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Gli
usurai di Maastricht
Di Ida Magli
tratto da “Il Giornale” www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=4890
Bruxelles sta avviando la procedura di
infrazione verso l'Italia a causa del superamento dei parametri di
Bilancio fissati nel trattato di Maastricht. Sarebbe forse giunto il
momento che i cittadini cominciassero a conoscere questo totem che li
minaccia senza che essi ne sappiano nulla, ma per ora limitiamoci a
rivelare in che cosa consista la minaccia: pagare una fortissima multa
in denaro e, se non paghiamo oppure ricadiamo nella colpa, essere
espulsi dall'Unione. Il Dio Denaro che sovrintende i destini dei popoli
uniti nel trattato di Maastricht, ha giustamente fissato in termini di
denaro la punizione per chi viene meno alle sue leggi. Di conseguenza,
se un povero Paese in difficoltà economica non ce l'ha fatta a stare
dentro il «parametro» del 3%, le attente sentinelle di Bruxelles gli
comminano un'altissima multa. Più o meno come fa l'usuraio che alza gli
interessi al debitore che non è riuscito a pagare. Questa è la «comunità»
europea.
Tutto giusto, naturalmente: se siamo uniti, i debiti di un Paese possono
portare alla rovina tutti gli altri.
Ma il fatto è che non siamo stati uniti
nel nome del bilancio; ed è qui che viene il bello. Se il Paese
condannato alla multa non paga, o ripete l'infrazione, sarà espulso
dall'Unione. Dunque non eravamo né fratelli, né accomunati dalla
storia in un comune destino, né figli della stessa terra, né tantomeno
cittadini della stessa patria. Il trattato di Maastricht che,
contrariamente a qualsiasi altro trattato internazionale, fissa una
durata illimitata ai propri accordi (Art. Q del Titolo VII), se ne
dimentica subito se il tuo conto «va in rosso».
Sarebbero sufficienti queste poche disposizioni a far
capire quale assoluto disprezzo per i popoli le animino, il totale
disinteresse per la vita, per i sentimenti, per la realtà degli esseri
umani cui gli estensori di Maastricht hanno dettato leggi e
comportamenti disumani. Come farà a tornare indietro, psicologicamente,
affettivamente, concretamente un Paese che si fosse convinto di
appartenere alla famiglia europea? Come farà un lavoratore che si fosse
spostato dalla sua terra d'origine ad un'altra, fidando nella tanto
osannata libertà di circolazione nell'ambito dell'Europa, imparando una
nuova lingua, mandando i suoi figli in una scuola che tutta un tratto
diventerà «straniera»? E i confini dell'Europa? Si metteranno e si
toglieranno a seconda del bilancio annuale di uno o l'altro dei
venticinque Paesi dell'Unione?
Dovrebbe essere chiaro a tutti che quello di Maastricht è
un trattato talmente stupido da apparire folle. Ed è dunque inutile
domandarsi come mai l'economia dell'Europa non cresca: sono gli Articoli
di Maastricht a impedirne qualsiasi sviluppo. L'assurdità delle
procedure di infrazione è soltanto un esempio, anche se esempio limite.
Ma l'insieme delle norme che regolano i vari ambiti intitolati alla «Coesione
economica e sociale» o alla «Ricerca e sviluppo tecnologico» sono
tali da giustificare stagnazione, recessione, asfissia, morte delle
industrie, delle aziende, e infine di qualsiasi volontà di sviluppo da
parte degli operatori. Si fissa in questi Titoli senza timore perfino «il
programma quadro pluriennale» di triste memoria sovietica, quello che
ha portato al disastro a tutti ben noto l'agricoltura di per sé
ricchissima della Russia... La verità è che il trattato è stato
pensato e messo in atto con assolutezza dittatoriale da economisti e
banchieri, ignorando qualsiasi competenza, qualsiasi sguardo d'insieme,
ignorando
Berlusconi ha giustamente additato come fattore negativo
l'eccesso di burocrazia che impera a Bruxelles. L'elefantiasi della
burocrazia, però, non nasce dal nulla: è un effetto, non una causa.
L'effetto della dittatura che è stata creata con l'Europa.
Sono le dittature che portano con sé inevitabilmente l'accumularsi di
norme su norme; tendono a coprire ogni più piccolo campo d'azione per
non lasciare nessuno spiraglio di libertà. Si forma così una rete di
associazioni mentali ossessive nell'ambito di una logica perversa.
L'Europa l'ha già conosciuta in forme terribili: quella del tribunale
dell'Inquisizione, quella hitleriana.
La «curvatura del cetriolo» è frutto del pensiero
ossessivo; e se ne accorgerebbero tutti se affliggesse un amico al
ristorante. Abbiamo l'obbligo di fermarlo quando affligge i detentori
del potere.