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Poca fiducia e tante fiduciarie
di Marco Liguori -  17/2/2006
Tratto da
www.indiscreto.it 

Il bilancio al 30 giugno 2005 dell’Internazionale Football Club spa si è concluso con il “rosso” più elevato della sua storia, pari a 118,7 milioni di euro. Nella relazione del collegio sindacale si legge che è stato evidenziato «un patrimonio netto negativo (pari a -31,6 milioni) e di conseguenza la società si trova nella situazione prevista dall’art. 2447 codice civile». Ciò significa che la società doveva essere ricapitalizzata: il suo azionista di riferimento, Massimo Moratti, vi ha provveduto il 31 agosto scorso con un versamento come aumento di capitale di 35 milioni più un altro di 20 milioni «a copertura perdite». Un’attenta analisi nelle pieghe del bilancio nerazzurro, disponibile presso la Camera di Commercio, rivela però altri particolari più “piccanti” che contribuiscono al suo disastroso risultato finale. Al suo interno spiccano le minusvalenze «da cessione dei diritti alle prestazioni calciatori», ossia dalla vendita di 16 giocatori della prima squadra e 31 del settore giovanile per la prima parte della campagna acquisti fino al 30 giugno scorso. 

Il loro importo è pari a 5,51 milioni a fronte di un valore netto contabile complessivo di 7,93 milioni ed è in crescita rispetto ai 2,78 milioni dell’esercizio precedente. In esso spiccano le minusvalenze per le risoluzioni dei contratti di Christian Vieri (617mila euro) e Giorgios Karagounis (314mila). Ancor più elevate quelle relative alle cessioni di Andy Van Der Meyde all’Everton (1,57 milioni) e Edgar Davids al Tottenham (2,6 milioni). L’Inter, al contrario di molte altre società di calcio che seguono i criteri civilistici di redazione del bilancio, non inserisce le minusvalenze da cessione calciatori negli oneri straordinari del conto economico, ma alla voce “costi della produzione”. Analogo discorso per le plusvalenze, inserite nella voce “valore della produzione” invece che nei “proventi straordinari”. Fino alla fine dello scorso giugno l’Inter ha ottenuto plusvalenze per oltre 14 milioni, in calo rispetto ai 22 milioni del 2003/04. Sono stati 4 i calciatori inseriti in questa voce: da Fabio Cannavaro l’Inter ha ottenuto 9,6 milioni, da Mohamed Kallon 4,3 milioni e da Nicola Ventola 119mila euro. Singolare la plusvalenza ottenuta da Youssouf Kone, ceduto al Fc Vittoria, pari alla “ricca” cifra di un euro.

Ma un’altra “perla” del bilancio della società presieduta da Giacinto Facchetti è quella riguardante le partecipazioni in due imprese controllate, l’Inter Futura srl e lo Spezia Calcio 1906 srl. Nella prima, l’Inter deteneva al 30 giugno scorso il 100%, mentre per la società spezzina la quota era del 98,67%. Stando a quanto dichiarato nel documento contabile, «il saldo pari a 2 euro rappresenta il valore di acquisto o di sottoscrizione della quota della Inter Futura srl e della quota dello Spezia Calcio 1906 srl al netto delle svalutazioni effettuate nell’esercizio». Dunque per ciascuna il valore è stato abbattuto a un euro. Un deciso salto all’indietro rispetto all’esercizio concluso al 30 giugno 2004, quando il 100% di Inter Futura valeva 10.329 euro. Ancora più pesante è stato il “taglio” per lo Spezia: infatti, l’anno prima l’Inter possedeva soltanto il 30% della società ligure che valeva ben 2,55 milioni. 

Ma quali sono i motivi di una così drastica svalutazione di entrambe le partecipazioni? E’ sempre il bilancio dell’Inter a spiegarne i motivi. «Avendo entrambe le partecipazioni di controllo», si legge nel documento, «un patrimonio netto negativo alla data del 30 giugno 2005 si è ritenuto di svalutare completamente il valore di carico, mantenendo il valore simbolico pari a 1 euro per ciascuna partecipazione». Dunque, sia lo Spezia che l’Inter Futura si sono ritrovate nella stessa identica situazione di fine esercizio della loro controllante, con il patrimonio netto negativo e nella situazione prevista dall’art. 2447 del codice civile, ossia di dover essere ricapitalizzate. Il consiglio di amministrazione nerazzurro ha provveduto «ad accantonare nella voce “fondi rischi e oneri” la quota, pari a euro 1.700 migliaia per la Società Spezia Calcio e 243 migliaia per la società Inter Futura, delle perdite consuntivate nell’esercizio oltre il valore del patrimonio netto e di competenza della Società, ritenute non più recuperabili nel futuro». Nel bilancio dell’Inter sono riportati anche i dati numerici delle due controllate al 30 giugno 2005. Inter Futura aveva un capitale di 10mila euro, un patrimonio netto negativo per 243mila euro e un risultato di esercizio in rosso per oltre 254mila euro. 

Tale perdita è stata provocata, si legge nella relazione sulla gestione, «da un aumento dei costi del personale e da un mancato incremento dei ricavi, quest’ultimo dovuto principalmente all’abbandono del progetto Thailandia» a causa del maremoto del dicembre 2004. Lo Spezia Calcio aveva ottenuto una perdita di esercizio per 7,35 milioni, un patrimonio netto negativo per 1,34 milioni a fronte di un capitale sociale pari a 2 milioni. Particolare curioso: lo Spezia aveva concluso il bilancio per l’anno 2003/04 con una perdita di poco più di 2 milioni e un patrimonio netto positivo per 199mila euro. Nonostante ciò, si legge nel bilancio chiuso al 30 giugno di due anni fa, il cda dell’Inter «non ha proceduto ad alcuna svalutazione della partecipazione, iscritta a bilancio a 2.550 migliaia, non ritenendo tali perdite di natura durevole sulla base del valore della società stessa, tenuto conto del valore del marchio, del bacino di utenza e del parco giocatori». Le speranze della società nerazzurra si sono infrante nell’esercizio successivo, quando a causa delle perdite elevate ha dovuto “retrocedere” completamente il valore della quota detenuta nella società ligure.

Nell’ultimo bilancio approvato si notano anche due altre partecipazioni di consistenza economica limitata, per complessivi 105mila euro: si tratta del 5% nell’Olimpia Basket srl (meglio conosciuta come Armani Jeans), di appena 60mila euro. Di valore più limitato è quella detenuta nel Consorzio Acquedotto La Pinetina : 19,5% pari a un 45mila euro. Riguardo all’acquisizione del controllo esclusivo dello Spezia Calcio, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva aperto nel gennaio 2005 un procedimento istruttorio nei confronti dell’Inter. Secondo la documentazione presente sul sito internet dell’Authority, il garante aveva ipotizzato «la violazione dell’obbligo di comunicazione preventiva delle operazioni di concentrazione». Sempre secondo l’organismo amministrativo, l’operazione era stata «realizzata nel novembre 2004». Il procedimento si era concluso il 27 aprile dell’anno scorso, quando il presidente Antonio Catricalà aveva ordinato all’Inter «di pagare, quale sanzione amministrativa per la violazione accertata, la somma di euro 5.000 per la mancata comunicazione dell’acquisizione del controllo esclusivo di Spezia Calcio 1906 srl». In seguito, la società nerazzurra ha deciso di cedere una consistente parte dell’azionariato detenuto nello Spezia. 

Le trattative sono condotte con l’imprenditore calabrese (ma residente a Reggio Emilia) Giuseppe Ruggieri, amministratore unico della Italcantieri spa (posseduta in passato da Silvio Berlusconi) ed ex proprietario e ex presidente della Sanremese, con interessi di tipo edilizio in Liguria. L’Italcantieri, stando all’ultima visura disponibile presso la Camera di Commercio ha sede a Lacchiarella (presso Milano) e ha un capitale sociale di 5 milioni. L’operazione, stando al documento contabile interista, ha comportato ai primi di luglio 2005 la vendita all’Italcantieri del 60% della società ligure, al valore di 3,3 milioni: Ruggieri ha anche assunto la presidenza del club spezzino. Poco dopo, l’Italcantieri ha girato questo pacchetto alla sua società (posseduta al 100%) Gestioni Sportive e Immobiliari di Reggio Emilia, che secondo le visure è una srl con 10mila euro di capitale: Ruggieri ne è l’amministratore unico. L’Inter è rimasta ancora azionista dello Spezia con il 38,67% del capitale. Sembrerebbe quindi che tutto finisca qui, con la cessione del pacchetto di controllo dello Spezia: e invece no. Infatti, scorrendo le ultime visure disponibili della Camcom sulla catena di controllo di Italcantieri si ha una sorpresa. 

La società milanese è posseduta al 95,6% dalla Matutia Holding, srl con sede a Stradella (Pavia) con 100mila euro di capitale: anche qui, Ruggieri compare come amministratore unico. A sua volta, la Matutia ha due principali azionisti: la controllante Ruggieri Immobiliare srl (capitale sociale 10.400 euro) al 65% e la Mava Immobiliare (10mila) al 32,5%. Giuseppe Ruggieri è il procuratore speciale della prima, che ha come attività «la compravendita di beni immobili dal 1/5/1992: una sua familiare, Anna Ruggieri, ne è l’amministratore unico. Quest’ultima ricopre il medesimo incarico societario anche nella seconda srl, che è attiva nella «locazione, vendita di beni immobili propri, sublocazioni dal 23/5/2002». La Ruggieri Immobiliare e la Mava Immobiliare hanno due elementi in comune: il primo è lo stessa sede di Reggio Emilia. Fin qui, nulla di strano: ma è il secondo elemento che costituisce la sorpresa. In ambedue, il loro azionista di controllo si nasconde dietro la Fiduciaria Emiliana , anch’essa con sede a Reggio Emilia. In particolare, la fiduciaria detiene per conto terzi il 99% sia della Ruggieri Immobiliare che della Mava Immobiliare: Anna Ruggieri ne possiede l’1% di entrambe. E chi potrebbe essere “l’azionista mascherato”? Non è dato saperlo, a causa dell’intestazione fiduciaria: si può ipotizzare allo stesso Ruggieri o chissà forse chi altro.

E’ l’ennesimo mistero dell’italica pedata. Insomma, nel caso dello Spezia siamo davanti a una catena di controllo che termina con una fiduciaria. Con il “velo” posto da quest’ultima si aggira il divieto imposto all’articolo 16 bis delle Noif, ossia «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale». La norma è molto restrittiva, al punto da chiarire che «un soggetto ha una posizione di controllo di una società o associazione sportiva quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro il quarto grado sono riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza dei voti di organi decisionali ovvero un’influenza dominante in ragione di partecipazioni particolarmente qualificate o di particolari vincoli contrattuali». In altre parole, se per pura ipotesi dietro alla Fiduciaria Emiliana, posta a capo della catena di controllo dello Spezia, si nascondesse Massimo Moratti, socio di riferimento dell’Inter che ha venduto il pacchetto di controllo del club ligure, ciò sarebbe vietato dalle Noif. Analogo caso sarebbe se dietro alla fiduciaria si nascondesse la Fininvest di Berlusconi, che possiede la quasi totalità del Milan. 

Il regime del Codice di giustizia sportiva contempla sanzioni a carico delle società (previsto all’art. 13) e dei loro dirigenti e soci. Per i club si va dalla minima “pena” dell’ammonizione, sino all’esclusione dal campionato di competenza, con conseguente retrocessione alla serie inferiore: nel caso della conquista del titolo di campione d’Italia, può essere revocato. Il Codice prevede anche per i club «la non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni». Per i dirigenti e gli azionisti, l’articolo 14 del Codice prevede la sanzione lieve dell’ammonizione, sino ad arrivare all’inibizione temporanea o la squalifica a tempo determinato sino a un massimo di cinque anni. Nei casi più gravi è stata prevista «nei confronti del dirigente, socio di associazione o tesserato, la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc». Le “punizioni” ci sono e sono anche severe. Tuttavia sembrano moltiplicarsi i casi di mascheramento dietro fiduciarie dei padroni del calcio: ma alla Covisoc, deputata ai controlli di rito, e in Figc lo sanno? Non sarebbe il caso di aggiornare l’articolo 16 bis delle Noif?

Marco Liguori

 
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