"Quel
video è manipolato"
Denuncia dei traduttori Usa e della tv tedesca: aggiunte arbitrarie,
censure politiche
E. N.
I dubbi
sull'ormai famoso video-confessione di Osama bin Laden sono enormemente
aumentati ieri, quando da due diverse ma attendibili fonti sono state
smentite le ferree certezze che la Casa bianca fin dall'inizio ha voluto
associare al documento.
La prima, severa smentita viene dalla tv pubblica tedesca Ard,
che ha condotto un'inchiesta sul video e sull'attendibilità della
traduzione fatta dagli esperti del Pentagono facendola esaminare da un
illustre orientalista dell'Università di Amburgo e da due traduttori
giurati. Tutti e tre sono giunti alla conclusione che in diversi e
qualificanti passaggi del video la traduzione inglese va assai al di là
di quanto effettivamente si senta: e sono proprio i passaggi dove dalle
parole di bin Laden "si dovrebbe dedurre una chiara responsabilità".
In particolare, sembra che nella traduzione inglese siano stati inseriti
dei contesti temporali - non presenti nelle parole arabe ascoltabili -
che dimostrano una conoscenza anticipata dei fatti da parte del leader
terrorista.
Le accuse tedesche sono abbastanza gravi. Ma ad esse si sommano le
dichiarazioni, di tono e contenuto diverso ma altrettanto sconcertanti
(e tali da intaccare seriamente la credibilità dell'operazione)
rilasciate da uno dei traduttori ingaggiati dal governo americano,
George Michael, intervistato dalla Associated press. Secondo
Michael, il testo della traduzione da lui consegnata era più ampio e
dettagliato di quello poi reso pubblico. Per esempio, conteneva molti
nomi che poi sono scomparsi. Nomi di membri dei commandos suicidi di
dirottatori: non solo Mohammed Atta verrebbe citato da bin Laden, ma
anche diversi altri (almeno sei); inoltre nella conversazione ci
sarebbero dei riferimenti espliciti a persone della polizia saudita e
del clero saudita che avrebbero dato aiuto all'organizzazione
terrorista. Michael (che è di origine libanese) e il suo collega
egiziano Kassem Wahba (anch'egli assoldato dal Pentagono) non sono
riusciti a intendere il nome di uno sceicco saudita citato dall'ospite
di bin Laden come persona di grande aiuto; ma un altro traduttore
indipendente saudita, Ali al-Ahmed, cui la Ap ha sottoposto il
video, lo ha indentificato come Sheikh Abdulah al-Baraak, uno dei più
importanti consiglieri religiosi della dinastia regnante saudita. Una
realtà - osserva al-Ahmed - che probabilmente è molto imbarazzante per
Riyadh: "penso che possa esserci stato un tentativo di coprire
quello che poteva essere politicamente nocivo per gli Stati uniti".
Ma dalla vicenda emergono due fatti gravissimi: il primo, che il video
per un verso o per l'altro è stato effettivamente manomesso e dunque
non è pienamente attendibile; il secondo, che gli Stati uniti nella
loro guerra contro il terrorismo possono sterminare interi popoli ma non
intendono in nessun caso toccare i veri "santuari" del
terrorismo islamico in Arabia saudita, troppo contigui ai loro interessi
petroliferi. E non è consolante.
|