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Violazioni
dei diritti umani degli Stati Uniti
dopo l’11 settembre 2001
A cura di Bruno Schivo,
membro del Coordinamento Nord America di Amnesty-Italia
www.amnesty.it - www.amnesty-usa.org
Purtroppo
dopo il famigerato 11 settembre, molti paesi, compresi parecchi di
quelli che normalmente consideriamo «democratici», hanno introdotto
delle legislazioni speciali, allo scopo dichiarato di combattere o
prevenire il terrorismo, contenenti misure che vanno in molti casi ad
intaccare, quando non a violare apertamente, la sfera dei Diritti Umani.
La situazione forse più grave è quella che si è venuta a creare
proprio negli USA, con l'emanazione del Patriot Act che, più che
facilitare le indagini antiterrorismo, limita le libertà del cittadino.
A seguito del conflitto in Afghanistan, il 13 novembre 2001,
l'amministrazione Bush ha emanato il «Military Order» che, oltre a
conferire poteri straordinari all'esecutivo a scapito del potere
giudiziario, è fortemente discriminatorio. Esso stabilisce infatti che
cittadini di nazionalità non statunitense, sospettati di terrorismo o
comunque di essere una minaccia per lo stato, possano essere detenuti a
tempo indeterminato, senza accusa nè processo; privati anche del
diritto di consultare un avvocato o di incontrare i familiari.
Giusto
due anni fa, l'11 gennaio 2002, è iniziato il trasferimento nella base
navale di Guantanamo, sull'isola di Cuba, di centinaia di persone, delle
più diverse nazionalità, catturate in gran parte in Afghanistan, ma
non solo (talvolta consegnate da altri governi), definite dal governo
americano «nemici combattenti». Costoro si sono venuti a trovare in
una situazione che Amnesty ha definito un «limbo» dal punto di vista
legale. Ad essi infatti è stato negato l'accesso alla giustizia
ordinaria e parimenti non sono stati riconosciuti come prigionieri di
guerra, e di conseguenza non sottoposti alle Convenzioni di
Ginevra.
Le condizioni di detenzione a Guantanamo, stando a numerose
testimonianze, sono durissime: i prigionieri sono chiusi dentro gabbie e
subiscono trattamenti che si possono configurare come vere e proprie
torture; gli interrogatori sono frequenti e segreti, e avvengono senza
la presenza di avvocati.
I detenuti rischiano di essere processati da Commissioni militari
(istituite dal Military Order) di nomina governativa, che non danno
alcuna garanzia che il processo sia equo ed imparziale, anzi tutto fa
ovviamente pensare al contrario (basti il fatto che potranno essere
prese in considerazione come prove, dichiarazioni rilasciate «per
sentito dire»). Un'altra gravissima violazione degli standard
internazionali consiste nel fatto che il loro giudizio è praticamente
inappellabile e potranno anche comminare la pena capitale. Recentemente
un decreto di George W. Bush ha individuato le prime 6 persone che
dovranno comparire dinanzi alle Commissioni.
Il
governo gioca anche sul cavillo che Guantanamo sarebbe extraterritoriale
e quindi sfuggirebbe al dettato delle leggi, per così dire ordinarie.
Molte sono state le proteste, sia in America che altrove, anche tra i
paesi «amici», come Gran Bretagna, Canada e altri ancora.
Diversi di questi paesi stanno ora trattando con il governo americano (e
in alcuni casi si è già arrivati ad un accordo) perché i loro
cittadini non siano sottoposti al giudizio delle commissioni militari.
Insomma si profila una specie di discriminazione nella
discriminazione.
Al momento dovrebbero essere oltre 600 le persone detenute a Guantanamo;
negli ultimi tempi ci sono stati diversi casi di rilasci e altri sono
previsti a breve. Anche se può sembrare paradossale, questo non è
positivo. Infatti molti prigionieri vengono forzatamente rispediti in
paesi dove rischiano gravissime violazioni dei Diritti Umani e spesso
addirittura di essere uccisi.
E' il caso ad esempio di alcuni membri della comunità Uiguri, che
potrebbero essere rimpatriati in Cina, il cui governo li sta
praticamente sterminando.
Poco
prima di Natale due sentenze di due diverse Corti Federali hanno fatto
traballare l'impianto creato dall'amministrazione Bush, sostenendo l'una
che Guantanamo non può essere considerata extraterritoriale, l'altra
che nonostante la lotta al terrorismo non possono portare alla
violazione dei diritti della persona e consentire al
Presidente, o comunque all'esecutivo, di invadere sfere che sono di
competenza di altri poteri.
Amnesty
ha denunciato fin dalla sua comparsa il Military Order in quanto
discriminatorio e contrario a tutti gli standard internazionali in
materia di Diritti Umani; ha emesso numerosi documenti e comunicati
stampa e ha lanciato anche diverse Azioni Urgenti (una tra l'altro sui
minori detenuti a Guantanamo). L'organizzazione ha più volte scritto a
Bush, Aschroft, Rumsfeld ed altri esponenti del governo USA e ha chiesto
due volte di poter visitare il Camp Delta di Guantanamo Bay, senza però
ottenere risposta. Le iniziative naturalmente proseguiranno ed anzi si
intensificheranno.