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La verità sulla SARS
"Internazionale" 486, I maggio 2003, commenta "Time"

Sembra proprio che a distanza di sei mesi dal primo allarme, dopo aver compromesso i mercati asiatici, rovinato il turismo di un'intera regione e seminato il panico con più di 4800 casi in 26 paesi, finora la SARS non abbia praticamente sfiorato né gli Stati Uniti né l'Europa. Ma è solo una questione di fortuna e di tempo: "Se gli Stati Uniti e gli altri paesi pensano di avere schivato il proiettile biologico si sbagliavano", scrive Time. "Mano a mano che la verità sulla malattia viene a galla diventa sempre più chiaro che quello che sta succedendo in Asia rappresenta una minaccia seria per l'intero pianeta. Anche se i laboratori di tutto il mondo sono impegnati in ricerche intensive, gli scienziati hanno molte più domande che risposte sulla SARS ed è probabile che con il contagio il virus stia mutando in forme differenti. L'alone di mistero che circonda la SARS dunque rimane fitto: è poco chiaro come avviene il contagio, quale sia la natura del virus e perché alcuni individui siano più contagiosi di altri. Nessun dubbio, al contrario, sulle dimensioni della catastrofe finanziaria causata dalla malattia: l'Organizzazione mondiale della sanità calcola che il costo globale della SARS si sta avvicinando a 30 miliardi di dollari".

 

Messaggi in crisi
"Internazionale" 486, I maggio 2003 commenta "Far Eastern Economic Review"

L'epidemia di polmonite atipica (SARS) costringe i consumatori asiatici a restare a casa e ridurre drasticamente i consumi. I danni per le economie dei paesi dell'area sono ingenti, scrive la Feer. Un chiaro esempio è il mercato pubblicitario: "Il 31 per cento delle aziende di Hong Kong, Singapore e della Malesia ha deciso di ridurre il proprio budget pubblicitario e un altro 38 per cento vuole farlo al più presto. Fanno eccezione le compagnie assicurative, che ne approfittano per lanciare polizze contro le malattie e gli attacchi terroristici, oltre alle aziende che forniscono prodotti per l'igiene personale e la salute.
"L'ironia", osserva la rivista, "è che gli investimenti pubblicitari calano mentre i consumatori cominciano a dipendere sempre di più dai mezzi di comunicazione per le notizie sulla SARS. A Hong Kong, per esempio, il tempo speso davanti alla tv da un cittadino nella settimana dal 31 marzo al 6 aprile è cresciuto del 30 per cento, arrivando fino a 26,6 ore". Alcune compagnie, comunque, cercano di sfruttare il momento piazzando i loro annunci accanto alle notizie sull'epidemia. Ma questa strategia non convince molti analisti, secondo i quali non offre nessun vantaggio associare i marchi dei propri prodotti a fatti e immagini di morte e di malattia.

 


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