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L’uso continuo di antibiotici negli allevamenti minaccia la salute umana
Di
Adriana Doicaru – Agerpress Medipedia.ro
Tratto da http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8490
Mentre
l'Europa e negli Stati Uniti devono affrontare la minaccia di organismi
che sono resistenti agli antibiotici, l’edizione del venerdì del
quotidiano “The Independent” ha riportato che negli ultimi
dieci anni tra gli agricoltori del Regno Unito è fortemente aumentato
l'uso di farmaci che rischiano di sviluppare ceppi letali, che vanno a
indebolire la possibilità dei medicinali di curare le malattie.
Negli ultimi dieci anni è aumentato fino a un massimo di otto volte
l’utilizzo negli allevamenti di tre classi di antibiotici ritenuti
dall’OMS "di notevole importanza per la salute umana": le
cefalosporine, i macrolidi e fluourochinoloni. Nello stesso periodo, il
numero di animali è diminuito del 27% nei suini, del 10% nei bovini e
dell’11% negli uccelli.
Gli esperti dicono che l'agricoltura intensiva, che alleva migliaia di animali in condizioni di ristrettezza di spazio per la pressione esercitata sui prezzi dalle grandi catene di supermercati, consente all'infezione di diffondersi più rapidamente e necessità sempre di una quantità maggiore di antibiotici. L'impiego diffuso degli antibiotici negli animali da allevamento viene riconosciuto come un fattore importante nel facilitare lo sviluppo di batteri resistenti.
Il
mese scorso, gli scienziati britannici hanno identificato un nuovo tipo
di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina,
che è stato per la prima volta rintracciato in un gran numero di
animali nelle fattorie britanniche. Anche se questo organismo può
essere distrutto con la pastorizzazione, si teme che possa diffondersi
dai bovini agli esseri umani.
I geni resistenti che fanno parte del corredo del ceppo tossico di E.
coli possono trasferirsi ai ceppi residenti nell’uomo. La Germania è
stata lo scorso mese il centro di diffusione di un virulento ceppo di E.
coli resistente agli antibiotici, che ha ucciso 39 persone e ne ha
causato il ricovero di altre 3300: anche la sua propagazione è stata
attribuita a un uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti.
Questo
sviluppo sottolinea la minaccia globale portata dalla diffusione di
organismi che non rispondono ai farmaci esistenti. Si stima che
nell’Unione Europea ogni anno muoiano circa 25.000 persone a causa di
infezioni batteriche che sono resistenti agli antibiotici, secondo i
dati dell'OMS.
Gli ultimi dati rilasciati di venerdì dall’Health Protection
Agency britannica mostrano un forte aumento dei batteri resistenti
ai carbapenemici, un nuovo tipo di antibiotico potente, tanto da essere
diventato un "problema globale di salute pubblica". Gli
organismi resistenti sono stati per la prima volta individuati nel 2003
e in ben cinque casi nel 2007. Nel 2011 sono stati identificati fino a
maggio 657 casi, una cifra doppia del totale del 2010. Alcuni pazienti
hanno contratto una setticemia mortale.
L’HPA,
l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) e gli scienziati indipendenti
hanno messo in guardia sulla connessione tra l'uso delle moderne
cefalosporine e l'incidenza di MRSA. Il consumo dei farmaci era legato
alla presenza di organismi resistenti negli animali allevate, tra cui
l’E. coli e la salmonella. Mark Holmes, docente di medicina
veterinaria presso l'Università di Cambridge che ha guidato la ricerca
sul nuovo tipo di MRSA, ha dichiarato: "Le cefalosporine sono tra
gli antibiotici più efficienti e moderni e sono molto usati negli
animali da allevamento. Forse dovremmo tornare a usarle solamente per
gli esseri umani.''
La
Norvegia, la Danimarca e la Svezia stanno introducendo normative severe
sull'uso di antibiotici negli animali da allevamento, che richiederanno
una diagnosi specifica da effettuare con prove di laboratorio per
dimostrare quale tipo di antibiotico sia necessario. Ma in Gran Bretagna
questi farmaci sono comunemente usati per evitare la mastite ai bovini,
un'infezione della mammella che si verifica più frequentemente negli
animali munti in modo eccessivo.
Secondo le parole di Holmes: "Siamo l'unico paese dell'Unione
Europea che consente alle aziende farmaceutiche di vendere antibiotici
direttamente agli agricoltori. Penso che sia ragionevole aspettarsi che
le autorità debbano limitarne la vendita alle persone. Ci sono 18.000 i
produttori di latte e molti a malapena riescono a guadagnarsi da vivere;
per questo, andare da loro e dirgli di smettere di utilizzare gli
antibiotici è ridicolo. Le autorità dovrebbero essere pronte a
intervenire e dovrebbero trovare il modo migliore per proteggere gli
allevamenti dai ceppi resistenti agli antibiotici."
”Soil
Association” ha ''chiesto'' di porre fine all'uso routinario degli
antibiotici negli allevamenti da latte e l'introduzione di test completi
dell’MRSA per gli animali da allevamento, per i lavoratori agricoli,
per il latte e la carne.
Richard Young, consulente per le politiche per l'associazione, ha detto
che il uso sempre più diffuso degli antibiotici è stato causato dalle
esigenze innaturali dell'agricoltura intensiva: "Il problema di
fondo è che i supermercati vedono gli animali solo come ingranaggi di
un processo industriale. I margini di profitto sono incredibilmente
stretti. La maggior parte di questi problemi possono essere evitati con
processo meno intensivi, in modo che gli animali rimangano naturalmente
sani."
Gli
scienziati hanno allertato sulla resistenza agli antibiotici da decenni,
ma il problema si è acutizzato proprio quando il rilascio di nuovi
farmaci è diminuito in modo sostanziale. In occasione di un incontro
tenuto il mese scorso, l'OMS ha avvertito che l'uso sconsiderato degli
antibiotici potrebbe far ritornare il pianeta alla condizione esistente
prima della loro scoperta.
Un progetto di legge è stato presentato giovedì nel Senato USA per
incoraggiare lo sviluppo di nuovi antibiotici contro le infezioni che
resistono ai farmaci esistenti