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Meteorologia e Radioattività secondo Reich
Martin Konitzer - «Reich», Edizioni Massari

Le ricerche fatte da Reich in questo campo si basano su osservazioni che, anche in questo caso, lo condussero ad una conclusione bissociativa:

«La funzione vitale, in tal modo, diviene per noi parte della natura obiettiva, esempio di funzioni naturali particolari, universalmente valide, che non hanno nulla a che spartire con ciò che è vivente di per sé, originariamente. Una nube temporalesca - di per sé - non ha nulla in comune con un'ameba. Tuttavia, con l'osservazione di determinate funzioni nell'ameba, è possibile trarre delle conclusioni che valgono anche per la nube temporalesca».

Egli ritiene la formazione temporalesca basata su funzioni di tensione e scarica dell'«organismo» atmosfera. Già in Goethe troviamo una Meteorologia simile: i cambiamenti di pressione venivano da lui concepiti come pulsazione del «corpo terrestre vivente», come un «inspirare ed espirare».
La sua morfologia delle nubi, che Goethe introdusse in una poesia in onore del meteorologo Howard, attribuisce alle singole formazioni una propria dinamica:
«Strato = sale come il nastro / cumulo = si addensa / cirro = si disperde nell'aria / nembo = cade»

La sequenza salire-addensarsi-disperdersi-cadere equivale allo schema con cui Reich aveva operato già all'epoca delle sue ricerche sul vegetativo: afflusso d'acqua, sviluppo di una tensione superficiale, scarica della superficie e caduta del turgore nel tessuto. In tal modo, e appoggiandosi a Kraus, aveva tentato di definire la funzione pulsante del plasma vivente, arrivando a concepire l'atmosfera come un organismo pulsante, in cui i potenziali orgonici adiacenti salirebbero e scenderebbero costantemente.
Le esperienze di Reich con l'energia orgonica lo portarono a ritenere che questa abbia un alto grado d'affinità con l'acqua, più ancora che con la materia organica. Le nubi avrebbero, quindi, un doppio carattere: di sostanza materiale (l'acqua) e di orgone.
Presentato in tale forma, il concetto può sembrare fuori luogo. Ma dobbiamo considerare il fatto che esso fu sviluppato da Reich sulla base di un lavoro pratico condotto attraverso vari esperimenti. Egli costruì uno strumento che, a differenza dell'accumulatore già descritto, doveva poter risucchiare l'energia orgonica. Sarebbe così stato possibile influenzare le condizioni del tempo, producendo differenze di potenziale per mezzo di un risucchio d'orgone. Un potenziale d'orgone maggiore si legherebbe con vapore acqueo sino al livello di saturazione, crescerebbe la nube e si scaricherebbe infine in pioggia. Risucchiando orgone in modo uniforme, su una zona estesa ad alti potenziali, il vapore acqueo perderebbe la possibilità di addensarsi e si distribuirebbe uniformemente, portando alla scioglimento delle nuvole. Un procedimento che potrebbe offrire, dunque, sia la possibilità di dissolvere le nuvole sia di portare la pioggia.

Lo strumento indicato, alla pari degli altri, era incredibilmente semplice e, già solo per il suo aspetto, poteva far sorgere sospetti di ciarlataneria in non pochi osservatori. Dieci tubi di rame paralleli e lunghi diversi metri, montati su di un supporto semovibile in modo da poterli orientare in qualunque direzione, con dei tubi flessibili di metallo che collegavano i tubi di rame con l'acqua (necessità, quindi, di disporre almeno di una pozza d'acqua) - ecco il «cloudbuster» [acchiappanuvole] di Reich.
Secondo la legge del potenziale orgonomico, l'orgone si accumula fino alla saturazione nei punti che presentano già un potenziale orgonico maggiore. Puntando quindi i tubi di rame contro il cielo, come fossero cannoni, questi attirerebbero l'orqone che, attraverso i tubi flessibili, verrebbe convogliato nel risucchio orgonico dell'acqua. In tal modo sarebbe possibile influenzare i potenziali orgonici dell'atmosfera e la formazione delle nubi.

Forse sono stati proprio questi esperimenti meteorologici ad attirare su Reich la fama di portatore di pioggia pazzo - che è un po', in fondo, l'archetipo del ciarlatano americano. Ma resta il fatto che tali esperimenti riuscirono e che alcuni suoi ex collaboratori, come Kelley, continuano a lavorare seguendo quel metodo. E ad opera di Kelley, abbiamo anche una valutazione sistematica dei risultati raggiunti
Reich riteneva che l'atmosfera, considerata come un organismo, fosse stata in grado originariamente di autoregolarsi. I suoi tentativi di influenzare le condizioni atmosferiche si basano sull'ipotesi che l'atmosfera fosse sempre meno in grado di svolgere tale autoregolazione a causa dei danni ecologici. Esattamente come l'organismo il cui vegetativo sia ingorgato, anche l'atmosfera giungerebbe a irrigidirsi; e a tale stadio, accanto all'aspetto relativo all'energia orgonica, si aggiungerebbe un aspetto materiale, vale a dire l'assunzione di particelle dannose tramite il vapore acqueo che si lega con alti potenziali orgonici irrigiditi - in breve lo «smog».

Fin dall'inizio degli anni '50, Reich aveva cominciato a lavorare a dei progetti che permettessero di evitare dei disastri ambientali. E a quell'epoca erano veramente in pochi ad occuparsi della questione ecologica. Egli giunse a formulare la propria teoria sui disturbi della pulsazione nell'organismo atmosfera, occupandosi degli effetti che il materiale radioattivo produceva sull'accumulatore orgonico.


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