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Mc
Donald’s: Il bullone è servito!
Edizione
on-line: «McNudo», Luther Blisset e Cyrano autogestito di Rovereto
Nel
massmediatico clima di allarme - alimentazione, è fin troppo facile
dire, nonostante la martellante pubblicità alla Mulino Bianco, che il
nostro cibo non nasce da rustiche fattorie, ma da laboratori chimici.
Forse però ci sbagliamo, forse però siamo un po’ troppo ottimisti in
merito alla coscienza alimentare delle masse. Guardiamo il passante,
guardiamo la gente, guardiamo la televisione: Quando scoppiò
l’allarme diossina, la vox populi era: il pericolo è nelle industrie
belghe, il pericolo è identificato, il pericolo è finito; noi siamo
bravi, noi rispettiamo le leggi, noi vendiamo sano, comprate prodotti
italiani. In supermercati, macellerie, panifici era tutto un via via di
certificati d’italianità del prodotto. Ora, nell’incertezza sulla
sicurezza biologica degli organismi geneticamente modificati
(OGM), il film è sempre lo stesso; la gente ha paura, la gente
s’interroga, la risposta è tranquillizzante, in questo caso un
rimando del problema, a quando il clima sarà migliore, intanto gli OGM
pappateveli in percentuali minime e nei derivati, che la legge lo
permette, e ci permette di non farvi sapere cosa state mangiando. Dal
canto suo, il mito europeo non promette nulla di buono; con gusto
schifosamente amarcord, i media ci hanno fatto abituare al fatto che
l’Unione Europea ingerirà sempre più, comandata dalla bacchetta
economicamente magica delle multinazionali, sulle varie leggi nazionali
che garantivano minimamente la genuinità di alcuni alimenti, dalla
pasta al cioccolato, dalla pizza al miele, alle marmellate. Insomma
gente, questo è il progresso, una lacrimuccia di nostalgia, e poi di
corsa a comprare i nuovi prodotti alimentari.
Degli
oltre 2 miliardi di dollari che McDonald’s spende ogni anno in
pubblicità, molto viene investito per attirare nel McWorld tutta quella
fetta di potenziali clienti che identifica almeno in parte il cibo dei
fast food con il cosiddetto cibo-spazzatura, divulgando un’autoimmagine
di qualità, di genuinità, perfino salutista.
Nel
famoso volantino “McDonald’s. Tutto il gusto della qualità”, dopo
una breve storia della multinazionale e dei metodi tecnico-burocratici
della stessa sotto la bandiera globalizzante di precisione e qualità,
si passano in rassegna i vari McProdotti, il tutto con
un’impaginazione tra l’asettico e lo scientifico. Così degli
hamburgers si dice che “sono di pura
carne bovina 100%, senza additivi né conservanti. Sono cotti al punto
giusto in modo tale da poterne conservare il corretto apporto
nutrizionale. Le patatine fritte sono preparate esclusivamente con olio
di origine vegetale e con un procedimento unico che le rende sempre
leggere e croccanti. I gelati e i milk-shake sono prodotti con latte di
prima qualità e sono ricchi di calcio. Per questa ragione sono
particolarmente indicati per i bambini e gli adolescenti durante la
crescita”.
Perfetto!,
se non fosse per il fatto che McDonald’s ritirò ai tempi
dell’allarme diossina i propri Milk Shake, certo, per precauzione, e
soprattutto se non fosse per un volantino informativo con gli
ingredienti dei propri McProdotti, ingredienti molti dei quali solo dal
nome non lasciano trasparire nulla di naturale.
Nonostante
il carattere lillipuziano tipico in pubblicità di chi ha qualcosa da
nascondere ma che è obbligato a dire,
il foglietto fornisce numerose informazioni; il “gusto della
qualità” inizia a macchiarsi di addensanti, coloranti, amidi
modificati, edulcoranti, glutammato di sodio, acidificanti, aromi, sali
di fusione, agenti lievitanti modificati e simpatiche siglette
incomprensibili tipo E472e, E410, eccetera. Prodotti tutti ammessi dalla
legge, i garanti possono dormire tranquilli, ma, ci chiediamo noi
sospettosi, la legge
protegge veramente i cittadini, l’uomo qualunque, o, come qualche
anarcoide afferma, spesso piuttosto gli investimenti del capitale (delle
multinazionali, per essere à la mode)?
Prendiamo
un libro di medicina nell’alimentazione, quello del salutista dott.
Enzo Rocchi (Il medico in cucina, ed. La Grafica, Mori 1985), o
un altro qualsiasi, il discorso non cambierà. Oltre ai soliti non
bere e non fumare, v’è rimarcato un altro, grave errore comune:
mangiare alimenti manipolati. Inoltrandosi più approfonditamente nel
paragrafo, v’è un primo memento sul fatto che, parlando
dell’ingrediente - carne, nel nostro caso “pura carne bovina al
100%”, non si sa mai se questa è allevata nella fattoria di Nonna
Papera o nei più realistici allevamenti - lager, i feedlots,ove
gli animali, siano essi futuri hamburgers o future McChicken, sono
tenuti in strettissime gabbie e nutriti a suon di ormoni e antibiotici
per ingrassarli meglio e in meno tempo . Riportiamo le parole del
dietologo per quanto riguarda alcuni McIngredienti: “Un breve
elenco delle principali sostanze artificiali comunemente impiegate
nell’industria alimentare comprendono: antiossidanti e conservanti in
generale, coloranti, addensanti, gelidificanti, emulsionanti e
tensioattivi, aromatizzanti, dolcificanti, potenziatori di gusto”(glutammati).
Fra le altre cose, scopriamo che i cosiddetti aromi naturali “possono
essere imitati, simulati, da sostanze chimiche artificiali, create in
laboratorio (...) a lungo andare possono essere dannosi per la salute”.
Troviamo così una risposta al nostro quesito iniziale: “In Italia
quando sull’etichetta c’è scritto aromi
naturali, nel cibo ci possono benissimo essere soltanto aromi
artificiali e la cosa non è affatto una truffa in quanto la legge lo
permette”.
Non
serve continuare ulteriormente per affermare l’insanità d’una
McAlimentazione, basta viaggiare un po’ negli Stati Uniti per
correlare visualmente l’altissimo numero di obesi e le nuove forme di
ristorazione veloce; grottesco è però il fatto che l’Istituto
Nazionale della Nutrizione, organo nazionale che dovrebbe diffondere
consigli nutrizionali agli italiani, abbia pubblicato una guida
sulla sana alimentazione, sulla cui copertina spicca il McLogo, primus
inter sponsor. Capiamo la necessità di un finanziamento, ma c’è
però un limite! Ricordiamo a proposito che nel 1990 un’associazione
statunitense (Associazione Nutrizionale per la protezione del cuore)
lanciò una violenta campagna stampa contro McDonald’s accusandolo
d’essere “il veleno dell’America del nord” (New York Times,
1990). Ed è solo dopo questa campagna che McDonald’s ha
introdotto l’olio vegetale nella frittura delle patatine, olio che ora
si vanta di usare, per la salute dei suoi consumatori…
Ma
delle McPubblicità vendute come buone azioni ci occuperemo meglio tra
breve. Per ora vi consigliamo di consultare il sito Internet di
McDonald’s, www.mcdonalds.com,
e fare qualche ricerca sul link food; troverete la lista completa
di tutti gli ingredienti, compresi quelli delle specialità dei vari
paesi, nonché il contenuto calorico d’ogni componente. Interessante
anche il link con la lunga lista di tutti i componenti del McCibo che
possono causare allergia (www.mcdonalds.com/food/allergens_sensitivities/index/html
); il sito è quello ufficiale di McDonald’s, il carattere di queste
spiacevoli informazioni è ovviamente asettico e minuscolo: minuscoli
tesori di controinformazione.
Ariès,
nel sopraccitato saggio che, assieme al lavoro di Ritzer, costituisce un
punto di riferimento per chiunque voglia approfondire in modo critico
l’argomento, si spinge fino ad affermare il dubbio che
l’alimentazione di McDonald’s, la si giudichi corretta o dannosa,
non sia un’alimentazione come le altre. Punto di partenza è
l’artificiosità degli alimenti, la precisione
meccanica del loro formato, del loro gusto, del loro colore,
caratteristiche di cui McDonald’s
stessa ne fa un vanto. Vediamo insieme quali sono, ripercorrendo i passi
dell’Ariès: “ (le patatine fritte) sono poi impacchettate
congelate in pacchi standard da 10 Kg. Questi sono maneggiati con
estrema cautela perché gli esperti di McDo hanno calcolato che se
cadessero da un’altezza di un metro perderebbero 30 porzioni ogni 45
Kg. (…) La resa è così da 888 a 933 porzioni ogni 100 Kg. Queste
patatine si conservano per nove mesi dalla data di conservazione, sono
fritte il più velocemente possibile ancora congelate in modo standard
(…) e non resta che venderle il più presto possibile. Infatti le
patatine fritte non possono essere conservate per oltre 7 minuti. Il
cliente può scegliere fra tre formati (68 gr, 110 gr, 136 gr). Una
porzione grande è sempre matematicamente uguale a 1,42 volte quella
normale. (…) L’involucro che le contiene rafforza l’idea
d’igiene ma anche l’illusione d’un maggior volume (le patatine
infatti “escono” dal contenitore, sembrano straboccare…)” Secondo
Ritzer, il segreto del gusto delle patatine McDo è l’unione di sale e
zucchero, combinazione che dona un gusto neutro, in cui ognuno può
ritrovare il proprio, in misura minima. Per quanto riguarda l’olio di
frittura, esso è composto dal 90 al 92% dal grasso di manzo, per un
8-10% di olio di cotone. Ariès precisa che la fonte è del 1989, e
che McDo non ha voluto comunicare informazioni più recenti riguardo a
queste percentuali. Riguardo all’hamburger, dichiara che pesa
103 grammi e misura 10 centimetri, (…) è cotto per esattamente 35
secondi. Il pane in cui è avvolto è di misure leggermente ridotte
per dare, come per l’involucro delle patatine, un’idea
d’abbondanza. Esso non è del vero pane, a causa del suo colore
eternamente bruno pallido, della sua composizione molle e mai croccante,
della sua assenza di sapore e di gusto. Se si prendono altri
ingredienti apparentemente naturali, il discorso cambia di poco;
l’insalata del Big Mac, ad esempio, non è che un’immagine di sé,
perché la sua varietà, il suo calore, il suo condimento la riducono a
semplice funzione decorativa. Il formaggio subisce lo stesso
trattamento, e diviene un’immagine, una pura sensazione. Questa
iperrazionalizzazione diviene una vera e propria religione della forma e
della misura, col fine, unico e immacolato, del profitto. A conclusione
del capitolo sull’alimentazione, riportiamo “la struttura” d’un
McHamburger di 80g. individuata da London Greenpeace, associazione
promotrice della campagna anti McDonald’s conclusasi col processo
McLibel (vedi cap.IV):
46 g. di carne bovina macinata (lingua, cuore, grasso, cartilagini,
tendini, intestino compresi); 10 g. di carne recuperata meccanicamente
dal resto della carcassa, e poi tritata; 20 g. d’acqua; 2 g. di sale e
spezie; 1 g. di glutammato monosodico; 5 g. di polifosfati e
conservanti. Ariès, riguardo all’utilizzo di scarti di animali nella
fabbricazione degli hamburger, vale a dire l’utilizzo di pelle, ossa,
sangue, viscere, eccetera non da una risposta certa, in mancanza di
prove certe, e noi non possiamo che appoggiare la sua scelta. Tuttavia
una risposta al dubbio sull’utilizzo (o non utilizzo) di tali parti
non si è avuta per una scelta di Mc Donald’s; infatti le nostre
domande inoltrate (a McDonald’s) sono restate per lungo tempo
lettera morta, poi l’ufficio direzione
della comunicazione ci ha fatto ufficialmente sapere che ciò
riguarda “segreti di fabbricazione”. D’altro canto si sa che la
macelleria moderna utilizza largamente questo tipo di prodotti
ricostituiti. La triturazione industriale permette infatti d’eliminare
la durezza di alcuni componenti come le ossa.
Buon appetito.
(...)