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Epidemia
di Morbillo nel Trentino: cosa fare?
Dottor Roberto Gava* - tratto da http://www.informasalus.it
Epidemia di Morbillo nel Trentino:
cosa fare?
Il 27 ottobre 2010, il
Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell'Azienda Provinciale per i
Servizi Sanitari del Distretto di Vallagarina (Rovereto - TN) ha mandato
ai genitori dei bambini delle scuole di infanzia (circoli 9 e 10) una
lettera spiegando che qualche settimana prima era iniziata ed era ancora
in corso una piccola epidemia di morbillo che sta colpendo in
particolare “gli adolescenti e i giovani adulti non vaccinati” (sono
stati rari i casi osservati in età pediatrica).
Al 6 novembre 2010 sono stati registrati 152 casi di morbillo.
La circolare spiega le principali caratteristiche cliniche del morbillo,
avvisa che “il morbillo decorre in modo piu grave nei bambini molto
piccoli e negli adulti” e “raccomanda la vaccinazione a tutte
le persone che non hanno mai effettuato una dose di vaccino, ma anche a
chi ha eseguito una sola dose”.
Colgo questa occasione per proporre al Lettore e in particolare ai
genitori della zona di Rovereto quello che oggi sappiamo sul morbillo,
in modo che ogni decisione venga assunta in piena scienza, conoscenza e
coscienza, senza demandare ogni decisione e responsabilità alle ASL e a
“coloro che le controllano”.
A proposito della malattia
morbillosa naturale
Sulla malattia morbillosa naturale è necessario fare alcune
sintetiche considerazioni:
- Il morbillo è una malattia acuta contagiosa con prognosi molto
buona (1).
- È vero che sono
possibili alcune complicazioni, sia polmonari (la polmonite è la
più frequente), sia neurologiche (meningite, encefalite: un caso ogni
2.000 casi di morbillo), che ematologiche (piastrinopenia), ma queste in
genere colpiscono i soggetti più deboli, cioè più immunodepressi (2).
- La malattia
morbillosa naturale fornisce una protezione che dura tutta la vita
e che è superiore a quella offerta dal vaccino.
- Le donne che hanno
avuto la malattia naturale, durante la gravidanza trasmettono al
figlio una fornitura anticorpale specifica che lo proteggerà molto a
lungo (gli anticorpi materni calano progressivamente con
l’aumentare dell’età dai 7 ai 15 mesi dal parto) (3).
- L’incidenza di
questa malattia è iniziata a decrescere molto tempo prima dell’inizio
della vaccinazione antimorbillosa e ciò significa che anche il
morbillo è, come tutte le patologie infettive, fortemente influenzato
dalle condizioni igieniche, sociali, culturali e ovviamente immunitarie
dei soggetti esposti al virus (4) (Fig. 1).
- Attualmente in
Italia vengono registrati circa 500 casi di morbillo spontaneo e la
grande maggioranza di questi avvengono sia in soggetti non vaccinati,
sia nel 5% di coloro che hanno ricevuto la vaccinazione ma non hanno
risposto con un adeguato aumento del titolo anticorpale. Sono rare ma
non impossibili anche le segnalazioni di morbillo in soggetti vaccinati
e protetti da un alto titolo anticorpale (2, 5) e ciò può avvenire
pure in coloro che hanno ricevuto 2 inoculazioni del vaccino (6).
- La mortalità per
morbillo naturale è molto calata in questi ultimi anni (a partire
dalla metà del decennio del 1980) e interessa prevalentemente soggetti
sopra i 14-15 anni (in questo ultimo decennio addirittura sopra i 20-25
anni) (7). Dato che la mortalità delle encefaliti è del 5%, il
morbillo naturale può indurre 1 complicanza mortale ogni 10.000 malati
(questi però sono statistiche di circa 30 anni fa, perché mancano dati
aggiornati). Negli altri Paesi industrializzati, la letalità è
bassissima e riguarda soprattutto i soggetti anziani sopra i 60 anni,
mentre nei Paesi africani la letalità è enormemente più alta e
colpisce prevalentemente bambini a causa delle loro precarie condizioni
alimentari, igieniche, sociali ed educative.
- La PESS (panencefalite
subacuta sclerosante) è una rara malattia infettiva del sistema
nervoso centrale dovuta alla persistenza del genoma virale (ipermutato e
adattato all’ambiente umano) all’interno del genoma delle cellule
nervose cerebrali. Dopo vari anni il genoma si riattiva e determina una
neurodegenerazione, letale nel 100% dei casi.. Essa insorge in genere
dopo 1-27 anni dal morbillo e si manifesta con un’incidenza di circa
6-7 casi ogni milione di infettati (8), cioè 1 caso ogni 150.000
malati.
A proposito della vaccinazione
antimorbillosa
Anche sulla vaccinazione antimorbillosa è necessario fare alcune
considerazioni:
- Si utilizza un virus vivo attenuato e la vaccinazione attuale
esiste solo come trivalente in associazione ai vaccini antiparotite e
antirosolia (vaccino MPR).
- È una
vaccinazione facoltativa che viene proposta verso i 15-16 mesi di
vita (1° inoculo) e verso il 5° anno di vita (2° inoculo), anche se
recentemente alcune Regioni (in particolare la Lombardia) stanno
proponendo anche un 3° inoculo verso il 12° anno di vita.
- Il 1° inoculo in
genere fornisce una discreta copertura vaccinale nel 95% dei
riceventi e l’obiettivo del 2° inoculo è solo quello di cercare
di proteggere il rimanente 5% che non ha risposto al 1° inoculo (9).
- Gli anticorpi
protettivi del tipo IgM compaiono nel siero 3-4 settimane dopo la
vaccinazione e sono presenti solo fino all’8a settimana, ma nel
frattempo compaiono anche gli anticorpi IgG che durano invece vari anni
(10). Col passare del tempo, e in base anche a fattori personali, questi
anticorpi scendono gradualmente fino a diventare non più dosabili e
facendo perdere la protezione. È stato calcolato che il declino
degli anticorpi antimorbillo dopo vaccinazione sia del 5,6% ogni anno,
con un tempo di dimezzamento (emivita) di 12 anni (11).
Ciononostante, si tende a dire che la protezione indotta dalla
vaccinazione antimorbillosa dura tutta la vita. È ampiamente noto,
invece, che gli anticorpi formati in seguito ad una infezione morbillosa
naturale lasci un’immunità umorale molto più duratura (12).
- La vaccinazione
eseguita in età infantile, proprio perché gli anticorpi che essa
induce non proteggono per tutta la vita, tende a spostare la malattia
morbillosa dall’età pediatrica a quella adulta e si sa che in età
adulta il morbillo decorre in modo più grave.
- Le donne in età
feconda che hanno ottenuto un’immunità verso il morbillo grazie alla
vaccinazione (invece che con il superamento della malattia naturale)
hanno un livello anticorpale molto più basso di quelle che hanno
superato il morbillo in modo naturale (13, 14).
- Molti studi clinici
hanno dimostrato che i figli delle madri con immunità indotta dalla
vaccinazione perdono gli anticorpi passivi più precocemente di
quanto non avvenga nei figli di madri che hanno superato la malattia
naturale. Pertanto, i figli di madri vaccinate diventano suscettibili
al virus del morbillo in età più precoce e allora dovrebbero
essere vaccinati più precocemente (verso i 9 mesi) degli altri (15,
16), nonostante ciò comporti una maggior probabilità di causare danni
da vaccino.
- I bambini che
vengono vaccinati più precocemente sono più esposti sia agli effetti
indesiderati del vaccino, sia ad una minor efficacia della vaccinazione
(in genere dell’80-87% invece del 95%), sia alla perdita più precoce
della protezione (a causa della maggior immaturità del loro sistema
immunitario rispetto a quello dei bambini più grandi).
- La vaccinazione
antimorbillosa, a parte le reazioni locali lievi che sono frequenti
ma in genere poco importanti, può causare:
-- gravi reazioni anafilattiche (come tutti i vaccini) (17);
-- convulsioni febbrili (18);
-- meningiti ed encefaliti acute (19) (1 caso ogni 11.000 vaccinazioni)
(20) e anche encefaliti da corpi inclusi del morbillo (MIBE) che possono
insorgere entro un anno dalla vaccinazione (21);
-- autismo (22, 23), per quanto il problema sia dibattuto;
-- porpora trombocitopenica (1 caso ogni 20-30.000 vaccinati) (24);
-- morbo di Crohn e colite ulcerosa (25).
- Inoltre, in questi
ultimi anni, molto probabilmente a causa del recente aumento delle
vaccinazioni antimorbillose di massa, stanno giungendo segnalazioni
da tutto il mondo di casi di PESS anche nei vaccinati (26, 27, 28),
con una frequenza di circa 0,7 casi ogni milioni di dosi di vaccino
(29). Questa incidenza apparirebbe molto più bassa di quello delle PESS
da morbillo naturale (6-7 casi ogni milione), ma quando si fanno i conti
si scopre che con le vaccinazioni di massa potrebbero manifestarsi molti
più casi di PESS dato che nel nostro Paese ogni anno vengono effettuate
ben più di un milione di dosi e anche in soggetti assolutamente sani.
Credo sia molto importante meditare su questa verosimile realtà.
- Dato che la prima
vaccinazione antimorbillosa viene eseguita ad una età molto precoce
(qualche anno fa a 15-18 mesi, mentre oggi addirittura anche a 12-13
mesi), circa 2-4 anni dopo il primo inoculo il 19,5% dei vaccinati
presenta anticorpi IgG al di sotto dei limiti di protezione (30).
Infatti, la percentuale dei bambini rispondenti al vaccino tanto più
si riduce quanto prima si vaccina e tanto più aumenta quanto più si
attende a vaccinare. Il vaccinare troppo precocemente, pertanto,
sembrerebbe servire solo ad aumentare la probabilità di danni da
vaccino e ad aumentare il numero delle vaccinazioni nel singolo soggetto
(31).
- La vaccinazione
antimorbillosa riduce sempre i livelli plasmatici di vitamina A,
inducendo in tal modo un ulteriore indebolimento delle difese
immunitarie verso tutte le virosi (32).
Cosa
consiglio ai genitori preoccupati dalle segnalazioni di nuovi casi di
morbillo?
I consigli sono molto semplici e ovvi alla luce di quanto detto:
- Prima di tutto raccomando
di non avere paura. Oggi si è soliti far leva sulla paura, perché
si sa che la paura scatena una reazione emotiva e la reazione emotiva
non è controllata dal ragionamento. Chi fa leva sulla paura vuole
che non si ragioni, perché è più facile pilotare i comportamenti di
coloro che non ragionano e che, spinti dall’emotività e dalla
fretta di dare una risposta alla loro angoscia, obbediscono alle
direttive di chi detiene il potere.
- Consiglio poi di
pensare a quello che facevano le nostre nonne: non portavano forse i
loro nipotini proprio dai bambini ammalati di morbillo perché si
contagiassero e ne fossero protetti per tutta la vita? Forse che le
antiche tradizioni non fossero basate su osservazioni secolari,
sull’esperienza, sulla saggezza e quindi su un buon grado di verità?
Dopo 30 anni di esperienza medica non ho il minimo dubbio nel credere di
più all’umile ma ampiamente sperimentata sapienza dei nostri nonni,
piuttosto che a quella temporanea, fittizia ed aleatoria degli studi
scientifici condotti da ricercatori finanziati dall’industria
farmaceutica (85-90% delle ricerche pubblicate) (33).
- Per arginare
un’epidemia in atto, è inutile consigliare una vaccinazione, perché
questa, per essere forse efficace, dovrebbe avvenire entro 72 ore dal
contatto col virus. Infatti, alcuni Autori consigliano la
somministrazione del vaccino antimorbilloso entro 72 ore
dall’esposizione, perché parrebbe svolgere un effetto protettivo,
e sostengono che devono essere vaccinati anche i bambini di 6-12 mesi,
ricordando però che successivamente questi bambini, essendo troppo
piccoli a quell’età e avendo un sistema immunitario che non può
rispondere alla vaccinazione in modo adeguato, successivamente dovranno
ricevere altre due dosi di vaccino (la prima a 12-13 mesi di vita) (34).
Altri Autori invece sostengono che questa procedura, che tra l’altro
può essere pericolosa, è del tutto inefficace (35).
- Infatti, ricordo che
il vaccino antimorbilloso (anzi il trivalente MPR) non è esente di
effetti indesiderati anche gravi e che il rischio di tali effetti aumenta
tanto più è piccolo il bambino che lo riceve e tanto maggiore è il
numero degli inoculi. Sarebbe preferibile, se proprio si desidera
effettuare la vaccinazione, iniziare almeno quando il bambino ha 3-4
anni di vita, perché a questa età il sistema immunitario è un po’
più sviluppato e quindi:
-- è in grado di difendersi meglio dai danni della vaccinazione,
-- la percentuale di coloro che rispondono al vaccino è maggiore
(vicina al 99%),
-- è sufficiente un’unica inoculazione.
- I dati epidemiologici dimostrano che, nella nostra attuale condizione socio-economica di Paese industrializzato, il morbillo attuale è pericoloso specialmente nell’adolescenza e nell’età adulta e quindi non si vede che fretta ci sia nel vaccinare i bambini piccoli. Si vuole forse, un domani, trasformare una parte di loro in adulti recettivi al vaccino e quindi in nuovi potenziali malati?
- Anche se può
sembrare strano e quasi assurdo, ricordo però che vaccinare
significa aumentare i casi di meningiti, di encefaliti e di PESS nei
vaccinati rispetto a quanto potrebbe avvenire nei non vaccinati.
Infatti, se oggi in Italia abbiamo circa 500 casi di morbillo
naturale all’anno, a causa di questa malattia si possono attendere:
-- un caso di meningite o encefalite ogni 4 anni (1 caso ogni 2.000 casi
di morbillo),
-- un caso di PESS ogni 300 anni (1 caso ogni 150.000 casi di morbillo),
-- e quindi un caso mortale ogni 20 anni.
Mentre, vaccinando
2 volte 560.000 nuovi nati all’anno, si possono attendere:
-- 100 casi di meningite o encefalite ogni anno (1 caso ogni 11.000
vaccinazioni),
-- un caso di PESS ogni anno (0,7 casi ogni milione di vaccinazioni),
-- e quindi 5 casi mortali ogni anno.
Il problema vero sarà
eventualmente riconoscere questi danni, perché oggi, tra i medici e i
responsabili degli organismi sanitari, pare che ci sia una gara a negare
qualsiasi danno da vaccino (36).
- Ricordo che è
accertata l’inutilità della somministrazione antibiotica allo scopo
di prevenire le complicazioni batteriche della malattia morbillosa
(37), mentre l’antibiotico è utile quando la complicazione si è
realmente instaurata.
- Numerosi studi
controllati (38, 39) hanno dimostrato che la somministrazione di
vitamina A in alte dosi possiede un benefico effetto sia preventivo del
morbillo, sia migliorativo in pazienti che presentano forme gravi o
potenzialmente gravi di morbillo, specie in bambini nei primi 2 anni
di vita. Le dosi consigliate di vitamina A sono le seguenti:
-- bambini da 0 a 6 mesi: 50.000 unità;
-- bambini da 7 a 12
mesi: 100.000 unità;
-- bambini dopo i 12 mesi: 200.000 unità.
- Ricordo che un
uso adeguato (sotto la guida di un medico) di molti altri
integratori alimentari (specialmente: vitamine C, D ed E; magnesio,
zinco e potassio; acidi grassi omega-3 e antiossidanti; probiotici), di
una sana alimentazione (per quanto è possibile) (40, 41), di
fitoterapici (echinacea, timo, propoli, per citarne solo alcuni), ma
anche di altri approcci e non per ultimo di una terapia omeopatica
personalizzata, sono in grado non solo di difendere i nostri figli
dal morbillo e/o dalle sue complicazioni, bensì di difenderli da tutte
le infezioni mettendo contemporaneamente il sistema immunitario e tutto
l’organismo nelle condizioni migliori per gestire qualsiasi stress
esogeno (42).
Conclusione
A mio avviso, il grosso problema delle vaccinazioni (in primis di
quella MPR, che considero una delle più pericolose, ma anche di tutte
le altre) è rappresentato essenzialmente da 3 punti:
1 - I vaccini sono
tanto più pericolosi:
-- quanto più il bambino è piccolo (a causa della totale
immaturità del suo sistema immunitario che quindi non risponde
adeguatamente allo stress causato dal vaccino e mantiene uno squilibrio
immunitario che causa un intenso e prolungato stress ossidativo
fortemente patogeno, specie per il sistema nervoso centrale) e
-- quanto maggiore è il numero dei vaccini somministrati (oggi
ai nostri piccoli ci chiedono di inoculare circa 25 vaccini
[comprendendo anche i richiami] nei primi 15 mesi di vita).
2 - I vaccini
mirano ad impedire lo sviluppo delle più comuni malattie infettive
pediatriche ed è molto discutibile che questo rappresenti un bene
per un corretto equilibrio biologico e per le difese immunitarie dei
nostri bambini, perché è ampiamente nota l’importanza e
l’universalità di una legge della biologia (“la funzione
mantiene la vitalità dell’organo”) per la quale la stimolazione
effettuata dai germi (virus e batteri) sul sistema immunitario del
bambino è essenziale per il suo equilibrato e duraturo sviluppo (43).
3 - I vaccini
trasmettono solo una immunità specifica verso alcuni virus e
verso alcuni sottotipi di pochi tipi di batteri, mentre i germi che
ci possono aggredire sono varie centinaia (considerando sia i tipi che i
sottotipi). Inoltre, i vaccini (come tutti i farmaci) conseguono
il loro effetto sempre a prezzo di un intenso squilibrio immunitario che:
-- per alcuni soggetti può essere lieve e reversibile (la
maggioranza dei casi?),
-- per altri può essere irreversibile e causare patologie croniche
relativamente gravi (patologie allergiche in un discreto numero di
casi),
-- per altri può
essere irreversibile e causare patologie croniche molto gravi
(epilessie, danni cerebrali con ritardi mentali, patologie
autoimmunitarie in un numero meno frequente di casi),
-- per altri può essere mortale (casi rari, ma sicuramente
sottostimati, secondo l’esperienza di molti medici e associazioni
italiane di danneggiati da vaccini).
Mi chiedo allora: perché
invece di spingere in modo inconsulto verso le vaccinazioni di massa
(che tra l’altro rappresentano l’abominio della Medicina Moderna che
è riconosciuta invece da un trattamento preventivo e curativo
perfettamente personalizzato) non si pratica, non si insegna e non si
diffonde una vera Medicina Preventiva capace di potenziare le difese
aspecifiche del nostro organismo in modo che possa difendersi non
verso 6-7 virus e pochi sottotipi di batteri, ma verso tutti i germi?
Queste conoscenze
esistono, sono alla portata di tutti e si basano su un’adeguata
igiene alimentare, mentale e di vita in generale, che consideri l’uomo
non solo come ammasso di cellule, ma nella sua complessità trinitaria
di corpo, psiche e spirito. Inoltre, sono trattamenti che utilizzano
anche le enormi potenzialità di molti ausili naturali, come ad esempio
gli integratori alimentari, i fitoterapici, i prodotti omeopatici e
molti altri che, se adeguatamente utilizzati, possono essere di grande
aiuto sia a scopi preventivi che curativi, senza peraltro causare alcun
danno alla persona.
Però, forse la mia risposta ha il difetto di essere troppo semplice,
poco costosa, alla portata di tutti e basata sul Buon Senso,
mentre oggi in Medicina non si usa più il Buon Senso, ma solo la fredda
legge del profitto e dell’evitamento di ogni personale responsabilità.
Allora a questo punto consiglio al Lettore, specialmente se in lui
c’era stato il desiderio di vaccinare i propri figli, di rileggere
nuovamente e con calma questo mio scritto per cogliere e far proprie
quelle conclusioni che ad una prima e veloce lettura sfuggono sempre.
Poi, faccia pure quello che nel suo cuore riterrà più corretto.
* Il dott. Roberto Gava si è laureato in Medicina e chirurgia all'Università di Padova, si è specializzato in Cardiologia, Farmacologia Clinica e Tossicologia Medica.
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