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Le
incertezze dell’ingegneria genetica
Tratto
da «Incroci pericolosi»
L’ingegneria genetica ha permesso agli scienziati di congiungere i geni dei pesci con quelli dei pomodori, di inserire geni virali nelle zucche, geni batterici del mais e geni umani e geni umani nel tabacco (per far «crescere» prodotti farmaceutici). Già si stanno sviluppando piante contenenti queste misture di geni e alcune di loro possono già essere sui banchi dei nostri supermercati. Normalmente le barriere fra le specie sono fissate dalla natura e fino a poco tempo fa questi confini fra le specie non erano mai stati valicati. L’ingegneria genetica permette che questi limiti vengano oltrepassati con risultati che nessuno può prevedere. Alcune persone come l’autore Michael Pollan, pensano che se in natura esistono delle barriere, di debba essere una ragione; egli scrive: «l’introduzione in una pianta di geni trasportati, non solo da una specie all’altra ma anche da un tipo all’altro, vuol dire che le barriere che definiscono l’essenziale identità di quella pianta, potremmo dire la sua irriducibile naturalità, è stata violata». (1)
Se
si è vegetariani, può sembrare bizzarro o persino offensivo, pensare
che i pomodori che abbiamo scelto al supermercato possano avere in sé i
geni di un pesce. E c’è di peggio, alcune di queste combinazioni
possono essere non solo strane, ma anche terribilmente pericolose per il
nostro ambiente e persino per la nostra salute. Come dice il genetista
molecolare Michael Antoniou: «La natura artificiale del GM (genetic
modification, modificazione genetica) non la rende in sé pericolosa.
E’ il modo impreciso in cui i geni vengono combinati e
l’imprevedibilità di come il gene estraneo si potrà comportare
nell’organismo ospitante che porta all’incertezza. Da un punto di
vista genetico il GM ha in sé un livello di imprevedibilità che è di
gran lunga maggiore della certezza dell’ottenimento del cambiamento
ricercato» (2)
Ai
genetisti ci sono voluti 270 tentativi per arrivare alla clonazione
della pecora «Dolly». E le 270 Dolly che non ce l’hanno fatta? Molte
di loro erano deformi e sfigurate, altre sono nate morte o incapaci di
maturare. Le tecniche di ingegneria genetica hanno anche prodotto molte
piante abnormi durante il processo di creazione di alcune che vivono e
funzionano più o meno come si voleva. Dalle piante che sopravvivono
alla ricombinazione del DNA gli ingegneri genetici ricavano i semi di
tipo commerciale, Michael Pollan visitò i laboratori della Monsanto e
riferisce: «L’intera operazione è messa in atto migliaia di
volte, più che altro per l’insicurezza che circonda il risultato. Non
c’è modo di sapere dove, nel genoma, il nuovo DNA andrà a finire e
nel caso che si dovesse posizionare nel posto sbagliato il nuovo gene
non verrà espresso o non si esprimerà nel migliore dei modi, oppure la
pianta sarà uno scherzo della natura. Rimasi impressionato da come la
tecnologia potesse essere estremamente sofisticata e allo stesso tempo
essere come un colpo tirato nel buio genetico» (3)
Molti
genetisti tirano veramente un «colpo» nel buio genetico e lo fanno con
ciò che alcuni chiamano «l’arma genetica». L’arma genetica spara
letteralmente, alle cellule della pianta, microscopici proiettili
d’oro ricoperti con il DNA estraneo. A volte i proiettili passano
attraverso le pareti della cellula e il DNA diviene parte della
struttura genetica della pianta, altre volte il DNA non centra le
cellule, le uccide, o penetra le pareti delle cellule senza diventare
però parte della struttura genetica della pianta. Roberto Verloza, un
ingegnere, scrive: «esplodere microparticelle ricoperte di plasma
delle piante, è come mettere nella canna di una pistola tante viti,
dadi, bulloni, molle, ecc, per poi spararle in un motore in moto per
fermare una occasionale vibrazione del motore stesso. Può sempre
succedere che dopo milioni di tentativi la vibrazione possa
effettivamente sparire e, a quel punto, tutti saranno fieri del loro
lavoro. Essendo io un vero ingegnere, mi rifiuto di pensare che questa
sia ingegneria. Che i genomi delle piante possano sopportare un
trattamento simile e sopravvivere, non
testimonia la precisione dell’ingegnere genetico, ma la
resistenza agli abusi degli organismi viventi» (4)
(…) Molte delle piante che sono sopravvissute alla manipolazione
genetica, non hanno poi prodotto cibo che fosse a livello dello standard
richiesto; in realtà l’industria ha, a tutt’oggi, una grossa parte
di colpa per ciò che riguarda questi fallimenti commerciali.
Dato
che la ricombinazione genetica è così complicata, può a volte avere
effetti collaterali non voluti; ad esempio: «geni immessi per dare un
colore rosso ai petali delle petunie, non solo hanno cambiato il colore
dei petali, ma hanno diminuito anche la fertilità della pianta e
alterato la crescita delle radici e delle foglie. I salmoni
geneticamente ingegnerizzati con un gene dell’ormone della crescita,
non solo sono diventati grossi troppo in fretta, ma hanno cambiato
colore diventando verdi (5)
Quali potrebbero essere i rischi derivati dal mangiare cibo genetico (genfood)?
Degli studi hanno già identificato almeno un cibo geneticamente
modificato, un comune fagiolo di soia, che ha un potere nutritivo minore
della sua controparte naturale, ma noi siamo certi di poter scoprire
altre importanti e potenzialmente pericolose differenze, mentre i geni
vengono aggiunti, soppressi e spinti dentro il nostro cibo. In che altro
modo è alterato il nostro cibo e come queste alterazioni influenzano la
salute dell’essere umano?