneticamente modificati) e lo stesso corpo umano
nelle sue parti. Tali leggi hanno ribaltato una giurisprudenza
contraria, nel mondo intero, non solo alla privatizzazione della materia
vivente, ma anche ai brevetti sulle scoperte di elementi naturali.
Ricordiamo che sino allora i brevetti sono sempre stati considerati
applicabili soltanto alle invenzioni o a “opere dell'ingegno
umano". La materia vivente del pianeta, in tutte le sue forme,
patrimonio comune dell'umanità, viene equiparata ai prodotti
industriali e non è un caso che la direttiva 98/44 sia stata votata dal
Consiglio dei Ministri dell'lndustria e Commercio. L'interesse
commerciale legato ai brevetti, che nel caso della materia vivente
coprono tutta la discendenza del "prodotto” e dunque vengono
riscossi ad ogni ciclo riproduttivo, dà un impulso enorme a tutto
quanto è geneticamente modificato.
Oggi sono venute a
cadere molte delle restrizioni che negli anni '70 furono imposte grazie
a quegli scienziati consapevoli dei rischi legati alla diffusione degli
Ogm.
Oggi è la stessa
Accademia delle Scienze degli Usa che, pur elencando i molti e gravi
problemi che l'immissione di animali modificati potrà recare per la
salute e l'ambiente, dà il via libera alla loro diffusione,
autorizzandone la clonazione. Va ricordato infatti che la modifica
introdotta in una specie animale può rimanere stabile (e può dunque
avere un interesse economico) solo con il ricorso alla riproduzione
clonata, poiché la riproduzione naturale tende a far scomparire la
modifica. Con la clonazione la produzione è anche più veloce e più
uniforme, diventa una vera produzione industriale.
Inserendo nel genoma di
una specie animale geni provenienti da altre specie, oppure inattivando
un gene presente nel suo patrimonio genetico, gli scienziati cercano
dunque di soddisfare le aziende che con la manipolazione desiderano
generalmente ottenere: animali privati di una caratteristica non
gradita della loro specie: si produce ad esempio il topo
nudo (senza pelo) per agevolare gli esperimenti in laboratorio; la
notizia più recente è quella di una ricerca per produrre api senza
pungiglione; animali d'allevamento con maggiore rendimento:
ad esempio, suini o bovini che, a pari investimento di alimentazione,
raggiungono dimensioni maggiori nelle parti commestibili; animali i cui prodotti vengono venduti come
"migliori" rispetto a quelli tradizionali:
carne con più proteine e meno grassi, uova con meno colesterolo, lana
che non richiede la tosatura perchè cade a strappo" ... e via
dicendo; animali trasformati in "bioreattori",
in altre parole produttori di sostanze biologiche nuove, ad esempio di
sostanze farmaceutiche nel latte o nel sangue (nessun risultato concreto
ad oggi); animali "più simili all'uomo",
per sperimentare su di essi determinate sostanze o cure. Ammettendo
implicitamente l'inadeguatezza del modello animale ma incapaci di uscire
dalla loro visione obsoleta e riduzionista del vivente, i biotecnologi
inseriscono qualche gene umano nell'animale da laboratorio per renderlo
più "predittivo" per la ricerca medica o per provocare in
esso i sintomi delle malattie umane; animali per gli "xenotrapianti" i cui
organi si possano trapiantare nell'uomo: alcuni geni
umani vengono introdotti nel genoma dell'animale (in genere il maiale)
per ridurre la futura reazione di rigetto. Le cifre investite fino ad
oggi in tale ricerca sono colossali: è la ragione per cui il progetto
dello xenotrapianto, non ancora mai riuscito, sopravvive ai continui
insuccessi ed alla denuncia dei gravi rischi che ad esso si
accompagnano. Di tutti i tentativi in corso nel campo dell'ingegneria
genetica, questo è sicuramente il più delirante. Da un lato per le
considerazioni filosofico-etiche: fino a quanti pezzi di ricambio
animali si potranno inserire in un paziente perchè possa ancora
ritenersi un essere umano? E inoltre, considerando che il rigetto sarà
tanto più difficile quanti più geni umani verranno immessi nel maiale,
fino a quanti geni umani sarà consentito immettere in quest'ultimo
prima che diventi titolare di diritti umani? Dall'altro, per gli
infiniti problemi fino ad ora già emersi, i virus latenti dell'animale
possono scatenare epidemie imprevedibili nella specie umana: le cellule
dell'animale migrano in tutto il corpo del trapiantato, trasformandolo
in "chimera uomo-animale», ecc.
Il motivo che ha
ispirato la ricerca biotecnologica negli animali è sempre stato un
interesse commerciale (con l'unica eccezione, forse, della clonazione
per impedire l'estinzione di una specie). Tra i "prodotti" già
messi a punto: i salmoni giganti, le mucche che producono anticorpi
umani, la scimmia fluorescente (portatrice di geni di medusa), le
zanzare che non diffondono la malaria (ma che rischiano di propagarsi in
modo incontrollato), il “maiale pulito", le cui feci, private dal
fosforo con l'introduzione di un enzima, sono meno inquinanti, i
"polli nudi" (senza piume) che fanno risparmiare tempo alle
aziende avicole, i conigli dalle orecchie pendenti, i cani nudi (non
soggetti alle pulci), le pecore-capre, ecc. ecc. Sono state clonate le
mucche che producono quantitativi eccezionali di latte, e diverse
agenzie private offrono, negli Stati Uniti, la possibilità di
ottenere cloni dei propri animali domestici dopo la loro morte.
Ma questa visione
riduzionista della vita, che assimila un essere vivente ad una macchina
(da "inventare", da brevettare, da utilizzare come un prodotto
qualsiasi) sta rivelandosi fallimentare sia nel campo delle
biotecnologie vegetali che in quello, ancor più rischioso, delle
modifiche genetiche negli animali: Muir e Hiwe, della Purdue University,
hanno scoperto che introducendo 60 pesci transgenici (con gene della
crescita che aumenta la loro dimensione) in una popolazione di 60.000
pesci quest'ultima si estingue in 40 generazioni. Eppure, sia i
dipartimenti ricerca e sviluppo delle industrie biotecnologiche che i
laboratori universitari di tutto il mondo continuano instancabilmente a
mescolare geni di mosca, di topo e di uomo, a sfornare prototipi dalle
caratteristiche sempre più stravaganti o inverosimili. Oggi gli
esperimenti di genetica sono talmente diffusi negli Usa che si possono
produrre animali geneticamente modificati anche in laboratori domestici.
Nel solo Regno Unito più
di mezzo milione di animali transgenici sono stati usati per esperimenti
nel 2000.
La manipolazione
genetica ha ancora un altro impatto sugli animali: gli Ogm vegetali
vengono sperimentati su di essi. Lo stesso errore di metodo, la stessa
visione riduzionista della vita che sono causa delle manipolazioni
genetiche vengono usati quale tentativo (fallimentare) di controllarne
la pericolosità. Il riduzionismo scientifico trasforma gli organismi
viventi, con la loro complessità multiforme, in meri aggregati di parti
meccaniche (organi o geni) che possono essere sostituite o scambiate a
piacimento e la cui interazione può essere prevista e programmata.
La manipolazione
genetica e la clonazione sono tecniche imprecise, che portano a
innumerevoli disastri: aborti spontanei (su un centinaio di cloni
impiantati, in genere soltanto uno arriva ad essere partorito), feti
nati morti, malformazioni, decessi prematuri. Lo stesso lan Wilmuth, il
biologo scozzese che nel 1997 clonò la pecora Dolly, ha affermato
pubblicamente che il processo stesso di clonazione introduce disfunzioni
genetiche che rendono impossibile ottenere cloni sani. Tuttavia questa
dichiarazione è stata fatta solo in occasione del dibattito sulla
clonazione umana. I biologi di tutto il mondo, pur sapendo che i cloni
animali, prodotti a centinaia di migliaia, sono sempre deboli e malati,
non diffondono la notizia forse per non perdere i finanziamenti alle
loro ricerche.
Ciò che non viene in
ogni caso mai detto è che tutte le fasi della manipolazione genetica
sono fonte di continue torture per gli animali coinvolti; non viene mai
detto che la loro stessa esistenza è tutta una sola ed unica tortura,
poiché non vengono rispettate le loro caratteristiche di specie, né la
loro dignità di vita.
Quello che è ancora più
vergognoso, come dice uno studio di Gene Watch (Uk), è il fatto che
l'opinione pubblica non venga messa al corrente su cosa viene fatto, sul
perchè si fa ciò che viene fatto, sulle autorizzazioni che vengono
rilasciate. Non è consentito ad alcuno di testimoniare quali siano le
atroci sofferenze inflitte agli animali, in nome del dogma della
"libertà di scienza». Questo dogma, accostato alle nuove
tecnologie ed alla nuova cultura, etica, giuridica, politica ed
economica che si sta diffondendo in tutti i continenti, ci condurrà a
poco a poco non solo ad una nuova genesi del pianeta, ma anche alla
realizzazione di uno scenario ancor più inquietante: la modifica della
specie umana stessa.
Infatti il fine ultimo
della manipolazione genetica e della clonazione negli animali è il
business più allettante del futuro: la manipolazione e riproduzione
clonata dell'essere umano, che potrà soddisfare le mire di coloro che
cercano l'immortalità, di coloro che desiderano i "designer babies"
(o figli su misura), di coloro che, con il pretesto di
"migliorare" la nostra vita, ci proporranno una moderna
eugenetica, o selezione della razza umana