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Tecniche
del venditore di successo
Di
Umberto Eco - da “La Repubblica” del 29 settembre 2003
Si dice che molti
intellettuali nel nostro paese sembrano conquistati da un fatalismo a
valenza ottimistica,quasi che il vaticinio di Montanelli (lasciate che
l’Italia assaggi Berlusconi per qualche anno e se ne accorgerà) suoni
come invito all’evasione anziché stimolo a più lucida passione
civile.
A prima vista non direi. Anche se in ogni tempo è esistita la divisione
tra coloro che si arroccano nella loro torre d’avorio e coloro che
s’impegnano, non passa giorno che non assista a severe e appassionate
denunce su quanto ci accade d’intorno, e mi pare che sui pericoli che
corre la nostra democrazia si sia creato il fronte di una minoranza
vocale abbastanza vigile. Però sono vere due cose. Una, che se vado in
edicola e compero tutti i giornali esistenti, mi accorgo che il fronte
critico si esercita solo su alcuni giornali schierati all’opposizione,
e in parte anche su una stampa che, per quanto si voglia
“indipendente” non può tacere su alcuni eventi scandalosi;
però ci sono lettori che comperano invece gli altri giornali, e che
rimangono del tutto impermeabili a queste critiche. Pertanto il rischio
è che l’antiberlusconismo sia diventato materia da club, praticato da
coloro che sono già d’accordo, così che le denunce (che ci sono)
lasciano intoccati proprio quei nostri connazionali ai quali ai quali
chiederemmo un esame di coscienza sul voto che hanno dato qualche anno
fa. E allora si comprende, anche se non si giustifica, la reazione di
coloro che, pur stando all’opposizione, ci invitano a smetterla con il
gioco al massacro nei confronti del primo ministro, che rischia di
diventare materia di civile e divertita conversazione per membri dello
stesso circolo ricreativo.
Veniamo ora ai casi del nostro
sfortunato paese. Ogni giorno si sentono reazioni energiche ( e per
fortuna anche da parte dell’opinione pubblica di altri paesi europei,
forse più che da noi) al colpo di stato strisciante che Berlusconi sta
cercando di realizzare. Ci siamo accorti tutti che era male impostata la
discussione se Berlusconi stesse instaurando un regime, sino che la
prova “regime” ci evocava automaticamente il regime fascista ,e
allora era se non altro onesto ammettere che Berlusconi non stava
mandando i dissidenti a Ventotene, non stava mettendo i ragazzi in
camicia nera, e così via. Infatti non era ancor chiaro che ,regime
essendo in genere una forma di governo (così come ci sono regimi
democratici,regimi monarchici e così via), Berlusconi sta instaurando
giorno per giorno una forma di governo autoritario, fondato
sull’identificazione del partito, del paese e dello stato con una
serie di interessi aziendali. Lo fa senza procedere con operazioni di
polizia, arresto di deputati, o abolizione violenta della libertà di
stampa, ma mettendo in opera una occupazione graduata dei media più
importanti, e creando con mezzi adeguati forme di consenso fondate
sull’appello populistico.
Di fronte a questa operazione si è affermato, nell’ordine che: (1)
Berlusconi è entrato in politica al solo fine di bloccare o deviare i
processi che potevano condurlo in carcere; (2) come ha detto un
giornalista francese, Berlusconi sta effettuando un pedegisme
(pdg essendo in Francia il président
directeur général, il boss, il manager, il capo assoluto in
un’azienda); (3) Berlusconi realizza il progetto avvalendosi di
un’affermazione elettorale indiscutibile, e quindi sottraendo agli
oppositori l’arma del tirannicidio, in quanto debbono opporsi
rispettando il volere della maggioranza, e quello che possono fare è
solo convincere parte di questa maggioranza a riconoscere e accettare le
considerazioni del cui elenco la presente è parte; (4) Berlusconi,
sulla base di questa affermazione elettorale, procede facendo approvare
leggi concepite nel suo personale interesse e non secondo quello del
paese (e questo è il pedegisme); (5) Berlusconi, per le ragioni sopra
esposte, non si muove, non si muove come uno statista e neppure come un
politico tradizionale, ma secondo altre tecniche e proprio per questo è
più pericoloso di un Caudillo dei tempi andati, perché queste tecniche
si presentano come apparentemente adeguate ai principi di un regime
democratico; (6) come sintesi di queste ovvie e documentate
osservazioni, Berlusconi ha superato la fase del conflitto
di interessi per realizzare ogni giorno di più l’assoluta
convergenza di interessi, e cioè facendo accettare al paese l’idea
che i suoi personali interessi coincidano con quelli della comunità
nazionale.
Questo è certamente un regime, una forma e una concezione di governo
che si sta realizzando in modo così efficace che le preoccupazioni
della stampa europea non sono dovute a pietà ed amore per l’Italia,
come in un altro infausto passato, sia il laboratorio di esperimenti che
potrebbero estendersi all’Europa intera.
Tutte queste osservazioni (e persuasioni) sono vere, condivise e
condivisibili, e io non direi che sinora si sia manifestato soltanto
disinteresse, ignavia, accettazione dell’inevitabile. Il problema è
che l’opposizione a Berlusconi, anche all’estero, procede alla luce
di una settima persuasione, che secondo me è sbagliata. Si ritiene
infatti che, non essendo uno statista, ma un boss aziendale
solamente inteso a mantenere gli equilibri precari del proprio
schieramento, Berlusconi non si accorga che il lunedì dice una cosa e
il martedì il suo contrario, che non avendo esperienza politica sia
incline alla gaffe. Credo che invece occorra partire dal principio che,
in quanto uomo politico di nuovissima natura, diciamo pure post-moderno,
Berlusconi sta mettendo in atto, proprio coi suoi gesti più
incomprensibili, una strategia complessa, avveduta e sottile, che
testimonia del pieno controllo dei sui nervi e della sua alta
intelligenza operativa ( e se non di una sua
intelligenza teorica, di un suo prodigioso istinto di venditore).
Colpisce infatti in Berlusconi (e purtroppo diverte) l’eccesso di
tecnica del venditore.Non è necessario evocare il fantasma di Vanna
Marchi- che di queste tecniche costituiva la caricatura.Vediamo la
tecnica di un venditore di automobili. Egli inizierà dicendovi che la
macchina è praticamente un bolide, che basta toccare l’acceleratore
per andare subito sui duecento orari, che è concepita per una guida
sportiva. Ma non appena si renderà conto che avete cinque bambini e una
suocera invalida, senza transizioni di sorta, passerà a dimostrarvi
come quella macchina sia l’ideale per una guida sicura, capace di
tenere con calma la crociera, fatta per la famiglia. Il venditore non si
preoccupa che voi sentiate l’insieme del suo discorso come coerente,
gli interessa che, tra quanto dice, di colpo vi possa interessare un
tema, sa che reagirete alla sollecitazione che vi può toccare e che,
una voltaiche vi sarete fissati su
quella, avrete dimenticato le altre. Quindi il venditore usa
tutti gli argomenti, a catena e a mitraglia, incurante delle
contraddizioni in cui può incorrere.
Molti ricorderanno quel tal Mendella che appariva in televisione per
convincere pensionati e famiglie di medio e basso reddito ad affidargli
i loro capitali, assicurando rendimenti del cento per cento. Che, dopo
aver rovinato alcune migliaia di persone, Mendella sia stato preso
mentre fuggiva con la cassa, è un altro discorso: aveva tirato la corda
e troppo in fretta. Ma tipico di Mendella, se ricordate, era presentarsi
alle dieci di sera dicendo che lui non aveva interessi personali in
quella raccolta di risparmi altrui, perché era semplicemente il
portavoce di una azienda più ampia e robusta; ma alle undici affermava
energicamente che in quelle operazioni, di cui si diceva l’unico
garante, aveva investito tutto il suo capitale, e quindi il suo
interessa coincideva con quello dei suoi clienti : Chi ha inviato i
soldi non si è mai accorto della contraddizione , perché ha scelto
evidentemente di focalizzare l’elemento che gli infondeva maggior
fiducia. La forza di Mendella non stava negli argomenti che usava, ma
nell’usarne molti a mitraglia.
La tecnica di vendita di Berlusconi è evidentemente di tal genere (vi
aumento le pensioni e vi diminuisco le tasse) ma infinitamente più
complessa. Egli deve vendere consenso, ma non parla a tu per tu coi
propri clienti, come Mendella. Deve fare i conti con l’opinione
pubblica anche straniera e con i media (che non sono ancora tutti suoi),
e ha scoperto il modo di volgere le critiche di questi soggetti a
proprio favore.
Pertanto deve fare promesse che, buone, cattive o neutre che appaiano ai
suoi sostenitori, si presentino agli occhi dei critici come una
provocazione. E deve produrre una provocazione al giorno , tanto meglio
se inconcepibile e inaccettabile. Questo gli consente di occupare le
prime pagine e le notizie di apertura dei media e di essere sempre al
centro dell’attenzione.