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Gli «assurdi» sprechi domestici
di Marcello Pamio – www.disinformazione.it

Approfittando del famoso blackout che ha colpito e messo in ginocchio l’Italia qualche settimana fa, analizzeremo quali sono i sistemi, se ce ne sono - e guarda caso ce ne sono - per ridurre alcuni piccoli, ma allo stesso tempo consistenti, sprechi energetici.
Non è certamente la soluzione al problema; le «soluzioni», sappiamo, escono sempre e solo dalle stanze ovali delle corporazioni interessate, ma semmai è la semplice presa di coscienza che in una società industrializzata dove si punta esclusivamente al benessere e alle comodità, alcune piccolezze, non rivelate, possono essere di aiuto a noi e all’ambiente.

Elettrodomestici:
Iniziamo dalla diffusissima e immancabile televisione. La tivù rappresenta sicuramente l’elettrodomestico più diffuso – oltreché più condizionante - nel mondo industrializzato; sono infatti almeno 30 milioni i tubi catodici in Italia. Tralasciamo il consumo energetico della tivù quando essa è accesa, perché a noi interessa conoscere invece il consumo quando essa è spenta. Potrà sembrare alquanto strano, ma la stragrande maggioranza degli elettrodomestici attaccati alla rete elettrica, consumano corrente anche quando non sono in funzione. Si tratta ovviamente di piccolissime quantità di corrente, ma se le moltiplichiamo per il numero delle ore che effettivamente stanno collegate, e per il numero di utilizzatori, anzi non-utilizzatori, tale cifra raggiunge valori che vedremo incredibilmente assurdi.
Una televisione media consuma in stand by, cioè quando è spenta, da 1 a 4 watt, a seconda del modello e della dimensione. Una potenza elettrica che farà sicuramente sorridere le persone che masticano un po’ di elettrotecnica; il problema è che questi consumi continuano incessantemente per 20-23 ore al giorno e per 365 giorni all’anno - ad esclusione dei blackout nazionali. Morale: una televisione «spenta» per 20 ore al giorno, consuma, anzi spreca, la bellezza di circa 22KW/h in anno.
A questo punto, le persone che prima sorridevano, dovrebbero iniziare a preoccuparsi! 
Ma non è tutto, perché se moltiplichiamo questi 22 KW/h (ovviamente indicativi), consumati all’anno, per il numero delle televisioni si ottiene la bellezza di 660 GW/h!!!
Oltre 660 miliardi di wattora ogni anno se ne vanno in «fumo» per alimentare un elettrodomestico (spento) come la televisione. Non finisce qua! In ogni abitazione che si rispetti, oltre alla televisione vi sono anche altre apparecchiature elettriche che consumano elettricità in stand by: computer (il cui consumo è limitato a 5 watt massimo, da un decreto europeo 1999/205/CE) stereo, lavatrice, videoregistratore, dvd, caldaia, fax, segreteria, forni a microonde, ecc.
Quindi, i 660 Gwatt indicativi di prima, che di per sé dovrebbero farci riflettere molto, andrebbero a sua volta moltiplicati per due, per tre e anche per quattro volte.
Recenti studi in Germania, hanno quantificato lo spreco energetico, dovuto alle apparecchiature elettriche lasciate in stand by, attorno ai 20 TW/h, che tradotto in numeri equivarrebbe più o meno a 20.000.000.000.000 o 20.000 Gwatt/h!
Venti mila miliardi di wattora si polverizzano ogni anno per alimentare apparecchiature elettriche spente. Incredibile, ma vero!
Nonostante il concetto di stand by sia stato inventato per ridurre la «mortalità» dei dispositivi - i guasti si verificano perlopiù nei momenti accensione e/o spegnimento - è giusto sprecare così tanta energia ogni anno? Tanto più, in un periodo, come dicono all’unisono gli esperti del settore, di forti crisi energetica?
In un siffatta situazione c’è qualcosa che possiamo fare?
Alcune apparecchiature non possono assolutamente essere scollegate dalla rete – lo scotto da pagare in nome del benessere - quando non vengono utilizzate: mi riferisco alla caldaia e al frigorifero per fare solo un paio di esempi; altre apparecchiature invece devono rimanere alimentate a causa della loro «stupida» progettazione: videoregistratori, dvd, fax, ecc. perderebbero infatti le impostazioni memorizzate e l’orario se scollegate, ecc.; ma nonostante tutto, qualche piccola accortezza negli altri casi è possibile e oserei dire obbligatoria.
Per la televisione infatti, basterebbe fornirsi di una presa multipla con interruttore isolato, oppure, per coloro che non volessero spendere qualche euro, basterebbe pigiare il bottone anteriore o staccare in maniera perentoria la spina dalla presa elettrica, il tutto ogni volta che si va a letto e durante il giorno, quando non viene utilizzata; stesso discorso per il carica batterie del cellulare: lasciarlo perennemente attaccato alla presa è inutile, si attacca quando serve; anche la lavatrice per la stragrande maggioranza del tempo è inutilizzata, quindi un bel interruttore, possibilmente con fusibile, oltre ad essere utile, energeticamente parlando, è anche molto più sicuro, ecc.
Il discorso appena fatto è valido in definitiva per TUTTI gli elettrodomestici che riempiono le nostre case, nessuno escluso, perché tutti assorbono più o meno elettricità in stand by.
Lo scopo è quello di comprendere, che questi «piccoli» consumi incidono molto sul consumo globale della nostra nazione. Quindi, invece, di lasciare ai nostri «poveri» politici la decisione e/o responsabilità di costruire nuove centrali elettriche o riadattare quelle vecchie, magari a combustibile nucleare - dietro casa nostra, oppure in un paradiso naturale come la Sardegna - perché non proviamo a prenderla noi questa responsabilità, staccando una o due prese elettriche ogni santo giorno? Forse non servirà a nulla, ma almeno possiamo dire di averci provato!
Gli utenti-consumatori siamo noi, e infatti noi paghiamo a fine anno, le spese del consumo energetico, incluse quelle causate dai blackout.

L’altro gravoso problema legato agli sprechi riguarda il bene più prezioso al mondo: l’acqua.  

Acqua:
«L’acqua è un diritto inalienabile di ogni cittadino del mondo». Quante volte abbiamo sentito queste belle e importanti parole? 
La realtà dei fatti però è che oggi viviamo in un’epoca dove le guerre armate scoppiano non solo per il petrolio ma anche per il controllo delle risorse idriche; un’epoca dove strategie politico-economiche utilizzano l’acqua per ricattare intere regioni e/o popolazioni; un’epoca ahimé dove almeno un miliardo e duecentomila persone non hanno accesso diretto all’acqua e almeno due miliardi soffrono per la sua scarsità!
In una simile situazione parlare di diritti ha ancora senso?
Ah…dimenticavo, all’appello manca la forsennata e sempre crescente politica di privatizzazione da parte delle solite potenti corporazioni: Nestlé (Svizzera), Danone (Francia), CocaCola (USA), Vivendi (Francia), RWE (Germania), ACEA (Italia), Suez Lyonnaise des eaux (Francia), che stanno acquistando intere zone, per non dire interi paesi, con lo scopo di accaparrarsi la risorsa nel sottosuolo: l’acqua, e venderla successivamente in bottiglie ai migliori offerenti.
Un domani non molto lontano (ha già iniziato a verificarsi) gli acquedotti pubblici saranno privatizzati, e allora le transnazionali potranno imporre all’acqua un qualsiasi prezzo, che non potremo assolutamente rifiutare, perché senza acqua non c’è vita! Un ricatto deleterio.
Già oggi, al supermercato è possibile acquistare dei boccioni da cinque litri di «acqua purificata». Sapete cos’è l’acqua purificata? Non si tratta di acqua benedetta o terapeutica, ma semplicemente di acqua potabile del rubinetto sottoposta ad alcune operazioni, tra cui demineralizzazione e declorizzazione. Avete capito? Hanno già iniziato a ri-venderci la stessa acqua potabile che sgorga normalmente dai nostri rubinetti, che già paghiamo!
A questo punto è necessario sapere alcune cosucce:

- Da un rubinetto normale fuoriescono 10 litri di acqua ogni minuto
- Da una doccia normale fuoriescono 20 litri di acqua ogni minuto

Per quanto riguarda i costi veri e propri…

- Un litro di acqua fredda costa 0,00052 euro (1 vecchia lira)
- Un litro di acqua calda costa 0,0052 euro (10 vecchie lire)

In definitiva: una doccia di 10 minuti (200 litri di acqua calda) costa la bellezza di 1,04 euro (2000 di vecchie lire), mentre un rubinetto aperto per 10 minuti (100 litri di acqua calda) costa 0,52 euro (1000 di vecchie lire).
A questo punto molti avranno già preso in mano la calcolatrice per fare quattro conti. Fate pure, e vi accorgerete che in un solo anno, una famiglia, spende, anzi spreca, per l’acqua calda e/o fredda centinaia e centinaia di euro, a seconda del numero di persone che la compone. 
Questa è solo la parte economica, senza contare lo spreco vero e proprio dell'oro blu!
Cosa fare?
Innanzitutto sarebbe molto utile eliminare o ridurre il più possibile gli sprechi di acqua:

- Lavandosi i denti, le mani o mentre ci si fa la barba, aprire il rubinetto solo quando serve.
- Durante la doccia chiudere l’acqua quando ci si insapona.
- Usare i riduttori di flusso che permettono di risparmiare fino al 50% di acqua.

Sembreranno banalità, ma non è così, e ve lo dimostro con i dati. Per lavarsi le mani con acqua calda o fredda si impiegano circa 17 secondi, il che equivale ad un consumo di quasi 3 litri di acqua per lavaggio. Se ora moltiplichiamo questi 3 litri per il numero di volte che ci laviamo (almeno 3 volte al dì), e per il numero delle persone che in Italia amano la pulizia, si ottengono cifre dell’ordine di svariati miliardi di litri di acqua. Se a questo ci aggiungiamo pure le docce, questo numero sale esponenzialmente. Nessuno sta dicendo di non lavarsi, per l’amor d’iddio; ma se impariamo a economizzare l’acqua, durante questi giornalieri lavaggi, il risparmio è enorme.
In conclusione, anche per l’acqua, vale il medesimo discorso che abbiamo visto prima per gli sprechi elettrici. La soluzione a tutti questi problemi, forse si chiama consapevolezza! Consapevolezza che la situazione energetico-ambientale attuale necessità di un intervento massificato da parte di tutti; un intervento mirato e soprattutto immediato, perché ogni mese che passa, ci inoltriamo sempre più nel vicolo cieco e ottuso di non ritorno.

Marcello Pamio  

 
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