|
- Farmacovigilanza
- Pagina malattie
Farmaci:
inefficaci in più della metà dei pazienti
di Steve Connor, Science Editor - independent.co.uk
- 08 dicembre 2003
Traduzione a cura di www.comedonchisciotte.net
Un
amministratore capo della più grande compagnia farmaceutica inglese, la
GlaxoSmithKline (GSK), ha ammesso che la maggior parte dei farmaci
prescritti non funziona nella maggioranza dei pazienti.
Allen
Roses, vicepresidente della linea genetica della GSK ha detto che meno
della metà dei pazienti ai quali sono stati prescritti alcuni dei
farmaci più costosi ne hanno ottenuto un qualche beneficio. E' un
segreto di Pulcinella all'interno delle industrie farmaceutiche che la
maggioranza dei loro prodotti siano inefficaci, ma è la prima volta che
questo viene affermato in pubblico.
I suoi commenti giungono alcuni giorni dopo la notizia che la spesa
farmaceutica del servizio sanitario inglese è salita di quasi il 50% in
3 anni. La GSK ha annunciato la scorsa settimana di avere in fase
sperimentale più di 20 nuovi farmaci che potrebbe portare alla
compagnia introiti fino a $1bn (£600m) l'anno.
Il Dr Roses, un genetista della Università Duke del North Carolina, ha
parlato ad un recente incontro scientifico a Londra, portando analisi di
come differenti classi di farmaci funzionano nei reali pazienti.
I
farmaci per la malattia di Alzheimer si dimostrano attivi in meno di 1/3
dei pazienti, mentre gli antitumorali lo sono solo in 1 paziente su 4.
Farmaci per l'emicrania, l'osteoporosi, e le artropatie funzionano in
circa la metà dei soggetti trattati. La maggior parte dei farmaci sono
efficaci in meno di un paziente su due trattati: questo comportamento
dipenderebbe in modo particolare dalla presenza o assenza di determinati
geni capaci di interagire in qualche modo con i farmaci assunti.
"La stragrande maggioranza dei farmaci – più del 90% -
funzionano solo nel 30-50% delle persone" ha affermato il Dr. Roses
"Con questo non voglio dire che la maggior parte dei farmaci siano
inefficaci. Voglio dire che la maggior parte dei farmaci agiscono solo
nel 30-50% dei soggetti. I farmaci vanno bene per il mercato, ma non
hanno efficacia in tutti quelli che li assumono".
Alcuni analisti economici hanno commentato che le frasi di Roses
sembrano una reminescenza della gaffe che nel 1991 fu pronunciata dal
gioielliere, Gerald Ratner, quando affermò che il successo dei suoi
negozi era dovuto alla vendita di "complete schifezze".
Mentre, per altri, Roses merita rispetto per essere stato onesto e aver
detto questo fatto poco pubblicizzato, sebbene noto da anni
all'industria farmaceutica.
"Roses
è un individuo abile e quello che ha detto sorprenderà l'opinione
pubblica ma non i suoi colleghi" ha detto un ricercatore
industriale "E' un pioniere di una nuova cultura negli affari
farmaceutici, basata sullo studio dei geni per valutare chi potrà
beneficiare di un determinato farmaco".
Dr Roses ha una reputazione notevole nel campo della "farmacogenetica"
– l'applicazione della genetica umana allo sviluppo dei farmaci – e
i suoi commenti si possono leggere come un tentativo per spingere
l'industria a realizzare un futuro in cui sia possibile somministrare
farmaci ad un numero più piccolo di pazienti dotati però di specifici
geni.
L'idea è di poter identificare i "responders" – cioè
coloro che beneficeranno del prodotto – con un semplice ed economico
test genetico, capace di individuare i non-responders che potrebbero
trarre vantaggio dall'impiego di un altro farmaco.
Questo è un indirizzo contrario alla attuale cultura di mercato
presente all'interno dell'industria farmaceutica, tesa a vendere il
maggior numero di farmaci possibile al più grande numero di pazienti
– una cultura che ha portato la GSK al rango di una tra le compagnie
farmaceutiche con i maggiori profitti, il che però ha anche il
significato che la maggior parte dei farmaci venduti sono stati per lo
più inutili, se non addirittura pericolosi per molti pazienti.
Il
Dr Roses ha dichiarato inoltre che i medici nel trattare routinariamente
i pazienti applicano l'approccio "trial-and-error", cioè se
un farmaco non funziona ce n'è sempre pronto un altro. "Io penso
che sia nell'esperienza di ognuno constatare che farmaci diversi sono
stati provati per curare la propria cefalea o lombalgia. E'
nell'esperienza di tutti, anche se non se ne riesce a capire il motivo.
In realtà la ragione sta nel fatto che abbiamo diverse suscettibilità
all'effetto di un farmaco e che questa diversa capacità di rispondere
è genetica".
Nessuno, né il servizio sanitario che paga né il paziente, desidera
che si prescrivano farmaci inefficaci. La farmacogenetica è la promessa
per rimuovere molta della attuale incertezza".