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Le bugie della RAI sull'Influenza Aviare
Tratto da http://www.biozootec.it
Visto su www.criticamente.it
In questi periodo, a causa della solita cattiva
informazione data dai media, i consumi di carni avicole sono scesi
drasticamente, si parla di meno 70%. A questo disastro si sono
aggiunti, in questi ultimi giorni, i commenti della RAI che individuano
gli allevamenti rurali come i più a rischio di Influenza Aviare. Si
stanno umiliando migliaia di agricoltori che ancora credono nel lavoro
della terra. In pratica i prodotti avicoli d'eccellenza allevati
all'aperto con metodi antichi, sarebbero un pericolo per i consumatori.
Produzioni tradizionali come il Brianzolo in Lombardia, il Perniciato in
Emilia,
Ma è proprio vero che gli allevamenti rurali sono i più a
rischio?
Per valutare questo pericolo facciamo un po' di conti su quanto è
successo dal dicembre
1999 all'aprile 2000 quando il virus dell'Influenza
Aviare (H7N1) ha colpito le campagne venete e lombarde
portando alla morte quasi 14 milioni di capi.
Per brevità confrontiamo i focolai scoppiati negli
allevamenti lombardi di galline ovaiole.
Consideriamo come allevamenti rurali e/o biologici quelli con meno di
3.000 galline accasate mentre indichiamo come industriali quelli con più
di 3.000 galline.
I dati dell'epidemia parlano chiaro: 72 focolai di
Influenza negli allevamenti industriali della Lombardia e solo 4 casi in
tutti gli altri allevamenti lombardi rurali e/o biologici. Se
rapportiamo i dati relativi ai focolai con il numero delle aziende (fonte
ISTAT, Censimento Agricoltura 2000 ) risulta che sono stati
colpiti il 43% degli allevamenti industriali di galline ovaiole contro
un bassissimo numero di allevamenti rurali: 4 su 17.000.
Con i dati messi a disposizione dagli Istituti
Zooprofilattici e dall'ISTAT
si possono riproporre moltissimi esempi di questo tipo e in qualsiasi
modo le informazioni oggettive vengano elaborate, danno sempre lo stesso
risultato: gli allevamenti a rischio sono quelli industriali mentre gli
allevamenti rurali sono i più sani e salubri. Non è certo una novità:
la debolezza
genetica , degli animali allevati dall'industria, e un metodo
d'allevamento innaturale (eccessiva concentrazione di animali) rendono
gli allevamenti intensivi molto vulnerabili a qualsiasi virus.
Come il buon senso poteva far intuire, le produzioni rurali, con razze a
lento accrescimento e con libertà
di pascolo, sono ancora le uniche a produrre qualità e le più
sicure per i consumatori.