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In
questi giorni sono entrati in vigore i due Regolamenti il n. 1829/2003 e
1830/2003 sull’etichettatura e la tracciabilità degli ogm che danno
il via alla commercializzazione di cibi transgenici etichettati.
Fino ad oggi le materie prime ogm o contenenti una percentuale di ogm,
venivano importate e trasformate, da oggi non si potrà piu’
nascondere dentro un prodotto alimentare una materia prima transgenica
senza etichettarle.
Certamente un passo avanti, che le multinazionali del biotech hanno
sempre ostacolato sostenendo il principio della sostanziale equivalenza
tra parti ogm e non ogm Il responsabile nazionale agricoltura dei Verdi
Marco Moruzzi, attualmente consigliere regionale delle Marche sottolinea
che in realtà il
regolamento lascia un sostanziale spazio alla diffusione di ogm nel
mercato europeo in primo luogo l’obbligo di etichettatura che riguarda
anche i mangimi ogm, non viene esteso ai prodotti da animali alimentati
con ogm (carne, latte, uova, ecc.). In
secondo luogo viene introdotta una soglia minima di tolleranza
dello 0,9% per le contaminazioni accidentali.
Appare
evidente che in questa fase per utilizzare gli ogm che vengono prodotti
in particolar modo in USA, Argentina e Canada, si è scelto il canale
dell’alimentazione animale, che da solo assorbe gran parte delle
produzioni vegetali mondiali.
I consumatori hanno espresso la loro forte contrarietà agli ogm in
tutte le sedi e le multinazionali che hanno scelto il business degli ogm
per non subire i contraccolpi economici e commerciali possono
beneficiare di un regolamento che consente di nascondere ai cittadini
che acquistano prodotti di origine animale una informazione che
pure è disponibile, quella sulla eventuale presenza di ogm nel mangime
usato per l’alimentazione animale.
I recenti dati sul calo della produzione di soia e girasole in Italia
-3,8% Soia e –28,8% Girasole, rafforzano la dipendenza degli
allevamenti italiani dai mangimi d’importazione ed accentuano le
difficoltà di reperimento di materie ogm free.
La
lotta ogm richiede in Italia un piano per l’approvvigionamento di
mangimi di origine naturale e l’incentivazione delle rotazioni in
agricoltura che certamente possono aiutare una zootecnia piu’ sana e
piu’ sicura.
«Anche
quest’anno c’è mais ogm nelle sementi in commercio»
Marco
Moruzzi[1]
– 22 marzo 2004
Approfondimenti
su www.greensite.it
Mentre alcune società sementiere,
titolari di brevetti di mais geneticamente modificato o coinvolte lo
scorso anno nello scandalo della vendita di sementi contaminate
all'insaputa degli agricoltori, pubblicizzano sulla stampa agricola di
offrire "sementi sicure", l'Istituto Centrale Repressione
Frodi, che ha effettuato 550 controlli sulle sementi destinate alla
prossime semine, ha riscontrato anche quest'anno la presenza di ogm.
I controlli, che hanno permesso
fino ad ora di provare che il 3,6% delle sementi è fuorilegge, sono
previsti dal decreto del Ministero Politiche Agricole del novembre 2003,
con una verifica del 20% dei lotti di sementi di mais e non del 100%,
come richiesto dopo lo scandalo dello scorso anno dalle organizzazioni
agricole e dai Verdi. Ciò significa che sui 5000 lotti di sementi, che
vengono commercializzate in Italia, solo 1 su 5 verrà controllato e dei
180 lotti potenzialmente contaminati non più di 40 potranno essere
individuati e ritirati.
Se la percentuale delle contaminazioni è scesa rispetto allo scorso
anno (nel 2003 avevamo toccato il 7,6%) il problema non può dirsi
risolto, anzi nonostante i controlli siano stati preannunciati dallo
scorso anno, alcune società sementiere continuano a commercializzare
sementi contenenti manipolazioni genetiche.
Marco
Moruzzi, responsabile nazionale agricoltura dei Verdi e consigliere
regionale delle Marche, commentando la notizia ha aggiunto che i Verdi
solleveranno la questione in tutte le Regioni con interrogazioni ed
interpellanze alla Giunta Regionale per conoscere come si sta operando
per evitare che anche quest'anno si semini mais contaminato da ogm.
Nel corso della emergenza mais ogm dello scorso anno sono state
coinvolte Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli e dopo le
denunce dei Verdi campi ogm sono stati ritrovati anche nelle Marche,
Umbria e Toscana che in un primo momento sembravano non coinvolte.
Il primo risultato delle analisi 2004, associato alla percentuale
dei controlli, evidenzia che siamo ancora lontani da quel controllo su
tutti i lotti che permetterebbe di eliminare il problema alla
fonte prima delle semine.
Quanti agricoltori rischieranno
anche quest'anno di trovarsi con piante ogm a propria insaputa?
Moruzzi ha aggiunto,
"contenere efficacemente la diffusione di ogm con un sistema
preventivo è un compito difficile, che diventa ancor più complesso se
le autorità pubbliche, Governo in primis, dimostrano di non credere
nella possibilità di mantenere il proprio territorio libero da
ogm".
Marco Moruzzi