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Medicina
evolutiva
Alberto Scanferla, naturopata
Nella
visione evolutiva ha poco senso la denominazione della malattia. Nel linguaggio comune esprimiamo continuamente la confusione tra l'essere e l'avere, tanto che siamo in grado di "avere" anche la patologia! L'avere
comporta potere sulla cosa posseduta, ma quale tipo di potere avremo mai
sulla nostra malattia? Ogni
individuo ha un suo modo di manifestare patologia e le differenze
fondamentali tra persona e persona sono il tesoro al quale mira la
medicina evolutiva, per individuare, nel senso di processo di
individuazione, il disagio espresso dall'essere. Gestire
la patologia attraverso il potere, allontana l'uomo dalla propria
espressione e lo porta ad intellettualizzare ogni cosa, nel tentativo di
comprenderla, ma con - prendere ha il significato profondo di prendere
con sé, di abbracciare, di consapevolezza. Il
mero atto intellettuale allontana la malattia rendendola distruttiva e
pericolosa. Noi
siamo portatori di un sistema immunitario totipotente, in grado di fare
fronte ad ogni situazione, entro il nostro personale "range di
tolleranza", ciò significa che tutti gli stimoli che possono
essere sopportati dall'uomo sono ciò che l'uomo può sopportare! Questo
definisce due concetti importanti, il primo è che noi non dobbiamo mai
sopportare delle prove superiori alle nostre forze e il secondo è che
abbiamo dei limiti umani ben definiti al di fuori dei quali non vi è
l'esperienza umana! Se
il nostro sistema di difesa arriva a far passare un virus o un batterio,
siamo portati a credere che vi sia una deficienza, ma allora perché
dietro a questo non si instaurano anche tutte le altre forme
patologiche? E'
vero invece che il nostro grande difensore, attraverso i sistemi di
guarigione è quasi sempre in grado di ripristinare l'omestasi e Questo
discorso un po’ oscuro implica due concetti molto significativi, ci
ammaliamo perché il nostro sistema immunitario vuole che sia così, e
ci ammaliamo perché lo stimolo era più forte delle nostre possibilità
difensive. Riprenderemo
questo concetto più avanti, dopo aver analizzato altri fattori
importanti. Nella
malattia vi è già la medicina giusta per la guarigione, se nel viverla
la incarniamo e la comprendiamo, poiché il nostro atteggiamento cambia
e nel cambiamenti vi è la differenza. Al
di fuori del dominio dell'io vi è l'inconscio e l'inconscio è
totipotente sull'io, col significato che ne deve determinare il senso. Un
io staccato dal corpo è un io che nega la sua realtà, è un seme che
non germoglia, è la ghianda che non vuol divenire quercia, è l'uomo
che nega il suo talento. La
malattia ha il senso profondo di guida, di correzione, di simbolo, ponte
lanciato tra il progetto e la realizzazione. L'Io
diviso è il ribelle che fatta l'esperienza torna a vivere con l'Es in
armonia. L'armonia
è il rimedio per la malattia, rende l'uomo inattaccabile, progetto
incarnato nell'amore. Nell'uso
del principio attivo attraverso la visione verticalizzata della
patologia moderna perdiamo il senso del rimando, della significanza , ci
allontaniamo dalle leggi della natura, e sopprimiamo il sintomo che mai
corrisponde alla malattia, spegnendo una invocazione di guarigione. Il
principio attivo combatte, sopprime, blocca l'espressione e rende
inefficace la strategia dell'Es , rompendo il ponte di comunicazione tra
ciò che l'Io crede di essere e ciò che l'Es tenta di esprimere. In
questo senso la terapia soppressiva è diabolica nel suo significato
profondo di Dia - Bolos, colui che rompe i legami. Non
è il principio attivo che è sbagliato, ma il suo utilizzo, in quanto
usato senza comprensione. A
questo punto possiamo riprendere il concetto dei due modi di ammalarsi,
facendo una differenza tra i termini malattia e patologia. Nella
radice di queste due parole vi è già l'indicazione per poterne
comprendere il significato profondo. Già
nell'antichità ci eravamo resi conto che un solo termine non bastava
per definire lo stato di
sofferenza dell'uomo. Malattia
deriva dal latino "male habitus" col doppio significato di
avere male e di abitare male, nel propri corpo e nel proprio ambiente. Patologia
deriva da "pathos", che significa coinvolgimento, gioia,
dolore, emozione…. Il
pathos dal malus si differenzia come si differenzia ciò che posso
gestire da ciò che è al di fuori della mia portata, il caso dalla
causa. Il
malus ci rimanda all'albero della conoscenza, che prese il nome di melo
in quanto la radice latina per l'albero e per il male era la stessa;
"malus". Mangiare
dall'albero porta malus, quindi alla sua radice vie è una causa
dipendente da una azione. Dio
dice: " Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, nella conoscenza
del bene e del male". La
vera conoscenza è consapevolezza, è comprensione, è ricerca della
verità, con dolore e responsabilità, è attività e costruzione, è
errore e redenzione, è
amore, è la caduta dell'uomo nella riconquista di sé stesso! Tutto
nella vita ha un costo e vincere l'inerzia è doloroso, mettersi in
gioco è difficilissimo, ma se così non fosse quale esperienza sarebbe? Pathos
è coinvolgimento, è l'emozione legata all'evento, è la possibilità
di imparare direttamente, di provare sentimento, è una necessità
evolutiva, è il mondo esterno più grande di noi, più forte di noi, è
il caso che viene e al quale non sappiamo dare risposta…. Se
la reazione è troppo forte il principio attivo è la risposta, per
riportare l'Es nella tolleranza, nello shock anafilattico è il
cortisone che serve, nella ferita sono i punti di sutura…ben poco la
comprensione! Tutto
era Uno, poi l'Uno è diventato Due, il Tao ci ricorda che tutto si può
ridurre a Yin e Yang, positivo e negativo, male e bene, caso o causa. Il
principio attivo è la medicina del caso, del pathos, della patologia. La
comprensione è la medicina del malus, della malattia. Ma
siccome il Due era Uno e tutto è compenetrato, gli estremi si toccano,
niente è mai solo caso e nulla è mai solo causa….principi cosmici di
creazione che convivono sempre assieme, quello che li quantifica è la
percentuale. Il
principio attivo ha un significato se vi è anche la comprensione e la
comprensione poco può se ad operare è il caso. Ogni cosa al suo posto
ed un posto per ogni cosa, ricollochiamo la tecnica al servizio
dell'anima, mediatrice dello Spirito e maestra d'esperienza, guaritrice
suprema! Si
può diminuire il dolore chimicamente secondo le leggi della natura,
comprendendo poi il dolore, incarnandolo, rendendogli l'espressione
perché chi ha parlato è soddisfatto e non è costretto ad urlare le
sue ragioni…. Chi
è reso partecipe non ha bisogno di contestare di ribellarsi e di
rompere…se vogliamo comprendere il messaggio del malus, attraverso il
cuore, dobbiamo essere acqua, accettare il Battesimo, cioè accogliere
senza preconcetti e la nostra ospitalità non potrà che ricostruire il
ponte distrutto, dal nostro
Dia-Bolos, nella armonia dei cicli infiniti….nel richiamo del
Sin-Bolum, il grande unificatore. Non
esistono tante medicine, ma una sola medicina che cospira all'armonia,
all'amore e alla verità. Esistono tanti uomini che abbagliati dalle lori idee usano varie medicine per il potere personale, questi uomini hanno sempre bisogno di malati, come potrebbero insegnare all'uomo la via della guarigione? LA
GUARIGIONE E' UN PERCORSO PERSONALE La
guarigione è un percorso personale, e molto spesso la prima tappa per
guarire è quella di liberarsi del terapeuta-maestro. In
questo periodo di cambiamenti ispirati alla new age, alle filosofie
orientali, alla spiritualità, vediamo sorgere una moltitudine di
percorsi, di terapeuti, di guaritori, di discipline……tanto che viene
da chiedersi se l'obbiettivo sia quello di avere una terapia per ogni
individuo. Molto
spesso queste discipline sono in contrasto tra di loro a tal punto di
asserire delle cose opposte. Poi ogni disciplina pretende di essere
quella giusta, (sarebbe meglio dire che ogni "guaritore" crede
di essere il detentore della verità), creando confusione e settorialità. In
un contesto di questo tipo sorgono problematiche che allontanano le
persone dalla propria guarigione, e così vediamo terapie che durano
anni e di fronte a fallimenti clamorosi si sentono risposte tipo:
"sei tu che non vuoi guarire,….. è il tuo karma, …..hai i
chakra spenti,….. le tue vite precedenti….." Ogni
volta che ragioniamo con la testa di un'altra persona ci allontaniamo
dalla guarigione, così
ogni volta che abbracciamo una religione, una fede, un partito,
un'ideale…diventiamo i carcerieri di noi stessi e degli altri. Ogni
volta che demandiamo la nostra guarigione al medico, al guaritore, al
terapeuta, entriamo nella malattia più profonda che possiamo
sperimentare, la mancanza di consapevolezza. Non
farsi carico della propria vita è un'autostrada a senso unico… che
porta alla malattia. L'uomo
ha un dono grandissimo, la coscienza, che usa per rubare, uccidere,
sfruttare, depredare, inquinare, egli non è più inserito nella natura,
come può pensare che essa non si difenda da una manifestazione morbosa
di tale entità, usando un metodo semplice ed efficace come la malattia? La
malattia è una grande opportunità per comprendere quali possono essere
i nostri errori e la nostra direzione nella vita, l'importante è
mantenere un grado di autonomia e di coscienza che ci impedisca sempre
di fare quello che gli altri vogliono da noi e soprattutto di non far
mai fare agli altri quello che vogliamo noi. Noi
nasciamo liberi, sta a noi continuare ad esserlo, il contatto che
abbiamo con la nostra libertà è in noi, nelle nostre passioni, nei
nostri sentimenti, nelle nostre prove, ogni volta che incontriamo un
modello che contrasta con la nostra vera natura, e lo abbracciamo,
possiamo solo ammalarci. I
mezzi che abbiamo per tornare a contattare noi stessi sono già presenti
in noi e nella natura che ci circonda. Il
ritorno alla spontaneità, alla naturalezza, al sentimento, al contatto
con il simbolo, possono essere vie di liberazione dal potere, dal
maestro, dal dolore, dal guaritore, dalla solitudine ma soprattutto da
noi stessi. Il
dolore non è sempre sinonimo di malattia, anzi spesse volte è la
naturale risposta agli stimoli vitali, il dolore è possibilità, è
nella visione dualistica dell'uomo l'altro lato della medaglia
"bene" o "piacere". Il
dolore è un nemico troppo spesso non accolto, è come la solitudine, il
lutto, l'abbandono e tanti altri aspetti della vita che possono solo
essere vissuti, incarnati, incontrati, mai allontanati ed esorcizzati. Incontro
ed accettazione sono parole
chiave della nostra evoluzione, della nostra esperienza, mancare
all'appuntamento con tali compagni porta a vivere una vita frammentata
ed incompleta, fuggire dal dolore ci porta all'incontro coatto del
dolore-malattia, l'incontro invece, ci porta
a vivere il dolore- esperienza che ha una significanza diversa,
nell'asse del bene e del male come opposizione dualistica rispetto al
cerchio del Tao dove, dove non esiste più opposizione ma
compenetrazione, dove il dualismo è dualità. MALATTIA
E GUARIGIONE, UNA GRANDE CONFUSIONE Se
prendiamo il vocabolario e andiamo a vedere alla voce salute, troviamo:
stato di benessere, di efficienza fisica e psichica di un individuo. Alla
voce malattia troviamo: denominazione generica di qualsiasi alterazione
dell'integrità anatomica e funzionale di un organismo. Appare
chiaro come la medicina scientifica consideri la salute come assenza di
malattia. La
malattia si manifesta attraverso dei sintomi, ed è proprio a questi
sintomi che l'attenzione della medicina allopatica è rivolta. La
soppressione del sintomo attraverso farmaci, chirurgia o altre tecniche
violente e contrarie alla malattia, corrisponde alla situazione di
salute. Ci
troviamo quindi di fronte ad abusi farmacologici che se da una parte
sopprimono il sintomo, dall'altra offendono l'organismo e distanti dal
risolvere al situazione patologica instauratasi nell'organismo,
aggravano lo stato di salute provocano le patologie jatrogene. Con
questo non voglio dire che la medicina scientifica non serva o sia
dannosa, è il modo in cui è usata che risulta spesso
pericoloso e inutile. I
passi giganteschi fatti dalla medicina negli ultimi 100 anni sono
innegabili, la vita media è aumentata parecchio, i miracoli della
chirurgia salvano ogni giorno migliaia di persone, i metodi diagnostici
rasentano la fantascienza Quello
che vediamo è un risultato certo, la vita media si è allungata, ma se
dovessimo rispondere alla domanda se anche la qualità della vita è
aumentata, cosa risponderemo? Le
cose a questo punto diventano critiche, i ritmi impostici dalla vita
moderna sono stressanti fuori di misura, tutte le necessità dell'uomo
vengono prostituite per quello che chiamiamo benessere, ci troviamo così
ad avere tante separazioni quanti matrimoni, i nostri nonni sono tutti
in case di riposo assieme alla loro saggezza, mangiamo delle porcherie
immonde che abbiamo il coraggio di chiamare cibo, le patologie sono
aumentate a dismisura, se non ci fossero le protesi (occhiali, arti,
organi, by-pass, chirurgia, apparecchi acustici, dentiere….) saremo un
esercito di ciechi, zoppi, sordi, invalidi…. L'inquinamento
ha raggiunto valori spaventosi, e ormai si parla di una persona malata
di cancro ogni tre. Se
avremo la costanza di continuare in questa maniera nel giro di pochi
anni potremo raggiungere la poco invidiabile meta di un tumore ogni due
persone. Il
quadro che emerge dall'analisi della nostra società non è molto
confortante, per mantenere la ricchezza di alcune persone, i bambini
continuano a morire di fame…. Si
può forse parlare di salute? L'uomo
è collegato al suo ambiente e ai suoi fratelli, ogni cosa che fa alla
terra o ai suoi simili è come se se la facesse a sé stesso, la visione
consumistica che ci ha portato a non avere rispetto per nulla, farà si
che noi saremo i responsabili verso i nostri figli di un mondo inquinato
e devastato dalle guerre contro poveri. Si
può parlare di salute, anche se l'antidolorifico non mi fa sentire il
mal di testa? Si
può parlare di salute anche se non ho davanti ai miei occhi i patimenti
dei bimbi dilaniati dalle bombe dei ricchi mercanti di armi? La
soluzione è sempre la stessa: allontaniamo il sintomo, adesso intanto
sto bene….ma sarò io che con questo atteggiamento farò i conti con
un bel cancro domani. Il mio cancro è il cancro della società malata
nella quale vivo. Noi
siamo di passaggio e non possiamo arrogarci il diritto di inquinare,
devastare, uccidere, perché così facendo diventiamo noi stessi il
cancro della terra. A lungo andare la natura si stancherà di un pessimo
tentativo evolutivo quale l'uomo si manifesta ogni giorno, e come tutte
le cose inutili e dannose reciderà dal suo albero il ramo secco che
corrisponde all'umanità. Esistono
delle leggi ben precise in natura e noi non possiamo cedere di esserne
al di sopra. Questa
potrebbe essere una interpretazione della malattia su una scala più
vasta, non è detto che sia giusta, ma perché non prenderla in
considerazione? Forse perché prevede che ognuno di noi si metta la mano
sulla coscienza e incominci a sviluppare delle qualità che si elevano
un poco dal gretto egoismo che ci accompagna in ogni manifestazione? Vediamo
adesso da un punto di vista più riduttivo cosa potrebbe essere la
malattia, considerata rispetto il singolo individuo. IL
TRIANGOLO DELLA SALUTE Una
visione interessante del concetto di malattia-salute può essere dato
dall'esempio del triangolo. Il nostro corpo consta di vari livelli
integrati tra di loro, abbiamo il livello fisico: postura, muscolatura,
scheletro…., poi abbiamo il piano biochimico, dato da tutte le
modificazioni che avvengono nel nostro corpo a tale livello, infine
abbiamo il piano mentale, che comprende il livello emotivo, quello
razionale, quello energetico, quello spirituale…. Se noi consideriamo
questi piani come i lati di un triangolo, avremo la salute quando essi
sono perfettamente uguali tra di loro, una condizione di disequilibrio
quando sono invece diversi.
Lavorando
sulla vera causa che comporta lo squilibrio, ristabiliremo l'equilibrio
del triangolo e avremo una situazione di salute. Se
lasciamo che lo squilibrio si aggravi, col tempo questa situazione
esaurirà le energie dell'organismo e si instaurerà la malattia. IL
RANGE DI TOLLERANZA Se
noi consideriamo che il corpo ha delle difese naturali, dobbiamo
considerare che disponga anche di una certa quantità di energia per
tenerle attive. Questa energia non sarà sempre la stessa, il suo
livello dipenderà dalla costituzione, da quanto stressato è
l'organismo, se è riposato oppure se è stanco, se il cibo che ha
mangiato è buono, se le condizioni psicologiche sono soddisfacenti
oppure se sono negative. Di
fronte a tanti imput negativi, il corpo abbassa le sue difese, perché
consuma le energie a sua disposizione, è abbastanza ovvio adesso che un
imput negativo in un momento in cui le energie di difesa sono basse, può
condurre ad una patologia, si pensi a due persone che visitando lo
stesso malato, nello stesso momento, non contraggono ambedue la stessa
malattia infettiva. Cosa è successo? Perché una persona si è ammalata
e l'altra no? Se il range di tolleranza della prima persona era basso,
gli è bastato visitare la persona malata per contrarre la stessa
malattia. Un
altro modo per definire questo concetto, è quello espresso da Pasteur
nel letto di morte, quando disse: " Bernard aveva ragione, il
microbo è niente, il terreno è qualcosa". Un
altro esempio potrebbe essere quello della botte, se noi ci immaginiamo
che il corpo sia una botte e che gli stimoli negativi siano dell'acqua,
possiamo capire facilmente che la botte ha una capienza limitata e
quando gli stimoli negativi sono in eccesso l'acqua tracima dall'orlo.
Questa acqua corrisponde al sintomo. Mantenere il livello sotto controllo significa non incorrere nella patologia. LA
BILANCIA DELLA SALUTE Con
questa similitudine possiamo immaginare meglio cosa potrebbero essere la
salute e la patologia. Se
facciamo finta che l'uomo sia una bilancia, possiamo dire che tutte gli
stimoli negativi andranno a pesare sul piatto di
sinistra, creando lo spostamento dell'ago che segna il peso.
Quando l'ago uscirà dalla scala, potremo dire che si è superato il
range di tolleranza e compaiono quindi i sintomi. A questo punto sono
due le cose che possiamo fare, prendere delle medicine che sopprimono i
sintomi, e che possono essere messe nel piatto di sinistra, con questo
contrappeso effettivamente porteremo l'ago alla situazione iniziale, ma
i pesi sulla bilancia la faranno scendere lungo l'asta graduata.
La
seconda cosa che possiamo fare è quella di togliere gli stimoli
negativi dal piatto di sinistra riportando l'ago dentro il range di
tolleranza senza far scendere la bilancia lungo l'asse della salute. Ci
sono molte altre interpretazioni di quello che chiamiamo salute, ad
esempio la medicina cinese parla di energie, quando abbiamo differenza
tra le due potenzialità yin e yang abbiamo i sintomi della patologia. Altre
scuole dicono che la malattia è mossa da una causa e solo capendo la
causa della nostra patologia possiamo guarirla. Tutto
questo per dire che effettivamente nessuno sa cosa sia la malattia e
cosa sia la salute, ci possiamo avvicinare a situazioni che per il
nostro modo di vedere potrebbero essere prese come esempio. Io
credo che la situazione nella quale un individuo riesca ad esprimere in
libertà le sue potenzialità, inserito in un ambiente coerente con le
sue esigenze, potendo appagare i suoi bisogni affettivi, sia la
condizione più vicina alla salute che mi posso immaginare. E'
da sottolineare che questa situazione non prevede assolutamente la
mancanza della patologia. E'
la nostra visione dualistica che ci porta a classificare ogni evento
come positivo o negativo e non come evento in sé stesso, nei secoli
attraverso le varie culture abbiamo dato dei valori diversi alle cose
che ci circondavano, abbiamo travisato, dimenticato, nascosto le leggi
della natura, il bene è diventato male e il male bene, basti pensare
come due società diverse valutano la stessa cosa in maniera totalmente
diversa: il cannibalismo ad esempio, uno dei tabù più forti della
società occidentale è praticato normalmente nelle civiltà
antropofaghe. Cosa
divide questi due modi così opposti di vedere la stessa cosa? Non più
di qualche migliaio di chilometri e un paio di migliaia di anni di
evoluzione. Se
possono sembrare tanti duemila anni, pensiamo a cosa sono rispetto
all'evoluzione della vita, praticamente nulla. In
verità ogni cosa ha una sua importanza, una sua collocazione, ogni
situazione deve essere vissuta e deve essere compresa perché possa
svolgere la sua funzione. Se
pensiamo per un momento in modo non dualistico, possiamo tracciare un
grafico di questo tipo:
MALE
MENO MALE _____________________________________ MENO
BENE
BENE E'
evidente che quello che chiamiamo male in questo grafico può essere
chiamato meno bene, cioè un valore basso di bene e il bene può essere
chiamato meno male. A
questo punto potremmo usare un solo termine per definire quello che
nella nostra concezione vediamo come principio opposto, e che per
definire dobbiamo usare due termini. Poniamo
di usare soltanto il termine bene, risulterebbe che quello che noi
chiamiamo male è solamente bene ad un certo livello di intensità,
mentre il bene è bene ad un altro livello di intensità. Scusando
il brutto gioco di parole, tentiamo di approfondire l'implicazione di
questo modo di vedere il rapporto bene male. Ogni
sensazione ha uno stesso principio, cambia solo di intensità, e secondo
la nostra educazione la percepiamo in maniera diversa. In
fondo se volessimo dare un vero valore al bene e al male saremmo
costretti a valutare ogni situazione per poter esprimere un parere e
anche nel caso di attenta valutazione come potremo dire se la punizione
data al bambino che ha attraversato la strada, sia bene o male?
Certamente per il genitore è bene, perché pensa che attraverso questa
possa insegnare al bambino la prudenza e magari anche salvargli la vita.
Ma per il bambino non è certo la stessa cosa, perché lui la punizione
l'ha subita, e questo fatto in sé no è forse male? E
se pensiamo al poliziotto che per fermare il bandito, lo ferisce con un
colpo di arma da fuoco? Qual è il bene e qual è il male? E
se pensiamo alla guerra, per qualsiasi motivo venga combattuta, dove
possiamo andare a cercare il confine tra il bene e il male? In
ognuno di questi casi come in molti altri potrebbe essere usato un modo
diverso per risolvere il problema, e questo modo è condizionato dalla
società in cui avviene l'episodio. In
una società dove tutti hanno quello che per diritto di nascita gli
spetta, dove i veri valori della coscienza vengano riconosciuti e
rispettati, in una società basata sulle leggi della natura i ladri non
esistono e questo perché no ci sarebbe il motivo di rubare. Di
conseguenza nemmeno i poliziotti non ci sarebbero, perché anche loro
passerebbero la giornata senza fare nulla e noi lo sappiamo bene che la
natura non produce cose inutili. In
una società che rispetta la natura e tutti i sui abitanti il bambino
non sarebbe in pericolo perché a monte non ci sarebbe la possibilità
di trovarsi in situazioni pericolose inutilmente, per mera stupidità
umana. Questa
valutazione di bene e male ci porta anche ad un'altra importante
considerazione, e cioè che la causa dei mali è molto spesso diversa e
molto più profonda di quello che ci appare, e cioè del sintomo. Alberto Scanferla, naturopata |