La guerra in Iraq
Un'agenda segreta?
Tratto dalla rivista "Speak Up"
Si ringrazia per la traduzione Bruno Stella

Vi è stato un dibattito rilevante riguardo le cosiddette «vere ragioni» dietro la recente decisione di andare in guerra contro l’Iraq. Ufficialmente la ragione fu di rendere il mondo un luogo più sicuro dal terrorismo e dalle armi di distruzione di massa, ma molti osservatori sono stati scettici al riguardo e non di meno il giovane scrittore Nafeez Mosaddeq Ahmed, il quale libro, «Guerra alla libertà», sollevò serie preoccupazioni sui sistemi di difesa aerea e di intelligence prima e durante quegli eventi drammatici.
«Speak Up» ha chiamato Nafeez Mosaddeq Ahmed all’Istituto per la ricerca e lo sviluppo politico sito a Brighton, Inghilterra, e ha chiesto il perché gli Stati Uniti hanno diretto la loro attenzione sull’Iraq dopo aver fallito nel trovare Osama bin Laden in Afghanistan:
Nafeez Mosaddeq Ahmed: «La Guerra in Iraq è motivata da delle grosse e urgenti motivazioni geostrategiche. Vi è stato un servizio della CBS News nel quale si diceva che il segretario alla difesa Donald Rumsfeld, cinque ore dopo l’attacco dell’11 settembre, era seduto nel suo ufficio a ricevere una moltitudine di comunicazioni e cose del genere….ed egli scarabocchiò un appunto che diceva fondamentalmente “raccogliamo tutte le informazioni possibili, vediamo se è bene colpire SH” (che sostanzialmente sta come abbreviazione di Saddam Hussein) “quanto UBL” (che era Osama bin Laden). Ci fu un’altra dichiarazione fatta nello stesso scritto, che era “fate le cose in grande, buttateci dentro tutto, cose connesse e non.” In altre parole, sfruttate l’11 settembre, sfruttate questo clima di paura per trascinare il maggior numero di questioni possibili per perseguire i nostri interessi compresi, naturalmente, la questione prominente di Saddam Hussein e dell’Iraq.
Volevano andare in guerra da molto vi è un “think Tank” chiamato “The Project for the New American Century” (Il progetto per il Nuovo Secolo Americano), che è stato istituito negli anni ‘90 dalle stesse persone che sono nell’attuale amministrazione: Dick Cheney, Rumsfeld, il fratello del Presidente Bush (Jeb Bush), Lewis Libby …e una moltitudine di altri ufficiali dell’attuale consiglio della casa bianca erano difatti dietro questo progetto.
Penso che fu nel 1997/98 che pubblicarono uno studio, mai distribuito al pubblico, uno studio che spiegava dei loro grandiosi piani per il potere americano. Essi parlavano di una “Pax Americana” - questa è una citazione diretta – globale, parlavano della necessità di prevenire qualsiasi altra potenza che addirittura aspirasse a rivaleggiare gli americani in qualsiasi altro modo, parlavano di aspirare ad un loro ruolo più grande negli affari mondiali.
Si indicavano regioni del mondo specifiche nelle quali il governo degli Stati Uniti nutre interessi e si indicava la questione dell’Iraq e la necessità di stabilire una presenza coattiva nel golfo persico. Descriveva, fondamentalmente, come la necessità trascendesse il fattore Saddam Hussein. Voglio dire, in un colpo solo, in questo documento, loro mettono in luce che tutta questa storia non ha niente a che vedere con Saddam Hussein e la cosa non riguarda le armi di distruzione di massa, e non importa neanche della minaccia che rappresenterebbe o meno. E solo una questione di insediare una presenza coercitiva nel Golfo Persico, per controllare essenzialmente una regione molto strategica del mondo; in virtù del fatto che questa regione possiede, per ciò che si conosce, la seconda più grande riserva di petrolio al mondo e gli analisti sostengono che ci sono riserve ancora inesplorate, il che potrebbe significare che l’Iraq ha più riserve di petrolio messe insieme della Russia, e tutte due più dell’Arabia Saudita, che possiede le più grosse riserve al mondo. Dunque, questo è un obiettivo altamente strategico che bolle in pentola da molti anni, loro stavano pianificando di andare in Iraq e l’11 settembre ha fornito loro il clima di paura che, essenzialmente, gli ha dato l‘opportunità di partire e progettare la loro potenza in queste regioni strategiche del mondo.


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