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Dalla
condanna a morte di Saddam Hussein alla Risoluzione 1737
L’ipocrisia di un Regime giunto al tramonto
Marcello Pamio – 27 dicembre 2006
"Non
sono i popoli a dover aver paura dei propri governi,
ma i governi che devono aver paura dei propri popoli"
Dal film "V per Vendetta"
Condanna a morte per Saddam Hussein!
Lo ha stabilito
Entro un mese dalla data della sentenza - come prevede la legge - Saddam
sarà impiccato!
Gioiranno curdi e sciiti, mentre sarà una tragedia per i sunniti, che
vedranno l’assassinio del loro capo supremo come l’immolazione di un
martire. Martire da vendicare con ogni mezzo.
Minacce sono già state lanciate attraverso alcuni siti internet: "il
partito Baath e la resistenza sono determinati a ricorrere a tutti i
mezzi necessari per colpire gli interessi americani in ogni luogo se
l'amministrazione di Washington commetterà questo crimine". Si
legge nel comunicato che
Forse
qualcuno desidera proprio questo? Forse qualcuno vuole “Dividere
per Imperare”, “Dividere
per Controllare”?
Saddam
Hussein è stato condannato per la strage degli sciiti, ma
stranamente non verrà mai processato (l’appuntamento con il boia lo
precederà) per le altre stragi come quella della popolazione del
Kurdistan (oltre 100 mila morti!).
Sapete perché? Semplice: verrebbero fuori le complicità dell’allora
governo statunitense, e non solo di quello (siamo negli anni Ottanta).
Proprio in quegli anni, l’ex Rais era sostenuto finanziariamente e
militarmente da coloro che oggi plaudono la sua morte
(l’amministrazione Bush), nell’annosa e dissanguante guerra contro
l’Iran (1980 – 1988). Massacro voluto e fomentato dall’Impero, che
costò la vita a oltre 1 milione di persone civili!
Il
Premio Nobel per la Pace
(?), Henry Kissinger (1) - uno
dei più loschi e pericolosi personaggi attualmente in libertà – ebbe a dire a
proposito di quella guerra e soprattutto della politica americana, che
la loro strategia (per intenderci, degli attuali esportatori di
“democrazia”) era fare «in
modo che si uccidessero l'uno con l'altro»: cosa profeticamente
realizzatasi!
Sicuramente fino al 1986 Saddam riceveva fondi e armi
dall’intelligence statunitense, e la prova è lo “Scandalo
Iran-Contra”!
Dall’altra
parte - come solo loro sanno fare - la Casa
Bianca
forniva armi anche allo stato canaglia per antonomasia, l’Iran, e i
soldi ricavati da tale vendita (illegale e assolutamente criminosa)
andavano a finanziare e armare i Contras del Nicaragua, i guerriglieri
che massacrarono i rivoluzionari sandinisti (provocando decine di
migliaia di morti)
Quello che non tutti sanno però, è che non sono stati solo gli
americani ad aiutare l’Iran in quel periodo, ma anche lo stato democratico
d’Israele, lo stesso che oggi ha paragonato l'ex Persia alla Germania
nazista, e Ahmadinejad a Hitler! L’invio di armi, attraverso Israele,
cominciò
appena dopo la caduta dello Scià di Persia, nel 1979, e non nel 1985
come vorrebbe farci credere l’inchiesta del Congresso statunitense.
Lo
spiega dettagliatamente Noam Chomsky nel suo libro, “I
cortili dello Zio Tom”:
«Già nel 1982 era pubblicamente risaputo che era
Israele a fornire la maggior parte delle armi all'Iran: lo si poteva
leggere sulla prima pagina del New York Times. Nel febbraio del 1982 i
più importanti funzionari israeliani, i cui nomi sarebbero poi
risuonati nelle udienze sull'Iran-Contra, apparvero alla Bbc e
descrissero in che modo avevano organizzato il traffico delle armi per
il regime di Khomeini.
Nell'ottobre del
Quindi
oggi, George Walker Bush,
l’attuale burattino è felice che
Con la morte di Saddam Hussein andranno seppelliti anche molti e
pericolosi segreti di stato…
Risoluzione contro l’Iran.
Il Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite (altro fantoccio nelle mani del
Sistema) ha stabilito che tutti gli stati devono "impedire
la consegna, la vendita o il trasferimento diretti o indiretti all'Iran
(...) di qualsiasi materiale, attrezzatura, bene e tecnologia che possa
contribuire" alle attività dell'Iran nei settori nucleare e
balistiche sensibili! Ma proprio tutti?
Come mai la Risoluzione
1737 è stata firmata anche
dalla Russia di Vladimir Putin
(le cui origini venete, Costabissara in provincia di Vicenza, sarebbero
state dimostrate da un giornale di Mosca) che ha sempre difeso l’amico nonché “cliente” Iran?
La risposta ce la fornisce il Washington Post (ringrazio il giornalista Maurizio Blondet per l'articolo: “Embargo all’Iran: due valutazioni”
Scrive
il quotidiano di Regime:
«L’amministrazione
Bush ha passato quasi quattro
mesi a cercare il consenso dei russi per la misura iniziale, piegandosi
sempre di nuovo all’intransigenza di Mosca. Anzitutto, il grande
reattore nucleare [di Bushehr]
che
Sembrerebbe
allora, non è essere stato Putin a piegarsi ai dettami dell’Impero
occidentale, ma esattamente il contrario! Dico sembrerebbe, perché
forse nessuno ha spiegato bene all’ex dirigente del K.G.B. (Comitato
per
Lo
scopo ufficiale dell’Organizzazione, nata nel 1995 durante una
sessione dei negoziati del G.A.T.T.
(General Agreement on Tariffs and
Trade, e cioè Accordo Generale sulle tariffe e sul commercio) è
infatti quello di liberalizzare il commercio e abbassare le barriere
tariffarie e/o doganali. Il WTO è stato strutturato in modo tale da
avere un vero e proprio esecutivo composto da un direttore e da quattro
vicedirettori, un’assemblea dei rappresentanti degli stati membri e un
organo che analizza e giudica le politiche commerciali. Esiste al suo
interno poi il Dispute Settlement Process
che permette ai membri di portare davanti una corte internazionale uno
stato che violi le regole. Se lo stato che cita in giudizio è potente
come gli Stati Uniti d’America la sentenza è pressoché scontata:
nessun appello né tanto meno la possibilità di rivolgersi a corti e/o
giurie esterne!
Certamente è importante per
Tornando
alla “Risoluzione Carta-straccia”,
come l’ha definita il premier Mahmud
Ahmadinejad, c’è da dire che l’Iran ha firmato il Trattato di
Non Proliferazione (T.N.P.), mentre attuali potenze nucleari come per
esempio Israele, non lo ha mai fatto e non intende certamente farlo.
Come sempre: due pesi e due misure?
Se
le atomiche sono possedute da Stati che non brillano certo per
democrazia (Pakistan, India, Israele, per citarne qualcuno), ma sono
amici degli Stati Uniti, allora va bene; se le possiedono Stati non
amici, ma potenti come Cina e Russia, è tollerato. Tutti gli altri non
possono mirare al nucleare, neppure per uso civile come ha sempre
sostenuto l’ex Persia!
Chi allora può decidere quello che è giusto e quello che non è
giusto?
Chi può arrogarsi tale diritto?
Se
dovessimo usare come metro di misura il comportamento etico e/o morale
dei paesi, per così dire nuclearizzati, certamente l’America dei Bush
dovrebbe essere l’ultima a parlare, non solo per essere stato
l’unico paese a sganciare due atomiche sulla popolazione civile inerme
(per non ricordare gli esperimenti eseguiti sulla popolazione
inconsapevole: agenti patogeni sganciati nelle metropolitane, agenti
biologici rilasciati sulle città, irradiazioni ai detenuti, malati di
mente, ecc.), ma soprattutto per aver, nel corso dei decenni, fomentato
guerre, instaurato regimi, attuato colpi di stato e appoggiato dittature
sanguinarie in ogni dove.
Questa
è l’ipocrisia di un Regime ormai giunto al suo capolinea, al suo
definitivo tramonto! La Comunità Internazionale
sta lentamente infatti prendendo consapevolezza dei crimini efferati portati
avanti dalla Banda Bassotti (i veri manovratori occulti che stanno
dietro le facciate), mascherati da
democrazia o nel nome della sicurezza nazionale. Per Comunità
internazionale non intendo i governi occidentali, tutti collusi con il
Sistema, ma il popolo, base della Piramide del Potere!
Il
Re è completamente (o quasi) nudo, e nonostante le guerre e gli attentati terroristici, anche
quelli che probabilmente seguiranno l'11 settembre 2001 (il cui unico scopo è di imprigionarci
dentro una gabbia fatta di paura e leggi repressive), sempre più
persone si stanno destando da questo Matrix mediatico...
Articoli inerenti:
"Pietra
Miliare", di Alessandro Ursic da Peace Reporter
"Embargo
all'Iran: due valutazioni", di Maurizio Blondet da Effedieffe
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(1)
Chi è Henry Kissinger
Nasce in Germania il 27 maggio 1923, scappa da quest’ultima
durante
Dopo lo scandalo del Watergate non ricopre più incarichi di rilievo,
fino a quando George W. Bush nel 2002 lo nomina presidente della
commissione incaricata di chiarire i fatti dell’11 settembre 2001: ciò
suscita enormi critiche da parte di chi lo accusa di crimini di guerra
fino a farlo dimettere qualche mese dopo la sua nomina.
Questa è una sua brevissima biografia ma scendiamo nei particolari:
Henry Kissinger fu dietro il segreto (e illegale) bombardamento della
Cambogia, e il deliberato prolungamento ed espansione della guerra in
Indocina mediante la sua sottoversione dei colloqui di pace di Parigi
alla vigilia delle elezioni presidenziali USA del 1968, allorché obbligò
i negoziatori sud-vietnamiti a ritirarsi precipitosamente dai colloqui,
affermando che essi avrebbero potuto contare su trattative migliori con
un repubblicano alla Casa Bianca.
La malafede di Kissinger è stata ampiamente documentata da un articolo
in due parti di Christopher Hitchens, nei numeri di febbraio e
marzo 2001 di Harper's Magazine, e nel recente "The Pinochet
File", di Peter Kombluh, in cui si afferma che non solo
Kissinger appoggiò il terrorismo di stato, ma fu direttamente
coinvolto, attraverso la cosiddetta Commissione 40 (dal nome
della stanza dell'ufficio in cui essa si riuniva, e che fu presieduta da
Kissinger dal 1969 al 1976. Essa supervisionava tutte le
"operazioni coperte" USA), nel rapimento ed assassinio del
comandante militare cileno Rene' Schneider. L'azione, ad opera
dei futuri golpisti addestrati e finanziati dalla CIA, culminò
nell'assassinio del presidente legittimamente eletto, Salvador
Allende, e nell'insediamento della dittatura di Pinochet.
Fu in quel tempo che Kissinger fece la famosa dichiarazione che la dice
lunga sul suo concetto di democrazia: "Non vedo la ragione per
cui un paese debba diventare comunista a causa dell'irresponsabilità
del suo popolo".
Non c'e' bisogno di ricapitolare le macchinazioni di Henry Kissinger,
ugualmente ben documentate, che portarono ai massacri in Bangladesh nel
1971; al colpo di stato a Cipro ispirato dalla Grecia che provocò la
successiva invasione turca dell'isola; all'invasione, supportata
dall'America, di Timor Est da parte dell'Indonesia, nel dicembre dello
stesso anno; alla tragica morte, mediante autobomba, dell'ex-ministro
degli esteri di Salvador Allende ed ambasciatore, Orlando Letelier,
insieme al suo collega americano Ronny Moffit, in Massachussets
Avenue, Washington, 1976.
In ognuno di questi casi, Henry Kissinger o sapeva o prese parte attiva
in esso. Sebbene non presenti lo stesso grado di abilità, ricordiamo
pure il rapporto ambiguo che Kissinger intrattenne con l'ex presidente
egiziano, Anwar Sadat. All'inizio della guerra del Kippur, quando
Kissinger mediò i negoziati per un cessate il fuoco tra Egitto e
Israele, noti come "diplomazia pendolare", fu spesso
fotografato all'aeroporto del Cairo, salutato e baciato sulle guance dal
presidente Sadat, che si riferiva a lui come "il mio amico
Henry". Nel libro "Le Conversazioni segrete di Henry
Kissinger" (1976), scritto dal celebre giornalista israeliano Matti
Golan, leggiamo di come Henry Kissinger, nei suoi incontri con Golda
Meir, si riferisse a Sadat chiamandolo "quel piccolo
buffone".
Oggi, Henry Kissinger è un uomo che molti tribunali in tutto il mondo
desidererebbero interrogare. Negli USA, vi è una pendenza legale contro
di lui intentatagli dalla famiglia di Rene' Schneider, ed un processo
intentatogli contro da numerose vittime cilene dei tempi della dittatura
di Pinochet, al cui regime egli forniì assistenza politica nel massacro
di migliaia di oppositori politici (il co-difensore di Kissinger nel
caso è Michael Townly, l'agente di Pinochet a Washington, che si
ritiene abbia posizionato l'autobomba che uccise Letelier ed il suo
collega nel 1976).
Al di fuori degli USA,
Tratto da http://democrazia-in-vendita.blogspot.com/2006/09/spieghiamo-riotta-chi-era-henry.html