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Studio viziato tenta di screditare l’impiego della Vitamina D nella prevenzione del cancro alla prostata
Traduzione per Disinformazione.it a cura di Stefano Pravato  
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Il 27 maggio 2008, il Journal of the National Cancer Institute ha pubblicato una analisi della popolazione sulla correlazione tra il rischio di cancro alla prostata e il livello serico di 25-idrossi vitamina D in persone anziane.1
I risultati dello studio hanno portato gli autori a concludere che la vitamina D non diminuisca il rischio di cancro alla prostata e, inoltre, che maggiori livelli di 25-idrossi vitamina D nella circolazione possano essere associati ad un aumento del rischio di forme più aggressive di cancro prostatico.

Dati i sorprendenti risultati dello studio, e il fatto che altri studi mostrino che livelli elevati della forma attiva della vitamina D hanno forti effetti anti-cancro inibendo nel contempo la crescita e la diffusione delle cellule di questo cancro,234 il team scientifico della Life Extension ha eseguito un accurato esame dello studio in questione.
In questa confutazione, Life Extension esamina con meticolosità i numerosi vizi presenti in questo studio finanziato tramite fondi governativi. Per coloro che non vogliano leggere questi dettagli tecnici, riportiamo di seguito tutto quello che devono sapere le persone che prendano integrazione di vitamina D:

Nello studio, solo il 6.3% degli uomini diagnosticati di cancro alla prostata stavano assumendo almeno 1.000 IU di vitamina D quotidiana dal cibo (solo 49 uomini sul totale di 781 diagnosticati). Inoltre, i livelli sanguigni di vitamina D nei soggetti dello studio erano globalmente talmente bassi da rendere verosimile che la maggior parte dei soggetti non assumesse nessun tipo di vitamina D integrativa.

Pertanto, i risultati di questo studio non hanno nessun rilievo per uomini che stiano assumendo le quantità di vitamina D raccomandate per l’ottenimento di livelli sanguigni ottimali.
Dai sintetici titoli apparsi nei media sembrava che questo studio mostrasse che non ha senso assumere integrazioni di vitamina D, quello che succede in realtà è che i soggetti dello studio non stavano proprio assumendo nessuna integrazione di vitamina D.

Come potete leggere, sono presenti numerosi altri vizi che rendono i risultati dello studio completamente senza significato. Stante la sua pubblicazione in una rivista finanziata dal governo, questo studio dissuaderà molti anziani Americani dal prendere vitamina D, il che è una gran notizia per le compagnie farmaceutiche che vendono medicinali per curare le molteplici malattie degenerative provocate da una deficienza di vitamina D.

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1. Ahn J, Peters U, Albanes D, Purdue MP, Abnet CC, Chatterjee N, Horst RL, Hollis BW, Huang WY, Shikany JM, Hayes RB; For the Prostate, Lung, Colorectal, and Ovarian Cancer Screening Trial Project Team. Serum Vitamin D Concentration and Prostate Cancer Risk: A Nested Case-Control Study. J Natl Cancer Inst. 2008 May 27.
2. Skowronski RJ , Peehl DM , Feldman D . Vitamin D and prostate cancer: 1,25 dihydroxyvitamin D3 receptors and actions in human prostate cancer cell lines . Endocrinology . 1993 ; 132 ( 5 ): 1952 – 1960.
3. Peehl DM , Skowronski RJ , Leung GK , Wong ST , Stamey TA , Feldman D . Antiproliferative effects of 1,25-dihydroxyvitamin D3 on primary cultures of human prostatic cells . Cancer Res. 1994 ; 54 ( 3 ): 805 – 810.
4. Oades GM , Dredge K , Kirby RS , Colston KW . Vitamin D receptor dependent antitumour effects of 1,25-dihydroxyvitamin D3 and two synthetic analogues in three in vivo models of prostate cancer .
BJU Int .2002 ; 90 ( 6 ): 607 – 616 .

 
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