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- Pagina Sud America

Il fascino del Venezuela nelle sue molteplici ambiguità
Viviana Vanni – www.oggisiamoseri.splinder.com

Esattamente come era prevedibile i “grandi giornalai” iniziano ad accorgersi del Venezuela.
Inutile, in questo contesto, fare un rassegna stampa.
Chavez denuncia il piano d’invasione già a Marzo 2005; rilascia un’intervista ai primi di settembre alla CNN ma la notizia trova risalto soltanto all’indomani del Vertice ONU con una intervista rilasciata alla ABC. Potere dei media…
Sabato 17 settembre 2005 la Rice ha aperto le porte dell’ONU al Giappone ma ha strategicamente taciuto sulle dichiarazione di Chavez. Così come sono passate sotto “quasi” silenzio le accuse per i mancati accrediti portate avanti dal Governo sud-americano, ma di questo parleremo ad effetto mediatico spento.
In questo mio scritto voglio solo spiegare le motivazioni che mi portano a considerare il Venezuela “una cosa mia”. Sensazioni, persone, profumi, paesaggi, storia… elementi che ti entrano dentro!

Ricordo le sensazioni e le considerazioni fatte nel marzo del 1997, in occasione del mio primo viaggio in Venezuela. Le contraddizioni furono per me, donna ventiseienne con un occhio alla carriera (ma solo uno!), talmente forti da non farmi apprezzare in pieno quel Paese. Mi affascinò questo si ma quello che all’epoca consideravo lassismo della popolazione mi dava fastidio. Ho visto i barrios che circondano Caracas, quello che viene chiamato “presepe” e che ogni stagione delle piogge viene a valle con il suo carico di baracche e morti; ho visto autostrade con il prato all’inglese ai lati; ho visto distribuire il codice della strada all’ingresso dell’ “autopista”; ho visto emettere multe nel modo più stravagante possibile: non esistendo il PRA e non potendo quindi risalire al proprietario in caso di auto rivenduta tra privati i vigili (che all’epoca erano studenti universitari essendo nato il corpo dei vigili pochi mesi prima) applicavano con la colla sul parabrezza (lato guidatore) un foglio (formato A3) che notificava l’infrazione, niente pena pecuniaria; il catasto era un edificio che non aveva ancora ben compreso la sua funzione istituzionale; ma la cosa che più mi lasciò perplessa fu scoprire il lunedì – non - lavorativo. 

 

Vi spiego: il venerdì gli operai riscuotono il salario che spendono invariabilmente in cerveza e ron. Il “festino” si protrae fino alla domenica ed il lunedì sono troppo stravolti per andare a lavoro. La mia curiosità mi portò a chiedere al datore di lavoro come poteva permettere un simile comportamento e la risposta mi lasciò di sasso. Mi spiegò come si fa con un bambino che non vuol capire che dal martedì al venerdì erano dei gran lavoratori e che conoscevano il lavoro, mandarli a casa avrebbe significato solo avere lo stesso problema con mano d’opera meno specializzata. Per me che ho sempre lavorato nel settore privato questa cosa non era comprensibile.

Ho visto la riserva naturale di Los Roques. Ma non quella dei turisti, ho attraversato l’entroterra, parlato con la gente del posto. Persone semplici ma felici del poco che hanno.

Ho visto il polo industriale, dove ha sede la PDSVA con il suo cielo grigio delle raffinerie.

Ho visto quel paradosso storico che è stato la Colonia Tovar, fondata da un frate italiano ma divenuta una colonia della metà dell’800 tedesca. Dove la popolazione fino agli anni quaranta non ha consentito “infiltrazioni” locali e che, a tutt’oggi, conserva l’architettura di un paese di montagna germanico. Una colonia che fino alla fine della seconda guerra mondiale non aveva l’elettricità.

 

Ho visto distese di terra verdissima, sinonimo di presenza di acqua e quindi di agricoltura.

Ho visto la gente comprare invariabilmente pollo perché è la carne che costa meno e comprarla a giorni alterni.

Il secondo soggiorno mi ha permesso di approfondire, complice una maggiore conoscenza della lingua, il rapporto con la gente.

I Barrios che nel primo soggiorno avevo visto di sfuggita, mi hanno vista ospite. Un’ospite accettata perché “presentata” dal mio contatto locale. La sensazione di sentirsi protetti in un posto dove non ci vuole nulla ad essere ritrovati l’indomani mattina non propriamente in piedi! Con la cocaina offerta veramente come fosse zucchero velato. Ma dove un dissenso non crea particolari turbamenti… ti viene offerta come se fosse un bicchiere d’acqua e se non hai sete nessuno si scompone!

Chi è arrivato a leggere fin qui a questo punto si chiederà perché questa folle che sono io vi abbia ammorbato con i suoi ricordi invece di fare un discorso serio!

Perché provo per il Venezuela un amore viscerale, difficilmente esplicabile e mi piacerebbe che almeno Uno di quelli che leggono provasse le mie stesse sensazioni!

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A cura della redazione

Balboa: piano USA d'invasione
Tratto da http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=56744 

 

Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha rivelato di essere in possesso di prove documentate che dimostrerebbero che gli Stati uniti progettano di invadere il Venezuela.
In un'intervista al programma "Nightline" della rete tv americana Abc, ha precisato che quello che lui definisce piano di invasione del Venezuela ha un nome - 'Balboa' - e prevede l'impiego di portaerei ed aerei. Chavez ha aggiunto che soldati americani recentemente recatisi a Curacao (un'isola al largo della costa venezuelana) non erano in vacanza, ma "per farvi delle manovre". Comunque, ha aggiunto il leader venezuelano, "noi stiamo mettendo a punto un piano per contrastare 'Balboa'" e se il governo americano "si azzarda a fare la sciocchezza di attaccarci, dovrà imbarcarsi in una guerra di cent'anni, perché noi siamo pronti ad una guerra di cent'anni".

 
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