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La Grande Mela marcia: «nascita parziale» e assassinio di bambini


Marcello Pamio

I siti zerbinati del Sistema sono sempre al lavoro.
Individui che invece di andare a timbrare il cartellino in fabbrica, o svolgere lavori socialmente utili, sono prodighi nel cercare di smontare quelle che loro definiscono “bufale”, anche se spesso e volentieri finiscono sepolti dalle loro stesse minchiate.
Questi novelli sbufalatori seriali, intervengono ogni qualvolta si debba difendere il paradigma, e proteggere quel Sistema che riempie loro il piatto, e non solo…
L’ultima notizia è quella della legge sull’aborto dello Stato di New York, di qualche giorno fa!
Secondo questi «chierichetti da tastiera» sarebbe tutta una mega bufala, perché quello che è avvenuto nello stato americano è né più né meno quello che avviene normalmente anche in Italia.

Da noi l’interruzione volontaria della gravidanza dopo i novanta giorni è possibile «quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna» o «quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna».
Questa legge nostrana (n. 194 del 22/05/1978) dimostrerebbe (per i miserrimi cacciatori di fake) la bufala della legge newyorkese.

Peccato che la legge Reproductive Health Act (Rha) approvata, interviene procedendo sia ad abrogazioni che a modifiche testuali di alcune leggi pre-esistenti. Quello che più interessa è l’articolo 25A, paragrafo primo, che stabilisce i casi in cui è possibile praticare l’aborto oltre le 24 settimane, quindi anche fino al nono mese di gravidanza!
Si prevede la possibilità di interrompere la gravidanza non solo in caso di pericolo di vita per la madre, ma anche nel caso sussista un non meglio specificato e generico pericolo per la salute («health»).
Il termine «health» rappresenta un concetto inglese che lascia aperte tutte le strade e le porte: disagio emotivo, depressione, disarmonie o separazioni in famiglia, squilibri ormonali e moltissimi altri casi.
Se per esempio una donna vive un momentaneo periodo di depressione, può essere sufficiente questo per far uccidere il feto anche dopo il sesto mese?

Un altro punto piuttosto rilevante che si distingue dalla Legge 194 italiana, riguarda il soggetto abilitato a stabilire e pesare il «pericolo per la salute della donna». Nella Rha si parla di «healthcare practitioner» che non indica necessariamente un medico: è infatti un termine generico che significa «operatore sanitario». Quindi una decisione così importante e delicata che riguarda la vita sacra che si sta formando, viene affidata alla valutazione di un «sanitario».

La «nascita parziale»
Un feto all’ottavo o nono mese è assolutamente vitale, cioè è in grado di diventare un neonato che respira indipendentemente da ausili esterni.
Se una donna al terzo o quarto mese di gravidanza non vuole o non desidera il bambino che ha dentro il grembo, può decidere di abortire e questa è una sua scelta. In questo caso il feto espulso dal corpo non è in grado di sopravvivere autonomamente.
Ma una creatura di 8 o addirittura 9 mesi è assolutamente vitale, e allora la domanda che sorge spontanea è: perché non viene indotto il parto, visto che si è arrivati alla fine delle Dieci Lune, e il frugoletto dato in adozione? Quante sono le coppie in attesa e alla ricerca disperata di un figlio?
La puerpera sarà tranquilla perché non vedrà più la carne della sua carne, la coppia a cui sarà dato in adozione sarà felicissima, e soprattutto una Vita sarà stata salvata!

Bestemmia in chiesa….troppo complicato ed eticamente non corretto: meglio assassinarlo, per poi smembrarlo, vendendo i vari pezzi all’industria farmaceutica...
Ecco come avviene l’uccisione con la «nascita parziale», un procedimento che ci spiega la dottoressa Silvana De Mari (medico): «si induce il parto in maniera podalica (con i piedi), quindi si fa una pratica ancor più rischiosa per la madre. Il medico afferra il bambino per i piedi, appena è uscito, ma lascia la testa dentro la vagina. Deve essere ucciso quando ha ancora la testa dentro la vagina, perché se esce e piange non si può ucciderlo altrimenti sarebbe omicidio! Quindi mentre ha ancora la testa dentro, il medico seziona il midollo spinale all’altezza delle vertebre cervicali e in questa maniera lo uccide. Tutto ovviamente senza anestesia. Il bambino impiega parecchi secondi a morire per soffocamento, anche fino a 3 minuti di agonia».
Questo abominio lo possiamo chiamare vittoria? Le donne da oggi sono più libere ed emancipate? O siamo di fronte all’ennesimo crimine contro la Vita?

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