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Approfitto dell'occasione per salutare il caro Valdo Vaccaro e ringraziarlo pubblicamente per l'opera straordinaria che sta portando avanti con il suo blog.
Opera a cui attingo a piene mani ogni giorno
Grazie di tutto
Marcello Pamio

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L’acidificazione del sangue e il calo di pH nelle urine
Dr. Valdo Vaccaro - tratto dal blog http://valdovaccaro.blogspot.com 

Nei giorni scorsi ho fatto circolare tra gli amici un ottimo documento del Prof Franco Libero Manco dal titolo L’importanza vitale dell’equilibrio acido-basico del sangue, dove il valore ottimale pH per il sangue umano (essere vegetariano-fruttariano per disegno e piano preciso del Creatore) è tra i valori 7.35 e 7.45, mentre negli animali carnivori ed onnivori, mentre negli animali carnivori e onnivori (a sangue decisamente acido) tale livello scende ben sotto il valore 7 sulla scala acido alcalina 1-14, dove l’1 rappresenta la massima acidità,il 14 la massima alcalinità, e il 7 la posizione neutra.
In tale articolo, si mette in evidenza come l’acidosi sia uno stato di intossicazione per eccesso di sostanze acide accumulate nell’organismo, come succede nei classici esempi di malattie gravi da acidificazione (osteoporosi, diabete, cancro) e negli stati di alimentazione deficiente di carboidrati (e abbondante invece di grassi e proteine).
L’acidità in chimica è la proprietà di una sostanza di mantenere in soluzione ioni di idrogeno H+ (acca-positivi), e si misura in pH.
Il pH non è dunque altro che l’abbreviazione di potenziale Hydrogenium, e rappresenta la concentrazione degli ioni H+ presenti nella soluzione.

La lettrice PF di Roma mi ha scritto quanto segue: “Se misurando il pH delle mie urine trovo che esso è da 7 a 7.5 di mattina, e poi scende a 6 durante il giorno, cosa può significare? E poi, cosa ne pensi dell’Alkalife?”
La domanda di cui sopra è di grande utilità ed intelligenza.

Mette in effetti in risalto il problema delle analisi reali in senso dinamico, contrapposte alle analisi virtuali, fisse e teoriche, di cui sono pieni zeppi i testi di tutte le università e le bacheche di tutti gli ufficiali sanitari.
Se i ricercatori lavorassero seriamente e con più metodo, alla ricerca dei valori nei diversi momenti della giornata e nelle più svariate circostanze della vita, ci troveremmo con parametri più complessi e oscillanti, ma con una scienza assai più realistica e interessante di quella virtuale, statica e ingessata che siamo costretti a sopportare.
Ci troveremmo con tabelle assai più vere ed autentiche di quelle, spesso devianti e imbroglianti, imposte al mondo dalla Fda, tanto per fare un esempio.

Per misurare la presenza di leucociti nel sangue, i medici si accontentano in genere di dirti che l’uomo ha normalmente 6000 unità di leucociti per mm cubo di sangue.
Ci voleva il medico russo Kautchakoff, coi suoi memorabili esperimenti svizzeri del 1930, per dimostrare che quei numeri non dicevano granché sulla situazione reale, e che gli sbalzi dei leucociti erano basilari per capire la dinamica e il significato della leucocitosi.
Per fare questo, Kautchakoff organizzò dei gruppi di soggetti diversi (gruppo vegano-crudista, gruppo latte-ovo-vegetariano non crudista, gruppo onnivoro e carnivoro) e prese ad ogni singolo soggetto un campione di sangue prima del pasto principale e dopo il medesimo, mettendo a confronto le due provette appartenenti a ciascun individuo, verificando cose molto interessanti che sono rimaste negli annali della medicina e della scienza nutrizionale..

Scoprì che, nel vegano crudista, i 6000 leucociti iniziali prima del pasto restavano 6000 anche dopo il pasto, mentre nel gruppo latte-ovo-veg non crudista i 6000 raddoppiavano e diventavano 12000, e nel gruppo onnivoro-carnovoro non crudista triplicavano a 18000, a testimonianza che i cibi sbagliati agivano da trigger, o da grilletti scatenanti del pericoloso fenomeno leucocitico, allorquando i cibi prescelti sono quelli sbagliati e non compatibili con le esigenze corporali umane, per cui vengono riconosciuti e classificati dai nostri sensori interni (nell’ipotalamo) come autentici nemici invasori da contrastare e combattere mediante il sistema immunitario come materiale estraneo e non-self.

Per venire al nostro problema specifico riguardante l’equilibrio acido-basico, non esistono, per quanto ne sappiamo, esperimenti e statistiche dinamiche altrettanto sistematiche sulla acidificazione del sangue.
Bisognerebbe prendere delle persone e testar loro il sangue prima e dopo ogni diversa gamma di cibi, prima e dopo ogni azione giusta o sbagliata, prima o dopo ogni fumata di sigaretta, ogni caffè, ogni piatto di carne consumato, e così via.
Siccome gli esperimenti costano parecchio, ci vogliono sponsor e finanziatori disposti a sborsare molti fondi per amore del puro e semplice sapere, cosa che risulta essere sempre più difficile oggigiorno, dove ogni test viene innanzitutto finalizzato a dimostrare le cose che interessano ai finanziatori, e non certo quelle che rischiano di diventare armi controproducenti nelle mani della parte avversa.

Quello che sappiamo con sicurezza è che esistono alimenti alcalinizzanti, che mantengono il nostro pH inalterato (e sono tutti i frutti e le verdure allo stato crudo) ed elementi acidificanti, che tendono invece ad abbassare il pH stesso pericolosamente dai valori normali (e sono le carni, il latte, i cereali stracotti, i legumi, e tutti gli alimenti concentrati e cotti in genere).
E sappiamo pure che, ad ogni mangiata sbagliata, ad ogni proteina inopportuna contenuta nella carne e nel latte ingeriti, ad ogni carburante difettoso e problematico che andiamo a versare nel nostro sistema, parte un processo acidificante che il sistema immunitario è costretto a considerare come emergenza mortale, a stoppare immediatamente mediante l’uso di un adeguato tampone alcalino (soprattutto calcio organico, ma anche sodio e magnesio organici, che sono tutti minerali alcalini).

Più grave l’acidificazione e più calcio organico serve (e quel calcio contenuto nel cibo ingerito, nel latte ingerito, a nulla serve, essendo stato reso inorganico dalle lavorazioni e dalla bollitura).
L’intervento immunitario è istantaneo ed urgente, poiché un’acidificazione non immediatamente stoppata e corretta significherebbe morte sicura, per blocco immediato di tutte le operazioni e gli interscambi elettromagnetici che avvengono in continuazione nel sistema cellulare e nel corpo.
Ecco dunque le continue emergenze, i ripetuti prelevamenti di osseina dalle ossa, e la conseguente osteoporosi di cui sono classiche vittime i consumatori di latte e latticini, come dimostrano chiaramente le precise statistiche mondiali che vedono non a caso ai primi posti dell’osteoporosi, del diabete e del cancro, proprio i paesi a più alto tasso di consumo di latte e di carne.

Ancor meno si sa, con precisione e rigore statistico, sul comportamento del pH nelle urine, nel sudore, nel materiale biologico escretorio.
Possiamo però fare dei ragionamenti e delle ipotesi che possono far capire, ad esempio, quale è la logica e il meccanismo che fa abbassare il valore delle urine da un pH 7.5 nelle prime ore della mattina, a un pH 6 nel corso della giornata, come segnalato dalla nostra lettrice.
Chiaro che, nel sangue, tale abbassamento non è concesso, non succede e non può succedere, altrimenti moriremmo all’istante fulminati da collasso metabolico e cardiocircolatorio.
Il sistema immunitario, ogni qualvolta il pH del sangue scende dalla gamma dei valori previsti di 7.35-7.45, viene allertato dai sensori dell’ipotalamo, e invia un messaggio-missile telegrafico al midollo spinale, per il rilascio di osseina.

Nell’urina invece, e anche negli altri liquidi di scarto, tale meccanismo non scatta, per il semplice motivo che si tratta di materiale liquido ormai escreto, esternato ed esausto, già finito fuori dalla parte nobile-operativa dell’organismo, non più appartenente alla giurisdizione del medesimo, e quindi soggetto a normale processo degenerativo di ossidazione e di acidificazione.
Quindi nulla di strano, negativo e preoccupante nel fatto che esista un fisiologico calo del pH nelle urine.

Alla seconda domanda, sull’Alka Life, rispondiamo dicendo che ne pensiamo tutto il male possibile, trattandosi di una delle tante soluzioni anti-acide, ovvero di quei correttivi chimico-farmaceutici di sintesi che pretendono di intervenire dall’esterno nei complessi giochi bio-chimici del corpo.
In un pianeta Terra tormentato e sconquassato dalla acidificazione dei suoi improvvidi abitanti, che fanno quasi a gara a chi si acidifica di più, il consumo di antiacidi procede non a chili ma a tonnellate.
Ma i farmaci non possono sostituirsi agli alcalinizzanti naturali. Essi possono solo apportare sensazioni benefiche limitate e di breve periodo, che lasciano inalterati al loro posto i meccanismi produttori del fenomeno acidosi.
Non esiste dunque alcuna alternativa al problema se non quella di correggere radicalmente le proprie ideologie e le proprie abitudini alimentari, le quali consistono socialmente, ai tempi attuali, nel far transitare, nei nostri corpi vegeto-fruttariani, prodotti animali pieni di insidie e severamente vietati dalla scienza e dalla logica nutrizionale, cibi cotti e devitalizzati carichi di zavorra vuota, ossidante ed acidificante


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