Home Page - Contatti - La libreriaLink - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori

- Pagina elettrosmog

WiFi, striscia l'allarme salute
Tratto da Punto Informatico http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1785359

Dalla telefonia mobile, l'attenzione si estende alle reti wireless, che nel Regno Unito sono in corso di smantellamento in molte scuole. Non esistono studi a lungo termine che ne dimostrino l'innocuità

Londra - Il rapporto tra innovazioni tecnologiche e salute vive di opinioni e studi che riportano pareri contrastanti. E l'attenzione che prima veniva rivolta solo a telefoni cellulari, si sta via via sempre più spostando verso altri apparati: quelli delle reti WiFi.
Le prime antenne a rizzarsi nella direzione del wireless e degli eventuali pericoli sulla salute, questa volta, sono state quelle delle scuole britanniche: è infatti nell'ambiente didattico che è stata avviata una campagna di disattivazione delle reti WiFi, dal momento che non esisterebbero - ad oggi - ricerche mediche e/o scientifiche in grado di dare risultati confortanti sulla "innocuità" di tale tecnologia.

Sul banco degli imputati - riferisce il Times - sono state poste le onde degli apparati di trasmissione WiFi. I genitori degli studenti le temono, per gli effetti che possono causare sui figli: emicranie, cali di memoria, minore capacità di concentrazione, e si arriva persino a parlare di rischio tumori.
Le cause di preoccupazione sono le medesime descritte in vari studi e abstracts relativi alla telefonia mobile: i giovani studenti, in piena età dello sviluppo, hanno una struttura ossea e nervosa ancora fisicamente immatura. In particolare, le ossa del cranio avrebbero uno spessore ridotto e una capacità di "schermatura" inferiore a quella di una persona adulta e fisicamente matura.

Judith Davies, la cui figlia frequenta un istituto del Carmarthenshire, ha dichiarato in un'intervista al Times: "Molte persone si attivano con iniziative contro l'installazione di ripetitori di telefonia mobile nei pressi delle scuole, ma c'è molta ignoranza sulle reti wireless e sul fatto che negli istituti ci sono trasmettitori posizionati vicino ai ragazzi". Engadget, in relazione a questa sorta di "testimonianza", fa notare che il paragone con i ripetitori e antenne di reti e telefoni mobili non regge: dimensioni, potenza, copertura di segnale ed emissioni elettromagnetiche degli hotspot sono decisamente inferiori (in termini di valori medi, un hoptspot esprime un output di 100 mW di potenza contro i 2 Watt di un telefonino).
La preoccupazione nel mondo didattico del Regno Unito rimane elevata. Tim Cannell, coordinatore dei docenti di una scuola del West Sussex, riferisce che il corpo docenti ha preferito dare ascolto alle preoccupazioni dei genitori: "Abbiamo anche condotto varie ricerche.

Le autorità ci hanno rassicurato sugli aspetti relativi alla sicurezza, ma non esistono studi a lungo termine che ne diano conferma. Abbiamo comunque riscontrato problemi di affidabilità, per cui abbiamo deciso di optare per una convenzionale rete cablata" ha aggiunto.
Non si tratta del primo "allarme salute" relativo al WiFi: nello scorso inverno Fred Gilbert, rettore della canadese Lakehead University, aveva percorso la medesima strada disattivando alcune reti WiFi e limitando l'uso di altri network wireless, sempre per motivi legati ai potenziali rischi correlati alla salute degli studenti. Il professor Gilbert aveva indicato come significativi i contenuti di una ricerca portata a termine dalla California Public Utilities Commission, che riteneva necessario investigare ulteriormente, visti i potenziali rischi per la salute, facendo cenno anche a quanto dichiarato dall'Organizzazione mondiale della Sanità, che tende ad escludere i rischi, ma non al 100 per cento.

È quindi verosimile aspettarsi, anche nell'ambito della tecnologia wireless, il proliferare di ricerche, opinioni e pareri relativi alla presunta nocività, così come è stato per la telefonia mobile. Sul cui capo pendono i medesimi dubbi, per i medesimi motivi: si tratta di soluzioni relativamente giovani, sulle quali non esistono studi condotti a lungo termine che possano dimostrarne gli effetti, nocivi o meno. E non sempre l'opinione pubblica si accontenta delle rassicurazioni degli esperti di settore.

Dario Bonacina

 
www.disinformazione.it