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Sono proprio andati a puttane
di Carlo Bertani – 16 marzo 2007

Vizi privati e pubbliche virtù: la quintessenza del savoir vivre democristo è tutta qui. L’ennesimo gossip istituzional/parlamentar/velinico ha squassato per qualche giorno l’aria ferma di questa stantia primavera. Un po’ di sano olezzo di sudore, qualche coltre macchiata sul lindo (!) lenzuolo della politica italiana.
Con gran solerzia tutto il “palazzo” si è mobilitato: guai a sollevare le lenzuola in pubblico! Non ne avete il diritto!
Dopo sussurri, grida, telefonate nella notte ed accordi bipartisan, per decidere come spartirsi il cuscino macchiato, hanno liberato i cani in cortile e rialzato la palizzata.

Il Garante per la protezione dei dati personali nel provvedimento vieta “con effetto immediato” a “tutti gli organi di informazione di diffondere notizie, in particolare quando:
1) si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico;
2) riguardino notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all'essenzialità dell'informazione;
3) attengano a particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale”.
Il Garante sottolinea inoltre che ''la violazione di tale provvedimento, che sarà pubblicato domani nella Gazzetta Ufficiale, costituisce reato punito con la reclusione da tre mesi a due anni ed e' fonte di responsabilità per una eventuale richiesta di risarcimento danni. Il Garante provvederà, infine, a denunciare alla autorità giudiziaria competente ogni singola violazione che venisse rilevata[1]”.

Si sono incazzati, e mica poco.
Alcune delle precisazioni del Garante sembrano eccessive e dettate dall’alto: come si può tracciare un confine fra “fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico”?
Non ho difficoltà ad accettare che un ministro tradisca la moglie, ma se si mette ad inchiappettare un ippopotamo mi preoccupo. Non vorrei che incontrasse l’ippopotamino che tengo in giardino. Direte: un ippopotamo è difficile da nascondere, ma se non ha interesse pubblico scompare come un moscerino nei meandri delle norme.

C’è poi l’assurda tiritera del “limite” al quale si deve attenere l’informazione, ossia “notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all'essenzialità dell'informazione”. Qui bisogna intendersi: si può dire “L’on. Paperino è stato fotografato sulla spiaggia di Fregene in tenere effusioni con la nota attrice Paperina?”. Forse sì.
E se l’on. Paperino viene “beccato” mentre esce alle tre di notte da un locale abbracciato alla solita Paperina? Si dovrebbe.
Se, invece, Paperina fa parte insieme a Minnie, Clarabella ed altre della “squadra” di Paperoga – che combina incontri notturni con il gotha della politica – non si può più dire. Perché?
Perché, signori miei, se milioni d’italiani frequentano le prostitute non si può ammettere che anche il palazzo del potere lo faccia.

Qualcuno potrebbe affermare che le Veline sono le odierne Vestali – sulla verginità delle quali ho sempre nutrito qualche dubbio – e forse tutto si potrebbe accomodare affermando che gli odierni Dei dell’Olimpo politico/televisivo/sportivo hanno anch’essi le loro necessità. Geishe e Vestali sono sempre esistite: perché scandalizzarsi tanto?
Lo scandalo nasce dalla necessità di nascondere dell’altro dietro alla classica foglia di fico: il capo dell’opposizione – divorziato e che litiga con la seconda moglie sui giornali – assurge a nuovo difensore dei valori familiari. Il capo della seconda opposizione (Casini), anch’egli separato o divorziato, tuona contro il tradimento dei valori cattolici. Se, poi, qualcuno un po’ più scemotto si fa beccare mentre frequenta una “scuderia” curata dal boss delle pornodive…beh, ma allora ditelo…qui giochiamo al massacro…pronto? Garante?

Ho ancora nelle orecchie l’eco di un dibattito parlamentare della scorsa legislatura: un intervento dell’on. Sgarbi nel quale tratteggiava con grande ironia una vicenda nella quale – a suo dire – era incorso l’allora Ministro della Cultura e dello Spettacolo, Urbani.
Più volte usò, nell’aula che fu di Garibaldi e di De Gasperi, la parola fellatio, per precisare qual era stato l’infortunio nel quale – sempre a suo dire – era caduto il boss della cultura nazionale, scoperto – sempre per bocca dell’on. Sgarbi – nell’espletamento delle sue funzioni ministeriali mentre un’attricetta stava accoccolata sotto la sua scrivania. Ah, Vittoriaccio! Il Sottosegretario di quel ministro era un tal Bono, che amava vantarsi d’essere “Bono fra le bone”. Non scandalizziamoci, non facciamo i bacchettoni, ma non tiriamo fuori dalla naftalina lo stile del codice fascista.

Più interessante la terza raccomandazione del Garante, quei “particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale”, perché qui nasce un problema giuridico di non facile soluzione.
Facciamo finta che l’Italia sia un paese normale, dove si segue il sano principio in base al quale la libertà personale termina dove si ledono i diritti altrui.
In questa Italia “normale”, chiunque potrebbe decidere di vivere con un’altra persona perché gli aggrada: perché gli è simpatico/a, perché hanno entrambi/e la passione per le figurine dei calciatori, perché amano l’Inter o la Juventus , perché studiano da anni insieme il comportamento sessuale degli scarafaggi, ed è difficile trovar casa se possiedi quel tipo d’animale domestico.

Dopo anni di convivenza, potrebbero chiedere di poter aiutare il compagno/a se è malato, desidererebbero poter subentrare – nel caso uno dei due passasse a miglior vita – nel contratto d’affitto: anche perché, gli scarafaggi devono essere nutriti amorevolmente tutti i giorni.
No, non si può. Come non si può?
Prima bisogna fare l’ispezione, la “prova coperta” e contare quanti pisellini e quante patatine ci sono sotto le lenzuola. Un pisellino ed una patatina? Valido. Due pisellini? Due patatine? Nein, niet, nada, non se ne parla nemmeno…

Ma, la “prova coperta” non è forse in contraddizione con quel “particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale” al quale tengono tanto?
Perché gli esseri normali – ossia il 99,99% degli italiani – devono sottoporsi alla “prova coperta” mentre lo 0,01% deve godere del privilegio della coperta perpetua, ossia della totale esenzione dal dover comunicare le sue preferenze, i suoi comportamenti, le sue “passioni”?
Se un tale ministro o sottosegretario è perdutamente innamorato di un transessuale, che ci frega a noi? L’importante è che sappia fare il suo mestiere. Ma, allora, la regola deve valere per tutti o per nessuno (a dire il vero, per i personaggi pubblici non guasterebbe qualche controllo in più, perché sono quelli che decidono tutto). Se al sottosegretario piace il transessuale non si deve dire, mentre se un idraulico ama perdutamente un boscaiolo non possono costruirsi insieme una bella casetta di tronchi con quattro bagni, la piscina e l’idromassaggio?

E se i due si “fanno” le canne? Nel senso, ovvio, che circondano la loro casetta con una siepe arborea alta ed ondeggiante al vento.
Eh…niente da fare…misureranno la siepe…se le canne superano la “modica quantità” consentita dalla legge cade la scure: o le tagliano o li mettono in gabbia. Potranno sempre prelevare dalla biblioteca del carcere “Canne al vento” e sognare.
Cosa succede se un’inchiesta giornalistica scopre che molti parlamentari usano circondare le loro ville con siepi, foreste, ettari di canne fruscianti…cosa capita? Che il servizio giornalistico viene censurato sul nascere.
Eh no, signori miei: perché proibire ai più la nobile scienza della botanica, per essere gli esclusivi depositari di quel sapere?

“Sotto il vestito, nulla”, verrebbe da dire, e saremmo in tema, ma c’è dell’altro.
“L’altro” è quello che, con l’ennesima trovata del gossip nazionalpopolare, ci vogliono nascondere: cosa fareste, voi, se vi trovaste nella necessità di dover ottemperare a degli “impegni” presi con i banchieri? I banchieri mica scherzano: chiedetelo a Calvi e Sindona.
Se l’impegno è quello d’allungare l’età della pensione, di non concedere finalmente quei diritti essenziali ai lavoratori “atipici” (pensione, malattia, ecc) che ci sono in tutti i paesi civili, se dovete continuare a prelevare miliardi sulle bollette dell’ENEL – facendo credere che servono per costruire centrali solari – per “girarli” ai soliti “amici degli amici”, se, se, se…

Se qualcuno vi minaccia con un coltello, la cosa che dovete fare è non perdere mai di vista la mano che lo regge: quello è il pericolo. Osserviamo cosa sta accadendo nella scuola: non passa giorno senza che venga scoperto un nuovo episodio “terrificante”, sbattuto su tutti i telegiornali e ripreso a spron battuto dai vari pennivendoli di regime. Devono “razionalizzare” la spesa per l’istruzione, e si preparano il terreno.
Non fatevi sviare dall’altra mano del vostro potenziale aggressore: servirà soltanto a creare del polverone per distrarvi.

In anni lontani, scoprirono che il gotha della politica e dell’economia faceva parte – oggi diremmo in modo bipartisan – di una stessa associazione, di una loggia segreta: la P 2.
Quando la discussione approdò in Parlamento, nella campagna romana un bambino – Alfredino Rampi – cadde in un pozzo artesiano.
Si mobilitarono tutti: dalla Presidenza della Repubblica in giù, tutti a seguire il tentativo di salvataggio dello sfortunato ragazzino. Dirette televisive, TG speciali, commentatori, esperti, trivelle, speleologi, tutti sempre in prima, seconda e terza serata.
Se il salvataggio fosse riuscito l’Italia avrebbe tirato un bel sospiro di sollievo, se fosse andato male (come, purtroppo, andò a finire) ci sarebbero state le lacrime: il banco vince sempre. Inutile ricordare che la P 2 passò in cavalleria.

A distanza di anni, Tina Anselmi – che fu presidente della Commissione sulla P2 – ha comunicato d’aver donato tutta la documentazione sulla P2 al Comune di Castelfranco Veneto. Come a dire: a futura memoria.
Quella volta qualcuno giocò sporco sulla pelle di un ragazzino. Oggi, almeno, su quella di qualche attricetta, velina o prostituta d’alto bordo e sui loro magnaccia travestiti da personaggi del jet-set. Miglioriamo.

Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it

[1] Fonte: ANSA 15 marzo 2007

 
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