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Il
fascino del Venezuela nelle sue molteplici ambiguità
Viviana Vanni –
www.oggisiamoseri.splinder.com
Esattamente
come era prevedibile i “grandi giornalai” iniziano ad accorgersi del
Venezuela.
Inutile, in questo contesto, fare un rassegna stampa.
Chavez denuncia il piano d’invasione già a Marzo 2005; rilascia
un’intervista ai primi di settembre alla CNN ma la notizia trova
risalto soltanto all’indomani del Vertice ONU con una intervista
rilasciata alla ABC. Potere dei media…
Sabato 17 settembre 2005 la Rice ha aperto le porte dell’ONU al
Giappone ma ha strategicamente taciuto sulle dichiarazione di Chavez.
Così come sono passate sotto “quasi” silenzio le accuse per i
mancati accrediti portate avanti dal Governo sud-americano, ma di questo
parleremo ad effetto mediatico spento.
In questo mio scritto voglio solo spiegare le motivazioni che mi portano
a considerare il Venezuela “una cosa mia”. Sensazioni, persone,
profumi, paesaggi, storia… elementi che ti entrano dentro!
Ricordo
le sensazioni e le considerazioni fatte nel marzo del
Vi spiego: il venerdì gli operai riscuotono il salario che spendono invariabilmente in cerveza e ron. Il “festino” si protrae fino alla domenica ed il lunedì sono troppo stravolti per andare a lavoro. La mia curiosità mi portò a chiedere al datore di lavoro come poteva permettere un simile comportamento e la risposta mi lasciò di sasso. Mi spiegò come si fa con un bambino che non vuol capire che dal martedì al venerdì erano dei gran lavoratori e che conoscevano il lavoro, mandarli a casa avrebbe significato solo avere lo stesso problema con mano d’opera meno specializzata. Per me che ho sempre lavorato nel settore privato questa cosa non era comprensibile.
Ho visto la riserva naturale di Los Roques. Ma non quella dei turisti, ho attraversato l’entroterra, parlato con la gente del posto. Persone semplici ma felici del poco che hanno.
Ho visto il polo industriale, dove ha sede la PDSVA con il suo cielo grigio delle raffinerie.
Ho visto quel paradosso storico che è stato la Colonia Tovar, fondata da un frate italiano ma divenuta una colonia della metà dell’800 tedesca. Dove la popolazione fino agli anni quaranta non ha consentito “infiltrazioni” locali e che, a tutt’oggi, conserva l’architettura di un paese di montagna germanico. Una colonia che fino alla fine della seconda guerra mondiale non aveva l’elettricità.
Ho visto distese di terra verdissima, sinonimo di presenza di acqua e quindi di agricoltura.
Ho visto la gente comprare invariabilmente pollo perché è la carne che costa meno e comprarla a giorni alterni.
Il secondo soggiorno mi ha permesso di approfondire, complice una maggiore conoscenza della lingua, il rapporto con la gente.
I Barrios che nel primo soggiorno avevo visto di sfuggita, mi hanno vista ospite. Un’ospite accettata perché “presentata” dal mio contatto locale. La sensazione di sentirsi protetti in un posto dove non ci vuole nulla ad essere ritrovati l’indomani mattina non propriamente in piedi! Con la cocaina offerta veramente come fosse zucchero velato. Ma dove un dissenso non crea particolari turbamenti… ti viene offerta come se fosse un bicchiere d’acqua e se non hai sete nessuno si scompone!
Chi è arrivato a leggere fin qui a questo punto si chiederà perché questa folle che sono io vi abbia ammorbato con i suoi ricordi invece di fare un discorso serio!
Perché provo per il Venezuela un amore viscerale, difficilmente esplicabile e mi piacerebbe che almeno Uno di quelli che leggono provasse le mie stesse sensazioni!
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A cura della redazione
Balboa:
piano USA d'invasione
Tratto da http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=56744
Il
presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha rivelato di essere in possesso
di prove documentate che dimostrerebbero che gli Stati uniti progettano
di invadere il Venezuela.
In un'intervista al programma "Nightline" della rete tv
americana Abc, ha precisato che quello che lui definisce piano di
invasione del Venezuela ha un nome - 'Balboa' - e prevede l'impiego di
portaerei ed aerei. Chavez ha aggiunto che soldati americani
recentemente recatisi a Curacao (un'isola al largo della costa
venezuelana) non erano in vacanza, ma "per farvi delle
manovre". Comunque, ha aggiunto il leader venezuelano, "noi
stiamo mettendo a punto un piano per contrastare 'Balboa'" e se il
governo americano "si azzarda a fare la sciocchezza di attaccarci,
dovrà imbarcarsi in una guerra di cent'anni, perché noi siamo pronti
ad una guerra di cent'anni".