L'uso
diffuso delle scarpe con tacco si è manifestato verso la fine del XVI
secolo. Per tutto il '500 si usarono calzature con un'alta suola di
legno che impediva ai piedi di sporcarsi con il fango e il sudiciume
delle strade. Questo tipo di tacco però alzava contemporaneamente il
tallone e la pianta, così il piede restava comunque in piano. La moda
dei tacchi probabilmente ha avuto origine in Francia. Polpacci gonfi,
caviglie slogate e dita dei piedi doloranti erano così frequenti, che
la moda per gli uomini passò nel giro di pochi anni, mentre le
donne resistettero una ventina d'anni. Purtroppo i tacchi tornarono in
voga a causa di Giacomo I e da allora non sono più scomparsi.
Ci sono voluti più di venti milioni di anni perché l'uomo
evolvesse dalla postura a quattro zampe a quella eretta. I tacchi, un
nuovo fattore introdotto solo negli ultimi quattro secoli, non sono
adatti alla posizione eretta.
Non è una coincidenza che l'osteoartrite sia stata definita il
flagello delle donne anglosassoni.
L'inclinazione prodotta
da un tacco di otto centimetri su di una persona di un metro e ottanta è
di circa venticinque gradi, se la scarpa è di tipo a zeppa. Un tacco
normale della stessa altezza aumenta la pendenza fino a quarantacinque
gradi. Persino con un tacco di soli due centimetri, la misura media per un
paio di scarpe da uomo, l'inclinazione è di dodici gradi.
Ovviamente è impossibile camminare con una tale inclinazione, per cui
siamo costretti a una notevole correzione della nostra struttura per
restare più o meno diritti. La colonna vertebrale e le articolazioni
portanti si deformano e non sorprende che tutte insieme protestino a gran
voce provocando i dolori dell'osteoartrite e altri problemi posturali.
L'articolazione della caviglia si piega all'indietro verso il tallone, le
ginocchia e le anche si flettono e le curve della colonna si accentuano
esageratamente.
Nei tipi lordotici
(figura qui sopra a sn) la
curva lombare si infossa ancora di più, mentre nei tipi cifotici (figura
qui sopra a dx) si
ingobbiscono ulteriormente.
Portando i tacchi, tutte le articolazioni su cui grava il peso del corpo
vengono alterate e quando cambia l'angolatura dell'articolazione, cambiano
anche la lunghezza e l'azione dei tendini, dei legamenti, delle capsule e
dei muscoli che lavorano su tali articolazioni. Inoltre viene alterata
anche la pressione esercitata sulle ossa e sulle cartilagini che rivestono
le ossa delle articolazioni.
Le scarpe hanno un duplice scopo: protegger il piede e migliorare
l'aspetto. Entrambe queste funzioni si possono realizzare senza bisogno di
tacchi.
Venendo a mancare il tacco, il peso del corpo non graverà più sulla
punta del piede e così le scarpe con punta triangolare, squadrata o
aperta saranno molto più confortevoli. Quando si toglie il tacco a una
scarpa, si perde parte dell'aderenza al suolo, specie in caso di superfici
scivolose o inclinate, ed è quindi consigliabile mettere alla scarpa una
suola antiscivolo.
Se fossimo stati creati per avere il tallone più alto, la variazione
avrebbe dovuto manifestarsi nelle ossa e non nelle scarpe. L'evoluzione ha
portato l'osso del tallone umano al livello del suolo. Poiché siamo stati
tanto sciocchi e presuntuosi da cambiare il disegno della natura
mettendoci i tacchi, dobbiamo pagare il prezzo dell'errore con il dolore e
la menomazione.
Le donne di bassa statura devono capire che i tacchi alti provocano una
deformazione delle articolazioni portanti e che l'altezza che guadagnano
con il tacco non corrisponde affatto ai centimetri che il tacco misura.
Con l'età, la deformazione si aggrava e, invece di ottenere centimetri in
più, si perdono.
La scarpa impedisce che i muscoli, i legamenti e i tendini svolgano il
proprio lavoro di sorreggere il piede.
Nei paesi dove i giovani usano andare scalzi, è da notare che pochi
subiscono danni pere slogature o fratture. Se portate una cosiddetta buona
scarpa di sostegno, quando incontrate una pietra, il naturale meccanismo
antiurto non riesce a funzionare. Il piede e la caviglia si piegano
improvvisamente da un lato e ne risulta spesso una slogatura o perfino una
frattura.
Per quanto riguarda i bambini piccoli, evitate di fare indossare scarpine
rigide senza flessibilità, perché ridurrebbe l'importantissima
elasticità naturale del tallone e della caviglia. Quando possibile,
lasciate camminare il bambino a piedi nudi o al massimo sandaletti piatti.
A piedi nudi il bambino sviluppa un buon equilibrio e una corretta
postura.
Le calzature piatte danno sollievo a coloro che soffrono di borsiti
all'alluce, calli, gotta, e unghie incarnite. Per i diabetici e coloro che
hanno problemi di circolazione alle gambe, le scarpe senza tacco diventano
essenziali poiché, in queste persone, la pressione sulle dita, sulle
unghie o sulle vesciche potrebbero condurre infezioni o addirittura
cancrena.
Tratto dal libro Postura
Posizione Movimento di Victor Barker ed. Mediterranee |