Home Page - Contatti - La libreriaLink - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori

- Pagina ogm

Studio sull’Ogm, esperto nei guai
I Verdi: è pagato dalla Monsanto la multinazionale delle biotecnologie
Francesco Grignetti – tratto da “ La Stampa ” 29 gennaio 2006

ROMA
«Quell'esperto non è in dipendente, è l'uomo delle pubbliche relazioni della Monsanto» Loredana De Petris, senatrice dei Verdi, non ha lasciato passare inosservato uno studio sugli ogm presentato due giorni fa a Cremona. In estrema sintesi, la ricerca diceva che non c'è gran pericolo di contaminazione da un campo di mais transgenico a uno tradizionale. «Aree cuscinetto di 20 metri limitano il flusso genico tra colture di mais contigue», scrivono gli esperti del Cedab (Centro di Documentazione sulle Agrobiotecnologie).

Se bastasse così poco a impedire la contaminazione tra una coltivazione e l'altra, in effetti si capirebbe poco il divieto assoluto di piantare Ogm che vige in Italia. Sennonché la senatrice De Petris s'è presa la briga di controllare su Internet. E ha scoperto che Patrick Trancu, il coordinatore del Cedab, è anche un consulente della Monsanto, ovvero della multinazionale che ha inventato gli Ogm. Di qui la denuncia: «Il signor Trancu è anche responsabile delle relazioni esterne della Monsanto Italia. A noi piace la ricerca indipendente: ci permettiamo di esprimere le nostre perplessità quando è l'oste ad asserire che il vino è buono». Replica della Monsanto: «Siamo costretti a smentire le affermazioni della senatrice Da Petris. Trancu non è un dipendente di Monsanto, né ha  un rapporto di consulenza con la nostra società». Controreplica della Da Petris: «La smentita della Monsanto non ci sorprende, visto che l'aziendá è abituata a far passare i suoi spot promozionali come ricerche scientifiche. Ribadiamo che il signor Patrick Trancu è responsabile delle relazioni esterne dell'azienda, come è possibile accertare anche sul sito della società per la quale lavora, TT&A, società che annovera tra i migliori clienti proprio la Monsanto. Non sarà un caso che dal sito della Monsanto sia sparita da ieri la pagina che riportava queste interessanti informazioni».

A questo punto non resta che chiedere al diretto interessato. Patrick Trancu è un signore che vive e lavora a Milano, fa l'amministratore delegato della società di famiglia, non si tira indietro. «Ho lavorato per la Monsanto , è vero. Ma accadeva fino,a cinque anni fa. Era quando l'ex ministro dell’agricoltura, Pecoraro Scanio, attaccava proprio la Monsanto sulla questione degli ogm». Con i Verdi, insomma, Trancu porta avanti un corpo a corpo da anni. E oggi? «Oggi la mia agenzia ha molti importanti clienti, non la Monsanto. E' corretta quindi la loro smentita. Attualmente non ho contratti di consulenza».

Ciò non toglie che un rapporto c’è e pure forte. Il Cedab, questo centro di informazione sulla bioagricoltura, di cui Trancu è il coordinatore, è pagato da un cartello di imprese del settore Ogm, Monsanto compresa. Risponde Trancu: «Non lo nascondiamo mica. Siamo trasparenti. Anche lo studio in questione è finanziato dalle principali società operanti nel settore». Nessun conflitto di interessi? «Capirei se i risultati fossero strabilianti. Ma sono allineati con gli studi che si conducono in tutt'Europa. La contaminazione scende sotto la soglia dello 0,9% mantenendo una zona-cuscinetto di venti metri. C'è persino uno studio delle Coop che dà risultati meno severi del nostro. La senatrice De Petris fa male a darci addosso, dovrebbe leggere prima lo studio». Sì, ma questo Cedab, centro di informazione pagato dalle industrie del settore, in conclusione, cos'è? «Una piattaforma di comunicazione. Noi mettiamo a disposizione le informazioni. Poi se uno vuole screditarle solo perché pagano le imprese ... ».

Ricerca OGM: "E' come chiedere all'oste se il vino e' buono"
CBG, 30/01/2006 - tratto da http://www.amisnet.org/it/4087

Cedab presenta una ricerca sulla coesistenza delle colture OGM con quelle biologiche.
Critiche da Legambiente e Greenpeace.

Nella Pianura Padana il flusso genico del mais, in condizioni ottimali, scende al di sotto della soglia critica dello 0,9% ad una distanza dalla fonte di polline di 17,5 metri e al di sotto dello 0,5% a 30 metri. Tra gli accorgimenti che possono essere adottati per limitare il flusso genico si sono rivelati particolarmente efficaci l'uso di zone buffer e l'uso di varietà con epoche di fioritura non coincidenti. Meno efficace l'uso di spazi aperti tra le diverse colture che risultano funzionali solo in assenza di vento o quando risultano superiori ai 30 metri . So questi i risultati della ricerca presentata oggi dal Cedab (Centro di Documentazione sulle Agrobiotecnologie, http://www.cedab.it).

Lo studio è stato condotto in Lombardia da ricercatori e tecnici di strutture di ricerca pubbliche e private simulando il comportamento del polline e del flusso genico in mais utilizzando varietà convenzionali a seme colorato. Obiettivo della ricerca: integrare e verificare, nel contesto agricolo padano, le conoscenze disponibili in tema di coesistenza per la coltura del mais. 
Commentando i risultati dello studio, Legambiente ha affermato in una nota: "La coesistenza tra colture transgeniche e tradizionali è meno rischiosa di quanto si pensa, dati alla mano. Questo è quello che sostiene il Cedab. Ma chi finanzia in sostanza questo istituto di ricerca?". La risposta per l'associazione ambientalista è che "L'istituto Cedab - prosegue la nota - infatti è finanziato dal gruppo CropLife, che rappresenta le maggiori industrie nel campo delle scienze delle piante che sviluppano, producono e distribuiscono prodotti chimici, biologici e biotecnologici soprattutto per l'agricoltura. Tra i membri permanenti ci sono le transnazionali leader nel settore agro-chimico-biotecnologico: Basf (Germania); Bayer Cropscience (Germania); Dow Agrosciences (Stati uniti); Dupont (Stati Uniti); Fmc (Stati uniti); Monsanto (Stati Uniti); Sumitomo (Giappone); Syngenta (Svizzera). "La conclusione dunque - dichiara Francesco Ferrante, direttore di Legambiente - è più che lampante: non si tratta di uno studio scientifico ma di una ricerca da osteria. E' come chiedere all'oste se il vino e' buono".

Critica anche Greenpeace, il cui responsabili Ogm, Federica Ferrario, ha dichiarato: "È ora di finirla con la diffusione di studi secondo cui la coesistenza tra agricoltura transgenica e quella convenzionale-biologica sarebbe possibile. È una favola a cui non crede nessuno". "L'unica vera garanzia contro la contaminazione genetica causata dagli OGM - ha aggiunto - è un bando alla loro coltivazione. In Spagna, Greenpeace ha fatto analizzare il mais degli agricoltori biologici ottenendo risultati preoccupanti: il 40 per cento dei campioni è risultato contaminato, con una percentuale che va dallo 0,23 all'1,9 per cento. Percentuale che non permette la vendita di questi raccolti come biologici e che dimostra chiaramente l'improponibilità della "coesistenza" tra coltivazioni transgeniche e coltivazioni biologiche".

 
www.disinformazione.it