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L'Italia
che si mangia ...la salute.
Continuano le contraffazioni del
settore agroalimentare.
Ora la farina dei mulini Casillo sotto sequestro
Tratto da www.asiac.info
Agenzia Stampa Indipendente Arti e Culture
Roma,
12 gennaio 2006 (da un articolo apparso sulla stampa veneta). Parmalat,
Cirio, uova marce ed ora grano contaminato da sostanze cancerogene. Che
legame con quest'ultimo grande scandalo e i terremoti finanziari che
hanno messo in ginocchio migliaia di risparmiatori? Tutto e niente,
anche se un filo sottile sembra percorrere in maniera poco piacevole il
settore agroalimentare del nostro paese. Diciamo pure che anche in tempi
di crisi nessuno vuole rinunciare al cibo ed è alla costante ricerca
del migliore rapporto qualità prezzo. Da una parte la corsa ai discount
per cercare di far pesare meno la borsa della spesa sui conti di fine
mese, dall'altra l'attenzione alla qualità, alla marca, al made in
Italy che nonostante tutto continua a confortarci.
Ocratossina:
è questa la sostanza fortemente nociva e cancerogena contenuta in grano
duro proveniente dal Canada e sequestrato a settembre nel porto di Bari.
Comincia da qui, da questo sequestro, la vicenda che ieri ha portato
all'arresto in Puglia dell'imprenditore Francesco Casillo con l'accusa
di avvelenamento e adulterazione e contraffazione di sostanze
alimentari.
Delle 58.000 tonnellate di grano sequestrate sulla motonave «Loch Alyn»
giunta a settembre nel porto di Bari, 48.000 tonnellate, infatti,
avevano come destinazione finale l'azienda proprio di Casillo,
l'imprenditore trentanovenne di Corato, in provincia di Bari, arrestato
ieri dai militari del gruppo repressione frodi del nucleo regionale di
polizia tributaria della Guardia di Finanza su disposizione del gip del
Tribunale di Trani Michele Nardi e sulla base della richiesta fatta dal
sostituto procuratore della Repubblica Antonio Savasta.
Casillo,
definito dagli investigatori un vero e proprio «re del grano», è
amministratore e, di fatto, gestore dell'azienda «Molino Casillo
Francesco srl» di Corato, azienda leader in Italia nella produzione di
semola di grano duro e tra i maggiori importatori mondiali di grano.
Dopo il sequestro a settembre, il grano è stato sottoposto ad analisi
da parte dei laboratori centrali dell'ispettorato centrale repressione
frodi del ministero delle politiche agricole e forestali e i i risultati
sono resi noti a dicembre: hanno evidenziato la presenza nel grano di
ocratossina, contenuta in percentuale tre volte in più rispetto ai
limiti massimi consentiti dalla normativa sanitaria comunitaria in
materia di alimentazione umana.
Non solo: l'imprenditore - secondo quanto accertato - sapeva della
ocratossina sin dal momento dell'acquisto in Canada del grano; ciò
emerge da una certificazione della competente autorità di controllo
canadese che attestava la presenza, seppur nei limiti previsti dalla
normativa comunitaria, di una contaminazione da ocratossina del prodotto
da importare.
Dopo
il sequestro del grano e mentre erano in corso accertamenti nelle
quattro società importatrici del carico contaminato (la «Molino
Casillo Francesco srl» di Corato, la «Louis Dreyfus Italia spa» di
Ravenna, la «Candeal Commercio srl» di Foggia e «Agriviesti srl» di
Altamura) e in altre aziende ancora, l'imprenditore avrebbe cercato e
ottenuto certificazioni da parte di laboratori chimici indipendenti.
Con raggiri e false promesse di future commesse, Casillo ha ottenuto così
- secondo gli investigatori - una certificazione della assoluta salubrità
del cereale. Presentata questa documentazione, Casillo ha quindi
ottenuto nei primi giorni del mese di ottobre 2005 il dissequestro da
parte della magistratura dell'intero carico contaminato: ha così
introdotto in commercio un prodotto acquistato a prezzi di gran lunga
inferiori a quelli tariffari, realizzando - secondo la guardia di
finanza - spregiudicati margini di guadagno e, ritengono i militari,
destabilizzando l'equilibrio dell'intero settore.
Intanto gli investigatori fanno anche sapere che
Si
chiamano micotossine e rappresentano uno dei killer più insidiosi che
si annidano nell'alimentazione.
Uno dei primi allarmi sugli effetti nocivi era arrivato dal professor
Umberto Veronesi ancora l'estate scorsa: sotto la lente il latte e la
polenta, possibili ricettacoli delle aflatossine. Oggi si torna a
parlare di un'altra micotossina, l'ocratossina, altamente tossica. La
"famiglia" delle micotissine è vasta: alcune esplicano azione
nefrotossica (ocratossine), epatotossica (aflatossine), immunotossica (aflatossine,
ocratossine), mutagena (aflatossine), teratogena (ocratossine) e
cancerogena (aflatossine, ocratossine, fumonisine).
Fra i prodotti più esposti alla contaminazione sono i cereali,
contaminazione che è legata anche a fattori ambientali quali quelli
climatici e geografici, al tipo di coltivazione e di conservazione.
Attualmente, sono note più di 300 micotossine, solo il 7 per cento di
queste si ritrovano negli alimenti a livelli significativamente elevati
tali da costituire un pericolo per la salute umana.
Più speficatamente le ocratossine sono prodotte da diverse specie di
Aspergillus e di Penicillium, e in particolare da A. ochraccus e da P.
viridicatum, si tratta di muffe che si possono trovare in ogni luogo.
Oltre ai cereali, le ocratossine possono annidarsi anche in arachidi,
fagioli, legumi in generale, caffè, prodotti da forno (pane), mangimi e
alimenti diversi.
A dosi elevate è stato riscontrato che le ocratossine possono provocare
danni anche gravi al sistema immunitario e possono avere effetto
cancerogeno. Ed era proprio in questa direzione che il professor
Veronesi aveva lanciato l'allarme, sollevando non poche proteste fra i
fautori delle coltivazioni biologiche.
È
leader nella produzione di semole in Italia l'azienda Molino Casillo, di
Corato (Bari), coinvolta
nella vicenda che ha portato all'arresto di Francesco Casillo, definito
dalla guardia di finanza amministratore e gestore di fatto dell'impresa.
Francesco Casillo è uno dei tre fratelli che dagli anni Novanta si
occupano della società e che, dallo stabilimento originario, avviato
alla fine degli anni Cinquanta, hanno realizzato altri tre impianti a
Corato. Secondo notizie fornite sul sito internet di 'Molino Casillo',
dal 1990 alla fine del