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Wall Street rivuole Bush
da «Il Manifesto» 24 ottobre 2003

In quattro mesi George Bush ha intascato per la sua campagna elettorale 87 milioni di dollari e con ogni probabilità arriverà alla meta che si è prefissa: 170 milioni, assai oltre il record del 2000. Quasi nessuno dei pesci grossi ha rifiutato finora di mettere mano al portafogli, entrando così nei ranghi dei Pioneers (chi raccoglie almeno 200mila dollari di donazioni individuali) e dei Rangers (chi arriva a 100mila). D’altra parte, quale padrone, capo d’impresa, tycoon della finanza poteva tirarsi indietro, dopo la manna piovutagli addosso negli ultimi due anni?
Andando poi a spulciare nelle donazioni, è venuto fuori proprio ieri che, fra tutti i settori, il più generoso, per la prima volta, è quello che fa capo a Wall Street. Tra le prime cinque compagnie della lista dei donatori, quattro vengono appunto dal distretto finanziario di New York, come ad esempio Merril Lynch e Lehman Brothers, e una dozzina di executive del settore sono stati arruolati tra Rangers e Pioneers, come rivela uno studio effettuato da «Texan for Public Justice» diffuso ieri.
L’analisi del gruppo, che monitora i finanziamenti elettorali, segnala una svolta. Come ricordava ieri il New York Times, due settimane prima del giuramento, Bush aveva tenuto in Texas un forum di leader del mondo degli affari, e non ce n’era neppure uno che venisse dal settore bancario, come pure mancavano nel 2002 a Waco quando il capo della Casa bianca organizzò un altro summit economico. Il mese scorso, invece, ad un incontro privato organizzato al Waldorf Astoria di New York, intorno a Bush c’erano 12 executive della grande finanza USA.
I frutti della svolta sono stati ingenti. Mr Paulson, di Goldman Sachs, ha raccolto 5 milioni di dollari. Joseph Grano, capo delle operazioni di brokeraggio alla Ubs, banca svizzera, ha promesso 200mila dollari. Merril Lynch, il gigante dei servizi finanziari, ha raccolto 346mila dollari spremendo i propri dipendenti e i loro parenti più o meno stretti. Finora, il 20% dei fondi raccolti viene dal settore finanziario.
Ma la finanza sta solo rendendo a Bush una parte dei soldi incassati con gli enormi tagli fiscali sui dividendi, sui capital gains e su alcune categorie di investimenti. Un settore massacrato dagli scandali nel 2001 è stato praticamente riportato in vita da questa amministrazione. Sarebbe folle cambiare cavallo, anche perché le aspettative sul futuro sono altrettanto avide. Passato il momento della severità dopo il letame alzato dalla Enron, Wall Street spera che un secondo mandato porti più deregulation nella speculazione sugli hedge funds, nel commercio dei derivati, nella possibilità di elaborare schemi complicati per sfuggire all’erario.
Spera anche in un ridimensionamento del sistema pensionistico per procurare più clienti ai broker azionari, e vorrebbe proprio tanto una privatizzazione della Sicurezza sociale.

Sia lodato chi ha versato (a Bush)
campagna elettorale del 2000
Da «l’Epresso» 16 novembre 2000

- AT&T --> 2.680.000 dollari (pari al 62% del finanziamento)
- MICROSOFT CORP --> 1.860.000 dollari (pari al 54% del finanziamento)
- CITIGROUP --> 1.470.000 dollari (pari al 47% del finanziamento)
- VERIZON COMM. --> 1.740.000 dollari (pari al 63% del finanziamento)
- PHILIP MORRIS --> 1.950.000 dollari (pari al 79% del finanziamento)
- NATIONAL RIFLE ASS. --> 2.150.000 dollari (pari al 93% del finanziamento)
- LOCKEED MARTIN --> 2.000.000 dollari (pari al 61% del finanziamento)

 
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