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I
        terroristi di Cernobbio
        di
        Carlo Bertani - 4 settembre 2006
…e lo Stato s’indigna, s’impegna,
        poi
        getta la spugna con gran dignità…
        Fabrizio
        de André – Don Raffaé – 1990
Come
        ogni anno, il Gotha dell’economia, dell’industria e della politica
        s’incontra a settembre a Cernobbio per definire le linee guida
        dell’economia italiana: l’anno economico non inizia mai il primo di
        Gennaio ma il primo di Settembre, dopo il ritorno dalle vacanze e quando
        si deve preparare 
        Ah, che bel gioco 
A
        settembre tutti sono più seri ed attenti: le parole che più vanno di
        moda sono “rigore” e “sviluppo”, mentre “speranza” e
        “benessere” vengono rinviati alla prossima campagna elettorale, mica
        sono fessi.
        Per giustificare quello che ci fregheranno nel prossimo anno devono
        trovare delle giustificazioni: gli scorsi anni era la crescita a non
        essere sufficiente, il gettito fiscale scarso (con tutti quei
        condoni…) e bisognava tirare la cinghia.
        Oggi la crescita è un po’ aumentata ed il gettito fiscale pure: come
        giustificare la “mannaia” per il 2007?
La
        prima scusa è l’Europa: ragazzi, se vogliamo rimanere in Europa
        mettetevi a novanta gradi e rimaneteci, perché per stare nell’UE
        bisogna sollevare il sederino, non lamentarsi e, possibilmente, cantare.
        Per parecchi anni Tremonti fece delle leggi Finanziarie che non vinsero
        il primo premio soltanto perché quelle di Paolo Cirino Pomicino sono
        tuttora un record imbattuto: l’ex ministro democristiano ripropose il
        famoso “gioco delle tre carte” nella finanza, dopo che era stato
        proibito persino nelle aree di servizio delle autostrade.
        Nel 1992, l’allora ministro Goria se ne andò in televisione a dire
        che “entro qualche mese non ci sarebbero più stati soldi per pagare
        stipendi e pensioni”, ed inaugurò con quell’esternazione una serie
        di Finanziarie che ricacciarono in gola agli italiani la voglia di
        vivere. Non si fanno più figli in Italia? E lo crediamo bene: con la
        cinghia che ci fanno tirare passa anche l’appetito, altro che far
        figli.
Quest’anno
        va molto di moda la “questione” pensioni: dobbiamo risistemare le
        pensioni perché ce lo chiede l’Europa, perché la gente invecchia e
        non si decide a morire (ma vi sembra questo il modo di comportarvi
        nell’economia liberista globalizzata?), cosicché la finanza langue
        per colpa di legioni di sciagurati pensionati che dilapidano la
        ricchezza del Paese, comprando pane, latte e – la domenica – un
        biglietto del tram per andare a trovare i nipotini.
        Abbiamo cercato di ridurre la sanità al minimo per cercare di farli
        ragionare – è forse bello continuare a sopravvivere in questo modo?
        – ma gli italiani resistono e non crepano, accidenti a loro.
Non
        importa se Tremonti presentava delle Finanziarie dove sosteneva di
        colmare i “buchi” di bilancio vendendo 
        Se qualcuno ha ancora dei dubbi, provi a considerare di pagare una rata
        del mutuo con la promessa della futura vendita di un bosco ereditato da
        un lontano parente: se 
Il
        bello della faccenda è che per anni l’UE ha accettato le Finanziarie
        piene dei “pagherò” che Tremonti s’inventava da un giorno
        all’altro: le case dei militari, i palazzi della politica (quelli li
        ha venduti, e lo Stato li affitta con una pigione annua astronomica, che
        in pochi anni restituirà ai “buoni” acquirenti – i soliti ignoti
        – l’intero capitale), le spiagge. Se fosse rimasto sulla poltrona
        dell’Economia siamo curiosi di sapere cosa si sarebbe inventato: la
        vetta del Cervino? l’interno dell’Etna? il fondo del Tirreno?
        Eppure – meraviglia delle meraviglie – l’Europa accettava tutto,
        anche i biglietti delle Ferrovie obliterati.
        Cambia il governo e da Prodi, l’Europa, s’attende serietà: come può
        non essere serio l’ex presidente della Commissione Europea?
        Finalmente riforme “strutturali”, ossia mettersi a novanta gradi:
        quando sento la parola “strutturale” – non so perché – avverto
        un brivido lungo la schiena.
La
        prima riforma è quella delle pensioni: italiani, lavorate di più e
        sbafate di meno! Qualcuno ricorda che Berlusconi diminuì le aliquote
        IRPEF (le imposte sul reddito delle persone fisiche) per i redditi che
        superavano i 500.000 euro annui? Lor signori devono continuare a pagare
        meno tasse e noi dobbiamo farci tagliare le pensioni?
        Puntualmente, giungono statistiche allarmanti (per noi che dobbiamo
        rimanere a novanta gradi) e rassicuranti per coloro che devono
        sorvegliare che ci restiamo, ben fermi e senza protestare troppo.
        “La spesa pensionistica – nel 2006 – è aumentata di 3,8
        miliardi”. Punto. Messa giù così sembra una sentenza senza appello:
        fintanto che non troveremo i 3,8 miliardi – cari italiani – rimanete
        con il sedere all’aria.
Se
        invece ci prende la curiosità d’andare a verificare a quanto ammonta
        la spesa pensionistica in Italia la cosa si sgonfia da sola: furono
        151,8 miliardi nel 2005 e dovrebbero essere circa 155,6 miliardi nel
        2006, il che significa che la spesa pensionistica è aumentata di circa
        il 2,5%, ossia pressappoco come l’inflazione (quella che ci
        raccontano) e le retribuzioni (che, con il trucco di dare gli arretrati
        a contratto abbondantemente scaduto, è un’altra presa per i fondelli[1]).
        Potrà esserci lo scarto di qualche decimale, ma non sembra proprio che
        su simili valori si possa intessere una retorica da Repubblica di
        Weimer. Io, quasi quasi, mi rialzerei e proverei a riallacciarmi i
        calzoni.
        Come possiamo chiamare questo modo di fare?
        Terrorismo economico, disinformazione, presa per il…
        Non importa: vediamo, invece, come i nostri solerti parlamentari hanno
        risolto per loro stessi il problema delle retribuzioni e delle pensioni:
| 
                 Stipendio
                base  | 
              
                 Euro
                9.980  | 
            
| 
                 Portaborse  | 
              
                 Euro
                4.030 (normalmente un parente)  | 
            
| 
                 Rimborso
                spese affitto  | 
              
                 Euro
                2.900  | 
            
| 
                 Indennità
                di carica  | 
              
                 Euro
                335 - 6.455 (secondo la carica)  | 
            
| 
                 Stipendio
                totale  | 
              
                 Euro
                19.150  | 
            
Oh,
        per lo stipendio siamo a posto…l’ultimo aumento – a gennaio 2005
        – era stato di “soli” 1.135 euro il mese: ah, attenzione, per non
        infastidire la ragioneria dello Stato con elaborati calcoli, tutti gli
        emolumenti sono esenti da tasse. Fra un po’ saranno due anni senza
        aumenti…che dite, è ora di “ritoccare” un po’ lo stipendio?
        E
        per i “trombati”, ossia per coloro che non riescono nemmeno più a
        rimediare un posto da consigliere regionale, provinciale, comunale…che
        si fa?
        Il dramma della disoccupazione colpisce senza preavviso: da un giorno
        all’altro ti ritrovi senza portaborse, solo in una piazza romana
        spazzata dal vento e ti tocca osservare i tuoi ex colleghi che entrano a
        Montecitorio e che ti salutano appena. Sì, sei diventato come un
        lebbroso, un clochard da evitare: chissà se avranno anche cancellato il
        mio numero di cellulare dal loro?
Adesso
        ti tocca comprare la scheda del telefonino, pagare il dentista, il
        ristorante…
        Sì, perché ”prima” avevi gratis: cellulare, cinema, teatro, spese
        postali, autobus, metropolitana, ferrovie, aerei (nazionali),
        autostrade, piscine, palestre, cliniche, ristoranti…
        Chi non ha mai provato sulla propria pelle il dramma di perdere il posto
        di lavoro non potrà mai capirli: per fortuna, molti italiani possono
        – dopo che i vari boiardi di Stato si sono “mangiati” la chimica,
        l’elettronica e tanto d’altro – comprenderli per aver vissuto
        personalmente quell’esperienza, e potranno capire perché – dopo
        soli 35 mesi da parlamentari – hanno diritto a ricevere una pensione
        di circa 3.000 euro. Poveracci, caduti così in basso. Noi contiamo gli
        anni, loro i mesi; per noi le pensioni si contano con le centinaia, per
        loro con le migliaia: e che volete che sia un piccolo salto
        d’esponente!
Un
        altro difficile problema che gli italiani devono affrontare è quello
        delle famiglie monoreddito: con un solo stipendio si campa poco e male.
        Non ci sono i soldi per far studiare i figli, per cambiare l’auto che
        va in pezzi, per l’affitto: eh, se fossimo in due a lavorare…
        I nostri solerti rappresentanti hanno trovato il modo di risolvere il
        problema semplicemente, in famiglia: la legge elettorale varata dal
        centro destra prevede che siano i partiti stessi ad individuare i
        candidati? Che pessima scelta: l’elettore non vota più un
        rappresentante, bensì compie un atto di pura e sincera fede nei
        confronti di un partito che sceglierà il meglio per lui.
Se
        così stanno le cose, tanto vale scegliere il meglio: Ferrando osò
        chiamare “resistenza” la guerriglia irachena? Vade retro satana!
        Colpito dallo strale di Giove-Bertinotto, oggi assiso sul più alto
        scranno della Camera.
        Come colmare i vuoti lasciati da questi sostenitori del terrorismo?
        Di Pietro ha addirittura messo in lista un tale De Gregorio senza sapere
        (?) che era molto stimato in Forza Italia (dalla quale proveniva!), al
        punto che si è fatto eleggere Presidente della Commissione Difesa al
        Senato con i loro voti ed oggi vota regolarmente – in commissione –
        con il centro destra. C’è da chiedersi come fece un simile aquilotto
        – quando era magistrato – a sbrogliare una matassa come quella di
        Mani Pulite: forse divenne deputato proprio perché seppe fermarsi al
        punto giusto, prima di toccare “nodi” troppo dolenti.
Nei
        DS, invece, è la famiglia a tenere banco: non dobbiamo forse fonderci
        in un solo partito con 
        Via allora con le mogli! 
        Le signore Fassino, Bassanini e Bassolino hanno così visto schiudersi
        di fronte ai loro occhi i portoni di Montecitorio; comprendiamo le loro
        ansie: e se capita una giovane e procace deputata che me lo acchiappa?
        Eh no, cari signori, voglio esserci io – là dentro – a controllare!
        E poi, suvvia: con il solo stipendio di mio marito non ce la facevamo
        nemmeno ad andare in vacanza a S. Moritz per qualche settimana…con
        tutte quelle spese…le colf, il mutuo per la villa in Sardegna, gli
        autisti…no, con 38.300 euro il mese – adesso – ci siamo proprio
        tolti le preoccupazioni!
        “Così è se vi pare”, e se non vi pare va bene lo stesso, tanto
        comandiamo noi.
Come
        abbiamo fatto a giungere a questo punto? Come abbiamo fatto a portare
        sui più alti scranni della Repubblica Morticia-Fassino, Rénard-Bassanini,
        Bassolino o’ guapp’e, Big-Jim-Rutelli… e poi lo sceriffo di
        Nottingham Berlusconi, Fini-Alalà, monsignor Casini (con più
        mogli)…Calderoli che ha perso le pecore, Bertinotti la classe operaia,
        Tremonti 
        Tutto è iniziato con un abile gioco di squadra negli anni ’70: in
        quella stagione, circa un milione d’italiani sostenevano la cosiddetta
        sinistra parlamentare. Il dibattito non verteva sulla liceità dei PACS
        o su quella dei ticket farmaceutici ma sul significato del concetto di
        proprietà, se essa doveva essere servire per arricchire pochi oppure
        garantire una miglior qualità della vita per tutti.
Quello
        era vero dibattito politico, non le fregnacce che ci vengono a
        raccontare.
        Il dibattito di quegli anni, però, non era limitato ai soli gruppi
        extraparlamentari, ma coinvolgeva anche i partiti della sinistra e
        numerosi ambienti cattolici: un dibattito aperto, a volta aspro,
        pericoloso.
        Tutto finì affogato nel sangue delle Brigate Rosse: per colpa di circa
        5.000[2]
        idioti un’intera generazione fu gettata nella spazzatura.
        La politica, però, doveva proseguire su binari prestabiliti ed allora
        s’iniziarono a premiare con fulgide carriere coloro che si mostravano
        “responsabili”: una pletora di portaborse invase le amministrazioni
        locali e, da lì, fece il salto verso il Parlamento.
Non
        mancarono certo le eccezioni: la pornostar Cucciolina, qualche arbitro
        (Lo Bello), alcuni calciatori (Rivera), conduttori televisivi (Jerry
        Scotti) e tanti “signor nessuno” che avevano portato borse, fissato
        riunioni e cotto le frittelle ai vari festival dei partiti per anni ed
        anni.
        Risultato: una classe politica più abituata ad obbedire che a
        progettare. Se in quegli anni si proponeva “l’immaginazione al
        potere”, lo slogan di quella gente fu il logico contrappasso: “non
        si muova foglia che il segretario non voglia”.
        Trascorsero gli anni e “piccoli portaborse crebbero”: ecco chi
        abbiamo eletto al Parlamento, ecco chi sono i nostri rappresentanti.
Vogliamo
        fare la controprova? I premi Nobel italiani entrano in Parlamento solo
        in età veneranda ed alcuni ne sono tuttora esclusi. Carlo Rubbia?
        Colpito da ostracismo – quando presiedeva l’ENEA – giacché osò
        dimostrare che era possibile creare energia dal sole con metodi
        relativamente semplici e poco costosi. Dario Fo? Cacciato dalla RAI
        perché non sufficientemente allineato con il potere democristiano;
        quando vinse il Nobel, Berlusconi lo schernì chiamandolo “guitto”:
        quel “guitto” – per decenni – mostrò al mondo la bandiera del
        teatro italiano, la cultura italiana, mica le visioni oniriche di
        Tremaglia.
        Il più bravo attor comico che abbiamo – Beppe Grillo – è
        considerato alla stregua di un dissidente della vecchia URSS: non lo
        mandano in Siberia soltanto perché qui non abbiamo 
Il
        Festival di Sanremo – la vetrina della canzone italiana – ha sempre
        fatto a meno di coloro che la canzone italiana di qualità l’hanno
        creata: chi ha mai visto a Sanremo De Gregori, De André, Guccini ed
        altri ancora? Ci vanno gli altri, i “portaborse” della
        canzone. 
        La
        classe politica italiana è tra le più pagate al mondo – seconda solo
        a quella USA – ma vale quel che costa? In altre parole, quel miliardo
        e mezzo di euro che ci costa ogni anno, ci viene reso sotto forma
        d’interventi che migliorano l’esistente?
        Dobbiamo riflettere che non è tanto importante quanto costa una classe
        politica, quanto il rapporto fra i costi ed i benefici ottenuti. Vediamo
        qualche esempio.
Siamo
        stati trascinati in una faida all’arma bianca per il Ponte sullo
        Stretto di Messina: chi è contrario viene presentato come un
        affossatore dei siciliani ed un inguaribile retrogrado.
        
        Sono
        trascorsi trent’anni: cos’è stato fatto? Ci penserà aquilotto Di
        Pietro: siatene certi.
Nel 2003, ci fu la prima avvisaglia di un problema che gli scienziati avevano già indicato, ossia la carenza idrica dovuta al mutare del clima, ma che il clima muta non è dimostrato ed allora alla politica non interessa. Magari interessa di più agli agricoltori.
Nel
        2006 il fenomeno si ripete, e le organizzazioni di categoria lanciano
        l’allarme:
        “Ormai i danni accertati arrivano ad un miliardo di euro. Le
        conseguenze non sono soltanto per il Nord Italia. Il maltempo di queste
        ultime ore sta provocando effetti gravi in quasi tutte le regioni. E si
        prospetta sempre più una “ferita” da 1,5 miliardi di euro. Al
        momento risultano “tagliate” le produzioni di riso, cereali, mais,
        frutta e ortaggi, mentre ci sono pesanti rischi per i vigneti (la
        prossima vendemmia si preannuncia al ribasso) e gli uliveti.”[3]
Siccità
        e precipitazioni violente sono il mix che causa i disastri: come
        reagisce la classe politica? Il governo Prodi crea subito una “cabina
        di regia” per sorvegliare la situazione: Berlusconi forse, nel 2003,
        non fu nemmeno informato del fenomeno.
        Una “cabina di regia” – mentre il mais secca nei campi e l’uva
        viene triturata dalla grandine – è certamente quel che serve per
        salvare la polenta ed il vino: non sarebbe stato meglio crearla quando
        si poteva fare qualcosa per arginare il fenomeno?
        La guerra dell’acqua vede sul piede di guerra da un lato gli
        agricoltori e dall’altro l’ENEL, ossia l’acqua conservata
        gelosamente nei bacini in alta montagna per trasformarla in energia
        quando il prezzo è più vantaggioso.
Siamo
        alla solita guerra dei poveri, perché c’è poca acqua, i fiumi sono
        in secca ed i grandi laghi ai “minimi storici”.
        Ora, se i grandi laghi prealpini hanno dei minimi avranno anche dei
        massimi, e così è: il Lago Maggiore ha addirittura un’escursione di
        circa 
        In primavera, i laghi raggiungono alti livelli con le piene primaverili
        e lo scioglimento delle nevi, ma tutta quell’acqua se ne va con il
        finire della primavera ed in estate – quando servirebbe – sono già
        ai livelli minimi.
        Basterebbero tre chiuse, solo tre chiuse che permettessero di mantenere
        i laghi agli alti livelli primaverili per rilasciare poi lentamente
        l’acqua durante l’estate ed utilizzarla per gli usi irrigui.
Costo?
        Qualche milione di euro, non miliardi come il Ponte sullo Stretto. Poca
        roba, non vale la pena d’impegnarsi: c’è poco da “raschiare”.
        Quanta acqua si riuscirebbe a trattenere in questo modo?
        Circa 1 miliardo e mezzo di metri cubi d’acqua. A quanto ammonta la
        portata del Po nella stagione di magra? A circa 420 m3/s [5],
        e con quell’acqua sarebbe possibile raddoppiare la portata del Po per
        un periodo pari a circa 41 giorni, ossia proprio nei momenti più acuti
        della siccità.
        Non ci sarebbero problemi tecnici di sorta e la navigazione lacustre non
        ne soffrirebbe, con una piccola chiusa di servizio sarebbe garantita
        anche la circolazione dei natanti dal lago ai fiumi e, installando delle
        turbine Kaplan alla caduta d’acqua per produrre energia elettrica, con
        il trascorrere del tempo ci si potrebbe pure guadagnare qualcosa.
Troppo
        semplice, non ci si può imbastire sopra una bella polemica con
        l’opposizione, non si riesce a litigare a sufficienza: se non
        riusciamo a litigare su qualcosa dal Vespone, gli ascolti calano e 
        Curiosità: chi avranno chiamato a presiedere la “cabina di regia”?
        Il portaborse di un portaborse? Un docente universitario parente od
        amico di qualche notabile? Scommettiamo che la prossima estate
        ricicleranno gli stessi comunicati e la medesima “cabina di regia”?
Oggi
        tiene banco il Libano, ed i nostri soldati sono partiti ancora una volta
        per l’Oriente: speriamo che tornino tutti sani e salvi. Quanto costerà
        la missione? Circa 300 milioni di euro l’anno per cinque anni. Ad
        occhio e croce sembrano un po’ pochini, ma prendiamo per buona la
        cifra.
        L’esborso viene dichiarato “compatibile” con il bilancio dello
        Stato, le pensioni e gli stipendi no: gli italiani hanno compreso
        d’essere oramai “incompatibili” con il bilancio statale, difatti
        non fanno più figli.
        Ovviamente la cifra dovrà essere messa a bilancio nelle uscite, e per
        le entrate bisognerà tagliare qualcosa: sarà richiesta
        “moderazione” nei contratti, la “revisione” delle pensioni,
        magari qualche nuovo “ticket” sanitario (vi decidete a crepare sì o
        no?).
Eppure
        lo Stato getta al vento ogni anno la stessa cifra e non lo sa, oppure lo
        sa e fa finta di non saperlo, o ancora lo sa e gli sta bene così.
        Sapete che quasi tutte le scuole italiane – durante le vacanze
        natalizie e pasquali – rimangono aperte? Per far andare al lavoro
        bidelli e segretari si scaldano strutture enormi, mentre se fossero
        vuote basterebbe, per evitare danni, la sola impostazione anti-ghiaccio
        dell’impianto di riscaldamento.
        Le scuole sono tenute aperte giacché devono consegnare certificati e
        diplomi anche durante le vacanze: immaginate quante persone (!) si
        recano in quei periodi a ritirare un documento, il quale potrebbe anche
        essere inviato per via telematica (cosa ha combinato – in cinque anni
        – il Ministro per l’Innovazione Stanca? Dev’essersi veramente
        stancato molto…oppure era più “attento” alla sperimentazione
        informatica del voto elettorale? Non mancava ad una riunione con Pisanu
        e Berlusconi…)
Quanto
        si spende per scaldare queste scuole vuote? Ho eseguito un rapido
        calcolo, considerando cubature medie di 
        Un calcolo con alcune approssimazioni, ma che conduce a valutare
        l’importo fra i 200 ed i 250 milioni di euro l’anno, sparsi
        letteralmente al vento: circa la metà di un rinnovo contrattuale per la
        scuola, che ad ogni trattativa scatena l’inferno, oppure il
        finanziamento della missione in Libano.
Potremmo
        trovare molti di questi esempi, ma ciò che manca a questa gente è
        proprio la volontà di rimboccarsi le maniche per fare in modo che gli
        italiani stiano meglio: con quelle tre misere chiuse, probabilmente non
        avremmo avuto 1,5 miliardi di danni in agricoltura nel solo 2006, ed
        oggi avremmo più ricchezza e qualche problema in meno.
        Ci sarebbero moltissimi comparti nei quali metter mano per risolvere
        veramente i problemi: l’energia, i trasporti, l’istruzione,
        l’innovazione tecnologica, i rapporti con le realtà economiche
        emergenti…
        Troppo, per delle persone che sono state abituate ad ubbidire al
        segretario di sezione, di federazione, al capogruppo, al cardinale, al
        grande finanziere, al potente di turno: quando si trovano a dover
        decidere autonomamente sono sperduti, perché non sanno più a chi
        obbedire.
Operiamo
        un piccolo paragone con 
        Le banche spagnole sono tornate ad essere un punto d’incontro con
        l’America Latina e gli spagnoli – anche se il loro reddito è ancora
        inferiore al nostro – sono più felici degli italiani, vedono il
        futuro meno nero.
        La
        classe politica spagnola, però, si formò quasi di sana pianta con la
        fine del franchismo nel 1975: Aznar e Zapatero potranno piacere oppure
        no, ma sono due seri politici di destra e di sinistra, mica dei
        pateracchi informi come i nostri.
In
        mancanza d’idee, l’unico spazio che riescono a trovare i nostri
        politici è quello di scannarsi all’arma bianca per dividersi fra i
        vari dicasteri le risorse disponibili della Finanziaria. E quando non
        bastano? Giù a novanta gradi!
        In definitiva, se a settembre ci viene chiesto ogni anno che passa
        d’accettare qualche sacrificio in più, un po’ di stato sociale in
        meno, qualche aggravio – palese o nascosto – per la nostra vita,
        perché a questa gente non salta in mente che magari sono loro ad essere
        inadeguati, a non essere una classe politica in grado di governare
        questo paese?
        Non siamo noi a doverci rimboccare le maniche ad ogni settembre che
        passa: ‘o pesce, fete da a’ capa.
Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it
[1]
            L’ultimo contratto dei lavoratori della scuola prevedeva un
            aumento contrattuale del 5% su base biennale e fu firmato a maggio
            2005 dall’allora governo Berlusconi. I soldi, però, arrivarono in
            due o più scaglioni nei mesi da Gennaio a Marzo 2006, ossia circa
            nove mesi dopo. Con un’inflazione al 2,1 % (facciamo finta di
            crederci…) in nove mesi lo Stato si riprese circa l’1,7% di quel
            5%. Lo stesso trattamento – a volta ancora peggiore – lo
            subirono altre categorie, come i metalmeccanici e gli
            autoferrotranvieri.
            [2]
            Tanti furono coloro
            che entrarono nei vari processi per le BR, compresi gli imputati
            minori, i cosiddetti “fiancheggiatori”.
            [3]
            Confederazione
            Italiana degli Agricoltori, comunicato del 9/8/2006.
            [4]
            Fonte: Limno – Banca
            dati dei laghi italiani – IRSA-CNR.
            [5]
            Fonte: Consorzio Navigare sul
            Po.