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Agnellino, pane e vino
Eugenio
Benetazzo 27/02/2010 - www.eugeniobenetazzo.com
Per una volta tanto non voglio parlare di economia, ma di
una tematica alimentare di cui mi faccio portavoce durante il mio ultimo
show “Funny Money”. Non posso fare a meno di intervenire a seguito
del recente allontanamento di Beppe Bigazzi dai palinsesti RAI: questo
dovuto per aver raccontato uno spaccato di vita e storia italiana dei
primi decenni del secolo scorso, quando la preoccupazione principale non
era la perdita del posto di lavoro o la solvibilità di un prestito
obbligazionario, quanto piuttosto che cosa si sarebbe dato da mangiare
ai propri figli. Per chi non avesse ancora capito a che cosa mi sto
riferendo, Bigazzi durante una puntata della “Prova del Cuoco” ha
descritto sommariamente che cosa avveniva, in epoca di guerra e non
solo, quando si mangiavano i gatti per necessità o povertà.
Nella mia provincia (Vicenza appunto), questo episodio è
riecheggiato fragorosamente a livello mediatico per ovvie motivazioni
folkoristiche (chi non si ricorda gli sfottò durante il servizio
militare “vicentino maledetto hai mangiato il mio micetto”). Non che
sia a favore o giustifichi questi episodi (sono un devoto sostenitore
della LAV) ed usanze
alimentari del passato stile “L'albero degli zoccoli”, tuttavia mi
ha fatto molto più adirare come le cronache mediatiche abbiano scritto
fior di pagine sull'accaduto (più che altro perchè è stato
coinvolto un personaggio noto della televisione), mentre non si
soffermano un minuto a far comprendere, a tutti quelli che inorridiscono
per un povero micio cucinato al vapore, la mattanza dei poveri agnellini che sta avvenendo proprio
in questi giorni nei macelli italiani, per consentire di celebrare nel
conviviale calore della propria famiglia un rituale altrettanto
barbarico come quello della (Sanguinosa) Pasqua Cristiana.
In Italia alleviamo, cuciniamo e mangiano i conigli: per
altre popolazioni questo è grande segno di inciviltà in quanto il
coniglio è considerato un animale di affezione al pari del cane o del
gatto, quindi guai a chi sogna di mangiarlo. Lo stesso a mio modo di
vedere si potrebbe dire anche per il povero agnellino al quale viene
riservato un trattamento piuttosto crudele:
prima viene stordito, poi issato per una zampa, successivamente gli
viene incisa la giugulare, e quando sopraggiunge la morte per
iugulazione, allora passa alla operazioni di macellazione e porzionatura.
Questo dovrebbe avvenire in teoria secondo il regolamento sanitario che
definisce l'attività di macellazione, poi in pratica la fase di
stordimento spesso viene “tralasciata” o "dimenticata”
passando tosto alla recisione della giugulare da vivo ed in pieno
stato di coscienza.
E tutto questo per consentire a tutte quelle mamme e
ragazzini, recentemente indignati nel sentire in televisione di come si
cucinava un gatto in tempi di fame e guerra, di poter gustare un
abbacchio scottadito o un agnello al forno con patate alla menta nella Santa
e Barbarica celebrazione della Pasqua Cristiana. Volete veramente
trasmettere un messaggio di rinascita e resurrezione (intesa come una
nuova epoca per risorgere) quale ci si aspetterebbe per
Alla prossima Pasqua volete veramente abbracciare il
pensiero cristiano e farlo vostro? Volete contrastare la fame nel mondo?
Volete ridimensionare l'impatto ambientale dell'agricoltura e
dell'allevamento intensivo? Volete avere acque di falda più pulite?
Volete salvare l'Amazzonia dalla deforestazione? Volete limitare
l'effetto serra? Per chi non lo sapesse, le deiezioni gassose dei
bovini sono la principale causa dell'effetto serra sul pianeta. La
soluzione a tutto questo esiste. Si chiama contingentamento del consumo
di carne animale da allevamento intensivo (o meglio ancora la totale
abolizione): il reale male del pianeta e la causa di moltissime
patologie che colpiscono l'uomo in questi ultimi decenni. Cercate d'ora
in poi, cominciando con quest'anno, di celebrare una Santa Pasqua
e non una Sanguinosa Pasqua Barbarica: diventate anche voi fautori
di un cambiamento per migliorare il nostro pianeta e preservarlo da
quello che è considerata la peggiore minaccia per la sua stessa
sopravvivenza.
Preserve
our planet: it's up to you.