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Attenti, il
telefonino vi guarda, clic e la foto viaggia sul web
Di
Riccardo Staglianò - "La Repubblica" 30 giugno 2003
Con
i nuovi cellulari scoppia il caso della privacy
In Australia e in
Giappone sono già vietati nelle palestre
I soggetti da inquadrare sono infiniti e si va dalla goliardia al servizio
pubblico. Tanto per restare nel nostro paese si può citare l'accordo della 3,
la prima ad aver commercializzato gli Umts nostrani, con la clinica milanese
Humanitas. Un vero video call center dermatologico in cui, chi ha il
videotelefonino, si potrà far visitare da uno specialista a distanza: "Non
si vuole sostituire la visita dal vivo - anticipa l'obiezione il portavoce
Gianmarco Litrico - ma è l'ideale per vedere che risultati danno le cure".
E cita varie altre situazioni ricavate da un sondaggio tra i loro clienti in cui
i "cellulari con vista" si sono rivelati utili: il geometra che può
controllare lo stato di avanzamento dei cantieri o l'artigiano che concorda con
il cliente il colore delle piastrelle da montare in bagno.
Se 3 ha venduto centomila apparecchi nei primi 70 giorni dal lancio e dichiara
di proseguire a un ritmo di 10001500 ordini al giorno, il bilancio di Vodafone
aggiornato al marzo 2003 era di quasi 600 mila esemplari. Alla stessa data Tim
dichiarava 200 mila pezzi (a fronte però di un milione di suoi telefoni
multimediali) e Wind ne aveva piazzati circa 75 mila durante la scorsa
promozione natalizia. "Un'immagine vale più di 1000 parole"
sintetizza Mauro Sentinelli, direttore generale di Tim. È lui l'autore di una
raccomandazione alla Gsm Association per cui "ogni telefonino dovrebbe
ormai avere una fotocamera" e prevede che "il vero boom avverrà
quando costeranno intorno ai 200 euro (oggi se ne trovano a partire da 400, ndr)".
In Giappone è già così e stanno uscendo i primi modelli a 1,2 megapixel di
risoluzione, quella buona anche per la stampa. A Tokyo i ragazzini fanno anche
la fila per farsi truccare gli apparecchi, rimovendo il rumore del
"clic" e poter scattare ogni tipo di foto senza essere scoperti. Un
accorgimento consigliato per i tanti cultori nipponici delle foto da sotto le
gonne delle ragazze. E Phonebin.com è un sito in cui queste e altre imprese
possono essere socializzate: basta spedire dal telefonino l'immagine digitale a
photos@phonebin.com e il vostro scatto sarà messo online entro 15 minuti.
Infatti sulla homepage si legge una liberatoria: "La navigazione del sito
è a rischio dell'utente". Ogni immagine concorre a una classifica. La
vincitrice di qualche giorno fa, ad esempio, era il primo piano di un reggiseno
di una sconosciuta che aveva deciso di rendere eterno il momento in cui si era
alzata la maglietta
"La
privacy è a rischio, sto studiando i divieti"
Di
Riccardo Staglianò - "La Repubblica" 30 giugno 2003
Il
garante Stefano Rodotà valuterà i provvedimenti da prendere.
Solo se la scena ritratta è a uso personale non ci sono problemi
E guardando all'Italia?
"È una facile previsione quella che tali apparecchi saranno presto
popolarissimi anche da noi. E appena uscirono, a Natale scorso, ricevemmo varie
lamentele di gente preoccupata per le prospettive di nuova invasività che i
videotelefonini prospettavano".
Se uno scopre che la sua foto digitale passa di telefonino in telefonino che
può fare?
"Quando l'immagine è scattata per uso personale e circola solo tra amici o
familiari ciò esclude l'applicazione della legge sulla privacy. Ma se
nell'immagine dovessero figurare anche persone che non c'entrano potrebbe
nascere un problema e si potrebbe invocare anche la tutela del diritto
all'immagine se non quella della legge del diritto d'autore".
E quando non si tratta di un gioco tra amici ma di una diffusione più ampia?
"Il caso tipico è quello della pubblicazione su internet e qui ci vuole il
consenso dell'interessato. In sua assenza la vittima può segnalare il fatto al
garante e, oltre alla cancellazione dell'immagine, può ottenere il risarcimento
per il danno all'immagine e la rifusione delle spese del ricorso. Questo
d'altronde accade anche per i messaggi di spam e qui il grado di invasività è
assai più alto. Il principio che dobbiamo affermare è il seguente: al di là
della privacy ognuno, anche se tiene il comportamento più impeccabile, deve
aver il diritto di sviluppare liberamente la propria personalità. Anche
togliendosi il reggiseno al mare ma senza che questa scelta sia documentata e
fatta arrivare, via web, all'universo mondo". (r.sta.)
(30 giugno 2003)