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"Soldati
in Afghanistan ammalati per l'uranio"
di
Gabriele Carchella (Lettera 22) - Il Manifesto 31 luglio 2003
Rispunta
lo spettro dell'uranio impoverito per i militari italiani in missione
all'estero. E lo fa tingendosi subito dei colori del giallo. Ad appiccare il
fuoco della polemica, questa volta, è stato il deputato del Carroccio Edouard
Ballaman, con un'interrogazione al ministro della Difesa Antonio Martino firmata
anche dai leghisti Federico Bricolo e Cesare Rizzi. L'accusa è di quelle
pesanti: "Già otto militari della missione di pace Enduring Freedom in
Afghanistan, sono stati rimpatriati e inviati presso il reparto oncologico
dell'ospedale di Siena con i sintomi registrati per i militari reduci del Kosovo
e imputabili agli effetti dell'esplosione di proiettili all'uranio
impoverito".
Affermazioni che riportano a galla l'annosa querelle sugli effetti dell'uranio
impoverito su civili e militari, combattuta da anni a colpi di studi
scientifici, commissioni ad hoc e richieste di risarcimenti. Ballaman chiede a
Martino di far sapere "quanti militari impiegati nelle missioni di pace in
Afghanistan e in Iraq sono rientrati per ragioni di salute e quanti di questi
sono curati per patologie di tipo oncologico". Il deputato richiede inoltre
che siano rese note le misure di sicurezza adottate dai nostri militari
schierati nei due paese alla luce dell'esperienza dei reduci dei Balcani. L'uomo
del Carroccio non si ferma qui, e auspica una verifica sul posto sui reali
effetti dell'uranio impoverito tramite l'invio di specialisti. Ma il pezzo forte
dell'interrogazione arriva nelle ultime righe dove, in un crescendo di accuse e
ipotesi di reato, si chiede al ministro Martino di comunicare "quali sono
le iniziative che il ministero intende adottare affinché da un'accusa di
omicidio colposo", prevedibile in caso di una singola morte, "non si
configuri - visto il numero dei decessi - un'ipotesi di strage".
Puntuali e immediate sono arrivate le smentite dei diretti interessati: per il
comando italiano in Afghanistan nessun soldato è rientrato in patria per farsi
curare; per il professor Nobile, del reparto oncologico di Siena, nessun
paziente con le stellette è giunto dal paese asiatico; al ministero della
Difesa, degli otto soldati non sanno nulla e sono in corso verifiche.
Falco Accame, presidente dell'Associazione nazionale vittime arruolate nelle
forze armate, cerca di fare chiarezza nel groviglio di accuse e smentite:
"I nostri militari sono in Afghanistan da troppo poco tempo e i tempi
minimi di incubazione del tumore sono abbastanza lunghi. E' perciò improbabile
che eventuali patologie dei soldati siano da collegare alla permanenza in
Afghanistan. Stesso discorso per l'Iraq, dove gli italiani sono arrivati da
poche settimane". Secondo Accame, gli italiani che partecipano alla
missione Enduring Freedom non corrono pericolo: "Sia in Afghanistan
che in Iraq sono state adottate misure di protezione che garantiscono al 100% la
salute dei militari. Se una minaccia di contaminazione esiste, potrebbe
provenire dall'uranio naturale, più potenti di quello impoverito, che gli
americani hanno utilizzato in Afghanistan. Ma bisognerebbe verificare se i
nostri soldati hanno operato nelle zone dove l'uranio naturale è stato
impiegato. Rimane poi la possibilità che i soldati in missione in Afghanistan
abbiano partecipato ad altre missioni, ad esempio in Kosovo o in Somalia quando
ancora non esistevano misure di protezione adeguate".
L'ipotesi dell'utilizzo di uranio naturale contro il regime dei talebani è
smentita da fonti ufficiali del ministero della Difesa italiano, che la
definiscono assai improbabile anche se non la escludono a priori. L'uranio
naturale è arricchito artificialmente per essere usato nei reattori nucleari.
Sebbene la sua radioattività sia molto maggiore rispetto a quella dell'uranio
impoverito, esso non aumenta la capacità di penetrazione dei proiettili.
Resterebbe quindi un mistero la ragione per cui gli USA avrebbero fatto uso
della versione arricchita della sostanza. Come resta il mistero sulla notizia
degli otto soldati italiani rispediti a casa per accertamenti, oggetto
dell'interrogazione dei tre leghisti. Di certo c'è solo l'ennesima divisione
all'interno della maggioranza, con la Lega che punta il dito contro il ministro
Martino.