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Il
miracolo della vitamina D: che c’è di vero?
di MARTIN
MITTELSTAEDT - 12 marzo 2008
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alla pagina originale - Traduzione per Disinformazione.it a cura di
Stefano Pravato
Nell’estate del 1974 ai fratelli Garland, Frank e Cedric,
venne l’idea eretica. I giovani epidemiologi stavano partecipando a
una conferenza sui tassi di mortalità per cancro, contea per contea,
negli Stati Uniti. Seduti nell’aula dell’Università Johns
Hopkins di Baltimora, mentre osservavano le carte geografiche colorate a
seconda dei casi di cancro, notarono una suddivisione evidente,
maggiormente pronunciata per il cancro al colon. Le contee con i tassi
più elevati erano in rosso; quelle con tassi bassi erano blu.
Stranamente, la nazione era divisa in due quasi perfettamente, rosso al
nord e blu al sud. Perché, si chiesero, il rischio di morire di cancro
era maggiore nel bucolico Maine piuttosto che nella maggiormente
inquinata California del Sud?
I due giunsero al Johns Hopkins qualche giorno dopo, guidando la propria
Mustang da casa loro a San Diego. Frank stava per cominciare gli studi
universitari e Cedric il suo primo impiego come professore. Era luglio e
il viaggio attraverso l’assolato Sud fornì loro un idea mentre
stavano studiando le carte geografiche del cancro: l’esposizione al
sole cambia drasticamente a seconda della latitudine. Poteva forse
questo spiegare le differenze dei tassi di cancro?
La loro ipotesi, sviluppata meticolosamente e pubblicata
sei anni dopo nell’International
Journal of Epidemiology, era che la luce solare avesse un potente
effetto anti-cancro dovuto al suo ruolo nella produzione di vitamina D
nella pelle esposta al sole. Quelli che vivono a latitudini
settentrionali, teorizzarono, ricevono meno radiazione solare e
producono meno vitamina, fatto che determina l’aumento del rischio di
morire di cancro.
Oggi, che la vitamina D è presente così spesso nei media, è difficile
credere che ci siano voluti decenni perché l’ipotesi dei fratelli
Garland guadagnasse l’attenzione della comunità medica convenzionale.
Ma i benefici della vitamina D non si limitano alla prevenzione
oncologica: esistono studi che hanno stabilito un legame tra la
deficienza di questo composto e talune malattie croniche e serie quali
la sclerosi multipla, il diabete, le malattie cardiache, l’influenza e
la schizofrenia.
Cedric Garland, ora professore di medicina preventiva
all’Università di California, San Diego, è talmente convinto di
questo legame allargato da dire: "Penso che la vitamina D stia per
portare a un periodo d’oro per la medicina." E non è il solo a
crederlo. Le ultime ricerche sono così convincenti che numerosi
ricercatori medici credibili e difensori della sanità pubblica, molti
dei quali in Canada, hanno cominciato ad assumere dosi ben superiori
alle 200/ 600 unità internazionali – dose giornaliera raccomandata
dal ministero della salute Canadese, a seconda dell’età con un limite
superiore di 2.000 IU. Il principale ricercatore Canadese sulla vitamina
D, il dr. Reinhold Vieth dell’Università di Toronto, dice che si è
tracannato 8.000 unità al giorno – quattro volte il massimo – per
anni.
Dovremmo tutti fare lo stesso?
Il dr. Vieth dice di ritenere assolutamente innocuo quello che sta
facendo – dopo tutto, la sua quantità giornaliera è paragonabile
alla vitamina D che un Canadese si produrrebbe naturalmente in una
giornata estiva esponendosi al sole.
E il dr. Robert Heaney, ricercatore medico alla Università Creighton di
Omaha, dice che il suo collega Canadese non è l’unico nel suo
approccio di super dosi. "Tutti i ricercatori sulla vitamina D,
personalmente non ho mai trovato eccezioni, hanno imboccato questa
strada convinti dai dati," dice il dr. Heaney, che l’anno scorso
ha collaborato a uno studio, riportato nel American
Journal of Clinical Nutrition, che ha collegato l’integrazione di
vitamina D a una strabiliante riduzione del 60 per cento
dell’incidenza di cancro in donne di mezza età e anziane.
Cedric Garland sostiene che, più dell’inquinamento e di
qualche altra causa, alla radice dell’epidemia di cancro del mondo
Occidentale vi sia l’insufficienza dei livelli di vitamina D. Per di
più, se più persone prendessero integratori, la popolazione delle
regioni settentrionali sarebbe più in salute complessivamente.
"Potremo prevenire un insieme molto vasto di malattie con una
singola misura, a poco prezzo, virtualmente senza complicazioni,"
ci spiega. "Influenzerà favorevolmente ogni aspetto della medicina
e della salute pubblica."
Troppo bello per
essere vero?
Sembra quasi inconcepibile che la geografia possa
condannare qualcuno a subire malattie mortali – che il solo fatto di
vivere in una nazione settentrionale, come il Canada, possa essere un
rischio per la salute. L’ipotesi dei fratelli Garland si scontra anche
con l’attempata visuale convenzionale che il cancro sia causato
principalmente da cattive abitudini di vita, geni cattivi o elementi
carcinogeni. Infatti, suggerisce che alcuni tipi di cancro siano meglio
descritti come malattie dovute a deficienze nutritive, alla stregua di
scorbuto o rachitismo.
Di conseguenza, molti esperti sono rimasti scettici, consapevoli che in
passato molti integratori ben propagandati spesso non sono sopravissuti
al loro sfolgorante avvio.
"Il
problema con le vitamine è che in genere la prova
della loro efficacia, per qualsiasi ragione, non riesce mai," mette
in guardia Len Lichtenfeld, vice-direttore sanitario dell’American
Cancer Society. Il dr. Lichtenfeld dice che le autorità mediche
sono rimaste scottate dagli integratori così spesso che gli piacerebbe
vedere una "quantità sostanziale" di ulteriore ricerca prima
di convincersi che la vitamina D è davvero quello che sembra.
L’idea che la luce solare abbia effetti benefici sulla
salute contrasta anche col consiglio di evitare l’esposizione al sole
per ridurre il rischio di cancro alla pelle. Ciononostante, l’idea che
l’insufficienza di vitamina D rivesta un ruolo nel cancro e altre
malattie croniche degli adulti continua a guadagnare credito scientifico
come teoria plausibile, fruttando nuovo rispetto per questa vitamina a
lungo sottostimata. Sebbene abbia inizialmente attirato l’attenzione
negli anni ‘20 come cura per il rachitismo (salute delle ossa, non
cancro, è anche per questo che Health Canada ne raccomanda l’uso), da allora è stata trattata
come Rodney Dangerfield (cioè ignorata N.d.T.). Nella nostra epoca
salutista, è stata messa in ombra da integratori quali la vitamina C e
il beta carotene.
Ma da quando i fratelli Garland hanno fatto ripartire
l’interesse sulla vitamina D con i loro dati sul cancro al colon,
altri studi hanno mostrato che più di una dozzina di altri cancri,
inclusi i grandi killers, seno
e prostata, così come una schiera di altri malanni, sembrano sensibili
a insufficienze di questa vitamina.
L’idea sottostante alla ricerca è semplice: gli Esseri Umani si sono
evoluti in un ambiente di piena illuminazione solare, vicino
all’equatore, e conservano tuttora innumerevoli processi biologici
finemente calibrati agli alti livelli di vitamina D che avremmo se
ancora adesso stessimo crogiolandoci al caldo sole tropicale per tutto
l’anno.
Ma migrando verso latitudini elevate, dove non è presente una forte
luce solare durante l’autunno e l’inverno, la maggior parte degli
esseri umani ha turbato il proprio metabolismo della vitamina D, creando
suscettibilità a indisposizioni croniche che la ricerca sta ora
collegando alle insufficienze.
La domanda per i Canadesi è: se siamo così a corto di
questa cruciale vitamina, non dovremmo prenderne integrazioni? E se lo
facciamo, la vitamina D sarà la proverbiale pillola magica, capace di
guarire gran parte di quello che ci tormenta?
Sebbene le linee guida emesse congiuntamente dai governi
U.S.A. e Canadese dicano che gli adulti necessitano solo da
(Anche se la nomenclatura in unità internazionali può far sembrare
grandi questi numeri, il peso effettivo rappresentato da una singola IU
di vitamina D è come un granello di polvere, meno di un milionesimo di
grammo. La vitamina, agendo come un ormone all’interno della cellula,
dispone di un grande effetto biologico pur in quantità minime.)
Radicalmente Prudenti
La Canadian Cancer
Society è una delle agenzie per la salute maggiormente caute, ma lo
scorso anno è divenuta la prima grande organizzazione al mondo a
sposare l’idea di un’integrazione di vitamina D su larga scala,
rivolta a tutta la popolazione per combattere il cancro. E’ stata
avviata raccomandando che gli adulti bianchi prendano fino a 1.000 IU al
giorno in autunno e inverno, mentre i non-bianchi per tutto l’anno, a
causa della loro maggiore suscettibilità all’insufficienza di
vitamina D alle latitudini settentrionali. (Il Canada non redige
statistiche nazionali di malattie suddivise per razza, pertanto non è
noto specificamente in qual grado i non-bianchi siano affetti da malanni
collegati a bassi livelli di vitamina D.) Poco dopo, la Canadian
Pediatric Society ha seguito l’esempio, chiedendo alle donne
incinte e a quelle che allattavano di prendere 2.000 IU al giorno, con
l’obiettivo di prevenire le malattie infantili. La decisione della Canadian
Cancer Society è giunta dopo anni di analisi delle ricerche. La
vitamina D "ha continuato a venir fuori. Ha continuato a suonare al
campanello fino ad attirare l’attenzione," dice Heather Logan, la
responsabile delle politiche di cancer-control
della società. "Non si è trattato di uno studio e basta, fine
della storia. Ci sono stati studi con ricerche multiple che hanno
continuato ad essere pubblicati in riviste peer-reviewed."
Uno studio, pubblicato nella rivista Circulation, ha trovato che una situazione di bassa vitamina D
portava un aumento del 62 per cento del rischio di infarto. Un altro,
pubblicato negli Archives of
Internal Medicine, ha trovato che quelli che prendono integrazioni
di vitamina D diminuivano del 7 per cento il rischio di mortalità. Un
terzo report, di scienziati
presso lo statunitense National
Cancer Institute, ha scoperto che, anche se la vitamina D non
influenzava il rischio globale di morte per cancro, livelli
relativamente alti nel sangue portavano il 72 per cento in meno di
probabilità di morte per cancro colonrettale.
Altri studi hanno trovato che bassi livelli nel sangue sono un
eccellente predittivo di chi svilupperà cancro e malattie cardiache e
che le persone diagnosticate di cancro durante l’estate, ricca di
vitamina D, hanno una prognosi migliore di quelli diagnosticati durante
l’inverno.
Comunque, non tutti sono convinti. La critiche affermano
che la maggioranza delle scoperte – come le mappe geografiche del
cancro dei fratelli Garland – costituiscono solo una prova
circostanziale. E quando la Canadian
Cancer Society ha chiesto alla American
Cancer Society di unirsi a loro nel raccomandare più vitamina D,
quest’ultima ha rifiutato.
"Penso sia corretto dire che ne abbiamo discusso e abbiamo
concordato di essere in disaccordo su questo punto. La nostra posizione
è che vogliamo realmente quello che io definisco una prova solida...
che ci sia nei fatti una riduzione nella mortalità per cancro senza
significativi aumenti di rischio con l’integrazione di vitamina
D," dice il dr. Lichtenfeld. Vuole vedere delle sperimentazioni
come quelle dei farmaci per validare i benefici e stabilire i rischi,
dice, prima di consigliare a 330 milioni di Americani di cominciare a
prendere integratori.
Analogamente, John McLaughlin, vice presidente di oncologia
preventiva per il Cancer Care
Ontario, dice che la ricerca sulla vitamina D è troppo esigua a
questo punto per raccomandare di prendere dosi più elevate per
prevenire il cancro. Egli rigetta lo studio del dr. Heaney come
"parecchio disinformativo" a causa della sua piccola
dimensione (circa 450 donne) e perchè i soggetti assumevano anche
supplementi di calcio, il che potrebbe aver influenzato i risultati.
Ma ms. Logan dice che se la Canadian Cancer Society concorda che non ci sia ancora tutta la
scienza possibile sulla vitamina D, le prove ad oggi indicano fortemente
che anche non agire in base alle implicazioni della ricerca è
rischioso. I tumori interessati
comprendono terribili assassini come quelli al seno, alla prostata e al
colon, che uccideranno più di 10.000 canadesi entro l’anno
"Non c’è bisogno di attendere che ogni problema scientifico sia
risolto prima di agire," dice ms. Logan. "Quando c’è la
prova del danno, si dovrebbe intervenire, anche di fronte
all’incertezza scientifica."
Martin Mittelstaedt
D: SOLO FATTI
La vitamina D viene misurata negli esami del sangue. Molti
Canadesi hanno 40 nanomoli/litro o meno, particolarmente in inverno.
Molti ricercatori pensano che i livelli debbano essere almeno il doppio
per ridurre il rischio di malattie croniche.
La vitamina D si produce quando la pelle esposta reagisce
fotochimicamente ai raggi di luce ultravioletta provenienti dal sole.
Quasi tutta la vitamina D che circola nei nostri corpi è prodotta in
questo modo. Una persona tipica di pelle bianca in abbigliamento da
bagno al sole estivo di mezzogiorno in Canada produce circa 10.000 IU in
un tempo da
Nella pelle, la sintesi della vitamina D accade solo quando
l’indice UV ha valore tre o maggiore, all’incirca il periodo verso
mezzogiorno da marzo a ottobre nelle parti meridionali del paese. Una
regola spannometrica è che se la vostra ombra è più lunga di voi,
allora la luce solare non è abbastanza intensa.
Alcuni dei pochissimi cibi che contengono vitamina D sono: olio di
fegato di merluzzo (1.300 IU per cucchiaio); salmone naturale (1.000 IU
per pozione); salmone in scatola (250 IU); sardine (600 IU); latte
arricchito o succo d’arancia (100 IU); rosso d’uovo (25 IU); i
funghi shiitake freschi e qualche carne biologica (tracce in entrambi).
Molti multivitaminici contengono 400 IU. Pillole e pastiglie nelle
confezioni di integratori di vitamina D contengono tipicamente fino a
1.000 IU.
Le dosi giornaliere raccomandate da Health Canada, basate principalmente su uno studio del 1997, sono:
neonati fino a 12 mesi, 400 IU; età da
Molti sostenitori della vitamina D asseriscono che Health
Canada è troppo cauta. La Canadian
Cancer Society, per esempio, raccomanda che gli adulti non-bianchi
prendano 1.000 IU al giorno per tutto l’anno e che i bianchi prendano
la stessa quantità almeno in autunno e inverno. La Canadian
Pediatric Society raccomanda 2.000 IU al giorno per donne incinte o
che allattino.
L’intossicazione avviene dopo un’esposizione di lungo
termine e a dosi massicce, che vanno da 50.000 IU a 150.000 IU al
giorno. Effetti quali una demineralizzazione delle ossa possono accadere
con dosi giornaliere croniche che eccedano le 10.000 IU. Non è stato
riferito nessun malessere per dosi al di sotto delle 3.800 IU al giorno.
Uno studio in U.S.A. del
Un altro studio ha stimato la dose per dimezzare il rischio di cancro al
colon: 1.000 IU al giorno. La quantità stimata per dimezzare il rischio
di cancro al seno: 4.000 IU al giorno. I ricercatori dicono che le donne
possono aderire alle linee guida di Health Canada e tuttavia raggiungere
lo stesso 4.000 IU al giorno assumendo 2.000 IU dalla dieta e da
integratori e il resto mediante una modesta esposizione al sole.
Ci sono alcune indicazioni che le ragazze possono diminuire
il loro futuro rischio di cancro al seno assumendo alti livelli di
vitamina D durante i loro anni di teen-agers.
Ricercatori statunitensi stimano che l’insufficienza di vitamina D
provochi fino a 60.000 morti per cancro precoce all’anno nel paese, o
quasi il 10 per cento del totale della mortalità a causa del male. Se
la stessa percentuale si applicasse al Canada, una situazione di bassa
vitamina D porterebbe a circa 7.000 morti precoci per cancro all’anno.
Anche se c’è rischio di cancro alla pelle derivante da
sovraesposizione alla luce ultravioletta, i ricercatori dicono che i
benefici di una modica esposizione al sole per prevenire cancri seri,
difficilmente curabili, sovrastano quel rischio. Inoltre, dicono, il
cancro alla pelle è relativamente facile da trattare.
Uno studio Finlandese del
La forte correlazione tra latitudine e incidenza della Sclerosi Multipla
ha condotto i ricercatori a sospettare che il trend sia connesso con i
livelli di vitamina D. Negli USA, per esempio, i tassi di SM sono
quattro volte maggiori negli stati settentrionali, vicino al confine
canadese, rispetto alle parti meridionali del paese. Analogamente, la
ricerca Australiana mostra che l’incidenza di SM aumenta
all’aumentare della distanza dall’equatore in cui vive la gente. I
tassi di incidenza maggiore al mondo si trovano in Nord Europa e in
Canada.
Il Genio dei Geni
Nuove acquisizioni sul funzionamento della 'pillola magica'
Il ruolo della vitamina D nei carcinomi potrebbe svelare uno dei più
grandi misteri che ancora celano la causa del cancro: perchè così
tante persone che sviluppano la malattia non hanno fattori di rischio
noti, quali una storia familiare della stessa malattia.
La semplice risposta potrebbe essere che la vitamina D interagisce con
un numero insolitamente alto di geni, funzionando come un direttore
d’orchestra che li attiva o disattiva. I ricercatori credono che una
deficienza di vitamina conduca a una deficienza delle proteine
assemblate sotto la direzione di questi geni, il che pertanto minaccia
le principali difese contro malattie apparentemente non correlate come
cancro, diabete e sclerosi multipla.
John White, che sta studiando le attività antimicrobiche
della vitamina D all’Università McGill di Montreal, dice che
"praticamente ogni cellula " del corpo umano possiede
recettori per la vitamina D e che centinaia di geni differenti
potrebbero esserne regolati.
Sembra che la maggiore attività di influenza genetica della vitamina D
consista nel mantenere in salute la vasta categoria di cellule note come
epitelio, che delimita l’esterno dei nostri organi e la superficie
delle strutture del nostro corpo.
Anche se questi tessuti di rivestimento assommano a solo il 2 per cento
del peso del nostro corpo, sono la fonte di circa l’85 per cento dei
cancri, quelli noti come carcinomi..
Tra questi c’è il cancro del colon, della prostata, del pancreas e
dell’utero, assieme al tipo più comune di cancro al seno, carcinoma
del dotto, che si sviluppa sul rivestimento del dotto lattifero.
(L’altro grande gruppo di cancri, i sarcomi, compaiono nei muscoli e
nei tessuti connettivi, e non esibiscono una forte associazione con
l’insufficienza di vitamina D.)
"La vitamina D è un agente particolarmente efficace
nell’inibire la crescita anormale o lo sviluppo di tumori maligni nei
tessuti epiteliali," dice Cedric Garland, professore di medicina
preventiva all’ Università di California, San Diego.
Anche se molti ricercatori vedono il cancro come una
malattia complessa e senza speranza con cause diverse per ogni tipo di
tumore, il dr. Garland, che sta studiando la vitamina D da più di tre
decenni, ritiene che i carcinomi abbiano un’origine comune nei bassi
livelli di vitamina. Secondo una sua stima, fino al 75 per cento di
questi cancri si potrebbero prevenire se i livelli di vitamina D fossero
elevati attraverso integratori. "Sono convinto che il cancro sia
prevalentemente una malattia dovuta a scarsità di vitamina D,"
afferma.
A livello genetico, una funzione importante della vitamina D, che
potrebbe spiegare le sue proprietà anti-cancro, è che aiuta a regolare
la produzione di E-caderina, una specie di colla biologica che tiene
assieme le cellule. Quando si verifica una scarsità di questa colla, ciò
fa perdere adesione reciproca alle cellule epiteliali, permettendo ad
alcune di migrare dal tessuto nel quale dovrebbero restare confinate.
Non più vincolate, queste cellule cominciano a moltiplicarsi a un tasso
maggiore di quello solito e cominciano a formare le lesioni che infine
portano ai cancri.
La vitamina D è implicata nel meccanismo che segnala alle
cellule quando morire, aiutando pertanto a prevenire la proliferazione
incontrollata e tenendo a freno la crescita di nuovi vasi sanguigni che
nutrirebbero i tumori in accrescimento.
Essa potrebbe avere un ruolo anche in malattie non legate al cancro. Una
delle principali funzioni delle cellule epiteliali è quella di fare da
barriera contro i virus e i batteri che causano infezioni.
Gli scienziati ipotizzano che quando una situazione di bassi livelli di
vitamina D indebolisce le cellule epiteliali, la funzione di barriera
venga compromessa, esponendo i tessuti all’attacco di agenti che
producono malattie - nel diabete, per esempio, indebolendo le cellule
dell’isolotto; nella sclerosi multipla, indebolendo le cellule gliali
del sistema nervoso; e nella tubercolosi, riducendo la capacità del
rivestimento del polmone di respingere i batteri, secondo il dr. Garland.
Alcuni ricercatori medici hanno anche cominciato a
sospettare un collegamento tra l’insufficienza di vitamina D e la
schizofrenia, che si verifica il 10 per cento più spesso tra coloro
nati in inverno e prima primavera, quando la vitamina D di origine
solare è meno disponibile.
Ricercatori in Australia stanno testando quest’ipotesi esaminando i
cervelli dei ratti nati da madri private di vitamina D – con risultati
allarmanti. I cervelli dei roditori privati di vitamina D avevano
maggiore proliferazione cellulare, ventricoli allargati e minor quantità
di una proteina necessaria alla crescita nervosa. "Quello che
osserviamo quando togliamo la [vitamina] D dai cervelli dei ratti,
essenzialmente è che puoi distruggere il loro cervello," dice John
McGrath, un professor del Queensland
Brain Institute dell’Università del Queensland a Brisbane.
"Possiamo modificare la maniera in cui si sviluppa il loro
cervello." Il dr. McGrath afferma che è troppo presto per dire se
la ricerca sui cervelli dei ratti si applichi agli esseri umani. Ma
aggiunge che "se ottimizzando la nutrizione materna si potessero
evitare anche solo una piccola percentuale dei casi di schizofrenia, si
tratterebbe di un risultato veramente importante."
Martin Mittelstaedt