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Strategie agostane per la cura della vista
di Rishi Giovanni Gatti - 8 agosto 2006
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Riassumiamo qui, dall’alto della nostra quinquennale esperienza di divulgazione della vera cura della vista, alcune strategie da applicare per favorire il buon esito dell’auto-trattamento secondo i metodi di rilassamento mentale scoperti da W. H. Bates.
Eliminare gli occhiali da vista, da sole, e le lenti a contatto: questo è l’unico vero primo principio da attuare se si vuole ottenere un qualche risultato concreto.  Non è possibile praticare l’auto-trattamento e nel contempo continuare con le lenti correttive.  Prima si capisce e si accetta questo dato di fatto, prima si comincia il percorso di guarigione.  Chi ha difetti lievi della visione, può metterlo subito in pratica senza troppi fastidi.  Chi ha difetti più gravi, deve sottoporsi ad un periodo di “transizione” nel quale comincia a fare a meno delle stampelle ottiche in situazioni “protette”, ricorrendo di nuovo ad esse in tutti gli altri momenti della giornata.

Vengono definite “protette” quelle situazioni nelle quali anche chi soffre di miopie elevatissime, superiori alle 15 diottrie, o ipermetropie serie, superiori alle 5 diottrie, può tranquillamente stare senza occhiali e guardarsi intorno senza problemi.  Ad esempio, il terrazzo di casa, se ben soleggiato, una volta tolte le lenti, non fa paura e garantisce la possibilità di un adattamento veloce alle nuove condizioni.  Al contrario, uscire di sera è una situazione assolutamente da sconsigliare, in questa fase preparatoria.  
Durante il periodo di transizione, la persona si osserva, vede come gli occhi tendono di per sé ad avere momenti di miglioramento della visione, e quindi vede cadere proprio davanti ai suoi stessi occhi il tabù medico/ottico che vuole la vista imperfetta essere incurabile se non attraverso mezzi rifrattivi, e cioè essere inguaribile.  Quando gli occhiali vengono indossati nuovamente, essi provocano subito fastidio e tensione, con dolori ai muscoli oculari, alle tempie, alla testa in genere, prova che nel periodo in cui gli occhi non sono stati sottoposti allo sforzo di dover guardare attraverso mezzi rifrattivi innaturali essi si sono rilassati e riposati, e sono ri-diventati sensibili agli effetti della lente “correttiva”.

Nelle persone intelligenti, questa semplice prova dovrebbe portare ad abbreviare velocemente il periodo di transizione per passare quindi al vero e proprio auto-trattamento.  Purtroppo, la quasi totalità dei casi impone invece di continuare ad usare queste stampelle perché vi è la necessità di dover guidare l’automobile, e ciò non può essere fatto senza occhiali se vi è l’obbligo prescritto.  È qui che il Generale Agosto ci viene in aiuto: durante le vacanze è sempre possibile sospendere la guida e potersi dedicare ad approfondire la cura della vista, nella speranza che al termine del periodo di ferie la persona abbia maturato la giusta esperienza per poter decidere che la priorità va data al trattamento e non alle altre cose.

La guida va sospesa, come va pure sospesa la dannosa pratica di guardare la televisione o di perdere tempo davanti allo schermo del calcolatore.  Queste pratiche all’inizio sono in genere molto dannose anche se fatte senza occhiali perché lo sforzo per vedere che comincia ad affiorare una volta tolte le lenti non deve essere “incoraggiato” ma “alleviato”.  Per alleviarlo, occorre muovere lo sguardo, continuamente, e preferibilmente in spazi aperti, per assorbire la benefica luce del sole o del cielo, durante lunghe passeggiate, o piacevoli e oziose soste a bordo di un dondolo, di una altalena, di un’amaca che ondeggia tra due alberi in campagna, sospinta un po’ dai nostri muscoli e un po’ dal venticello estivo con il quale ci si può sincronizzare.  Il meglio possibile, secondo tutte le testimonianze raccolte in questi anni, sarebbe il vero dondolìo del mare, sia a bordo di una barca, di un gommone o di un lettino gonfiabile, direttamente galleggiando con il corpo immerso nella “posizione del morto”, lasciandosi portare dalla corrente, con tutte le precauzioni del caso.

In agosto, il Sole non è più così a picco come in giugno, e può essere rimirato con più facilità e in orari più comodi sia all’alba che al tramonto, aumentando la durata dell’osservazione ad occhi aperti man mano che l’effetto rilassante si approfondisce.  Risulta anche facilitata l’applicazione del Trattamento con il Sole mediante la Lente Solare di W.H. Bates, nelle ore centrali della giornata, una vera e propria scorciatoia per imparare presto a lanciargli rapide occhiate anche a mezzogiorno senza averne nessun fastidio o danneggiamento.  Nota: se il Sole procura danni, ciò significa che si è voluto fare di testa propria senza seguire le indicazioni fornite da Bates nel suo libro Vista Perfetta Senza Occhiali; il problema è facilmente risolvibile, richiede del tempo aggiuntivo, e una certa maggior intelligenza, che tutte le persone hanno sempre a portata di mano, se solo volessero usarla.

Anche il cinema all’aperto è un ottimo strumento per agevolare la transizione all’abbandono degli occhiali.  Ovviamente, non si deve pretendere di voler guardare perfettamente lo schermo e riconoscere attori e seguire la trama, con la vista imperfetta che ci si ritrova.  Ma al contrario si dovrebbe spostare ritmicamente lo sguardo sulle varie parti dello schermo, che è molto ampio, e anche in alto nel cielo, verso l’infinito delle stelle, e gustarsi quella sensazione di abbandono che arriva dall’aver rinunciato a volersi impegnare per vedere bene, a fare dei tentativi per mettere a fuoco, a seguire attentamente le macchie colorate che si susseguono tra luci guizzanti per cercare di capirne il significato mediante elucubrazioni mentali.  Aver abbandonato questi “tic”, che hanno tutti, anche quelli che portano occhiali, è il grande passo che vi consentirà di procedere spediti nell’auto-trattamento.  Abbandonare un ticchio nervoso significa una cosa sola, rilassarsi. Abbandonare il ticchio di volersi sforzare per vedere, di fare dei tentativi per mettere a fuoco, significa rilassare la mente.  Non importa se non si capirà nulla della proiezione cinematografica, importa che si guadagni un po’ di rilassamento.

Sulla spiaggia, oppure nei parchi in città, o in montagna lungo i sentieri, o sul lago in barca a vela, vi sorprenderete di quanto facilmente l’occhio e la mente si rilassino e vadano a fuoco su oggetti inaspettati e divertenti, come il seno di una procace bagnante lì distante, che salta fuori così nitido e tridimensionale da sembrare a portata di mano, altro che occhiali!, oppure il volo di un gabbiano in alto e lontano nel cielo, oppure sul profilo di una minuscola casa dall’altra parte della valle, con le sue piccole finestre quadrate che non avevate mai visto prima, anzi mai nemmeno immaginato di poter vedere.

Questi momenti di visione buona o assai migliorata sono davvero sorprendenti, e in genere spariscono così come sono venuti, ma la visione successiva ad essi non è mai così scarsa come in precedenza: il processo di guarigione si è avviato e non potrà mai tornare indietro.  Per quanto lento e incostante esso potrà essere, fino a che non vengono rimessi gli occhiali correttivi, esso procederà sempre, e potrà essere facilitato e abbreviato se la persona continuerà con l’esercitarsi con il rilassamento nei modi dovuti e consoni al suo stato individuale.  Purtroppo il numero di persone che prosegue e approfondisce il suo trattamento per arrivare finalmente ad una guarigione che consenta poi di continuare verso ulteriori traguardi è ancora troppo esiguo.  Ma questo argomento verrà affrontato in un prossimo articolo.  Per ora ci basta sollecitare le persone che abbiano un qualche interesse ad investire i giorni delle vacanze per fare qualcosa di veramente anti-conformista: mettere da parte gli occhiali e rischiare di imparare a vedere con i propri occhi.

Rishi Giovanni Gatti
Juppiter Consulting
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