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Uscire
dalla gabbia
Quando siamo nella fine di un
ciclo economico grande come questo, è veramente difficile rimanere
saldi e centrati. Ogni parametro salta, ogni certezza svanisce e tutto
sembra crollare intorno a noi.
La politica si sta disintegrando e non parliamo solo di quella italiana,
l’economia si sgretola mentre la religione che avrebbe dovuto darci
solidità, conforto e speranza, vacilla sotto i colpi imponenti delle
debolezze umane.
Ogni cosa è diventata la
caricatura di se stessa e tutto viene a galla senza filtri mostrandosi
per quello che forse è sempre stato, ma che era nascosto da un velo che
oggi è scomparso repentinamente e in modo traumatico. Possiamo dire che
alla fine di un ciclo come questo, tutto viene portato alla superficie
per essere analizzato, trasformato e lasciato andare per essere
ricostruito.
Un ciclo che è partito alla fine dell’ottocento e che oggi sta
esalando gli ultimi respiri per lasciare spazio al nuovo che verrà,
ma solo dopo che il vecchio si sarà esaurito.
Questa, lo abbiamo detto
moltissime volte, non è una crisi come le tante altre che
periodicamente hanno accompagnato la nostra esistenza, è una crisi
sistemica[1]che
cambierà completamente il mondo così come noi oggi lo conosciamo. Lo
sappiamo, sono parole forti, ma questa è la realtà dei fatti e non
possiamo che prenderne atto e cercare insieme di affrontare nel migliore
dei modi questo momento di metamorfosi collettiva. Tra l’altro, ma la
cosa certamente non consola, questo è uno dei tanti stravolgimenti
avvenuti nel tempo[2],
la differenza è che oggi coinvolge tutto il mondo e non una città o
una nazione come accadeva in passato!
Il disorientamento che deriva
dalla perdita di ogni riferimento conosciuto è normale, ogni cosa
diventa difficile da interpretare e le azioni che funzionavano nel
passato oggi non danno più gli stessi risultati perché non sono più
in armonia con il momento. Allora è facile che prenda un senso di
panico e di sbandamento, ci si può abbandonare a pensieri neri sul
futuro o addirittura non farcela ad affrontare la durezza di questo
periodo[3].
La cosa non facile da capire è che siamo immersi in una grande
illusione dove regnano scarsità, sofferenza e sopraffazione. Il matrix
creato ad arte per mantenere le persone in un continuo stato di
prostrazione e schiavitù di cui la pubblicità dell’Ikea offre
una attenta rappresentazione.
Le sbarre di questa prigione
sono immateriali costruite sull’inganno del debito legato alla
creazione di moneta che condiziona nel lungo periodo qualsiasi nostra
azione e che porta sempre ed inesorabilmente al crollo del sistema per
essere ricostruito diverso, ma con le stesse regole dell’altro. Un
piccolo elemento, il debito, che ci porta nell’inferno della scarsità
artificiale e ci inchioda a comportamenti innaturali, l’homo
homini lupus di Hobbes.
Tra un crollo ed una ricostruzione abbiamo però una opportunità unica
data dalla finestra temporale che si sta aprendo e che va dal crollo del
vecchio carcere alla costruzione del nuovo penitenziario. In questa
finestra noi, consapevoli di cosa sta accadendo, possiamo spiegare a chi
è disorientato cosa sta succedendo e insieme procedere alla costruzione
di un modello completamente nuovo che possa aiutare in questo difficile
passaggio collettivo e ci eviti di tornare al chiuso di una nuova cella.
Ovviamente non potendo gestire
le leve del potere, dobbiamo riversare le nostre energie creative nella
ricostruzione delle nostre economie locali, sostenendo le imprese
strategiche per il territorio e creando circuiti virtuosi che creino
ricchezza e cultura nuova. Sembrerà strano, ma questo ha una potenza di
trasformazione incredibile e permette alle persone di collaborare e
aiutarsi reciprocamente infondendo una visione totalmente diversa e
positiva.
Una delle risorse maggiori del sistema che impedisce di uscire
dalla nostra cella è proprio il senso di solitudine che aumenta nei
periodi in cui tutto intorno inizia a crollare. Il collaborare insieme e
ricostruire le comunità locali, porta a indirizzare tutte le energie
nel costruire invece che alimentare la distruzione, che come vediamo va
da sola e non ha bisogno certo del nostro aiuto. Si costruisce in questo
modo una rete di salvataggio e si creano le basi per un nuovo sistema più
equo e basato sulla solidarietà reciproca. Se poi si mettono in rete
queste esperienze il risultato viene amplificato esponenzialmente.
L’unione e l’aiuto reciproco sconfigge la solitudine e fa uscire
dalla cella.
Naturalmente c’è un modo per
fare tutto questo per cui servono professionalità che si
mettano al servizio del nuovo incondizionatamente e senza aspettative di
ritorno immediato. Questo per fortuna sta accadendo con il mondo di Arcipelago
SCEC che sta lavorando da anni alla ricostruzione delle
comunità locali, economiche e sociali, ormai in 11 regioni. In molti
territori può contare, in alcuni comuni e province, anche dell’aiuto
prezioso di quella politica ancora sana e del sostegno di enti,
associazioni e scuole. A Crotone ad esempio, una delle province più
disastrate d'Italia e considerate “profondo sud” dai rapporti
economici, stiamo attuando un progetto che vede in prima fila le scuole
professionali dove abbiamo svolto un programma di formazione per la
costruzione di un sistema di produzione, trasformazione e distribuzione
delle produzioni locali, a partire proprio dall’agricoltura, che
permetterà di dar vita, speriamo prestissimo, ad un Emporio gestito da
alunni appena diplomati sotto il nostro coordinamento, dove si
trasformeranno e si venderanno solo prodotti locali in un ambito di
creazione di cultura, collaborazione e nuovo modo di fare impresa dando
così nuovo vigore alle produzioni locali che trovano il primo sbocco
proprio nella comunità locale.
Se Crotone è in prima fila,
segue a ruota la zona di Cerveteri (Roma) dove il comune ha
deliberato il supporto al progetto di Arcipelago SCEC e ci sono i corso
ottimi contatti con gli altri comuni limitrofi per dare vita ad un piano
di sviluppo territoriale intercomunale. La stessa cosa sta avvenendo in
Toscana dove la collaborazione con il comune di Capannori,
all’avanguardia per la raccolta differenziata e le energie
rinnovabili, sta dando ottimi frutti e salendo più su in Emilia dove ci
sono già contatti con vari comuni, uno di questi è il comune di
Monteveglio (Bo) il primo comune in Transizione[4]e
in Abruzzo con il comune di Pescara, che anche lui ha deliberato il
supporto ai progetti di Arcipelago.
Senza contare che
[1]Sveglia
il re è nudo http://www.centrofondi.it/report/report_centrofondi_2008_ott_2.pdf
[2]Riprendersi
l’anima http://www.centrofondi.it/report/report_centrofondi_2008_nov_2.pdf
[3]http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/05/14/visualizza_new.html_1792243914.html
[4]http://montevegliotransizione.wordpress.com/