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subliminali: Gli studi psicoanalitici
Gerardo
Corti, “Occulta sarà tua sorella”, edizione Castelvecchi
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Sembra uno dei tanti cartellini pubblicitari della Coca-Cola, e invece, guardando bene, vediamo tra i cubetti di ghiaccio una signorina che rimane a bocca aperta di fronte a una protuberanza chiaramente fallica… |
La
relazione tra la psicoanalisi e il subliminale è piuttosto strana.
Molti autori hanno fatto notare come questa sia fondata sull'assunto che
l'inconscio influisce costantemente sui nostri comportamenti, desideri,
azioni, ecc. Un'influenza di cui non siamo affatto consapevoli e di cui
spesso fatichiamo a renderci conto. E’ facile notare la
sovrapposizione fra questa affermazione e la definizione di subliminale
emersa nel capitolo. Il già citato professor Key, infatti, svilupperà
la sua ipotesi di influsso subliminale basandosi quasi totalmente su
concetti psicoanalitici. E il titolo del suo libro, Subliminal
Seduction: Ad Media’s Manipulation of a Not So Innocent America (1972),
la dice lunga sul taglio dato a questa tecnica.
Il campo di ricerca da lui inaugurato, e per cui è diventato
celebre, è nei suoi geniali ritrovamenti di sagome a forte contenuto
emotivo all'interno delle normali immagini pubblicitarie (ricordiamo che
un recente libro sul product placemen riporta ben quattro pagine di
figure dedicate ad alcuni brand delle ricerche keyane, come Camel,
Absolut e Bacardi).
Secondo l'ipotesi di Key nell'immagine pubblicitaria esisterebbero delle
figure parassite che sfruttano i tratti di quella principale per
riorganizzarsi in immagini secondarie, dotate di una forte carica
simbolica e da cui deriva l’influenza persuasiva. La “caccia
all’immagine” ha dato risultati un po’ ovunque: nei fari delle
auto, nei riflessi delle bottiglie, nei paesaggi, nei cubetti di
ghiaccio dove è stato trovato di tutto: seni, teschi, occhi, vagine,
peni. Queste sagome verrebbero percepite in modo subliminale per via del
meccanismo di difesa chiamato “repressione”, un processo automatico
e inconscio che scatta per non far pervenire alla coscienza i contenuti
tabù trasmessi dall'immagine. Inutile chiedersi come faccia a scattare
prima ancora che la persona se ne renda conto, anche perché è una
questione su cui la psicoanalisi sta ancora discutendo. In sostanza le
figure parassite influenzerebbero la valutazione affettiva dell'immagine
che le ospita, facendola diventare più attraente, con ricadute positive
sul prodotto. Le figure nascoste pescherebbero la loro forza da temi a
cui il genere umano si dimostra particolarmente sensibile, sesso e morte
in primis, veicolando un senso di potenza dovuto alla forza intrinseca
del simbolo, “la cui capacità espressiva/comunicativa”, come
afferma Key, «proviene dalle teorizzazioni psicoanalitiche, in
particolare junghiane».
La spiegazione
dell'efficacia delle sagome nascoste è molto imbarazzante e viene
estrapolata grazie a un uso smodato e acritico dei concetti
psicoanalitici. Per esempio, il pacchetto di sigarette della Camel
nasconderebbe, nella gamba anteriore del dromedario, un uomo con
un'erezione. L’idea è che questa sagoma parassita agisca come un
plusvalore comunicativo, in base alla forza simbolica dell'immagine
nascosta, trasmettendo il già citato senso di potenza, forza virile,
ecc. A riprova di questo, Key riporta esperimenti in cui le persone che
guardano queste immagini riferiscono un forte senso di eccitazione, di
euforia e di conturbamento, anche se molti hanno fatto notare che queste
sensazioni sono date proprio dall'immagine pubblicitaria, finemente
studiata per provocare proprio tali reazioni. Una clamorosa
controproposta alla teoria di Key venne proprio dall'associazione
americana dei pubblicitari «www.aaaa.org» che fece coprire con un
cerchio nero una réclame del Bacardi, dove Key sosteneva vi fossero un
bel paio di seni nascosti, convinto che le vendite di liquore non
avrebbero avuto flessioni. E così fu.
Jung effettivamente affermò più volte la forza e «l’indipendenza»
autorevole dell'inconscio. Questo ha:
delle
possibilità che sono del tutto precluse alla coscienza, perché esso
dispone di tutti quei contenuti psichici al di sotto del valore-soglia
(sub-liminali), di tutto ciò che è stato dimenticato e trascurato e,
per di più, della saggezza dell'esperienza derivante da innumerevoli
millenni che è riposta nei tracciati reali e possibili del cervello
umano.
Ma c'è da dubitare che in quel momento stesse pensando alla vendita di pop corn piuttosto che al benessere psicologico delle persone. 0 forse in parte sì, visto che leggendo la testimonianza seguente si nota un tono più cauto rispetto ai «pro-subliminale»:
Jung
mostrò la foto di una pubblicità della Volkswagen con centinaia di
macchine giocattolo che formavano la «W cerchiata», marchio della casa
automobilistica. Affermò che la macchina giocattolo agisse da trigger
sulla mente del lettore provocando una memoria inconscia piacevole
dell'infanzia, Se queste memorie sono piacevoli, il piacere può essere
associato (inconsciamente) con il prodotto e il brand.
Se per subliminale
si intende questo, allora è possibile considerarlo come
un'interpretazione corretta per la lettura delle pubblicità. Ma si
rimane perplessi quando si pensa che oggi tutte le réclame giochino su
quei rimandi inconsci: ricondurre continuamente al termine subliminale
la spiegazione del nuovo linguaggio pubblicitario sembra un sistema
davvero poco accorto.
E’ necessario considerare che vi è una differenza qualitativa tra il
subliminale proposto da Key e quello proposto da Vicary. Quest'ultimo si
basa sulla presentazione degradata e insufficiente dello stimolo, ed è
in un certo senso più tecnico. Il fenomeno proposto da Key, invece, è
stato chiamato semi-subliminale, perché queste immagini possono essere
tranquillamente estrapolate da quella che le contiene e, una volta
fatto, è difficile non notarle più. La psicologia aveva già
ampiamente studiato questo tipo di subliminale grazie alla teoria della
Gestalt, analizzando i diversi paradossi visivi, come le illusioni
ottiche o i rapporti figura/sfondo (come questi di Key), e scoprendo
molte regole che guidano la visione, ma non aveva mai trovato nulla nel
senso proposto da Key. Furono ricerche, invece, che diedero un grande
slancio all'ipotesi costruttivista, proponendo una sorta di grammatica
visiva del sistema percettivo/mentale: una serie di regole che vengono
usate «dal cervello» durante il processo percettivo e che dimostrano
come spesso ciò che vediamo differisca dalla realtà oggettiva.
Anche il cinema
riserva casi di questo tipo di subliminale: un esempio celebre si trova
nel famoso cartone animato Il Re leone (Roger Allers e Rob Minkoff, Usa,
1994) ove compare la scritta «Sex», per una frazione di secondo,
formata unendo i gruppi di stelle mentre il protagonista è accucciato
su una roccia. E vi sono altri esempi che sono ormai davvero celebri
proprio per il contesto in cui sono inseriti: la visione dell'intimità
di Jessica Rabbit (Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Robert Zemeckis,
Usa, 1988), il topless di Le avventure di Bianca e Bernie (Wolfgang
Reitherman e John Lounsbery, Usa, 1977), ma su tutti il già citato
Fight Club, che consta di ben sei inserimenti subliminali
intenzionalmente (e provocatoriamente) immessi nella trama del film.
Come
già affermato, anche l’apporto psicoanalitico a questo tema non è
stato eseguito secondo rigorosi criteri, ma ha subito una specie di
saccheggio terminologico e concettuale per via delle sua preziosità
apparente. Ma la sua applicabilità concede molte meno libertà di
quello che si vorrebbe.