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Dietologi e nutrizionisti televisivi: più danni della guerra
Esaltano un particolare componente di un determinato alimento, celando per ignoranza o malafede i danni che può produrre nel suo complesso
A cura di Franco Libero Manco

Io non sono medico, non sono chimico, non sono biologo, ma ho letto biblioteche intere di testi di ricercatori e scienziati indipendenti di chiara fama mondiale, che riguardano la scienza della nutrizione e l’anatomia comparata e ho capito che l’informazione pubblica in materia di alimentazione è in gran parte falsa e fuorviante e che questo genera un danno enorme in quella parte di popolazione che ancora crede che i media siano al servizio della gente.

I  punti fondamentali sui quali si basa la pseudo scienza nutrizionale dei dietologi e nutristi televisivi sono:

“Occorre mangiare un po’ di tutto, ma con moderazione“.
Questa sembra sia la grande scoperta di gran parte dei nutrizionisti moderni. E’ proprio l’abitudine a mangiare un po’ di tutto la causa delle peggiori patologie che stanno flagellando il genere umano. Da quando l’essere umano per estreme necessità di sopravvivenza è stato costretto a mangiare anche la carne (incompatibile con la sua natura di essere fruttariano)  si sono sviluppate tutte quelle malattie che hanno fatto della specie umana la specie animale più ammalata del pianeta.
Nessuno nutrizionista raccomanda di consumare frutta e verdura con moderazione: cosa che invece avviene nei confronti di prodotti animali e questo  lascia intendere che sono sicuramente dannosi.

Chi stabilisce il giusto quantitativo considerato “moderato”? Naturalmente i dietologi che da questa falsa esigenza catturano potenziali sprovveduti bisognosi di qualcuno che gli indichi cosa, come e quanto mangiare.
La carne, il pesce e tutti i prodotti di derivazione animale sono come le sigarette: poche fanno male, molte fanno malissimo.
Tutto il mondo animale dipende da quello vegetale: niente erba niente erbivori, niente erbivori niente carnivori (niente erba niente gazzella, niente gazzella niente leone).
I carnivori traggono gli aminoacidi necessari a costruire le loro proteine dalla carne degli erbivori abbattuti che a loro volta l’hanno tratta dai vegetali. Dunque gli aminoacidi della carne degli erbivori sono di seconda mano. I veri aminoacidi sono solo quelli contenuti nei vegetali.
Allora tu, dietologo o nutrizionista male informato o in malafede, che affermi che le proteine della carne degli animali sono necessarie a costruire i nostri muscoli, spiegaci, come fa il bue, il bisonte, il rinoceronte, il cavallo a fabbricare le sue possenti masse muscolari mangiando solo erba?!

“I prodotti animali  sono necessari per mantenersi in salute”.
Se fossero necessari o utili come si spiega l’eccellente salute di coloro che non ne fanno uso, molti fin dalla nascita? Almeno 2,5 miliardi di individui sulla faccia della terra, per motivazioni diverse, sono vegetariani e godono di una salute migliore dei cosiddetti onnivori umani. Popolazioni come i greci, gli spartani, gli etruschi, gli egiziani, gli indiani, i romani hanno costruito i loro imperi e le loro civiltà con un’alimentazione fondamentalmente vegetariana. Gli uomini più colti e più illuminati della terra (iniziati, mistici, santi, filosofi, scienziati ecc.) erano e sono vegetariani.

“Le proteine animali sono migliori perché di alto valore biologico”.
L’organismo  umano ha bisogno delle proteine animali come il leone ha bisogno  dall’erba. Tutti gli aminoacidi di cui necessita il nostro organismo si trovano, senza alcuna eccezione, nel mondo vegetale, e non serve abbinare pasta e fagioli o riso e piselli. Il cavallo, la mucca, il toro ecc. non abbina cereali e legumi per costruire le sue proteine.
La cosa più insensata è consumare carne per i suoi eventuali aminoacidi essenziali, dimenticando gli effetti collaterali che tutti i prodotti animali e derivati possono causare al nostro organismo: è come considerare benèfico ingoiare una miscela di pezzi di vetro, metallo, roccia, sabbia ed ogni altra sostanza dannosa solo perché questa contiene anche briciole di pane.

“L’uomo è onnivoro, quindi può e deve mangiare di tutto”.
E’ come considerare tossicomane per natura il genere umano perché gran parte dell’umanità usa drogarsi. Da quando l’essere umano, per necessità di sopravvivenza, si è abituato a mangiare anche la carne ne paga le conseguenze con lo sviluppo di tutte le malattie tipiche della specie umana che hanno ridotto ad un terzo la lunghezza della sua esistenza.
Tutti gli animali in circostanze di penuria alimentare mangiano anche sostanze non proprio compatibili con la loro natura, pur restando carnivori, erbivori o frugivori.
La mucca oltre a l’erba mangia quantitativi infinitesimali di insetti, ma se gli insetti diventassero il suo pasto principale le conseguenze sarebbero devastanti per la sua salute.  Il leone non mangia solo carne ma anche i vegetali che trova nello stomaco (e non solo) delle prede; ma se questi diventassero il suo pasto principale le conseguenze per la sua salute sarebbero letali. Le scimmie antropomorfe, fruttariane, oltre alla frutta mangiano anche verdure, semi e minuscoli insetti che si trovano sulla superficie dei vegetali. Ma se mangiassero sistematicamente prodotti di derivazione animale, ben presto svilupperebbero le stesse malattie della specie umana e molto probabilmente sarebbero destinate all’estinzione.

“L’uomo ha sempre mangiato la carne”.
E ha sempre sbagliato. Anche la guerra è stata sempre fatta dall’uomo, non per questo la possiamo considerare come un’abitudine da applicare e conservare.
In ogni caso non è affatto vero che l’essere umano si sia da sempre  nutrito di animali. Negli ultimi millenni la carne è stata un prodotto accessibile solo ai benestanti, mentre il popolo la consumava solo in circostanze rituali. Per questo i poveri godevano di una salute migliore dei ricchi sovente colpiti dalla terribile gotta.
In ogni caso i nostri antichi progenitori, dopo il 70-80% circa della loro esistenza nella foresta intertropicale (cioè per 3-4 milioni di anni)  a causa delle cambiate condizioni climatiche si dovettero adattare a mangiare di tutto, subendo le suddette catastrofiche conseguenze, non solo sul piano della salute fisica ma mentale e soprattutto emotiva: da quel momento l’essere umano si abituò all’idea dell’uccisione, alla vista del sangue, all’indifferenza verso la sofferenza altrui, con danni incalcolabili per l’evoluzione della specie.

“Occorre consumare pesce per garantirsi l’Omega 3”.
Solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di omega 3, e a alle seguenti condizioni: che il pesce sia fresco, che non sia da allevamento e che si sia nutrito con alghe: sardine, anguilla, aringa, salmone, tonno, sgombro, spigola e orata. Il resto del mondo marino contiene solo percentuali trascurabili di omega 3, mentre l’universo vegetale ne è altamente più ricco: olio di lino,  semi di lino, olio di canapa, soia, noci, germe di grano ecc. Inoltre. Il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denàtura gli omega 3, e li rende inservibili, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi. Naturalmente i nutrizionisti dimenticano di dire che il pesce è spesso più dannoso della carne perché ricco di grassi saturi, colesterolo, purine e metalli pesanti di ogni tipo.

“I vegetariani possono andare incontro ad alcune carenze, mentre per  i vegani la situazione è più pericolosa a causa della probabile carenza di vitamina B12, Ferro, Calcio, o vitamina D”.
La carenza di vit. B12 è l’ultimo dei problemi dei vegani in quanto preferiscono assumere un integratore in pasticca, settimanale o mensile, piuttosto che correre il rischio di subire gli inevitabili effetti collaterali dei prodotti animali.
E’ molto meglio che un vegano su un milione corra il rischio di sviluppare carenza di tale vitamina, piuttosto che mangiare la carne e avere una probabilità su due di morire di infarto, una su tre di morire di cancro, una su sei di tumore alla prostata o uno su sette di tumore alla mammella.
Il problema della carenza di vit. B12 è recente:  da quando la gente non consuma più gli alimenti al loro stato naturale non ha la possibilità di introdurre i batteri che la producono e che si trovano sulla superficie della frutta o dei vegetali.
In ogni caso il manifestarsi di tale carenza dipende dallo stato di salute di un organismo che può essere di pochi o di decine di anni: un igienista vegano/cruduista/fruttariano può vivere anche tutta la vita anche senza necessità di assumere integratori di sorta.

Per quanto riguarda il Ferro ricordiamo che nessuna specie erbivora o frugivora ha bisogno del ferro eme di derivazione animale. Il ferro non eme dei vegetali è una caratteristica di eccellenza non un difetto rispetto al ferro eme della carne, in quanto entra nel circolo sanguigno nei tempi e nei modi adatti alle esigenze del nostro organismo e non in modo traumatico.
Tra l’altro la percentuale di ferro contenuto nelle carni è enormemente inferiore rispetto ai prodotti vegetali. Ma i dietologi e nutrizionisti televisivi dimenticano di elencare i moltissimi danni della carne: menzionano solo il ferro in essa contenuto e soprattutto celano le cause della sua mancata assimilazione che sempre risiedono in una cattiva alimentazione e ad un insano stile di vita.

Il calcio dei latticini viene assimilato al 35-40% dal nostro organismo, quello del mondo vegetale viene assimilato fino al 60-70%. Ma mentre i vegani mangiano giornalmente chili di prodotti vegetali gli onnivori non possono che limitarsi ad uno o pochi etti di latticini. Non solo. Il calcio del latte è difficilmente utilizzabile dal nostro organismo in quanto reso inorganico con la bollitura, la pastorizzazione, la sterilizzazione ecc. I latticini sono alimenti ricchi di proteine, grassi saturi, colesterolo, oltre ad essere altamente acidificanti. Per compensare l’acidità prodotta dai prodotti caseari l’organismo sottrae calcio a se stesso, prima dai muscoli poi dalle ossa, predisponendo all’osteoporosi.
La carenza di vitamina D è sicuramente la carenza più difficile da manifestarsi nei vegani in quanto il nostro stile di vita prevede  l’esposizione, anche se modesta, ai benefici raggi del sole, che è ciò che favorisce la fissazione nei tessuti di questa vitamina.