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La
distruzione dell’Afghanistan
di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
– 19 marzo 2007
Da molti anni le autorità anglo-americane si accaniscono
in maniera crudele e spietata contro l'Afghanistan. Già nel 1919, gli
inglesi fecero guerra all'Afghanistan per poter continuare ad imporre il
proprio dominio. Quell'anno la resistenza afgana, guidata da Amanullah
Khan, riuscì a prevalere e a rendere il paese indipendente. Iniziò una
fase di riforme e cambiamenti. Furono realizzati sistemi
d’irrigazione, costruite nuove strade e scuole, e venne abolito
l'obbligo di portare il velo. Per molti anni gli inglesi e gli americani
cercarono di imporre un controllo indiretto, finanziando governi
conservatori. Negli anni Settanta diventò più difficile controllare
l'Afghanistan perché il paese tendeva a laicizzarsi e a realizzare una
maggiore libertà e indipendenza. Invano le autorità statunitensi
foraggiavano bande di estremisti religiosi, che avevano il compito di
opporsi alle riforme.
Una svolta importante si ebbe nel 1978, quando il Partito
Democratico del Popolo afghano (PDPA) iniziò la "rivoluzione
d'aprile" e fondò
Gli Usa cercarono di far credere che il nuovo governo era un governo
fantoccio dell'Urss, per poterlo abbattere. Ma ciò non era vero, come
spiegarono il New York Times e
il Washington Post, che
riferirono che il nuovo governo era sostenuto dalla maggioranza degli
afgani, e che "la lealtà degli afgani verso il governo è fuor
di dubbio".[1]
Il governo di Taraki attuò riforme sociali importanti: iniziò una
campagna per l'alfabetizzazione e introdusse l'assistenza medica
gratuita per tutti. Inoltre, abolì il potere feudale nelle campagne,
introdusse la libertà di religione e l'uguaglianza fra uomini e donne.
Parecchie persone beneficiarono di questi cambiamenti, ad esempio, Saira
Noorani racconta:
Ogni ragazza poteva andare alle scuole superiori e all'università.
Potevamo andare dove volevamo e vestirci come ci pareva... Potevamo
frequentare i caffè, e il venerdì andavamo al cinema a vedere gli
ultimi film indiani e ascoltare gli ultimi successi della musica hindi...
Tutto è cominciato ad andare storto quando i mujaheddin hanno iniziato
a vincere... Uccidevano gli insegnanti e bruciavano le scuole... Eravamo
terrorizzate. Era comico e nel contempo triste pensare che quelle erano
le persone che erano state sostenute dall'Occidente.[2]
Il governo afgano veniva continuamente minacciato dagli
Usa, e per questo chiese all'Urss di essere aiutato militarmente. Le
autorità americane volevano intervenire prima possibile per abbattere
il legittimo governo afgano. Anni dopo, lo stesso Zbigniew Brzezinski[3],
Consigliere per
Secondo la versione ufficiale della faccenda, gli aiuti ai mujaheddin
da parte della Cia sono cominciati durante il 1980, ovvero, dopo che
l'armata rossa aveva cominciato l'invasione dell'Afghanistan il 24
Dicembre 1979. La realtà, rimasta fino ad oggi strettamente celata, è
completamente diversa: è stato il 3 luglio 1979 che il presidente
Carter ha firmato la prima direttiva per aiutare segretamente gli
oppositori del regime filo sovietico di Kabul.
Quello stesso giorno ho scritto una nota al presidente nella quale si
spiegava che a mio parere quell'aiuto avrebbe determinato un intervento
armato dell'unione sovietica in Afghanistan.
(...) Non abbiamo spinto i russi ad intervenire, ma abbiamo
consapevolmente aumentato le probabilità di un loro intervento... Il
ruolo fondamentale è svolto dai servizi segreti pakistani (ISI) che
ricevono intelligence e finanziamenti da USA e Arabia Saudita ( sono
questi gli anni dell'alleanza economica tra la famiglia Bush e la
famiglia saudita dei bin Laden, al cui proposito torneremo in seguito).
L'ISI gestisce autonomamente i fondi americani e la guerra contro
A partire dal luglio del 1979, la Cia
iniziò ad organizzare l'esercito dei mujaheddin, per poter fare una
grande guerra per procura, sul modello di quella organizzata nel Laos
negli anni Sessanta e Settanta.
I capi mujaheddin erano fanatici, spietati e sanguinari, e
ricevevano grosse somme dalla Cia per arruolare e addestrare. Uno di
loro, Gulbuddin Hekmatyar, nel 1986, venne invitato a Londra, e in
quell'occasione il Primo ministro inglese Margareth Thatcher lo definì
"combattente per la libertà".[5]
Gli Usa si valsero del governo pakistano e dei suoi servizi
segreti (Isi), organizzati dalla Cia, per addestrare 100.000 militanti
islamici, fra il 1982 e il 1992. Crearono i combattenti mujaheddin, che
utilizzarono in numerose guerre. Grazie ad infiltrati e ai servizi
segreti, scatenarono un conflitto fra i diversi gruppi afgani e
formarono gruppi di mercenari combattenti affinché mettessero in
difficoltà il governo afgano. Robert Gates, direttore della Cia in
quel periodo, nel suo libro From the Shadows, parlò delle operazioni segrete degli Usa in
Afghanistan nel 1979.
Questi manuali zeppi di riferimenti al Jihad e di immagini di fucili,
proiettili, soldati e mine sono alla base del programma scolastico
nazionale. Anche i talebani hanno usato i libri pubblicati con i soldi
americani (...). (libri che ) Hanno fomentato la violenza in un'intera
generazione.[6]
Il fanatismo e la violenza fomentati dagli Usa scatenarono
in Afghanistan, negli anni Novanta, una guerra civile. I Talebani, nel
1994 divennero la formazione politico-militare più forte, e alla fine
degli anni Novanta sottomisero il paese all'estremismo religioso più
violento e disumano. Nel
1996 si impadronirono di Kabul grazie all'aiuto della società
petrolifera americana Unocal (Union Oil of California), della Cia e dei
servizi segreti pakistani. Dal gennaio del 1980, gli Usa sostennero
economicamente e militarmente il Pakistan, allo scopo di bloccare
l'avanzata dell'Urss in Afghanistan. Nel 1987 gli Usa avevano dato alla
guerriglia circa 65000 tonnellate di armi e aiuti economici fino a 470
milioni di dollari. L'Isi assunse ben 150.000 persone, grazie ai dollari
americani, e costruì un'organizzazione segreta efficiente e potente,
che finanziava cellule di al Qaeda ovunque. Nel 1989 le truppe
sovietiche furono costrette al ritiro. Questa sconfitta contribuirà
alla futura dissoluzione dell'Urss, che era uno degli obiettivi dell'élite
americana.
Il mondo assistette ignaro ai cambiamenti drammatici in
atto in Afghanistan: nel 1993 era ormai un paese distrutto. Sarà diviso
in diverse zone di influenza. Il Pakistan, grande produttore di oppio,
voleva incrementare la produzione e il controllo di questa droga, e creò
in Afghanistan grandi piantagioni di oppio.
Dal 1994 al 1998 il sostegno Usa ai Talebani fu totale, e in
cambio chiedevano la tutela dei loro interessi strategici ed economici
in quell'area. Dal 1999 al 2000 il sostegno non era più totale, perché
i Talebani non obbedivano ciecamente a Washington e non riuscivano a
sottomettere la popolazione.
La Unocal
voleva realizzare un
oleodotto che arrivasse fino al Pakistan, passando attraverso il
Turkmenistan e l'Afghanistan. Nell'estate del 1998 iniziò la
costruzione, ma già nell'agosto i lavori si interruppero e
Secondo quanto confidato al nostro giornale da fonti attendibili, la
società americana (Unocal) starebbe trattando con le autorità locali
perché venga garantita la sicurezza del suo personale impegnato sul
suolo afgano. Un'operazione curiosa, quella dell'azienda, dato che
l'Afghanistan, considerato un fiancheggiatore del terrorismo, è oggetto
di pesanti sanzioni da parte delle Nazioni Unite.
I rapporti fra gli Usa e i Talebani diventarono a dir poco
ambigui e strani.
Le autorità statunitensi iniziarono nel 2000 ad attuare
misure contro l'Afghanistan. Il Toronto
Sun scriveva il 4 dicembre del 2000: "Gli Stati Uniti misero in
atto, contro l'Afghanistan devastato dalla guerra un embargo punitivo
stile Iraq, in un momento in cui buona parte dei diciotto milioni di
abitanti del paese era senza tetto e stava morendo di fame".[8]
L'embargo e le operazioni militari degli Usa avevano lo scopo
di distruggere e piegare il paese, in modo tale da poterlo controllare.
L'embargo colpiva la gente comune, e non i Talebani. Morirono almeno tre
milioni di persone, di cui moltissimi erano bambini. In Afghanistan gli
americani stavano praticando gli stessi metodi di sterminio dei civili
praticati in Vietnam, in Cambogia, in Iraq e in molti altri paesi. Non
c'erano prove certe che i Talebani fossero in contrasto con le volontà
americane. Nel luglio del 2001 Christina Rocca, vicesegretario di Stato
americano per l'Asia meridionale, annunciò che quarantatré milioni di
dollari sarebbero stati dati ai Talebani. La motivazione era quella
degli aiuti umanitari, ma i Talebani non erano tenuti a dare un
rendiconto di cosa avrebbero fatto con tale somma.
Nei giorni successivi all'11 settembre, Bush si prodigò a
dimostrare che i Talebani erano nemici, arrivando addirittura a parlare
di un'operazione per abbattere il regime talebano. Il piano, che era
stato delineato nella "Direttiva presidenziale per la sicurezza
nazionale", sosteneva
interventi militari, diplomatici e di intelligence per lottare contro al
Qaeda. In realtà si trattava di un'invasione progettata già dal 1997.[9]
Dopo l'11 settembre Bush si sentiva di avere mano libera per agire
ovunque. Il 7 ottobre del 2001 gli Usa iniziarono a bombardare
l'Afghanistan, uccidendo migliaia di persone inermi e costringendo altre
migliaia di persone a morire di fame a causa della difficoltà ad avere
gli aiuti umanitari su cui si basava la loro esistenza. Dal 7 ottobre e
il 10 dicembre morirono, sotto le bombe americane, 3.767 civili, in
media 62 morti innocenti al giorno.[10]
Successivamente l'Onu, con la risoluzione n.
L'intervento bellico del 2001 si concluse due mesi dopo, con la caduta
dei Talebani. Gli Usa volevano ripristinare la produzione di droga, che
era precipitata in seguito agli accordi che i Talebani avevano stipulato
con l'Onu nel
Anche oggi i rapporti fra le autorità americane e Talebani
sono a dir poco inquietanti. I mass media creano sempre più confusione
sulla situazione afgana, per nascondere la verità. Alcune fonti[11]
sostengono che i Talebani traggono profitti dai raccolti di oppio,
mentre altre fonti[12]
sostengono che è
Gli stessi americani sostengono che i Talebani si
autofinanziano grazie al traffico di droga. Ma il traffico di oppio, in
Afghanistan, è controllato dai Signori della guerra, che sono a loro
volta controllati dal governo Karzai (che è controllato dalla Cia).
Poco tempo fa emerse una lista di nomi dei Signori della guerra che
controllano il traffico di droga. La lista venne immediatamente
insabbiata perché c'era anche il nome del fratello di Karzai.
Siamo proprio sicuri che siano un gruppo di Talebani i
nemici da combattere? Dai fatti non si direbbe. Attraverso l'agenzia Usa
per lo sviluppo internazionale (Usaid), le autorità americane
finanziano gruppi di estremisti islamici, che operano, oltre che in
Afghanistan, anche in Egitto e in Pakistan. Ufficialmente l'Usaid
sarebbe un'organizzazione benefica, ma sono emerse numerose prove e
testimonianze dell'aiuto finanziario che fornisce ai Talebani. In
diversi casi è emerso che i Talebani sono stati protetti dai servizi
segreti statunitensi. Il comandante delle truppe Isaf, il britannico
David Richards, che aveva individuato una strategia per isolare i
Talebani dalla popolazione, nel febbraio scorso è stato immediatamente
sostituito con il generale americano Dan McNeil.
I Talebani sarebbero riforniti ed equipaggiati sul
territorio pakistano, come avveniva al tempo della guerra contro l'Urss,
e sarebbero persino aiutati dal governo di Islamabad, con 2.500
esperti combattenti. Ma il governo pakistano è controllato, attraverso
l'Isi dalla Cia. Ufficialmente, il governo di Pervez Musharraf è al
fianco di Bush e contro i Talebani, ma in segreto aiuta ad armare e
addestrare i terroristi, controllato dalla Cia, com'è sempre avvenuto.
I Signori della guerra non sono altro che l'85% dei parlamentari afgani,
eletti con brogli, intimidazioni e irregolarità di vario genere. Le
stesse persone, che siedono in Parlamento o che lavorano per il governo,
si occupano del traffico di oppio. I Signori della guerra, nel periodo
fra il 1992 e il 1996, hanno massacrato decine di migliaia di civili.
Soltanto a Kabul vennero massacrati 65mila civili. Nessuno ha pagato per
quei crimini, e molti responsabili oggi siedono in parlamento o
governano. Questa situazione è stata denunciata anche dalla
parlamentare Malalai Joya, che per questo è stata minacciata di morte.
Nel 2006 sono state prodotte 6.100 tonnellate di oppio. Le
coltivazioni interessano almeno
Prima che arrivasse
Le morti per eroina negli Usa, negli anni Novanta, aumentarono del 100%,
e in Pakistan, dove prima della guerra c'erano pochissimi
tossicodipendenti, dopo la guerra diventarono 1,7 milioni. In un
rapporto del Drug Control Program delle Nazioni Unite (Unidcp),
pubblicato nel 2001, viene tradotto in cifre l'aumento notevole della
produzione di oppio in Afghanistan: nel 1980 ne veniva prodotto appena
il 5% della produzione mondiale, mentre nel 1990 se ne produceva il 70%.
La società e l'economia afghana vennero devastate dalla massiccia
militarizzazione e dalla cultura della droga, che ormai aveva assorbito
gran parte delle coltivazioni.
Nel 2006 i media si occuparono in modo serrato del caso di Abdul Rahman,
condannato a morte perché si era convertito al cristianesimo. Ma
nessuno diceva che ciò era legale perché previsto dalle leggi afgane,
che sono state elaborate dagli americani e scritte dapprima in inglese.
Le leggi imposte all'Afghanistan dalle autorità americane prevedono la
pena di morte per chi rinnega la religione islamica. Ciò significa che
il sistema di oppressione dell'estremismo religioso islamico è stato
imposto agli afgani dagli occupanti per meglio controllare e vessare la
popolazione. Hanno utilizzato la religione per opprimere il popolo, in
modo tale che fosse più facile sottometterlo. In Occidente, invece,
passa il messaggio errato che queste tradizioni siano volute dal paese,
come se tutti i cittadini afgani fossero felici che la loro libertà
venga limitata da una religione oppressiva. E come se il processo di
laicizzazione non fosse stato bloccato dagli occupanti anglo-americani.
I fondamentalisti religiosi, grazie alle autorità
americane, hanno acquisito un potere enorme. Essi impongono la legge
coranica in modo fanatico, e così
aiutano gli Usa ad opprimere i cittadini.
I nostri soldati si trovano a sostenere una guerra d'occupazione, con
tutte le caratteristiche di una guerra coloniale, e infrangono
l'articolo 11 della nostra Costituzione, che non ammette
"missioni" di guerra. In Afghanistan sono stati portati
diversi velivoli da combattimento italiani, che saranno utilizzati dalle
nostre truppe contro la resistenza armata afgana. Le autorità italiane
hanno diffuso una motivazione del tutto risibile: gli aerei da
combattimento serviranno, secondo la versione ufficiale, per
"fotografare i papaveri da oppio". Le nostre autorità
militari e politiche si ostinano a farci credere che la missione Isaf è
di "pace" e che i soldati possono combattere soltanto in
risposta alle aggressioni. Ma in un paese occupato che cerca di
liberarsi, le truppe d'appoggio all'occupante sono truppe di pace o di
guerra?
Nel settembre del 2006 gli italiani parteciparono
all'offensiva chiamata operazione 'Wyconda Pincer', che per sbaglio
venne resa nota, facendo capire a tutti che le truppe Isaf non sono
"truppe di pace". I combattimenti sono contro la resistenza
afgana, che vuole liberare il paese dall'occupazione occidentale.
Probabilmente, i Talebani servono a terrorizzare la popolazione e a
permettere di propagandare la guerra come "missione contro il
terrorismo".
Il "terrorismo" è un modo per giustificare la
militarizzazione e la guerra da parte delle truppe occidentali. Come
spiega lo storico Frank Furedi: "terroristi diventano tutte le
persone straniere che non piacciono. Inoltre il terrorismo viene
ridefinito come metafora multiuso ogni qualvolta il Terzo Mondo richieda
un'azione concorde dell'Occidente".[13]
Le autorità anglo-americane non ritengono possibile lasciare l'Afghanistan libero perché si tratta di un'area geostrategicamente importante, e perché occorre controllare la produzione di oppio. Le autorità occidentali vogliono apparire, attraverso i media, come benefattori. Non hanno il coraggio di dire che la missione Isaf è una missione di guerra. Una guerra contro un popolo, che prevede combattimenti feroci e l'uccisione di civili inermi. Oggi esistono numerosi filmati che testimoniano questo. Anche i rapporti delle Forze Aeree Usa (Centaf) attestano che la missione Isaf è una missione di guerra. Ad esempio, uno di questi rapporti dice:
4 ottobre (2006), 35 sortite. Un bombardiere Usa B-
Caccia britannici Harrier hanno bombardato la zona di Samangan con
bombe bombe Gbu-38 e missili.
Gli stessi aerei hanno poi sganciato bombe Gbu-16 “Paveway II” da
454 chili e lanciato missili nel distretto di Garmsir (Helmand).
Missioni di supporto aereo alle truppe Isaf impegnate in combattimenti
a Nawzad (Helmand) e a Sado Kala (Ghazni).[14]
Le forze Nato spacciano i morti civili per Talebani.
PeaceReporter ha documentato che alcuni fucili sono stati messi addosso
ai morti per poterli spacciare per Talebani:
L'aviazione bombarda i villaggi in cui si pensa vi siano dei Talebani.
Vengono sganciati ordigni da
In Afghanistan vengono utilizzate anche truppe mercenarie.
Sarebbero almeno 25.000, e possono agire al di sopra delle leggi civili
e militari. Le agenzie che si occupano di mandare queste truppe sono di
proprietà delle grandi corporation come
In Afghanistan esiste un giro di cacciatori di taglie. Le
autorità americane hanno posto taglie per catturare i nemici delle loro
liste nere, come nel Far West. Le taglie vanno dai 25 milioni di dollari
ai 5 milioni di dollari, a seconda dell'importanza data al personaggio.
L'Italia spende per l'Afghanistan almeno 300 milioni di euro l'anno (in
tutte le missioni estere spende 600 milioni). I soldati italiani in
Afghanistan sono 1850, armati
di tutto punto.
Nel luglio del 2006, le truppe Isaf hanno esteso notevolmente il loro
originario mandato di "operazioni di grande polizia", e oggi
sono impegnate in duri combattimenti nelle province meridionali
dell'Afghanistan.
Gli Usa attuano anche operazioni mirate, come racconta Gino Strada:
I comandi USA, basandosi sui racconti delle loro spie, indicano di
volta in volta chi ammazzare, mandando truppe, o qualche aereo a
bombardare. E fare a pezzi esseri umani si chiama ora – nel sito
ufficiale del Ministero della Difesa italiano – “bonifica del
territorio”. Nessun commento. All'operazione, come ci informa lo
stesso sito, “contribuiscono 70 Paesi dei quali 27, tra cui l'Italia,
hanno offerto "pacchetti di forze" da impiegare, per la
condotta dell'operazione militare vera e propria”. Inequivocabile. E
allora come mai i politici dell’attuale maggioranza continuano a intorpidire le acque? Hanno forse paura di essere considerati
“guerrafondai”? ... Alcune idee si sono fatte largo e sono finite
dentro la coscienza di molti, nella loro etica, nel modo di concepire i
rapporti tra esseri umani. Una di queste idee è che non esista più
giustificazione alcuna per la guerra. Né etica, né storica, né
politica. Per quel movimento di coscienze, nessuna guerra sarà “mai
più” accettabile né negoziabile.[16]
Il numero dei morti nelle numerose operazioni belliche
della Nato viene omesso, e il nemico viene genericamente chiamato "Talebano",
che in Occidente è sinonimo di "terrorista".
Il termine "terrorismo" non è ancora stato definito
chiaramente nella legislazione americana, né in quella europea. Le
autorità europee e americane menzionano spessissimo il termine
"lotta al terrorismo", senza darne una definizione chiara e
univoca. Il rimanere nel vago permette la mancata distinzione fra
terrorismo e proteste dei civili contro governi ingiusti o contro
l'occupazione straniera. La distinzione sarebbe di importanza notevole
per la tutela dei diritti umani.
Nel Patriot Act, approvato il 24 ottobre del 2001, il
concetto di "terrorismo interno" è talmente vago che è
possibile farvi rientrare tutti i reati non a scopo di lucro in cui si
sia fatto uso di "armi o dispositivi pericolosi" che
"appaiono tesi a influenzare la politica di un governo con
l'intimidazione o con la coercizione, (o) mettano in pericolo la vita
umana in violazione del diritto penale". Una definizione così vaga
permette di avere un campo d'azione assai ampio, violando i diritti
umani.
Per quanto riguarda i rapimenti, in Afghanistan, come in Iraq, i
rapimenti avverrebbero da parte della comune criminalità a scopo di
estorsione, oppure da parte degli anglo-americani, per fare in modo che
la resistenza venga criminalizzata. Non si tratta, come nel caso della
Nigeria, di rapimenti attuati da parte della resistenza per attrarre
l'attenzione dei media sulla situazione locale, perché l'Iraq e
l'Afghanistan sono già presenti all'attenzione dell'opinione pubblica
molto di più che non l'Africa.
Gli anglo-americani, attuando rapimenti di giornalisti o
occidentali, attraverso manodopera locale, otterrebbero diversi
vantaggi: far capire agli occidentali che chi avversa il potere degli
occupanti agisce da criminale terrorista, e intimidire i giornalisti
occidentali, in modo da tenerli lontani da alcune zone, per scongiurare
il pericolo che possano emergere fatti sconcertanti, come omicidi mirati
di civili, o torture contro semplici cittadini. Inoltre, attraverso i
rapimenti, l'attenzione viene dirottata sui presunti crimini dei
Talebani così da far passare sotto silenzio i numerosi e quotidiani
crimini della Nato. Ciò è avvenuto anche in Iraq. Ad esempio, poco
tempo prima delle operazioni che avrebbero distrutto Falluja, avvennero
diversi rapimenti di giornalisti che erano diretti in quella città.
Farli rapire ha significato accrescere i sentimenti negativi contro la
resistenza, e ha evitato che quei giornalisti vedessero la distruttività
con cui gli americani si accanirono contro la città di Falluja,
utilizzando anche terribili armi chimiche, che decimarono la popolazione
mentre si trovava in preghiera nelle proprie case.
Il 4 marzo, gli americani spararono sulla folla che
protestava, uccidendo almeno 16 afgani e ferendone 29. Successivamente,
costrinsero i fotoreporter a cancellare le immagini dell'evento. Il
giorno successivo,
Il giornalista di Repubblica, poco prima del rapimento, era
entrato in contatto con alcuni agenti di sicurezza afgani, che gli
avevano riferito che era stato assai preoccupante l'attacco kamikaze
contro il vicepresidente americano Dick Cheney, dato che "la visita
era del tutto segreta e sconosciuta". Mastrogiacomo aveva notato
che c'era un contatto fra le reti di intelligence e i cosiddetti
Talebani.
Il "terrorismo" o l'etichetta di "Talebano" sono
molto utili alle autorità americane per nascondere al mondo intero le
condizioni pazzesche in cui hanno ridotto alcuni paesi. Ogni tanto
qualcuno lascia trapelare qualcosa di vero. Ad esempio, il governatore
della provincia pachistana del Belucistan ha confessato: "c'è il
rischio che la guerra dei talebani diventi una guerra di tutto il
popolo. Non lo si può sterminare tutto." E' proprio per questo che
l'esercito più potente del mondo, aiutato dai suoi alleati, è ancora lì
a combattere dopo oltre cinque anni di guerra, perché il popolo
"non lo si può sterminare tutto".
Per capire chi è il vero nemico indicato dagli Usa è
necessario analizzare i fatti. Se questo nemico fosse, come da loro
indicato, costituito da un gruppo di criminali, come mai una
superpotenza con capacità di controllo abnormi non riesce ad
arrestarli? Come
C'è qualcuno che crede che l'esercito più potente del
mondo, con l'appoggio di tutti gli altri paesi della Nato non possa
sconfiggere poche migliaia di presunti "Talebani"? Se ciò non
accade è perché i nemici degli anglo-americani e della Nato non sono
poche migliaia di persone, ma quasi l'intero popolo afgano, che non
accetta, come il popolo iracheno, l'occupazione straniera del proprio
paese. Anche il diritto internazionale accetta come legittima difesa la
sollevazione contro l'oppressore.
Il "terrorismo" è agire per far paura, per uccidere senza
pietà pur di imporre il proprio dominio. La domanda è: in Afghanistan
e in Iraq chi sono i terroristi?
Dal 2001 ad oggi, questa assurda guerra in Afghanistan ha
causato almeno 50.000 vittime. Dopo l'11 settembre, oltre 500.000 afgani si sono rifugiati in
Iran o in Pakistan. Oggi ci sono almeno 5 milioni di rifugiati afgani.
In Afghanistan ci sarebbero 7 mine inesplose per ogni abitante, e ogni
mese ne esplodono in media 88, ferendo, mutilando o uccidendo. Per fare
in modo che le vittime siano bambini, gli americani hanno fabbricato
mine a forma di bambola, di penna stilografica, o con colori simili ai
pacchi-viveri che vengono distribuiti dalle organizzazioni di
beneficenza.
La maggior parte del popolo afgano vive in estrema miseria, senza acqua
potabile, elettricità, scuole, ospedali, casa e lavoro. La vita media
degli afgani è di 44 anni, e soltanto il 29% della popolazione è
alfabetizzato. Il salario medio è di 40 dollari, ma gli affitti costano
in media 200 dollari al mese e il cibo per una famiglia costa altri 200
dollari. Il 70% della popolazione afgana è sottonutrita. Migliaia di
donne, rimaste vedove o senza famiglia, per la disperazione sono entrate
nel giro della prostituzione, che è aumentato in seguito
all'occupazione americana.
Le autorità occidentali hanno letteralmente distrutto
l'Afghanistan, come spiega Mamdani Mahmood: "Su una popolazione iniziale di venti milioni, un milione è morto, un
milione e mezzo è stato mutilato, altri cinque milioni sono diventati
profughi, praticamente tutti i venti milioni hanno dovuto lasciare la
propria casa. Infine, l'Onu ha calcolato che circa un altro milione e
mezzo è clinicamente impazzito, mentre il resto della popolazione vive
oggi nel paese più minato del mondo".[17]
Attualmente si sta svolgendo
una guerra aerea terribile, con oltre 60 "missioni di appoggio
ravvicinato a truppe Isaf" al giorno. Il numero dei morti e dei
feriti non viene detto, e i nemici vengono sempre definiti in modo vago
come "insorti", "ribelli", terroristi o Talebani.
Sarebbe ora che si dicesse la verità: il colonialismo
occidentale non è mai finito, e da secoli si vale dei metodi più
criminali per sottomettere le popolazioni, utilizzando la
giustificazione paradossale di difendere la "democrazia" o i
"diritti umani". Le autorità occidentali spacciano i crimini
per filantropia. "Pacificare" per loro significa sottomettere
al potere occidentale, e per gli afgani ciò equivale ad accettare di
vivere in estrema miseria e rimanere sotto occupazione militare, col
pericolo continuo di essere uccisi o torturati. Questo spiega perché il
popolo afgano preferisce sollevarsi e combattere anziché rassegnarsi.
Molti occidentali sono convinti che le truppe della Nato
garantiscano i diritti umani contro il fanatismo e la crudeltà dei
Talebani o dei "terroristi". Ma dai fatti è evidente che le
autorità occidentali non sono affatto disinteressati e motivati dalla
difesa dei diritti umani, né in Afghanistan né in altri paesi occupati
militarmente dalle truppe dell'Onu o della Nato.
Non si può più negare che esiste una resistenza civile
contro l'occupante americano. Questa resistenza è anche pacifica, e si
articola attraverso proteste, manifestazioni, associazioni per i diritti
umani ecc. Ad esempio, l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne
dell'Afghanistan (Rawa)[18]
lotta per i diritti delle donne calpestati anche dalla costituzione
confessionale stilata dagli americani.
La guerra in Afghanistan non finirà finché il Paese sarà occupato
dagli Usa. La militarizzazione ha lo scopo opposto rispetto a quello
propagandato: nega alle popolazioni il diritto all'autodeterminazione e
alla libertà. I diritti umani vengono utilizzati come pretesto per
attuare le operazioni di guerra più feroci.
Le popolazioni che subiscono le operazioni di peacekeeping
non godono degli stessi diritti che abbiamo noi, perché il loro paese
è occupato e dominato da forze straniere, che per tenerli sotto
controllo le terrorizzano e perpetrano ogni sorta di crimine, in nome
dei "diritti umani" e della "missione di pace".
Autrice
del libro: "DITTATURE: LA STORIA
OCCULTA"
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
[1]
Washington Post, 1 giugno
1979.
[2]
Pilger John, I nuovi padroni del mondo, Fandango Libri, Roma 2002, p. 143.
[3]
Ahmed Nafeez Mosaddeq, Guerra
alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della
Commissione "Indipendente" Usa sull'11 settembre e su Al
Qaeda, Fazi Editore, Roma 2004, p. 14.
[4]
Intervista di Zbigniew Brzezinsky a Le
Nouvel Observateur , 15 Gennaio 1998.
[5]
Pilger John, I nuovi padroni
del mondo, Fandango Libri, Roma 2002, p. 144.
[6]
"From US, the ABC's Of Jihad. Violent Soviet-Era Textbooks
Complicate Afghan Education Efforts", Washington
Post, 23 marzo 2002.
[7]
L'intervento degli Usa in Afghanistan nel 2001 aveva lo scopo di
impedire ai talebani di continuare le loro politiche contro la
produzione di droga. Nel 2001 la produzione di oppio era
scesa del 90%, ma in seguito all'intervento americano i
contadini ripresero a coltivare papaveri. Nel 2001 vennero prodotti
185 tonnellate di oppiacei, mentre nel 2002, sotto il governo
dell'ex agente Cia Hamid Karzai, si ebbero 3400 tonnellate di oppio.
[8]
Margolis Eric, "U.S.-Russian Crusade Against Osama Bin Laden",
The Toronto Sun, 4
dicembre 2000, cit. in Ahmed Nafeez Mosaddeq, op. cit. p. 38.
[9]
Ahmed Nafeez Mosaddeq, op. cit. p. 41.
[10]
La stima è del professore di Economia all'Università del New
Hampshire, Marc Herold, sulla base dei rapporti di agenzie
umanitarie, di testimoni oculari, dell'Onu, giornalisti e
agenzie internazionali.
[11]
http://www.informationguerrilla.org/index.php/tag/afghanistan/
[12]
http://www.stopusa.be/scripts/texte.php?section=BY&langue=5&id=22893
[13]
Furedi Frank, New ideology of Imperialism, Pluto, Londra, 2004, p.116.
[14]
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=&idart=7306
[15]
Il manifesto, 21 settembre
2006.
[16]
www.peacereporter.net
[17]
Mamdani Mahmood, Musulmani buoni e cattivi. La guerra fredda e l'origine del terrorismo,
Laterza, Bari 2005, p. 285.
[18]