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Che
vacche le vacche padane!
Tra latte,
stalle, mucche e banche…tutto rigorosamente Made in Padania
di
Rosanna Sapori
Si tratta di una vicenda politica amministrativa ben nota alle cronache,
soprattutto perché resa visibile dalle clamorose iniziative di lotta
intraprese dagli allevatori del Nord Italia. Come non ricordare i
presidi, i blocchi delle autostrade, i pestaggi con le forze
dell’ordine e soprattutto gli schizzoni di letame che invadevano le
nostre strade?
Ora che Ministro dell’agricoltura è diventato un
politico padano, un veneto doc, uno di quei “duri e puri” mandato in
quel di Roma soprattutto – così ha dichiarato Bossi recentemente -
per risolvere l’annoso caso delle quote latte, come mai gli
allevatori sono ancora così arrabbiati e
minacciano forconi e pedate?
“Luca Zaia deve risolvere i nostri problemi, deve tirarci
fuori da questo pantano della Comunità Europea che ci impedisce di
produrre e vendere il nostro latte, a Roma è stato messo per questo!”
E perdinci cosa dovrebbe fare questo giovanotto dalle belle
speranze?
Deve leggersi le carte, deve valutare e poi casomai deve decidere il da
farsi. Conoscendo il tipo non credo che prenderà decisioni avventate,
è fermo ad un bivio e a mo parere ha tre possibilità:
Prende tempo e tergiversa (abbastanza pericoloso con gente che maneggia
i forconi come fossero forchette)
Si dimette e si rifugia per la vergogna in un alpeggio in Valtellina.
Mette nero su bianco e tira fuori i nomi di quelli che
Sulla dolorosa vicenda degli allevatori e produttori di latte non si
discute, sono stati costretti a subire limiti moralmente non
comprensibili nella produzione del latte.
Ma che c’entra in tutto questo il neo Ministro
dell’Agricoltura Luca Zaia? Che razza di “latte bollente” si trova
tra le mani?
Da un’indagine svolta dalla Procura di Saluzzo (Cuneo) - che ha
scaturito una richiesta di rinvio a giudizio per un numero imprecisato
di allevatori della Padania - l’accusa è pesante come una balla di
fieno: Reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo
l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura i responsabili di alcune
cooperative di latte, si sarebbero resi responsabili nella mancata
riscossione delle cosiddette “quote latte” imposte dalla Comunità
Europea.
Le Cooperative, una sorta di scatole cinesi dallo stesso
nome, Savoia Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque e Sei, con un meccanismo di
“compensazione” fatto di
anticipi e prelievi, riuscivano ad incassare l’intero ammontare del
prezzo del latte prodotto bypassando totalmente i controlli imposti
dall’Europa. Ma chi figura
tra i titolari di queste cooperative? Un volto noto della politica
padana, quel Giovanni Robusti ex parlamentare della Lega Nord,
rappresentante dei produttori lattieri ed ora di nuovo parlamentare
europeo grazie alla rinuncia di Bossi che ha optato per il più italiano
Ministero delle Riforme. Ma non finisce qui, oltre a Robusti anche un
altro allevatore padano e
attuale parlamentare leghista è tra gli inquisiti. Da qui forse nasce
l’imbarazzo del Ministro Zaia nell’affrontare il problema allevatori
padani?
Imbarazzo aggravato dal fatto che per far girare meglio la
ruota delle compensazioni gli allevatori si sono serviti di una banca.
Non una banca qualsiasi ma una vera e propria banca padana. Quella
Credieuronord che è balzata alla ribalta delle cronache per essersi
guadagnata un insolito record: nascere e morire nel giro di tre anni o
poco più lasciando a bocca asciutta e tasche vuote circa 3000 piccoli
azionisti tutti rigorosamente padani doc. Insomma una patacca nordista
con tutte le regole e i crismi del tanto vituperato “pacco
napoletano”.
Come fare quindi a risolvere i problemi degli allevatori
padani se questi hanno pure sul groppo rinvii a giudizio con accuse così
pesanti? Come fare a far finta di niente sapendo che una Banca che
vedeva nel suo Cda “la meglio nomenclatura leghista”
ha consapevolmente e volutamente omesso di segnalare operazioni
per diverse centinaia di migliaia di euro che aggiravano le leggi
comunitarie?
A Zaia, ragazzo per bene dal futuro radioso, mi sento di dare un
consiglio:
Prenda tempo, vada in un alpeggio in Valtellina per un periodo di
riflessione e al suo ritorno dica chiaramente che certe cose in Padania
non s’hanno più da fare!
E perdinci, che vacche le vacche padane!
Rosanna Sapori