Per un'équipe tedesca la genesi dell'esistenza sulla Terra sarebbe stata favorita dal clima più rigido e non dal riscaldamento

La vita venuta dal freddo
Di Giovanni Scafuro – «Avvenire» 20 novembre 2003

Un inedito «big bang» biologico causato da basse temperature che contrasta con altre ipotesi finora accreditate dagli studiosi

Sarebbe il freddo e non il caldo ad aver deciso lo sviluppo della vita sulla Terra. È questa la sorprendente conclusione a cui stanno pervenendo alcuni biofisici, biologi, geologi e biochimici per determinare con esattezza le condizioni che hanno portato la vita sul nostro pianeta. La teoria è stata avanzata da un gruppo di ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research guidati da Werner von Bloh, che hanno pubblicato i risultati dei loro studi sulla rivista Geophysical Research Letters. Finora, quattro sono le teorie più attentamente studiate per spiegare l'origine della vita. Tra esse, due sono le più accreditate: la prima è quella che ipotizza la vita scaturita dall'effetto combinato tra bombardamento meteoritico e innalzamento della temperatura della crosta terrestre; la seconda è che - invece - il germoglio dell'esistenza provenga dai fondali marini. Secondo questa ipotesi l'oceano è stato, circa 4 miliardi di anni fa, una specie di incubatrice, dove le «tettarelle» erano sorgenti termali di origine vulcanica. Delle «fumarole», in sostanza, sottomarine, attorno alle quali si sviluppò, circa mezzo miliardo di anni fa, un esteso ecosistema di animali che potevano sopravvivere al buio. A cominciare da alcuni batteri. Un sistema, quindi, che avrebbe garantito un ambiente termico adeguato per la vita al riparo dagli sbalzi termici che in quel momento avvenivano sulla crosta terrestre, a causa dei sommovimenti tellurici e del bombardamento meteoritico.

Una terza ipotesi prevede che la vita si sia formata e diffusa nei primi strati del sottosuolo, attraverso un complesso scambio fisico-biochimico che avrebbe portato allo sviluppo di molecole prebiotiche. E sembra proprio che quest'ultima teoria venga premiata dagli studi degli scienziati tedeschi. Infatti, secondo i ricercatori di Potsdam, la caduta di meteoriti non sarebbe stata in grado di produrre sufficienti concentrazioni di molecole prebiotiche a causa degli sbalzi termici, che non avrebbero fat to bene allo sviluppo e alla differenziazione della vita. Tant'è che - secondo il professor Von Bloh - intorno a mezzo miliardo di anni fa, e cioè quando iniziarono a diffondersi specie vegetali complesse, il «big bang» biologico non fu caratterizzato da temperature più alte, bensì da un loro calo dovuto a una complessa interazione con lo sviluppo delle specie vegetali che si stavano diffondendo. Non fu quindi - secondo i ricercatori - l'aumento della temperatura conseguente ai violentissimi sommovimenti vulcanici e tellurici ad aver acceso il cerino della vita, quanto l'effetto biochimico indotto dall'«inquinamento» ambientale delle prime specie vegetali presenti sulla Terra. Parliamo di 540 milioni di anni addietro, in quel lontanissimo periodo dell'evoluzione del pianeta chiamato Cambriano. Spiega lo scienziato: «Se tornassimo indietro nel tempo a quel periodo, vedremmo uno spettacolo abbastanza sorprendente. In primo luogo, la diffusione delle piante aveva causato un aumento dell'erosione dei suoli. Forte in quei terreni era la presenza di calcio, che così esposto all'anidride carbonica dell'atmosfera avrebbe reagito, creando del carbonato di calcio al suolo».

Questo sale sarebbe stato trasportato dalle piogge nei fiumi e da lì immagazzinato sul fondo degli oceani. Il processo - secondo la teoria proposta - avrebbe provocato una sorta di «effetto serra» al contrario, che avrebbe determinato il raffreddamento della Terra. Per il ricercatore tedesco, una temperatura atmosferica più bassa avrebbe favorito lo sviluppo di specie vegetali più complesse, che avrebbero raffreddato ulteriormente l'atmosfera. In circa 40 milioni di anni, la temperatura media del pianeta sarebbe scesa da una media di 30 gradi ad una di 15. La suggestiva ipotesi di von Bloh sarebbe avvalorata dall'analisi fisico-chimica delle rocce che la datazione al carbonio 14 colloca nella fascia tra 800 e 500 milioni di anni fa, le quali dimostrerebbero inoppugnabilmente un «notevole raffreddamento».

Brutte notizie anche per l'altra ipotesi, quella «oceanica» della formazione della vita. Un altro annuncio, dato la settimana scorsa dalle colonne della rivista Nature, sembrerebbe dimostrare che le fontane abissali marine di acqua calda siano, in realtà molto più giovani di quello che si reputava. Anche questo sorprendente annuncio dato da un'équipe di ricercatori americani diretta da Gary Byerly, un geochimico dell'università della Louisiana, ha suscitato scalpore nel mondo scientifico. Rimane, comunque, lo scetticismo di parte del mondo scientifico, in particolare dai geologi. Martin Brasier dell'università di Oxford ribadisce: «C'è un collegamento molto forte tra la nascita della vita sulla terra e le sorgenti idrotermali. Quest'annuncio non rompe il paradigma».

 
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