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Anni ‘20. Com’erano moderni quei naturisti contro la "necrofagìa”
Ma la preziosa rivista, diretta dal prof. Fortunato Peitavino, offre
squarci di vita culturale e scientifica che vanno ben al di là del
contenuto degli articoli.
Eloquente la pubblicità: ristoranti vegetariani di ottimo livello e
prezzi modici (come quello di Torino, della signora Pissarreff, vedova
Bocca, in Corso Vittorio Emanuele 41 ("Scelto e variato servizio,
cucina esclusivamente vegetariana"). Molti gli studi medici
collegati o raccomandati, gestiti da sanitari vegetariani o addirittura
propagandisti del naturismo salutista e vegetariano. Un collegamento che
oggi, per ipocrite "norme deontologiche", è difficilissima se
non impossibile da trovare sulle riviste del settore.
E ancora: "E' uscito in seconda edizione Il Vegetarismo,
[manuale] di Nigro Licò, a lire 1,50 la copia". Doveva essere lo
pseudonimo d'un medico, probabilmente il prof. Nicola Grillo, di
Chiavari.
Colpisce il trafiletto "Naturoterapia" [oh, finalmente il
termine corretto: nel '27 non erano così ignoranti come nel 2000,
quando si ciancia, anche nei testi di legge, di "naturopatia",
cioè letteralmente...malattia naturale], trattato completo dell'antica
Scienza della Salute, per la quale tutti possono arrivare ad essere
Medici di se stessi e degli altri. Di Juan Angelatz y Albornia].
E com'erano aggiornati e internazionali. In apertura, a pagina 3 vi si
riferisce dell'importante Congresso vegetariano di Londra, a cui
parteciparono vegetariani di 14 Paesi, dalla Danimarca all'America del
Sud. Tra l'altro si sostiene che in Italia, nel lontano 1927, i
vegetariani erano moltissimi, paragonabili a quelli delle nazioni
d'Europa più progredite. "Il numero dei simpatizzanti a questo
regime è superiore a quello delle Nazioni predette; essendo però essi
dispersi, non possono unirsi per manifestare le loro nobili idee":
Insomma, al solito, il difetto italico di organizzazione e di
associazionismo.
Dal fascicolo riporto l'articolo sulle ragioni etiche del
"vegetarismo" (non "vegetarianesimo", meno male). Il
titolo è originale, il sottotitolo-sommario è una mia aggiunta. (Nico
Valerio)
La Necrofagìa
"La carne? Diffonde le
malattie.
E gli amici degli animali siano coerenti: diventino vegetariani"
di Nigro Licò in Salute-Longevità,
anno I, n.3, 30 maggio 1927
"Organo per la divulgazione
scientifica della scienza del ben vivere"
La questione del
vegetarismo può essere considerata da diversi punti di vista, i quali
però nel complesso si riducono a due principali: quello dell'igiene e
quello della morale. Ora io tratterò del lato morale, prescindendo
perciò dal fatto, ormai dimostrato, che il regime vegetariano è
altrettanto adatto alla conservazione dell'individuo normale e alla cura
dell'anormale, quanto è disadatto il regime carneo. Intendo spiegare
che il regime vegetariano vale anche a preservare il regno animale da un
cumulo di sofferenze e di vere torture, che l'uomo gli infligge per
farne suo cibo.
Richiamo dunque la principale attenzione sul tatto della necrofagia e della
crudeltà ch'esso implica; pel quale scopo. riporto qui tradotto un
articolo che fu stampato nel periodico dì Mulhouse, "L'ami des
animaux", annata 1925, n. 6 e 7.
Dice quell'anonimo articolista:
"Tutte le sofferenze inflitte al mondo animale mediante la
vivisezione, le corride, l'ammaestramento, la caccia, il commercio delle
pelliccia, il lavoro, messe in ano dei piatti della bilancia, sarebbero
come una pagliuzza relativamente alla massa terribile dal dolore causato
dall'alimentazione carnea.
"Al pascolo e nella stalla, buoi, montoni e vitelli ricevono già
numerosi maltrattamenti, bastonate, o morsicature di cani stimolati dai
pastori e dai boari. Allorchè bisogna abbandonare il prato nativo per
andare in città, sulle banchine delle stazioni, alla cinta daziaria,
quei cattivi trattamenti si raddoppiano, occasionati dallo spiegabile
spavento delle povere bestie, le quali non avanzano che a colpi di
randello e di nervo di bue.....
Poi cominciano gli orrori del viaggio. Per ore e per giorni le bestie
sono ammucchiate in vagoni, o, peggio, nelle stive di navi in cui,
sballottate, urtate, soffrono crudelmente la sete ed il caldo in estate,
il freddo nell'inverno. Molte hanno le membra rotte e ricevono colpi di
piedi dalle loro compagne di sventura. All'arrivo delle navi da
trasporto per bestiame, si trova sempre un buon numero d'animali morti
in condizioni miserevoli. Chi non ha sentito stringersi il cuore
nell'udire i dolorosi muggiti che escono dai vagoni-bestiame lasciati
per lunghe ore in pieno sole lungo le linee ferroviarie?
"Arrivati nelle città è peggio ancora. Lo sbarco è un'altra tappa
atroce che percorrono i disgraziati animali commestibili, calvario che
raggiungerà il suo apice negli ammazzatoi in cui le povere vittime
della ghiottoneria e dell'ignoranza umana saranno sacrificate in un
luogo sudicio e ripugnante, nel mezzo di violenze e crudeltà ancora più
brutali, le ultime tuttavia. Sembra che solo nella morte i nostri umili
e disgraziati servitori trovino l'estremo rifugio contro la brutale
ferocia dell'uomo.
La somma delle sofferenze cagionate agli animali coll'alimentazione
carnea è terribile. Mentre in tutta l'Europa si trovano solo alcune
dozzine d'infermi di vivisezione e poche centinaia d'arene spagnuole e
di circhi, si contano a migliaia i mattatoi e a milioni le loro vittime.
Ecco la grande, la principale sorgente della sofferenza animale. Ed essa
ha questo di specialmente tragico: che é ignorata. Solo nelle stazioni
lontane, nei quartieri remoti, l'umanità, che sacrifica gli animali
alla sua gastronomia, compie il suo basso lavoro, lungi dal pubblico. Le
brave persone, la cui anima sensibile soffre vedendo un carrettiere che
dà un colpo di frusta ad un cavallo e che proteggerebbero gli animali
dai maltrattamenti, mangiano impavide la loro cotoletta o bistecca,
senza che niente evochi in esse le sofferenze che hanno preceduto ed
accompagnato lo strozzamento, il colpo di mazza delle disgraziate
vittime della loro alimentazione.
"Quand'anche si ammetta necessario di mangiare della carne per vivere,
si potrebbe a rigore rassegnarsi, colla morte nell'anima, come è voluto
dalle abitudini alimentari, ad uccidere gli animali per mangiarli,
circondando però gli ultimi istanti delle nostre vittime colle massime
cure e col maggior sollievo possibile.
Ma ciò è inutile. "Per fortuna l'uomo non é condannato a
nutrirsi dei sangue, della carne e del grasso degli animali. Egli può
vivere, e vivere assai bere, coi frutti della terra. Centinaia. di
milioni di vegetariani, in tutti i paesi e in tutti i tempi, l'hanno
provato più che a sufficienza, mediante l'esempio, il quale annienta
tutte le discussioni e le ipotesi sulla possibilità od impossibilità
di vivere senza carne.
Non soltanto è possibile di vivere senza carne, ma ciò é necessario
se si vuole rafforzare la propria salute ed evitare i reumi,
l'appendicite ed il cancro, queste piaghe del mondo moderno.
La loro recrudescenza infatti é dovuta alla generalizzazione
dell'alimento carneo che gli igienisti ed i medici, impressionati dai
suoi pericoli, cominciano a combattere.
Dal punto di vista personale ed igienico, l'uomo ha dunque interesse a
cessare di mangiar carne, la quale è la causa della maggior parte delle
malattie di cui soffre. Dal punto di vista morale, è quello un dovere,
giacchè in tal modo egli eviterà di causare le sofferenze e la morte
degli animali, che sono ora sacrificati ogni giorno, affatto
inutilmente, alla sua ghiottoneria.
Divenendo Vegetariano e frugivoro, egli troverà in un'alimentazione sana,
abbondante e piacevole, di legumi, di noci, di cereali, di frutti, la
forza e la salute del corpo, la chiarezza e la libertà della mente, nel
tempo stesso ch'egli farà la pace cogli animali.
Da più di un secolo i filantropi, gli animi buoni, hanno tentato di
alleviare gli orrori della guerra, di umanizzarla. Si é visto dal 1814
al 1918 fino a qual punto vi siano riusciti.
Pretendere di umanizzare la guerra, è quanto darsi a un gramo e truce
scherzo. Bisogna sopprimerla. Lo stesso si deve dire per l'uccisione
degli animali. Gli amici degli animali, se sono logici, se sono
coerenti, se vanno al fondo dei fatti, devono voler sopprimere i
mattatoi, col cessare di mangiare carne e non col tentar di umanizzarli.
Questo, d'altronde, sarebbe vano, giacché l'alimentazione carnea
implica ineluttabilmente la sofferenza. Infatti, quand'anche si
giungesse ad anestetizzare gli animali prima di sacrificarli,
bisognerebbe pur sempre portarli a destinazione, ed è il loro trasporto
ciò che li fa soffrire di più. Cosicchè il voler sopprimere le
sofferenze degli animali e continuar a mangiare carne strappata ai loro
cadaveri ancora palpitanti, é altrettanto ridicolo quanto il voler
empire la botte delle Danaidi. Se i protettori sono sinceri, diventino
vegetariani.
Essi avranno le mani pure da ogni sangue animale, nel tempo stesso che
saranno più sani e più lieti, vivendo nella dolcezza e nella pace, in
armonia colla vita universale".