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Entro
il 2050 l'uranio sarà esaurito
Avv.
Luca Troiano
Non basterebbe uno scaffale di libri per mettere sul tavolo le ragioni pro
e contro il nucleare. Questo articolo si limita ad informare riguardo ad
un singolo aspetto, quello dell'uranio. E del suo possibile esaurimento
entro i prossimi quarant'anni.
Il
governo dice che le centrali saranno pronte entro il 2020. Quello che
nessuno dice è che per allora l'uranio potrebbe essere sulla via
dell'esaurimento. Lo scorso ottobre l'analista Adam Schatzker, del
gruppo finanziario RBC Capital Markets, ha affermato che le previsioni
sulle estrazioni di uranio registreranno dei deficit a partire dal
2012-13, con un conseguente aumento del suo costo sul mercato1.
Un deficit destinato a crescere negli anni a seguire. Solo in questo
primo scorcio di 2011, ad esempio, il prezzo è aumentato già del 32%
rispetto all'anno prima2.
A determinare la scarsità dell'elemento, a parere di Schatzker, sarà
l'impennata della domanda nel mondo e soprattutto della Cina. Lo scorso
luglio Pechino ha annunciato l'intenzione di costruire 60 nuove centrali
entro il 20203,
che andrebbero ad aggiungersi a quelle già esistenti. Secondo
A ciò va aggiunta la fine dello smantellamento dell'arsenale atomico
russo entro il 2013, che ridurrà l'uranio a portata di mano in
circolazione. Si calcola che lo smantellamento delle testate fornisca
circa un terzo (20-25.000 tonnellate) del fabbisogno di uranio su scala
globale. L'esaurimento di questa fonte, di conseguenza, peserà non poco
sulle quotazioni di mercato dell'uranio da estrazione.
Oggi nel mondo sono operativi 441 reattori nucleari in 30 paesi, per una
capacità totale di oltre 376 gigawatt, i quali necessitano ogni anno di
69.000 tonnellate di uranio. Attualmente, 59 nuovi reattori sono in
costruzione; altri 493 (tra cui i quattro che dovrebbero sorgere ne
Belpaese) sono stati proposti o pianificati e altri 84 progetti, infine,
sono in fase studio. Se tutti questi progetti dovessero essere
implementati, secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (IAEA)
la produzione di energia dovuta al nucleare toccherà quota 807 gigawatt4.
Nel
Ai ritmi attuali le riserve di uranio effettivamente utilizzabili
potrebbero già essersi esaurite entro il 2050. Lo sostiene Yogi Goswami
condirettore del Clean Energy Research Centre dell'Università della
Florida, in un'intervista al quotidiano Decchan Cronichle dello scorso
settembre5.
I giacimenti di uranio accertati sul pianeta sono stimati in 4-5 milioni
di tonnellate. Un consumo di 69.000 tonnellate annue li esaurirà in 42
anni. O forse la metà, se come sembra il numero delle centrali
raddoppierà entro i prossimi venti. Con la conseguenza che quando tutti
i reattori saranno pronti non ci sarà più combustibile per
alimentarli.
Le tecniche di riprocessamento, che porterebbero al reimpiego delle
scorie già esauste, sono attualmente in fase di studio o comunque non
prolungherebbero la disponibilità di uranio in misura significativa.
A onor del vero, secondo gli analisti un aumento del costo dell'uranio non
comporta necessariamente un aumento del prezzo dell'energia prodotta.
Questo perché l'uranio per il 5-10% sui costi operativi, mentre gli
idrocarburi incidono per l'80%. Ma chi ci assicura che le compagnie che
avranno in gestione le centrali non ricaricheranno il prezzo ad ogni
minima oscillazione delle quotazioni del combustibile, esattamente come
l'arbitraggio che i colossi petroliferi esercitano sul prezzo del
greggio?
Non dimentichiamo che in ogni caso il nucleare coprirebbe solo una fetta
del nostro fabbisogno energetico, la cui parte del leone sarebbe sempre
e comunque appannaggio dei combustibili fossili.
Una conclusione. Che le rassicurazioni sulla sicurezza delle centrali che
(si spera non) avremo sul nostro territorio e le lodi sui benefici
dell'energia prodotta sono ben poca cosa di fronte ai rischi che
l'opzione nucleare comporta, lo sappiamo tutti.
Ma l'aspetto più perverso e più inquietante del (non) dibattito sul
nucleare è la carenza di informazione. Se i sostenitori dell'atomo
ripetono come un mantra che non si decide sull'onta dell'emozione, si può
rispondere che non si decide neppure se non c'è informazione.
Le millantate promesse del governo sull'indipendenza energetica si
scontrano con una realtà ancora più allarmante di quanto non
suggerisca l'evidenza.
Se prima credevamo di dover importare uranio per far funzionale le
centrali, ora rischiamo di costruire le centrali e di doverle chiudere
poco tempo dopo per carenza di combustibile.
Giusto in tempo per accollarci tutti i costi e i rischi di questa scelta
senza neppure aver goduto dei vantaggi.
Luca Troiano
1 http://www.nytimes.com/2010/11/17/business/energy-environment/17FUND.html
2
http://www.stonehengemetals.com.au/uiacdocs/2011/RBCUraniumMarket_China.pdf
3 http://www.nuclearnews.it/news-299/cina-corsa-alluranio/
4 Dati IAEA
5 http://www.iaea.org/newscenter/news/2010/uraniumfuels.html
6 http://www.oecd-nea.org/press/2008/2008-02.html
7 http://www.deccanchronicle.com/node/176597/print