L'indagine
alimentare di Repubblica: ecco i test su 31 prodotti campione, sette non
sono in regola.
ROMA - Quanti prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente
modificati sono negli scaffali dei supermercati? E quale è la percentuale
di Ogm contenuta? Quali prodotti correttamente indicano sulla confezione,
come impone la legge, il contenuto di Ogm quando questo supera la soglia
dell'1 per cento? Infine: i controlli ci sono e quanto sono efficaci? Per
rispondere a queste domande, Repubblica ha deciso di vederci chiaro.
Un'inchiesta che non vuole spaventare nessuno, vuole solo tentare di fare
chiarezza nel mondo degli Ogm, gli organismi geneticamente modificati sui
quali il dibattito scientifico è tanto ampio quanto ancora inconcludente.
In realtà non sappiamo, a tutt'oggi, se una merendina o dei cracker alla
soia Ogm possano in futuro nuocere alla salute o essere del tutto esenti
da problemi. Questa indagine, tuttavia, suona anche come campanello di
allarme per il consumatore italiano. Che, in definitiva, non ha la
certezza del contenuto dei prodotti acquistati al supermercato.
Per fare chiarezza ci vogliono i numeri, così abbiamo chiesto al
laboratorio chimico della Camera di commercio di Torino, che lo scorso
anno aveva realizzato per conto della Federconsumatori del Piemonte una
indagine su 300 prodotti di largo consumo al fine di determinare le
quantità di Ogm presente negli alimenti (Ogm riscontrati, in varie
percentuali, su circa 50 confezioni), di svolgere l'esame di 31 prodotti.
Ebbene, questi sono i risultati, ottenuti attraverso l'applicazione di
rigide normative in uso nella grande maggioranza dei laboratori chimici
specializzati nella determinazione del Dna.
Su 31 prodotti, acquistati in grandi catene di distribuzione a Torino e in
provincia, dieci sono risultati contenenti Ogm. Fra questi, quattro hanno
mostrato percentuali notevolmente fuori dalla norma che, lo ricordiamo
prevede che una percentuale di Ogm superiore all'1 per cento vada
segnalata con chiarezza sulla confezione. In tre prodotti si sono
riscontrate delle anomalie: nei Frosties Kellog è stato trovato un tipo
di mais il cui uso non è consentito in Europa; nel Burger Valsoia e nelle
Svizzere "Zio Elio" l'etichettatura specificava che i prodotti
erano biologici, e che la soia utilizzata proveniva da produttori che
garantivano l'assenza di Ogm. Una indicazione precisa al consumatore, che
- anche se solo per una forma incontrollata di contaminazione - risulta
fuorviante. In altri tre prodotti la quantità di Ogm presente era a norma
di legge.
La prima reazione è la stessa denunciata dal ministro delle Politiche
agricole Alemanno, che ammette un buco nei controlli sui prodotti contenti
soia e mais, che si sospetta essere geneticamente modificati. La seconda
è una conferma di quanto ampiamente temuto: il consumatore, allo stato
delle cose, non è garantito. La terza reazione arriva da Ferdinando
Romano, medico ed epidemiologo, presidente dell'Istituto nazionale
ricerche alimenti e nutrizione: "Sugli Ogm non abbiamo informazioni
certe, possediamo solo ipotesi, ma sappiamo che è fondamentale informare
bene il consumatore se un Ogm c'è o non c'è nell'alimento che
acquista".
Le analisi sono state condotte con questa metodologia: sono state comprate
due confezioni dello stesso prodotto, su una è stata fatta per due volte
l'analisi, l'altra è rimasta sigillata per eventuali controprove. E'
stata fatta anche la prova definita "del bianco", al fine di
controllare eventuali contaminazioni. Il metodo usato si chiama Real Time
PCR e al ministero delle Politiche agricole sostengono che è una delle
metodologie più affidabili. Una ulteriore precisazione: ogni prodotto
esaminato ha un numero di lotto e una data di scadenza. Il laboratorio
opera in conformità alla Uni Cei En 45001, ed è accreditato a eseguire
analisi su oltre duecento prove chimiche e microbiologiche. Possiede
innumerevoli autorizzazioni ad operare per conto di molti ministeri.
Naturalmente le aziende coinvolte, dalla Novartis alla Kellog, dalla Esi
alla Frau, reagiscono. In taluni casi, come alla Esi, sostengono che si
limitano a inscatolare e vendere la lecitina che il fornitore gli
garantisce, con tanto di analisi, assente di Ogm. Comunque, un mese fa,
hanno provveduto a togliere il prodotto dal mercato. La Novartis definisce
"irreale" l'analisi compiuta e garantisce sulla totale assenza
di Ogm. La Kellog ammette la possibilità di una contaminazione del
prodotto, e promette controlli. Nel caso dei wafer della Fornidea va
specificato che il 56,99 per cento di soia Ogm si riferisce al contenuto
di soia nell'alimento, che è intorno al due per cento. La buonafede delle
aziende, quando c'è, va rispettata. Ma anche la giungla di incertezze e
sospetti che emerge dalle analisi risulta incontestabile.
(27 luglio 2002)
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