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Vitamina
C e avvelenamento da funghi
Tratto dal
libro "Vitamina C: la via della guarigione"
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Ancora oggi, continuano a verificarsi episodi di
avvelenamento mortale a seguito del consumo di funghi velenosi non
riconosciuti. L'ingestione di una varietà tossica è l'inizio di una
forma di avvelenamento molto pericolosa e inesorabile. L'Amanita
phalloides è una specie di fungo particolarmente tossico, che causa
generalmente danni irreversibili al cuore, al fegato e alle cellule
renali entro 24 ore. Le probabilità di morte per questo tipo di
avvelenamento variano dal 50% al 90%. Il consumo di questi funghi
provoca l'esposizione a molteplici tossine (Faulstich e Wieland, 1996) e
l'ingestione di una piccola quantità, un quarto di cappello, circa
Laing (1984) ha riferito di un protocollo di terapia di
grande successo per l'avvelenamento da funghi. Il protocollo consisteva
nella somministrazione di 3.000 mg al giorno di vitamina C per via
endovenosa, con il nifuroxazide e la diidrostreptomicina, per tre
giorni. Laing nota che il dottor Bastien aveva scoperto questo metodo
negli anni 50 e aveva curato con successo 15 pazienti fino al 1969.
Laing inoltre ha commentato che il Dott. Bastien in due occasioni aveva
ingerito pubblicamente, a titolo dimostrativo, quella che era
sicuramente una dose mortale di funghi velenosi (circa
Anche un altro potente antiossidante, l'acido alfa lipoico, si è
dimostrato altamente efficace nel facilitare il recupero da
avvelenamento da funghi. Berkson (1979) ha segnalato il successo della
cura di sei pazienti che soffrivano di danni epatici da avvelenamento da
funghi. Ancora un altro potente antiossidante, la n-acetil-cisteina, si
è dimostrato altamente efficace nel trattamento dell'avvelenamento da
funghi. Montanini et al. (1999) hanno segnalato il trattamento di 11
pazienti nella loro unità di cura intensiva. Dieci recuperarono con
successo, mentre un paziente con affezione epatica preesistente dovette
ricorrere al trapianto di fegato.
A tutt'oggi, non è ancora stato riconosciuto ufficialmente il ruolo
importante che la vitamina C e altri antiossidanti dovrebbero svolgere
nell'inversione affidabile ed efficace dell'avvelenamento da funghi.
Come in tante altre circostanze, si sono usate generalmente dosi
relativamente piccole di vitamina C per questo tipo di condizione, anche
se il lavoro di Laing, sopra citato, dimostra comunque che tali dosi
possono essere altamente efficaci. Anche in questo caso, non si trovano
nella letteratura studi sull'avvelenamento da funghi che abbiano
impiegato dosi alla Klenner di vitamina C. Come tante altre malattie, ci
sono argomentazioni convincenti per ritenere che il recupero da questo
avvelenamento sarebbe ancor più completo in una percentuale maggiore di
casi se si usassero tali dosi.
Come per numerose altre situazioni trattate in questo libro, gli autori che attualmente documentano il trattamento dell'avvelenamento da funghi non riferiscono o non sono neppure a conoscenza degli effetti della vitamina C, al contempo ignorando senza alcun motivo i benefici di un antiossidante come l'acido alfa lipoico.(Gussow, 2000; Conn's Current Therapy, 2001). In America e in molte altre zone del mondo, l'avvelenamento da funghi continua regolarmente ad uccidere adulti e molti bambini senza necessità. Tenendo conto della natura spietata e progressiva dell'avvelenamento da funghi, tutte le terapie che abbiano una qualche documentazione o la probabilità di essere clinicamente efficaci dovrebbero essere incluse nel protocollo di terapia.
Tratto
dal libro "Vitamina C: la via della guarigione"
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Berkson, B. (1979) Thioctic acid in treatment of hepatotoxic mushroom (phalloides)
poisoning.
The
Saunders Company.
Faulstich, H. and T. Wieland. (1996) New aspects of amanitin and
phalloidin poisoning.
Advances in Experimental Medicine and Biology 391:309-314.
Gussow, L. (2000) The optimal management of mushroom poisoning remains
undetermined.
The Western Journal of Medicine 173(5):317-318.
Laing, M. (1984) A cure for mushroom poisoning. South African Medical
Journal 65(15):590.
Montanini, S., D. Sinardi, C. Pratico, A. Sinardi, and G.
Trimarchi. (1999) Use of acetylcysteine as the life-saving
antidote in Amanita phalloides (death cap) poisoning. Case
report on 11 patients. Arzneimittelforschung 49(12):1044-1047