Quello che non ci viene
detto sull’uso della pornografia
Daniele Di Luciano
- tratto da
http://www.losai.eu/non-ci-viene-detto-sulluso-p-r-n-g-r-a-f-i-a/
I
danni della pornografia
“Nella mia
esperienza di terapeuta sessuale, ho appurato che qualsiasi persona che si
masturba regolarmente con l’ausilio di pornografia rischia di diventare, nel
tempo, un tossicodipendente sessuale, condizionando sé stesso ad assumere una
devianza sessuale e/o a turbare un rapporto consolidato con il coniuge o con la
fidanzata. Un effetto collaterale frequente è che si riduce drasticamente la
loro capacità di amare (ad esempio, ne risulta una dissociazione del sesso
dall’amicizia, dall’affetto, dalla cura e da altre emozioni sane e
caratteristiche che aiutano i rapporti coniugali). Il loro lato sessuale diventa
in un certo senso disumanizzato. Molti di loro sviluppano “un ego straniero” (o
lato oscuro), il cui nucleo è una lussuria antisociale priva della maggior parte
dei valori. Nel frattempo, l’aumento di masturbazione ottenuto mediante il
consumo di pornografia diventa più invadente nelle relazioni della vita reale.
Il processo di condizionamento masturbatorio è inesorabile e non regredisce
spontaneamente. Il decorso di questa malattia può essere lento ed è quasi sempre
nascosto alla vista degli altri. Di solito, è una parte segreta della vita
dell’uomo, e come un cancro continua a crescere e a diffondersi. Raramente è
reversibile, ed è anche molto difficile da trattare e guarire. La negazione da
parte del tossicodipendente di sesso maschile e il rifiuto di affrontare il
problema sono tipici e prevedibili, e questo quasi sempre porta alla disarmonia
di coppia e coniugale, a volte il divorzio e, a volte, allo smembramento di
altre relazioni intime”.
Tale citazione, tratta dal saggio Pornography’s Effects on Adult and Child (Gli effetti della pornografia su adulti e bambini) del Dr. Victor Cline, mi sembra la più adeguata per dare inizio ad una breve esamina dei danni che il materiale pornografico (una volta difficilmente reperibile, oggi invece alla portata di tutti, minorenni inclusi) provoca nei confronti di chi ne fa abitualmente uso.
Essa infatti, oltre a proporre una visione completamente disumanizzata dell’atto sessuale, è in grado di causare nell’ignaro utilizzatore una serie di problematiche, tra le quali alcune di particolare importanza. Come premessa vanno tenuti in considerazione gli studi del Dr. Jason Carroll e dei suoi colleghi (ampiamente citati nel Journal of Adolescent Research), i quali esaminando i dati provenienti da cinque università mettono alla luce che l’87% dei maschi e il 31% delle femmine fa uso di materiale porno grafico. La nuova generazione ha posto la pornografia come cardine per la propria educazione sessuale, l’uomo e la donna sono conseguentemente divenuti semplicemente delle droghe visive usa-e-getta, ed il sesso viene ridotto al mero piacere auto-provocato. Espressa questa premessa, cercherò di esaminare brevemente i principali danni che la pornografia causa:
1. La così detta “impotenza da porno”, ossia la preferenza da parte dell’uomo di materiale porno grafico invece che di una donna (fenomeno tragicamente in crescita). Questo fenomeno poc’anzi descritto ha contribuito al disastro demografico a cui assistiamo ai nostri giorni, infatti stando ai dati riguardanti la crescita demografica nel 1950 ogni Paese attualmente membro dell’Unione Europea aveva un tasso di fecondità superiore al 2.1, ossia quello necessario perché un popolo non si estingua. Attualmente tale tasso risulta utopistico nei medesimi paesi, dato che molti di essi sono in prossimità dell’1.3, altresì detto il più basso tasso di fertilità, dal quale è virtualmente impossibile risollevarsi. Va fatto notare che tale disastro demografico ebbe inizio tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, ossia dall’avvento della così detta rivoluzione s e s s uale. Grande verità fu in questo ambito espressa dallo scrittore Tom Wolfe quando affermò che “Più la pornografia diventa grande, minore è il tasso di natalità”.
2. Altro aspetto interessante viene evidenziato dall’antropologo di Cambridge J. D. Unwin, il quale nel suo libro Sex and Culture esamina ben ottantasei culture differenti per quanto concerne gli effetti della promiscuità sessuale e della selettività sessuale. Egli ha dimostrato (in una prospettiva perfettamente laica) che senza eccezioni le culture praticanti una monogamia stretta in vincoli coniugali hanno saputo tirar fuori quelle che lui chiama “energie creative sociali”, e hanno raggiunto lo zenit della produttività. Al contrario, le culture completamente prive di un sistema di controllo sulla sessualità sono state sempre danneggiate dalla mediocrità e dal caos. Il pensiero di Unwin può essere sintetizzato in queste sue parole: “Nella storia umana, non c’è un solo esempio di società che abbia conservato le sue energie dopo una generazione completamente nuova che ha ereditato la tradizione di non insistere nella continenza pre e post-nuziale [...]. La prova è che in passato una classe sociale che aveva raggiunto una posizione di predominio politico a causa della sua grande energia e che, nel periodo della sua crescita, aveva regole sessuali molto severe. Mantenendo la sua energia, essa ha dominato la società nella misura in cui ha mantenuto la continenza pre e post-matrimoniale”.
3. Stando a quanto afferma Janet Epp Buckingham, responsabile di diritto e public policy della Evangelical Fellowship of Canada ad Ottawa, la liberalizzazione dell’attività sessuale provoca devastazioni nei rapporti familiari, distruggendo matrimoni e causando problemi psicologici derivanti dall’infedeltà. A tali problematiche vanno sommate quelle espresse da Jill Manning (rappresentante del Heritage Foundation di Washington), il quale afferma che “Dalla ricerca emergono numerosi effetti sistemici derivanti dalla pornografia presente in internet, che stanno indebolendo la già vulnerabile cultura del matrimonio e della famiglia” e che “Inoltre, è molto difficile se non impossibile, per gli individui o le famiglie combattere da soli i numerosi effetti negativi messi in evidenza dalla ricerca”.
4. Facendo riferimento a diverse riviste scientifiche, vanno citate sei tendenze associate all’utilizzo della pornografia: minore intimità matrimoniale e appagamento sessuale; infedeltà; maggiore appetito per la pornografia e l’attività sessuale associata a pratiche violente, illegali o pericolose; maggiori difficoltà matrimoniali e rischi di separazione e divorzio; svalutazione della monogamia, del matrimonio, della paternità e della maternità; aumento del numero delle persone con comportamenti sessuali compulsivi e derivanti da dipendenza.
Risulta quindi evidente
che nonostante sia un atto solitario quello connesso all’uso di materiale porno,
l’impatto provocato da esso ricada sul nucleo familiare e sulla società intera.
In poche parole, possiamo situare la pornografia nell’ottica di una vera e
propria piaga sociale.
Per concludere, vorrei ricordare che teorie riguardanti una sessualità
svincolata da qualsivoglia morale e limite furono postulate a suo tempo dal
marchese de Sade, il quale prospettava l’apertura di bordelli nei quali fosse
possibile dare libero sfogo ad ogni tipo di perversione che non mi dilungherò a
descrivere per questioni di buon gusto. Ad ogni modo, rammenterei anche che il
de Sade morì pazzo nel manicomio di Charenton.
A cura di Piergiorgio
Seveso
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