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Vitamina
B17 (Amigdalina o Laetrile)
Dottor Giuseppe Nacci, specialista
in Medicina Nucleare
Tratto dal libro "Diventa medico di te stesso"
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La
guerra contro il Cancro è stata definitivamente vinta cinquant’anni
fa, ma nessun medico oncologo-ospedaliero ve lo confesserà mai.
In realtà, la storia della “scoperta della cura del cancro”
è vecchia, molto più vecchia, vecchia di almeno 150 anni, o forse più,
volendo risalire fino a Ippocrate di Kos e a ciò che dicevano i medici
romani già nel Secondo Secolo Dopo Cristo….
Phillip Day, nel suo libro “Cancro, se vuoi la vita prepara la
verità”, Credence Publications, 2003, riprende gran parte del
lavoro fatto dal grande scienziato americano Ernest Krebs, con le sue
riscoperte in merito all’utilizzo della vitamina B17 nella cura del
cancro.
Ciò
che segue sono appunti parzialmente tratti da diversi testi fra cui il
libro di Phillip Day, di cui comunque, da parte dell’autore del
presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci, non si condivide la teoria
trofoblastica come noxa eziopatogenetica, preferendo invece
ritenere il tumore come una “semplice conseguenza di carenze
vitaminiche protratte nel tempo con successiva impossibilità da parte
delle cellule vecchie di andare incontro alla normale apoptosi per
carenza estrema di vitamine adatte al normale funzionamento apoptotico
insito nel sistema del DNA”.
In
questa luce, la vitamina B17 è una vitamina naturale di “seconda
linea” che interviene quando le vitamine naturali (vedi capitolo 5:
“vitamine NATURALI che fanno suicidare i tumori”) risultano
essere insufficienti a tenere sotto controllo il turn-over
cellulare, e cloni di cellule maligne hanno iniziato a formarsi
nell’organismo, eludendo, almeno in parte, le difese immunitarie
normalmente preposte, in primis nei linfonodi prossimali al tumore, come
i linfociti Natural Killer (vedi Quinta Dichiarazione
d’Intesa).
La storia “moderna” della vitamina B17 iniziò nel 1830, quando due
scienziati francesi, Roubiquet e Bontron-Chariand, purificarono per la
prima volta una strana vitamina, a cui fu dato il nome di Amigdalina
o vitamina B17.
Sette
anni dopo, due scienziati tedeschi, Von Liebig e Woehier, scoprirono che
questa strana vitamina, normalmente contenuta in tutti i semi della
frutta (ad eccezione degli agrumi) poteva essere scomposta da uno
specifico enzima, e soltanto da esso, in ioni-Cianuro, Benzaldeide
e Glucosio.
Il passaggio all’uomo, per terapie medico-oncologiche, seguì di pari
passo, essendo anche nota nella Medicina Classica Occidentale
l’utilizzo dei semi amari della frutta per la cura di una strana
malattia metabolica, a quel tempo molto rara, chiamata “cancro”, ma
che era conosciuta fin dall’antichità: ad esempio, nel Secondo Secolo
Dopo Cristo i medici romani si erano accorti che il cancro era frequente
nella popolazione povera di Roma e non di coloro che vivevano nelle
campagne, ed avevano messo in relazione questa strana malattia con
un’alimentazione troppo proteica e amidacea (legumi iperproteici come
le lenticchie e pane povero di cattiva qualità).
Già
allora era anche nota a tutti i medici romani la famosa affermazione di
Ippocrate di Kos, fondatore della Medicina Classica Occidentale, in
merito alle cure del cancro: “…il cancro non si cura con
il ferro del chirurgo, ma con la dieta vegetariana e le erbe mediche…
Così come era anche ben nota un’altra grande massima del grande
medico greco: “… fa che la medicina sia il tuo cibo, e che il
cibo sia la tua medicina…”
(Nota dell’autore del presente lavoro, dott. Giuseppe Nacci:
personalmente si ritiene che se il paziente tumorale è in grave
pericolo di vita immediata, l’intervento chirurgico debba sempre
essere eseguito; sicuramente, ai tempi di Ippocrate la chirurgia non era
paragonabile a quella attuale).
Così,
quindici anni dopo le prime esperienze scientifiche francesi, nel 1845,
la rivista medico-scientifica francese “Gazette Medicale de Paris”,
(1845, No. 13, pp.: 577-582) (VEDI ALLEGATO: “Gazette
Medicale de Paris”) e, successivamente, anche quella
tedesca “Journal Chirurgie und Augenheilkunde”(1846,
No. 35, pp.: 7-28), (VEDI ALLEGATO : Dr.
TH. INOSMETZEFF) descrissero il primo caso di terapia metabolica
con vitamina B17 per la “cura del cancro”, ad opera del medico russo
Inosmetzeff, professore presso l’Università Imperiale di Tutte le
Russie di Mosca: la terapia era stata eseguita su un ventenne
tumorale, e la terapia era consistita in
Ma
fu soltanto più di un secolo dopo, nel 1950, che uno scrupoloso
ricercatore americano, Ernest Krebs, iniziò a curare di nuovo il cancro
con questa strana vitamina, che, dopo averla fatta bollire, evaporare in
alcool, e quindi decantare in piccoli cristalli bianchi, ribattezzò “Laetrile”.
La parola “Laetrile” è un acronimo della parola “LAEvomandeloniTRILE-glucoside.
Essa è quasi equivalente all’Amigdalina naturalmente contenuta
nei semini amari della frutta, con l’unica differenza di una molecola
in meno di glucosio. Infatti la sua struttura chimica è: D-1 mandelonitrile-beta-glucuronide,
mentre l’Amigdalina è D-mandelonitrile-bi-glucoside.
Esistono
almeno una dozzina di altri glucosidi cianogenetici (nitrosilidi) simili
all’Amigdalina, contenuti in ortaggi, frutta (compresi i
limoni), cassava, legumi e cereali (Oke: “the role of hydrocyanic
acid in nutrition”, in “World Review of Nutrition and
Dietetics”, Vol. II, Bourne G.H., ed.
Nota:
al capitolo 5 (“Piante che fanno suicidare il cancro”) sono
riportate diverse di queste piante ricche di vitamina B17, accanto anche
alla menzione di un altro centinaio di vitamine con funzioni simili
(induzione di morte in cellule tumorali, senza danno alle cellule sane),
anche se con meccanismo diverso (attivazione delle endonucleasi e
apoptosi della cellula tumorale stessa per frammentazione del suo stesso
DNA).
La
vitamina B 17 è una molecola stabile, chimicamente inerte e non nociva se
assunta nelle giuste quantità appropriate e sotto controllo
medico. Il dosaggio iniziale raccomandato nell’adulto è di
4-5 semini amari al giorno se semini amari di albicocca (quantità
maggiori o minori se di altro frutto) per la prima settimana, salendo o
meno di dosaggio nella settimane successive, a discrezione del medico,
fino a raggiungere valori che devono essere accuratamente calcolati in
funzione dell’emi-vita biologica della vitamina B17, delle analisi
urinarie (presenza di Tiocianato di sodio e di acido ippurico in
quantità tale da far presumere un superamento della soglia-limite
ritenuta compatibile per la terapia in atto), della massa ematica e
corporea del paziente, della buona o cattiva funzionalità epatica,
renale e di altri organi, della possibile colliquazione massiccia della
massa tumorale con possibile exitus per blocco renale irreversibile, etc….
La
farmaco-cinetica della vitamina B17 è complessa e di essa bisogna
tenerne conto. In letteratura medica e/o fitoterapica sono stati
riportati episodi di avvelenamento mortale in bambini dopo ingestione di
cibo particolarmente ricco di vitamina B17, come bacche di piante
particolari, in genere non abitualmente consumate nelle tradizioni
alimentari delle varie culture del mondo (ma estremamente interessanti
quindi per la cura del cancro), oppure mandorle amare, notoriamente
molto più ricche di vitamina B17 dei semini amari di albicocca.
Il decesso nei bambini è più facile a causa della più elevata
concentrazione di vitamina B17 che si ha nei soggetti di piccola
corporatura come il bambino rispetto all’adulto, della più piccola
massa del fegato, organo elettivo per la detossificazione ematica da
vitamina B17, e forse da una minor capacità funzionale degli enzimi
epatici.
Personalmente
si è provato ad ingerire quantità sempre più crescenti di semini
amari triturati di albicocca, di ciliegia, uva, anguria, melone, etc…
riscontrando in una sola occasione un po’ di nausea e cefalea: la
causa di tale episodio fu, in base a studio retrospettivo della quantità
di vitamina B17 ingerita da chi scrive, nel non aver rispettato la curva
farmaco–cinetica stimata per un emi-dimezzamento biologico di 80
minuti, curva facilmente ricavabile da testi vari.
Sempre dietro valutazione medica, si deve interrompere il trattamento di
tanto in tanto; i semini devono essere ben masticati o precedentemente
triturati; la terapia dev’essere immediatamente sospesa in caso di
nausea; i semini non devono mai essere assunti tutti assieme, ma
distribuiti nell’arco dell’intera giornata; è utile assumerli a
stomaco pieno, allo scopo di evitare l’idrolisi parziale della
vitamina a opera dell’acido cloridrico. In merito ai semini amari di
albicocca, è vietato assumerne più di sei semini nello spazio di tempo
di un’ora, pur in condizioni di salute ottimale; per i semini di
pesca, il dosaggio orario non deve essere superiore al mezzo semino…
L’avvelenamento
da vitamina B17 non è l’unico possibile; anche altre vitamine
naturali, assunte in quantità eccessiva, possono condurre a morte: ad
esempio, in testi di medicina è ancora riportato l’episodio avvenuto
ai primi anni del XX secolo, quando esploratori artici morirono di
intossicazione da vitamina A dopo aver mangiato grandi quantità di
fegato di orso polare, abbattuto mesi prima per ragioni di sostentamento
alimentare.
L’unica vitamina che sembrerebbe esente da pericoli di intossicazione
sarebbe la vitamina C, la cui quantità può anche superare i cinquanta
grammi giornalieri.
Ritornando
alla vitamina B17, Krebs scoprì che il composto reagisce all’enzima Beta-glucosidasi:
quest’ultimo è caratteristico di molti tumori, ed è praticamente
assente nelle cellule sane; in tale reazione, l’enzima scinde
l’innocua vitamina B17 in due potenti veleni: ioni-Cianuro e Benzaldeide,
quest’ultimo un potente analgesico (anti-dolorifico).
Queste due sostanze, prodotte in piccole quantità dalle stesse cellule
tumorali, si combinano allora fra loro all’interno stesso delle
cellule tumorali, producendo una sostanza estremamente tossica che
uccide la cellula stessa in una sorta di pseudo-apoptosi.
Piccole quantità di questo veleno possono risultare quindi ancora
attive, dopo la morte della cellula tumorale, e passare in circolo,
essendo il tumore, generalmente, ben vascolarizzato in periferia.
Viceversa,
le cellule sane contengono un altro enzima,
Diventa pertanto chiaro che l’enzima Beta-glucosidasi produce ioni-Cianuro
dai cibi nitrilosidi; si noti che gli ioni-Cianuro devono essere
liberati dall’involucro della vitamina B17 o dal suo derivato Laetrile.
Gli ioni-Cianuro non sono presenti liberamente nel cibo; vengono
prodotti solo all’interno della cellula tumorale stessa perché solo
al suo interno esiste l’enzima specifico (Beta-glucosidasi).
Nel
1947, Fishman e Aniyan così scrivevano sull’importante rivista medica
Journal Biol. Chem. (Fishman W: The presence of
high beta-glucuronidase activity in cancer tissue, J. Biol. Chem
No. 169, pp.: 449-450 VEDI ALLEGATO: Fishman
1947): “…in tessuti prelevati da carcinomi maligni
(cancri) di vari organi, compresi seno, utero, stomaco, pareti
intestinali ed esofago, è stata rilevata un’attività della
beta-glucosidasi da
Sulla
prestigiosa rivista Science, sempre in quell’anno (Fishman W: A
comparison of beta-glucoronidase activity of normal, tumor and lymph
node surgical patients, Science, No. 106, pp.: 66-67, 1947), essi
aggiungevano: “…
Krebs,
nel suo libro “Nitrilosides (Laetriles)”, alle pagine
189-204, dichiara:
“Oltre agli alti livelli di Beta-glucosidasi, le lesioni maligne
sono caratterizzate da una generalizzata e profonda carenza di Rodanese,
come riferito da Homberger, Mendel, Rodney e Bowman. Rosenthal riferì
di una diminuzione pari all’80% della Rodanese in tessuti tumorali
epatici, ed una simile diminuzione fu rilevata nelle invasioni
leucemiche dei tessuti…”.
Il
ricercatore James South (VEDI ALLEGATO: http://fiocco59.altervista.org/27novembre.htm
JAMES SOUTH) spiega la biochimica essenziale di ciò che accade quando
una persona si alimenta con cibi nitrilosodici o assume
Sempre però che le quantità non eccedano le capacità del fegato e di
altri organi di depurare il sangue da tale veleno indesiderato: in tal
senso è compito del medico curante, dalle analisi del sangue,
dall'esame clinico del paziente, valutare l'andamento della terapia
metabolica.
Il Prof Marco Tasca, Primario del Reparto Radiologico dell'Ospedale
Civile di Sanremo, in un suo lavoro del 1958, sottopose ventuno
pazienti italiani terminali (3 seminomi, 4 mammella, 1 utero, 2 laringe,
7 polmone, 1 esofago, 2 stomaco, 1 Hodgkin) a terapia con Laetrile,
mediante iniezioni intramuscolari, riscontrando buona tolleranza al
farmaco, miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti per tutto
il periodo di cura, e con ripresa della patologia neoplastica soltanto
dopo un mese, in media, dalla definitiva sospensione della terapia. Due
sole furono le complicanze da lui indicate: l'emorragia e l'ittero. La
prima verosimilmente legata al distacco di escare necrotiche, il secondo
per azione tossica diretta sulle cellule epatiche, evenienza comunque
rara (5% della sua casististica)
Importante anche considerare il pericolo della liberazione di acido
cianidrico dalla vitamina B17 assorbita a livello gastrico, a differenza
invece della quasi sostanziale non pericolosità del Laetrile iniettato
per via parenchimale, così come indicato nelle prime valutazioni di
Morrone nel 1962, che già verificava, su 10 casi clinici presi in
esame, la buona efficacia clinica di questa vitamina, che addirittura
risolve il fetore dei carcinomi mammari ulcerati all'esterno, con
remissione clinica in tutti i casi clinici considerati (Morrone J.:
Chemotherapy of inoperable Cancer. Preliminary
report of 10 cases trated with Laetrile, Exp. Med. Surg., 20, pp.:
299-308, 1962, VEDI ALLEGATO: http://fiocco59.altervista.org/27novembre.htm
Morrone).
L’enzima Rodanese
demolisce l’acido cianidrico per produrre una sostanza non tossica: il
Tiocianato. Come nota Oke nel suo testo: “The role of
Hydrocyanic acid in nutrition, in World Review of Nutrition and
Dietetics, Vo. 11, pp.: 170-198, Karger, Basel/New York, 1969, (VEDI
ALLEGATO: OKE)
“…
Quando
Numerosi studi sull’uomo hanno utilizzato lo stesso Benzaldeide
come farmaco anti-cancro (Kochi M.: Antitumor activity of
Benzhaldehyde, Cancer Research, 64, pp.: 21-23, 1980); Kochi M.: Antitumor
activity of Benzhaldehyde Derivative, Cancer Research, 69, pp.: 533,
1985).
Inhibition of experimental pulmonary metastasis
in mice by b-cyclodextrin-benzaldehyde,
Journal of Cancer Research and Clinical Oncology , vol. 112, No. 3,
1986, pp.: 216-220, VEDI ALLEGATO: anti-tumor
activity of benzhaldehyde).
Kochi
così afferma fin dal 1980: “ …non sono stati rilevati effetti
tossici, inclusi disturbi ematologici o biochimici, anche in caso di
ripetute somministrazioni prolungate di Benzaldeide…”
Tatsumura
utilizzò una dose totale media di
(Tatsumura T.: 4,6-O-Benzylidene-glucopyranose (BG)
in the treatment of solid malignant tumour –an extended Phase I Study,
Br. J. Cancer, 62, pp.: 436-439, 1990 VEDI ALLEGATO: Tatsumura).
Dean
Burk dichiarò nel 1971, nel corso del Settimo Congresso Internazionale
di Chemioterapia a Praga: “Test in vitro su carcinoma ascitico di
Ehrlich (un tipo di cultura di cellule tumorali) hanno rilevato che, se
il solo acido cianidrico ha ucciso l’uno per cento delle cellule e il
solo Benzaldeide ne ha ucciso il 20 per cento, la combinazione dei due
è stata efficace su tutte le cellule: Amigdalina e Beta-glucosidasi
insieme, sono anche state efficaci nell’eliminazione del 100 per cento
delle cellule di tumore ascitico, causata dalla liberazione delle due
sostanze chimiche stesse…” (Griffin, G. Edward, World Without
Cancer).
Ma
già nel 1950, Krebs capì di aver urtato interessi economici molto
grandi: le Multinazionali chemio-farmaceutiche, impossibilitate ad
ottenere una registrazione o a rivendicare diritti esclusivi sulla
vitamina B17, lanciarono una lunga campagna denigratoria contro i semini
amari di albicocca, convincendo così l’intera popolazione americana
della loro supposta pericolosità.
Attualmente,
la spesa per il cancro ammonta a circa un decimo della spesa sanitaria
totale negli Stati Uniti e, secondo i dati dell’American Cancer
Society, la spesa totale per il cancro, diretta e indiretta, per
ospedali, medici, infermiere, oncologi, ricerche di laboratorio, ammonta
ad oltre 100 miliardi di dollari l’anno.
In questo lavoro scientifico australiano, pubblicato nel 2004, furono
presi in esame dieci anni di statistiche mediche australiane e americane
(gennaio 1994-gennaio 2004) sui risultati della CHEMIO nella cura del
cancro.
The Contribution of Cytotoxic Chemotherapy to
5-year Survival in Adult Malignancies
I risultati
sono catastrofici: la media dei pazienti
sottoposti alla chemio, che risultano essere ancora
vivi dopo 5 anni dall’inizio del trattamento “terapeutico”,
è del solo 2%.
L’articolo
è molto semplice come
impostazione e, sia in tabella 1 (pag.
551) che in tabella 2
(pag. 552), sono riportate, in ultima colonna, le percentuali di
sopravvissuti alla CHEMIO dopo 5 anni dall’inizio del trattamento per
ogni singolo tipo di tumore dei 22 considerati, percentuali che qui si
riassumono lievemente arrotondate e per gruppi dei tipi più comuni di
cancro.
Tipo
di tumore
Percentuale di sopravissuti
cancro
del pancreas, cancro dell’ utero, cancro della prostata, cancro della
vescica, cancro del rene, Melanoma, Sarcoma e Mieloma Multiplo: 0%
(zero per cento)
cancro
dello stomaco e del colon:
1% (uno per cento)
cancro
della mammella e del polmone:
2% (due per cento)
cancro
del colon retto :
3 - 5% (tre - cinque per
cento)
tumori
al cervello:
4 – 5% (quattro – cinque
per cento)
cancro
dell’esofago :
5% (cinque per cento)
cancro
dell’ovaio:
9% (nove per cento)
linfoma
NON Hodgkin:
10% (dieci per cento)
cancro
della cervice uterina:
12% (dodici per cento)
Seminoma
del testicolo e Linfoma di Hodgkin:
40% (quaranta per cento)
In
Australia: su 72.903 casi di cancro considerati, trattati con
chemioterapia, sono sopravissuti a 5 anni solo 1.690 pazienti, pari ad
una percentuale del 2,3%
In
America: su 154.971 casi di cancro considerati, trattati con
chemioterapia, sono sopravissuti a 5 anni solo 3.306 pazienti, pari ad
una percentuale del 2,1%
Conflitto
d’interessi delle Multinazionali chemio-farmaceutiche
Il Daily Express del 6 agosto 2000, così commentava il
conflitto d’interessi delle Multinazionali chemio-farmaceutiche con
gli organi governativi deputati alla salvaguardia della salute pubblica:
“I dirigenti del Committee on Safety of Medicines (Comitato per la
sicurezza dei farmaci) e
Sempre
il quotidiano inglese aggiungeva le dichiarazioni di un ex-dirigente:
“…Le Multinazionali chemio-farmaceutiche si danno molto da fare
per costruire forti legami. Il loro obiettivo è di arrivarti il più
vicino possibile; si tratta di una lobby estremamente potente dal
momento che dispone di risorse illimitate. Le industrie
chemio-farmaceutiche offrono ai membri del CSM (Committee on
Safety of Medicines) viaggi all’estero per partecipare a
conferenze, consistenti fondi per la ricerca, tali da mantenere un
intero dipartimento universitario al lavoro per anni, e consulenze che
possono arrotondare l’umile stipendio accademico…”.
E’
quindi facile capire perché le terapie nutrizionali e la medicina
preventiva costituiscano una così grave minaccia per
Nota: in merito alle procedure di approvazione di un nuovo farmaco, vedi
anche: Jan Eibenschutz: “Le procedure FDA per l’approvazione di
un nuovo medicamento”, Amersham, The Health Science Group.
Chi
potrà mai riuscire a risarcire un tale importo con una vitamina o un
trattamento erboristico che non possono essere brevettati?
E qui sta il problema che provoca uno stallo nella capacità della Sanità
occidentale di arrestare le malattie proprie di questa parte di mondo.
La maggior parte delle malattie attuali (Cancro, Infarto, Ictus,
Diabete, Alzheimer, Sclerosi Multipla, Parkinson, Osteoporosi, etc…)
sono malattie cronico-degenerative dovute a carenze vitaminiche, e
pertanto non possono essere curate con farmaci brevettati di sintesi
chimica.
Ma
le sostanze chimiche brevettate costituiscono il baluardo
dell’infinita potenza e ricchezza della Medicina chimica occidentale,
che adesso pensa addirittura a brevettare le stesse piante modificandone
il patrimonio genetico stesso (Organismi Geneticamente Modificati) con
il risultato di minare la base stessa della nostra biochimica (VEDI
ALLEGATI: healg213.pdf;
La
brama di profitti è la reale ragione per la quale i medici non ricevono
istruzione sulla Nutrizione. I veri rimedi e i metodi di prevenzione,
infatti, non hanno valore commerciale.
Quando negli anni ‘70 la notizia della sorprendente efficacia della
B17 nel trattamento del cancro attraverso la terapia nutrizionale di
Krebs e Gerson riprese nuovamente a diffondersi in America, le
società farmaceutiche e il sistema medico ortodosso si mobilitarono una
seconda volta, volendo considerare la vitamina B17, questa volta, come
un “farmaco” e che pertanto doveva essere registrato prima che il
suo uso venisse ufficialmente approvato.
Il
presidente Nixon fu inondato da decine di migliaia di petizioni di
cittadini provenienti da ogni parte degli Stati Uniti; il suo
consulente, Benno Schmidt, fu incaricato dello spinoso problema, e
pertanto iniziò a consultarsi con i medici esperti di cancro: tutti
erano molto convinti nel condannare il Laetrile, ma nessuno riuscì
a fornire a Schmidt l’evidenza scientifica che essa non fosse efficace
(Heinerman J.: “An Encyclopedia of Nature’s Vitamins and Minarals”,
Prentice Hall, 1998).
Sebbene si annunciasse al mondo che il Laetrile era inutile, si
diffuse però in tutta l’America un movimento spontaneo con centinaia
di filiali in tutta l’America che, a turno, tenevano incontri
pubblici, conferenze stampa ed esercitavano pressione sui comitati
legislativi statali per richiedere la legalizzazione della vitamina B17
. Si formò così il “Committee
for Freedom of Choice in Cancer Therapy”.
I
maggiori attacchi all’utilizzo della vitamina B17 e alla terapia
nutrizionale simil-gersoniana vennero dalle organizzazioni che erano
strettamente affiliate con le Multinazionali chemio-farmaceutiche, che
avrebbero avuto molto da perdere se una vitamina da pochi dollari e uno
stile di vita e alimentare di tipo “biologico” fossero diventati
noti al pubblico come la risposta più efficace per sconfiggere il
cancro (Mullins E: “Murder by injection”, VEDI ALLEGATO: Murder
By Injection ).
Esse erano: Food and Drug Administration (FDA),
Alla fine, la storia la scrissero i vincitori: venne approvata una legge
che bandiva il commercio del Laetrile/Amigdalina per il
trattamento del cancro in tutti gli USA.
Attualmente,
il trattamento del cancro con Laetrile è vietato in America, per
legge, anche se praticato da medici. Ciò spiega il motivo per cui
decine di migliaia di cittadini americani si fanno curare in costose
cliniche private costruite appena oltre il confine messicano, alle
Bahamas, e in altri luoghi, ove si recano, ufficialmente, “per
villeggiatura” (VEDI ALLEGATO : “Mexican
Clinics”).
Ad esempio, il dott. Francisco Contreras, attuale amministratore
dell’ospedale Oasis of Hope di Tijuana (VEDI ALLEGATO: Contreras),
Messico, in 35 anni di attività ha curato oltre 60.000 pazienti con la
terapia nutrizionale vegetariana e vitamina B17 associata.
Il dott. Ernesto Contreras che utilizza il Laetrile dal
Aspetti
clinici della terapia con Laetrile (vit. B 17) per endovena
Attualmente è vietato per legge tale procedura terapeutica, sia in
Usa che in altri paesi.
Ma in un lavoro del 1962 (Morrone J.: Chemotherapy of inoperable
Cancer. Preliminary report of 10 cases trated with Laetrile, Exp.
Med. Surg., 20, pp.: 299-308, 1962, VEDI ALLEGATO: Morrone),
in dieci casi clinici in stadio avanzato di cancro, non trattati
con Chemio, si dimostrò la buona efficacia clinica di questa vitamina,
con remissione clinica di tutti i casi clinici considerati.
Si
presero in considerazione DIECI casi di tumore avanzato, con metastasi,
senza possibilità di condurre a buon fine interventi chirurgici:
Primo
caso: Donna di 62 anni, di
Secondo
caso: Uomo di 74 anni,
Terzo
caso: Donna di 40 anni,
Quarto
caso: Donna di 38 anni,
Quinto
caso: Ragazzo di 20 anni,
Sesto
caso: Donna di 37 anni,
Settimo
caso. Ragazzo di 21 anni,
Ottavo
caso. Uomo di 66 anni,
Nono
caso. Donna di 65 anni,
Decimo
caso. Ragazzo di 17 anni,
Casistiche
Interessanti, risultano essere quindi i confronti della ”Medicina
Classica Fitoterapica” a base soprattutto di vitamina B17 (ma anche di
alimentazione deprivata di proteine, vitamina B12, di glucosio e di
Sodio, rispetto invece alle ”moderne” terapie anti-tumorali,
tutte a base di Chemioterapia, Radioterapia e Chirurgia.
Si riporta, a tale scopo, un’indagine retrospettiva sulla cura
del Melanoma attuato dalla “Terapia Gerson” confrontata con
“Terapie Convenzionali” (Chirurgia, Radioterapia, Chemioterapia).
Una
indagine di questo tipo fu condotta in USA prendendo in esame pazienti
affetti da Melanoma e che erano sopravvissuti per almeno 5 anni
dall’inizio della terapia. Tale periodo di tempo fu preso come
termine, poiché corrispondente al periodo terminato il quale i
pazienti vengono considerati ”curati” secondo i ricercatori
oncologici dell’American Cancer Society.
L’indagine retrospettiva metteva a confronto dati di sopravvivenza di
malati di Melanoma che avevano aderito ai protocolli della terapia
Gerson (in totale 153 casi di pazienti gersoniani),
confrontandoli con l’indice di sopravvivenza fissato a cinque anni
delle terapie convenzionali attualmente in uso, e cioè Chirurgia,
Radioterapia e Chemioterapia, derivati su dati estrapolati dalla
letteratura medica su 16.229 casi (pazienti convenzionali).
Questi ultimi ebbero percentuali di sopravvivenza di gran lunga
inferiori a quelli trattati con la terapia Gerson, morendo in
genere entro 1 anno, rispetto invece ai pazienti gersoniani,
per i quali la percentuale di sopravvivenza a cinque anni fu di quasi il
70% (in realtà fu del 69%).
Tale
indagine retrospettiva sul melanoma fu condotta dai membri del Gerson
Institut e da membri del Cancer Prevention and
control Program dell’Università della California, entrambi
situati a San Diego. Questa indagine retrospettiva
descriveva tutti i pazienti, anche quelli
che non risposero alla terapia Gerson, e
includeva i Melanomi di Grado Primo e
Secondo (cioè Melanomi localizzati), di Grado
Terzo A e Terzo B (cioè con
metastasi localizzate), di Grado Quarto A (metastasi diffuse nei
linfonodi, nella pelle, e nei tessuti subcutanei) e di Grado Quarto B
(metastasi negli organi viscerali).
Nel
settembre del 1995 una rivista medica specializzata pubblicò questo
lavoro con l’articolo ”Aspettativa di vita a cinque anni in pazienti
affetti da Melanoma curati con la terapia dietetica secondo il metodo
del dott Gerson: un’indagine retrospettiva” (Hildebrand, G.L.: Five
year survival rates of melanoma patients treated by diet therapy after
the manner of Gerson: a retrospective review, in Alternative
Therapies, vol.1[4], september 1995, pp. 29-37. VEDI ALLEGATO: “MELANOMA”)
Dall’indagine
retrospettiva risultò che per tutti i pazienti affetti da Melanoma di
Grado Primo e Secondo (14 pazienti gersoniani e 15.798 pazienti
convenzionali cioè trattati con tecniche tradizionali (Balch,
C.M.: Cutaneous melanoma: prognosis and treatment results word wide,
in Semin. Surg. Oncol., No.8, 1992, pp. 400-414), risultò che il
100% dei pazienti gersoniani era ancora vivo dopo 5 anni, contro
invece il 79% dei pazienti convenzionali.
Sempre
dalla stessa indagine retrospettiva risultò che per i pazienti affetti
da Melanoma di Grado Terzo (cioè con metastasi localizzate), costituiti
da 17 pazienti gersoniani e 103 pazienti convenzionali,
questi ultimi curati presso la clinica tedesca Fachklinik Hornheide (Drepper,
H.: The prognosis of patients with stage III melanoma: prospective
long term study of 286 patients of the Fachlinik Hornheide, in:
Cancer, vol. 71, 1993, pp.1239-1246), risultò che l’82% dei pazienti
gersoniani era ancora vivo dopo 5 anni, contro invece il 39% dei
pazienti in terapia convenzionale.
Sempre
dalla stessa indagine retrospettiva risultò che per i pazienti affetti
da melanoma di Grado Terzo A e di Grado Terzo B, costituiti da 33 pazienti
gersoniani e 134 pazienti in terapia convenzionale, questi
ultimi curati presso la clinica tedesca Fachklinik Hornheide (Drepper,
H.: The prognosis of patients with stage III melanoma: prospective
long term study of 286 patients of the Fachlinik Hornheide, in:
Cancer, vol. 71, 1993, pp.1239-1246), risultò che il 71% dei pazienti
gersoniani era ancora vivo dopo 5 anni, contro invece il 41% dei
pazienti in terapia convenzionale.
Sempre
dalla stessa indagine retrospettiva risultò che per i pazienti affetti
da Melanoma di Grado Quarto A, costituiti da 18 pazienti gersoniani
e 194 pazienti in terapia convenzionale studiati dall’Eastern
Cooperative Oncology Group (Ryan L.: Prognostic factors in
metastatic melanoma, in: Cancer, vol. 71,
1993, pp. 2995-3005), ), risultò che il 39% dei pazienti
gersoniani era ancora vivo dopo 5 anni, contro invece il 6% dei
pazienti in terapia convenzionale.
La
percentuale di sopravvivenza per il Melanoma di Grado Quarto B non fu
valutata.
Infine,
dei 153 pazienti gersoniani arruolati nello studio, 71 di essi
non figurano nelle liste finali, poiché mancanti di dati di follow
up, o perchè morirono per cause estranee al Melanoma, o
perché smisero di tenersi in contatto con i ricercatori.
In
un altro lavoro, del 1962 (Morrone J.: Chemotherapy of inoperable
Cancer. Preliminary report of 10 cases trated with Laetrile, Exp.
Med. Surg., 20, pp.: 299-308, 1962, VEDI ALLEGATO: Morrone),
in dieci casi clinici in stadio avanzato di cancro, non trattati con
Chemio, si dimostrò la buona efficacia clinica della vitamina B17, che
addirittura dimostrava di risolvere il caratteristico “fetor“
dei carcinomi mammari ulcerati all’esterno, con remissione clinica di
tutti i casi clinici considerati.
Nel
1994, il prof. Binzen pubblicò i risultati da lui ottenuti trattando i
pazienti con Laetrile negli anni 1974-1991. Su una casistica
comprendente 180 pazienti che presentavano cancro primario (non
metastatizzato e circoscritto ad un singolo organo o tessuto), 131 erano
ancora vivi nel 1991, data in cui veniva pubblicato il rapporto. A quel
tempo, 58 pazienti erano stati seguiti per un periodo dai
Tra
i pazienti che presentavano metastatizzazione, 32 su 108 erano morti
della loro malattia, 6 per “cause non connesse”, e 9 per “cause
sconosciute”. Dei 61 pazienti ancora vivi nel 1991, 30 avevano avuto
un follow-up medico di 2-4 anni, 31 erano stati seguiti per un
periodo di 5-18 anni.
Da
un’altra casistica, quella del dott. John A. Richardson, del 1976,
risultano documentati oltre 6.000 casi che dimostrano un effetto
positivo della vitamina B17 contro il cancro.
Esistono
4.800 casi documentati e attentamente studiati dal dott. Ernesto
Contreras, selezionati fra circa 10.000 cartelle cliniche raccolte in 14
anni di esperienze con il Laetrile, cartelle cliniche che salgono a
circa 100.000 considerando anche i casi clinici osservati fino
all’anno 2000. Parte di questa casistica è disponibile alla clinica Oasis
of Hope di Tijuana (VEDI ALLEGATO: Contreras).
Il
dott. Paul Wedel dell’Oregon, anche lui guarito dal cancro con
vitamina B17 e dieta simil-gersoniana, ha documentato circa 4.000 casi
di trattamento metabolico.
Altri
1.000 casi sono stati documentati dal dott. Manuel Navarro
dell’Università Santo Tomas di Manila, Filippine.
Addirittura,
lo stesso governo messicano, sotto la guida del dott. Mario Soto de Leon,
direttore medico della Cydel Clinic di Tijuana, sta monitorando
circa cento pazienti in terapia metabolica simil-gersoniana con vitamina
B17.
In
Germania, il dott. Hans Nieper ha documentato circa 1.000 casi (http://www.mwt.net/~drbrewer)
Interessante
considerare che casi clinici come quelli del sig. Glen Rutherford del
Kansas, guariti completamente a Tijuana, sono inseriti negli archivi dei
tribunali come “cure”.
Curiosamente,
anche personaggi politici di una certa rilevanza, come l’ex-presidente
americano Reagan asserirono più volte il diritto di scegliere
liberamente il Laetrile come trattamento per il cancro (“Mike Blair: Reagan
reaffirms Laetrile backing. Even as federal bureaucrats were
tryng to bury Laetrile with a rigged report, President Reagan was
reasserting his view that people should be free to use the substance….”).
Se
il cancro appare misterioso e spaventoso, è perchè la società lo ha
confezionato in questo modo. Ma la realtà è che il genere umano è
stato sempre afflitto nel passato da malattie, quelle che
Il
cancro, quindi, non è altro che una malattia metabolica,
cronico-degenerativa, dovuta alla carenza cronica di vitamine naturali
fra cui, soprattutto, la vitamina B17.
Ricordiamo
le altre malattie “incurabili”:
Scorbuto (tasso di mortalità variabile, debellata dalla vitamina C);
Pellagra (tasso di mortalità del 97%; debellata dalla Niacina o
vitamina B3);
Anemia perniciosa (tasso di mortalità del 99%, debellata dalla vitamina
B12 e dall’acido folico);
Beri Beri (tasso di mortalità del 99%, debellata dalla Tiamina o
vitamina B1);
Dott.
Giuseppe Nacci
Medico Chirurgo
Specialista in Medicina Nucleare
www.lecurenaturali.com
Dottor Giuseppe
Nacci, specialista
in Medicina Nucleare
Tratto dal libro
"Diventa medico di te stesso"
ORDINA LIBRO
Dello stesso autore:
Giuseppe NACCI:
“MILLE PIANTE PER GUARIRE DAL CANCRO SENZA CHEMIO”, libro
on-line, di circa 500 pagine, liberamente scaricabile da INTERNET da
vari siti a cui è stato regalato (www.erbeofficinali.org
www.mednat.org ) dopo la chiusura
del proprio sito www.lecurenaturali.com,
su “pressioni” dell’Ordine dei Medici di Trieste
Ulteriori
testi in lingua inglese presenti sulla vitamina B 17:
http://www.thefountainoflife.ws/cancer/howgood.htm
www.1cure4cancer.com/scientificfacts.html
www.curezone.com/diseases/cancer/laetrile.asp
www.worldwithoutcancer.org.uk/analysisindex.html
http://www.thefountainoflife.ws/cancer/howgood.htm
www.internalhealth.com/1newsletter_jan03.htm
health.centreforce.com/health/laetrile.html
www.anticancerinfo.co.uk/In
Brief Series webpage.htm
www.worldwithoutcancer.org.uk/analysis7.html
http://www.antiaging-systems.com/extract/laetrile.htm
http://www.smart-drugs.net/ias-laetrile-cancer.htm
http://www.brave-souls.com/therapy.html
http://www.1cure4cancer.com/controlcancer/information/laetrile.htm
www.1cure4cancer.com/FAQ.htm