|
Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
Vaticano
e i contributi statali alle scuole private
Angelo
Quattrocchi e Francesca Santagata – “Il Pastore
tedesco”
Con
due successivi Decreti rispettivamente Direttoriale e Dirigenziale,
emanati in data 25 settembre 2003 e 19 dicembre 2003, il MIUR rende noto
l'elenco delle scuole secondarie di primo e di secondo grado -
legalmente riconosciute, pareggiate o paritarie - ammesse per
l'esercizio finanziario 2003 al finanziamento di progetti "miranti
alla elevazione dei livelli di qualità ed efficacia delle attività
formative."
Mentre il Decreto direttoriale del 25 settembre individua un primo
elenco delle scuole che hanno visto finanziati i propri progetti con le
relative somme attribuite, quello successivo dirigenziale, a seguito di
una ulteriore integrazione dei fondi disponibili, contiene un elenco di
scuole e di finanziamenti aggiuntivi al primo.
Pertanto gli importi complessivi stanziati per l'esercizio finanziario
2003 è rappresentato dalla sommatoria dei due totali pari a 7.889.484
euro assegnati a fronte di curo 8.671.198 disponibili (cfr. circolare
ministeriale n. 82 del 6 novembre 3003). "La parte del leone"
nella acquisizione di questi fondi è svolta nell'ordine dalle scuole di
Lombardia, Lazio e Veneto, alle quali il piano di ripartizione dei fondi
2003 assegna le quote più alte.
E' noto come la maggior parte di queste scuole sia di gestione
cattolica.
Le
cifre dell'evasione (illegale o legalizzata)
L'Espresso
n. 18 del 12 maggio
Ora, prendendo come base di calcolo la cifra media di 80.000 € (che
rappresenta una delle più basse citate) è possibile effettuare una
simulazione dell'ammontare dell'ICI che complessivamente potrebbe essere
recuperata dai Comuni italiani, qualora il blitz di Berlusconi non
andasse in porto.
A tal fine abbiamo cercato di calcolare, sulla base della vecchia
inchiesta dell'Europeo e di un comune elenco telefonico, quanti in
concreto possano essere gli enti ecclesiastici in Italia, cominciando
dalla capitale, Roma. A nostro parere infatti le statistiche ufficiali
del Ministero dell'Interno che parlano di circa 32.000 enti.
comprendendo soltanto gli enti ecclesiastici riconosciuti dallo Stato,
appaiono limitative. Ignorano infatti gli enti e le associazioni
religiose non n'conosciuti e non dotati di personalità giuridica anche
se concretamente operanti sul territorio.
A Roma gli enti religiosi che non pagano tasse in base al Concordato ed
alle leggi successive sono i seguenti:
istituti
di suore
400 (vedi pag. 2459 dell'attuale elenco telefonico)
parrocchie
300 (vedi pag. 632)
scuole cattoliche
250 (vedi pag. 2325)
chiese non parr.
200 (vedi pag. 635)
case generalizie
200 (vedi pag. 545
istituti religiosi
90 (vedi pag. 1397)
missioni
50 (pag. 1724)
case di cura
55 (pag. 563
collegi
43 (pag. 700)
monasteri
30 ( pag. 1736)
case di riposo
20 (pag. 546)
seminari
20 (pag. 2341)
ospedali
18 (pag. 1852)
conventi
16 (pag. 744)
oratori
13 (pag. 1842)
confraternite
10 (pag. 744)
case procure
10 (pag. 546)
ospizi
6
TOTALE
1731 (da arrotondare a 2000 considerando il sommerso)
Da
notare che fra i 2000 immobili sono ricompresi il vastissimo Ospedale
Gemelli con annessa Università, nonché l'enorme complesso di Radio
Vaticana attualmente sotto processo a causa dei danni elettromagnetici
provocati dalle sue antenne di Cesano.
Tenendo presente l'incidenza della popolazione di Roma in relazione al
totale della popolazione italiana, abbiamo quindi stimato
approssimativamente in circa 50.000 il numero degli immobili
ecclesiastici presenti in tutta Italia, cifra che è puramente
indicativa ma che è certamente più vicina alla realtà della cifra
data dal Ministero. Da rilevare soprattutto che ciascun ente
ecclesiastico può essere titolare di più immobili.
Pur essendo arduo calcolare esattamente gli stabili irregolari in base
alla sentenza di Cassazione citata, anche perché molti non risultano
neanche censiti dal catasto, si è stimata una cifra sicuramente non
lontana dalla realtà, di circa 30.000 stabili sparsi in tutta Italia,
che hanno eluso illegittimamente l’ICI perché vi si esercitava
un'attività commerciale.
Ebbene,
l’ICI evasa dai 30.000 enti ecclesiastici che esercitavano ed
esercitano anche altre attività di tipo commerciale o imprenditoriale
risulterebbe di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro, cifra media
ottenuta moltiplicando gli 80.000 euro (richiesti da qualche Comune dopo
la famigerata sentenza della Cassazione) per 130.000 stabili
considerati.
Ma naturalmente non c'è soltanto l'ICI.
All'ICI bisognerebbe aggiungere l'ammontare dovuto per tutte le altre
imposte evase legalmente, sia statali, che comunali (irpef, iva, imposta
comunale incremento di valore aggiunto ecc.) nonché per tutte le altre
deduzioni benevolmente concesse ad enti ecclesiastici riconosciuti e non
riconosciuti. (Si precisa che mi questo caso abbiamo tenuto conto della
cifra di circa 40.000, inferiore a 50.000 che n'guardava il numero degli
immobili). Certamente allora, la somma complessiva dell'evasione
illegale e di quella legalizzata, considerando soltanto gli ultimi dieci
anni, e per 4.000 euro ad istituto, non sarebbe inferiore a 3
miliardi e 600.000 milioni di euro (pari a circa 6000 miliardi di
lire).