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Venezuela:
prove di distacco dagli Usa
Di
Viviana Vanni - www.oggisiamoseri.splinder.com
C’è
un incredibile silenzio nell’informazione ufficiale italiana che
riguarda il Venezuela. O meglio l’informazione ufficiale italiana
racconta, per buona parte, quello che le viene detto di raccontare. In
questo periodo estivo sembra essere molto importante sapere dove
incontrare i Vip in vacanza, sapere quante macchine troveremo, insieme a
noi, al casello autostradale (previsione destinata a fallire, supportata
da immagini di repertorio, tanto in giro non ci va nessuno!).
Il Venezuela, da dieci anni a questa parte,
attraversa una profonda, quanto controversa, trasformazione
politico-sociale. L’elezione del Presidente Hugo Chavez ha
rappresentato per il Paese Caraibico l’inizio di un processo di
trasformazione che rischia di diventare pericoloso. Da sempre con gli
occhi degli Stati Uniti puntati addosso, il quarto produttore mondiale
di petrolio rischia di diventare il prossimo Stato da
“democratizzare”. Il fallimento, ormai palese, della
“liberazione” dell’Iraq; la morte del vice presidente sudanese, la
morte del re dell’Arabia Saudita; si potrebbe dire, usando una
metafora, che gli USA hanno visto nel giro di pochi giorni prosciugarsi
tre pozzi!
Le
accuse mosse al Presidente Chavez sono molteplici e diversificate. Si va
dalla violazione dei diritti umani, alla sovvenzione dei gruppi
terroristici colombiani, all’amicizia con Fidel Castro e con i Paesi
Arabi, alla soppressione della libertà nella sua Terra nonché, e più
importante di tutti, di voler instaurare un regime dittatoriale.
Di
contro Chavez vuole instaurare, con Lula, Castro ed altri, una sorta di
Comunità degli Stati dell’America Latina, è l’unico Capo di Stato
che tutte le domeniche si presenta in tv e conduce una sorta di talk
show (della durata di sei ore) dove chiunque può interagire con lui,
senza filtri di sorta. Questa sarebbe la dittatura più democratica che
si sia mai vista!
Per
correttezza dobbiamo anche evidenziare il malessere di una parte della
popolazione, non necessariamente identificata con la medio-alta
borghesia, l’esproprio delle terre incolte ha creato malessere per
quello che il gesto poteva rappresentare in futuro. Portare via, per
decreto, la terra incolta ai grandi latifondisti per assegnarla ai
“campesino” ma non fornire a questi ultimi i mezzi per poterle
sfruttare sembra la premessa per un obsoleto ritorno ad un’ideologia
che ha visto il suo fallimento in tutto il Mondo.
Pochi
giorni prima della tragedia di New Orleans Chavez aveva risposto alla
“proposta” del reverendo Robertson di eliminare il presidente
venezuelano proponendo uno sconto del 40% del gasolio per riscaldamento
e 150.000 operazioni oftalmiche ai poveri statunitensi; operazione che
sarebbe portata avanti con la mediazione di un altro reverendo americano
Jesse Jackson.
Non c’è che dire un uomo che risponde a chi propone il suo assassinio
con benefici per i meno abbienti della nazione che più lo ostacola!
Ma come mai Chavez nella sua patria non è osannato come il più
illuminato dei capi politici?
I “difensori” del chavez-pensiero sostengono che la medio-alta
borghesia sia risentita per la soppressione di benefici.
Gli avversari sostengono che tutto questo sia un “bel parlare”; ben
lontano da benefici tangibili.
Fonti in loco parlano di azioni di rappresaglia a fucili spianati, con
tanto di sventagliata di mitra intimidatoria sui muri delle case
private. Di programmi di alfabetizzazione rivolti a pensionati che poi
sarebbero stati “prelevati” da macchine private e portati a votare
nel referendum volto a cacciare Chavez (vinto alla grande da questo
ultimo!).
Di distributori di benzina costretti a chiudere avendo Lui (lo Stato)
deciso di aprire distributori statali e quindi abbattendo il libero
mercato (non dovendo corrispondere a se stesso accise di sorta).
Le stesse fonti assicurano l’impossibilità a muoversi dalla propria
casa, fosse anche per una vacanza di pochi giorni, per il rischio di
tornare e trovarla occupata.
Tutto ed il contrario di tutto… questo è l’universo Chavista!